I LOMBARDI A CORLEONE :: MOSTRA VIRTUALE

Monete in Lombardia e nel Mediterraneo

Monete in Lombardia e nel Mediterraneo

L’Europa continentale dall’età carolingia fino al Duecento conosce una monetazione d’argento, con una lega in cui la quantità di metallo prezioso era sempre più scarsa; addirittura alcune monete di minor valore erano coniate esclusivamente con altro metallo non nobile. Il «denaro» era la moneta base, l’unica coniata per molti secoli. Suoi multipli, soltanto di conto e non circolanti come monete reali, erano il «soldo» (12 denari) e la «lira» (20 soldi, cioé 240 denari). Verso la metà del Duecento, durante la migrazione dei Lombardi a Corleone, sono coniate nuove monete, sia d’oro, le prime dopo molti secoli: le ultime erano quelle di età longobarda, scomparse dalla circolazione nei primi anni del dominio carolingio. Si tratta in particolare del fiorino di Firenze, del genovino di Genova e del ducato di Venezia. Sono coniate anche nuove monete d’argento, di maggior peso e valore, ad esempio il soldo grosso, o semplicemente grosso d’argento, che per più di quattro secoli era rimasta soltanto moneta di uso contabile.
Questo è il mondo da cui muovono i Lombardi, in cui circolano monete di scarso valore e, talora, di circolazione limitata. Alle zecche più antiche e risalenti all’alto medioevo quali Pavia e Lucca, infatti, si erano nel tempo affiancate altre, tra cui quella di Tortona, concessa da Federico II nel 1248. Tortona nella sua attività, durata poco pių di un secolo e mezzo, coniò monete di scarsa fortuna: già pochi decenni dopo in un documento è detto che un pagamento deve essere fatto con quaranta soldi di denari pavesi oppure con cinquanta soldi di denari tortonesi: una differenza di valore di circa un quinto.

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