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autore |
GIANCARLO DE CARLO, FRANCO
BUNCUGA |
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titolo |
CONVERSAZIONE SU ARCHITETTURA E LIBERTA’ |
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editore |
ELEUTHERA |
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luogo |
MILANO |
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anno |
2000 |
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lingua |
ITALIANO |
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Titolo originale: CONVERSAZIONE SU ARCHITETTURA E LIBERTA’ |
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Argomento e tematiche affrontate |
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Il libro
appena ripubblicato in una nuova edizione, è un intervista fatta a Giancarlo De
Carlo sulla sua vita. È il racconto di una formazione umana, culturale,
politica e architettonica. La storia di una vita dove tutti questi campi si
sovrappongono e si intersecano grazie alla volontà programmatica di pensarli
come vasi comunicanti. De Carlo durante il colloquio riflette in modo organico sulla sua esperienza di architetto e intellettuale libertario. Si innesta un discorso sul panorama architettonico italiano, arrivando cosi a definire una progettazione, basata sulla partecipazione, che presuppone la lettura del contesto e il rispetto per i segni dei luoghi e le tracce della comunità. |
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Giudizio
Complessivo: 9 |
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Scheda compilata da: Gloria Qushku |
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Corso di Architettura e Composizione Architettonica |
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Giancarlo
De Carlo |
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Giancarlo De
Carlo (12 dicembre 1919- 4 giugno 2005)
nasce a Genova poco dopo la fine della prima guerra mondiale da padre siciliano e madre piemontese, visse tra la sua città
natale, Livorno e Tunisi sino all'età di vent'anni. Nel 1939 si iscrive al Politecnico di Milano dove si laurea in ingegneria nel 1943. Durante la seconda guerra mondiale è arruolato come ufficiale di Marina. In seguito all'armistizio
entra in clandestinità prendendo parte alla Resistenza.
Successivamente organizza a Milano un gruppo partigiano di ispirazione
anarchico-libertaria (le Brigate Matteotti) insieme a Giuseppe
Pagano. Nel 1948 riprende gli studi all'Istituto Universitario
d'Architettura di Venezia dove si laurea nel 1949. È stato tra i
primi a sperimentare ed applicare in architettura la partecipazione da parte degli utenti nelle
fasi di progettazione. È conosciuto internazionalmente per essere uno tra i
fondatori del movimento Team X che operò la prima vera rottura con il Movimento Moderno. Dopo aver collaborato in maniera saltuaria alle riviste di
architettura Domus e Casabella, fonda e dirige la rivista “Spazio e società”. Dal 1976 fonda
l’ILAUD, che per 27 anni si svolge ogni estate in Italia. Partecipa all'VIII
Triennale di Milano con tre
progetti mai realizzati per il quartiere QT8, organizza per la IX
Triennale di Milano una
mostra sull'architettura spontanea. Attua vari progetti sulla città di
Urbino, punto focale della sua carriera. Progetta le case per i lavoratori Matteotti a Terni, partecipa al
progetto sul paino regolatore di
Rimini e al recupero dell’isola di Mazzorbo a Venezia. Lavora successivamente
a Siena per il quartiere periferico di
San Maniato. |
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Contenuto |
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Il libro tratta della vita di Giancarlo De Carlo, che ha attraversato il XX secolo da testimone e protagonista. Narra del bambino che scopre gli odori, i suoni e i colori del nord Africa come colone italiano, il giovane arruolato in marina nella Seconda Guerra Mondiale che matura lentamente l’anti fascismo, l’intellettuale che si confronta con il pensiero anarchico, l’architetto che conosce il Movimento Moderno e partecipa in seguito alla sua crisi fino ad arrivare al vero periodo di successo dell’architetto, che racconta alcune delle sue opere. |
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CAPITOLI |
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1– La corsa rapida tra l’infanzia e la resistenza |
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Fin dall’inizio Giancarlo De Carlo vuole
precisare che l’intervista è libera nel tempo di spaziare da un esperienza
all’altra, senza seguire una cronologia. L’architetto di
grandi tendenze anarchiche racconta della sua vita, spaziando dal recente
viaggio a Granada alla sua infanzia. Un infanzia caratterizzata da molti
luoghi diversi, tra cui la Tunisia, paese nel quale trascorre alcuni anni
delle sua infanzia come colone Italiano. Importante
è il periodo in cui viene arruolato in marina durante la Seconda Guerra
Mondiale, dove matura lentamente l’anti fascismo e ha la possibilità di
visitare la Grecia. Nasce in questo periodo l’intellettuale che si confronta
con il pensiero anarchico, l’architetto che conosce il Movimento Moderno e
partecipa in seguito alla sua crisi. Incontriamo
in compagnia della voce narrante personaggi fondamentali del Novecento:
Pagano, Vittorini, Calvino, Olivetti, Samonà, Van Eyck, gli Smithson. Pagano
diventa una figura molto importate per l’autore, poiché sarà lui a condurlo a
combattere nella resistenza. Giancarlo De Carlo vuole narrare di un'altra figura importante
