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Fondo Ticinesi


Biblioteca Universitaria di Pavia: Ticinesi 819 C 7, Lettera di Gustavo Vinay a Plinio Fraccaro in occasione della sua laurea ad honorem a OxfordRicostruire la storia del fondo non è semplice, non soltanto perché intimamente collegata alle vicende del fondo Aldini, ma anche perché esso si arricchì di nuove acquisizioni nel corso di tutto l’Ottocento. Fu infatti in seguito alla decisione di valorizzare la collezione privata di manoscritti di Pier Vittorio Aldini acquistata nel 1840, con la costituzione di uno specifico fondo, che incominciò a svilupparsi autonomamente la vicenda del fondo Ticinesi, il quale può definirsi sommariamente come una raccolta di testi sia manoscritti sia a stampa (interfogliati e postillati) attinenti all’ambito pavese: studi, abbozzi di saggi, riassunti di opere, copie di testi famosi e rari.

Il primo nucleo del fondo è costituito da una miscellanea (38 volumi) di opuscoli a stampa e, in minor misura, manoscritti, detta Ticinensia, arrivata in Biblioteca tra il 1822 e il 1826 insieme ai libri lasciati da Siro Comi all'Universitaria; la miscellana è collocata, tutta insieme, nel n. 1 del fondo Ticinesi.

Nel 1827, per decreto governativo, fu depositata presso la Biblioteca parte dell’Archivio Diplomatico Pavese, costituito nel 1799 con gli archivi delle soppresse Corporazioni religiose e conservato presso il monastero del Carmine: esso raccoglieva, insieme a un considerevole numero di diplomi, anche alcuni manoscritti.

Nel 1842, con nuovo decreto, il materiale fu trasportato a Milano, da dove ritornò alla Biblioteca pavese nel 1851. Tra i codici così definitivamente recuperati (probabilmente 13) risultano testi importanti quali il De iurisdictione, imperio et potestate ecclesiastica ac seculari libri tres di Giacomo Menochio  (Lugduni, J. A. Cramer et P. Perachon, 1695; collocazione: M. N. 18 E 3).

La Biblioteca, ormai consolidata nel suo prestigio culturale si offriva agli studiosi di storia patria come luogo privilegiato di raccolta di fonti che, via via, si arricchivano grazie a nuove donazioni: nel 1835 furono donati i manoscritti del biblista e orientalista Siro Beretta della Torre e nel 1838 quelli dell’erudito Elia Giardini; nel 1840 alcuni appunti di storia milanese di Pietro Verri.
Ma è solo a partire dal 1861 che il fondo acquisì consistenza e fisionomia. In quell’anno furono acquistati i manoscritti già appartenuti a Giuseppe Robolini , poi passati al direttore Luigi Lanfranchi e dagli eredi di questi venduti alla Biblioteca. Giuseppe Robolini, cultore di diritto e di storia, figura di spicco della società e della cultura pavese, aveva radunato molte decine di manoscritti contenenti le opere, autografe o in copia, dei principali storici che l’avevano preceduto, tra i quali Bernardo Sacco, Girolamo Bossi, Giacomo Parodi, Pietro Pessani e soprattutto i più recenti Siro Severino Capsoni e Siro Comi.
Nella stessa occasione la Biblioteca si arricchì di molte altre importanti testimonianze di storia locale (ad esempio l’archivio dell’Accademia degli Affidati) e, naturalmente, delle opere del Robolini stesso, un’ingente raccolta di minute, appunti, indici, spogli, in gran parte serviti alla redazione delle Notizie appartenenti alla storia della sua patria (Pavia, Fusi, 1823-1838; collocazione: Cpav Storia 5) pubblicate dal 1823 al 1838.

Nello stesso 1861 furono donati i manoscritti di Giovanni Gaspare Beretti riguardanti la storia culturale di Pavia.

Un’intera nuova sezione si aggiunse nel 1874 (ma dovette attendere ottant’anni per essere schedata): i manoscritti del medico Giovanni Capsoni nipote dello storico Siro Severino. In 93 grossi fascicoli è contenuta una foltissima raccolta di schede e quaderni che testimoniano la curiosità e l’operosità versatile del Capsoni, il quale accumulò dati su dati di idrologia e medicina, di metereologia e statistica, di onomastica e storia locale e di altro ancora.

Il fondo oggi è costituito da 821 unità, delle quali il 36% non ha la forma unitaria del codice, ma quella dell’aggregazione di fogli e fascicoli raccolti in faldoni. Pavia e il territorio sono argomenti prevalenti (riguardano circa il 45% dei manoscritti); quanto all’età il 36% è ascrivibile al secolo XVIII e il 48% all’Ottocento e Novecento.

Il fondo è dotato di due strumenti di corredo: l'Inventario manoscritto, un grande registro di 510 pagine che sino all'anno 2005 ha costituito l'unica via di accesso al fondo medesimo, e quello digitalizzato che consente di effettuare ricerche per autore, segnatura e parole chiave.

 

Cerca nell'Inventario dei manoscritti Ticinesi

Scarica il Catalogo delle carte Fraccaro conservate nel fondo Ticinesi icona pdf  (PDF - 3,9 mb)

Scarica il Catalogo dei manoscritti di Siro Comi conservati nel fondo Ticinesi  icona pdf  (PDF - 3,50 mb)

Scarica il testo Scripta manent. Per un catalogo dei manoscritti "Ticinesi" [...] di Cesare Repossi icona pdf  (PDF - 1,4 mb)

Elenco dei manoscritti Ticinesi digitalizzati