nella sua vita, la moglie Giuliana, che lo accompagnerà in tutti gli anni
della resistenza, ma soprattutto sarà di grande importanza nella sua
carriera. Il capitolo si conclude con
la fine della guerra, dove sembrano aprirsi le porte di un mondo migliore. |
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2 – Dopo la Guerra |
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Con la fine della guerra ricomincia la comunicazioni, gli intellettuali hanno la possibilità di ritrovarsi per scambi di idee. Giancarlo De Carlo racconta come qui abbia inizio la sua vera carriera nel mondo architettonico, lavora per Casabella, avendo cosi la possibilità di studiare e conoscere alcuni personaggi importanti (Rogers, Gropius, Aalto e Wright). Una particolare attenzione va nei confronti di Le Corbusier. Importante è il passaggio in cui i due autore discutono della tendenza anarchica di De Carlo. L’architetto non è veramente anarchico, l’anarchia è un limite che non si raggiunge mai che si sposta mentre tu ti avvicini. Partecipa ad alcuni ritrovi di anarchici in Italia, ha la possibilità di vedere qual’ è realmente in mondo anarchico, composto da corrente molto differenti tra di loro. Rilevante per la sua formazione furono le navi di cui si occupo con Zaccaria. L’ ingegnere navale e si occupava della parte teorica della nave, mentre De Carlo progettava la parte superiore e degli interni. Questa esperienza li da la possibilità di conoscere il famoso pittore Lèger. La sua critica nei confronti dell’architettura e dell’ urbanistica diventa molto evidente durante la Triennale. L’uomo pativa nella città tutte le sofferenze date dall’existenz minimum, dalla mancanza di servizi e dalla rovina del paesaggio. |
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3- Viaggio nella prima maturità degli anni 70 |
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In questa parte del libro sono racchiusi alcuni dei
momenti più importanti nella vita dell’autore. È facile scoprire come andarono le cose durante lo
scioglimento del CIAM, ormai obsoleti custodi di un’ortodossia moderna che
Giancarlo De Carlo rifiuta in nome di un pensiero moderno. Nel racconto è evidente
l’entusiasmo per il Laboratorio ILAUD vissuta quasi come una missione,
lontana dalla corsa alla carriera accademica. L’intervista si anima quando De Carlo inizia a spiegare i
suoi progetti Bologna, Pavia, Siena e Urbino. Sentiamo raccontare l’infinita
ricchezza di una pratica progettuale che non è mai banale, che rifiuta l’idea
di un’architettura intesa come esercizio formale lontano dai bisogni e dalle
necessità materiali e spirituali degli uomini che la abitano. Il racconto dei progetti di Urbino,
in continuo dialogo con la città e il suo territorio, con la storia del luogo
e dei suoi protagonisti, testimonia una profondità di pensiero e una grande
capacità di decifrare i luoghi. Interessante è lo studio dell’architetto per
il concreto rapporto tra università e città: il polo universitario deve
offrire luogo di incontro, riposo e concentrazione senza escludere il contatto
con la città e i suoi abitanti. |
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4 – I grandi temi dell’architettura |
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Giancarlo De Carlo espone una critica all’architettura di quel periodo, la quale non affronta più grande temi, ma è caratterizzata dalla costruzione di edifici omologati. L’architettura moderna pensa per un uomo nuovo, un uomo che sia ideale, ma che in realtà non esiste. Molto avvincente è il tema delle università, per il suo modo di insegnare e per le sue idee. Giancarlo De Carlo insegna per alcuni anni all’università, con un rapporto diretto tra studente e docente e concentra tutte le sue attenzioni sulla progettazione architettonica. La sua esperienza personale, il viaggio in America, gli mostra una visione diversa dell’istituzione Universitario. Un luogo gestito dalla studenti,che diventa cosi uno spazio aperto a tutti e vivibile in tutti i momenti della giornata. La discussione si sviluppa sul tema della soglia, fondamentale per l’architetto. La soglia deve invogliare ad entrare, e una volta all’interno di uno spazio devi sentirti libero di muoverti e spostarti. Partecipa a veri progetti a livello urbano. Fondamentale è cio che succede in un quartiere di San Giuliano dove Giancarlo De Carlo per la prima volta propone l’idea di un progetto da svilupparsi con l’aiuto dei cittadini. Arriva cosi a definire una progettazione basata sulla partecipazione. |
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5- L’impulso anarchico |
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L’autore arriva a chiarire meglio il suo concetto di anarchia, dove i mezzi sono più importanti dei fini, durante il mezzo i fini possono modificarsi. L’intervista si concentra negli ultimi anni di lavoro dell’architetto, dove è stata fondata la rivista “Spazio e Società”. La rivista ha il compito di mostrare la vera architettura, di studiare i problemi presenti nella società moderna. Parte da qui la spiegazione del suo periodo di “sconforto” nei confronti della società moderna, dove l’architettura ha perso di valore ed è diventata unicamente un mezzo commerciale. L’architetto deve costruire solo ciò che può aiutarlo a crescere, e non per motivi puramente economici. Giancarlo De Carlo ripone ancora però fiducia nei giovani e nell’architettura. |
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