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autore

BAUKUH

 

titolo

DUE SAGGI SULL'ARCHITETTURA

 

editore

SAGEP EDITORI

 

luogo

MACERATA

 

anno

2012

 

 

 

 

lingua

ITALIANO

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Argomento e tematiche affrontate


I due saggi sono stati scritti collettivamente dallo studio milanese baukuh composto da Paolo Carpi, Silvia Lupi, Vittorio Pizzigoni, Giacomo Summa, Pier Paolo Tamburelli e Andrea Zanderigo, con lo scopo di discutere le tesi di Giorgio Grassi sul piano della coerenza e con l'intenzione di comprendere il motivo di tanto successo dell'opera di Aldo Rossi “L'architettura delle città nel 1966” malgrado l'abbondanza di difetti e la mancanza di una teoria.

  

Giudizio Complessivo: 7 (scala 1-10)

Scheda compilata da: Silvia Melloni

Corso di Architettura e Composizione Architettonica 3 a.a.2015/2016

 

 

 


Autore studio baukuh

baukuh è uno studio associato di architettura fondato nel gennaio del 2004 a Milano e composto da Paolo Carpi, Silvia Lupi, Vittorio Pizzigoni, Giacomo Summa, Pier Paolo Tamburelli e Andrea Zanderigo.
baukuh produce architettura e i loro meccanismi di produzione dei progetti sono indipendenti da gusti personali. Nessun membro di è mai singolarmente responsabile per i progetti realizzati. Lavorando senza una struttura gerarchica e senza dogmi stilistici, baukuh produce architettura attraverso un processo progettuale razionale ed esplicito, basato su un patrimonio comune: tutta l’architettura del passato. A partire da questo patrimonio è possibile risolvere qualsiasi problema architettonico
baukuh ha vinto concorsi internazionali di architettura (Amsterdam 2003, Budapest 2003, Pavia 2006, Genova 2009, Milano 2011), ha redatto piani (Amsterdam 2004-08, Venezia 2007), ha progettato e realizzato edifici pubblici (Brugnato 2007, Milano 2011-in corso) e residenze (Tirana 2007-09). baukuh ha esposto i suoi progetti alla Biennale di Rotterdam (2007 e 2012) e alla Biennale di Venezia (2008, 2011) ed è stato nominato per il premio Chernikov (2006, 2008, 2010) e per il premio Ordos (2009).

 

 

 

Contenuto

Il libro porta alla luce diverse tematiche affrontate da Giorgio Grassi e da Aldo Rossi, i quali non hanno saputo trattare compiutamente e affrontare in modo corretto. Il compito degli autori è quello di trovare la contraddizione che ha portato ad un processo logico fallace.

 

CAPITOLI

Capitolo I -  Affinità- divergenze fra il compagno Grassi e noi.

                         del conseguimento della maggiore eta'

La critica rivolta a Grassi parte dall'analisi di alcuni testi come il capitolo IV di La costruzione logica dell'architettura 1967, Analisi e progetto del 1969, L'architettura come mestiere, Normativa e Architettura per poi concludersi con la formulazione di 5 tesi.

  1. l'architettura è un'attività razionale solamente se intesa come procedimento analitico, ovvero se dedotta a partire da un insieme finito di norme;
  2. esiste una precisa corrispondenza tra gli usi, le forme e i significati degli edifici;
  3. la corrispondenza tra gli usi, le forme e i significati definisce un insieme finito di tipi, che valgono come norme per la classificazione e la progettazione degli edifici;
  4. l'insieme dei tipi definisce cosa è architettura e cosa non lo è;
  5. attraverso l'applicazione inesausta di questi tipi, l'architettura, non solo progredisce come forma di conoscenza, ma espone il suo giudizio sulla città contemporanea e il suo legame con la città socialista.

La prima tesi non è mai stata discussa esaustivamente da Grassi infatti nei suoi scritti non è chiaro se “analiticità come mezzo della conoscenza” e  “analiticità come principio fondamentale dell'architettura” siano alternative che si escludono a vicenda o passaggi che si implicano.

Nella seconda tesi Grassi narra la vicenda dell'accoppiamento delle forme ai significati in modo rigorosamente impersonale, si tratta quindi di un processo necessario e irreversibile già avvenuto nel passato quindi è impossibile che si producano nuovi legami tra forme e significati. Gli edifici sembrano possedere una forma naturale a cui l'architetto deve limitarsi a non fare violenza. Alla luce di questa impostazione la sessa scelta viene ad assumere un carattere negativo, tuttavia se l'architettura esprime giudizi non è più possibile intenderla come attività puramente analitica come viene definita nella prima tesi.

Nella definizione della terza tesi ci si accorge che nei testi di Grassi non si trova alcuna definizione di tipo e non rimanda neppure ad una tra le definizioni possibili, tuttavia per lui i tipi non sono soltanto strumenti concettuali utili a classificare edifici e a fornire una ragionevole previsione di come potranno funzionare edifici analoghi ma ai tipi è assegnato un compito fondamentale nel sistema di Grassi: essi custodiscono la corrispondenza che si è stabilita tra le forme, i significati delle forme e l'uso quotidiano delle forme.

Eppure l'architettura non può eliminare il suo legame con gli accidenti che la portano al mondo e non può nemmeno sottrarsi all'obbligo di stupire. Per questo motivo il rapporto tra l'architettura e il suo pubblico passa attraverso la “bellezza dell'architettura”, attraverso la capacità di sospendere temporaneamente la percezione distratta, di riapparire nella memoria con la particolare definizione ed evidenza di ciò di cui riconosciamo appunto la bellezza.

Nella quarta tesi a partire dalla corrispondenza tra le forme, gli usi e i significati, che si è fissata in un limitato insieme di tipi, Grassi seleziona gli elementi che appartengono all'architettura dividendo ciò che è lecito indagare e ripetere da ciò che conviene ignorare. Questa distinzione implica che alcune forme siano più logiche di altre, che alcune case appartengano all'architettura più di altre. Egli afferma la necessità di stabilire una razionale alleanza con l'architettura del passato, ma nel tentativo di costruire un “linguaggio comune, unitario e interamente condiviso” non può eliminare l'architettura contemporanea, che peraltro è quella che meglio possiamo comprendere, e con cui dobbiamo collaborare per trasformare le città in cui abitiamo.

Nella quinta tesi si ribadisce come l'architetto debba esibire la possibilità delle città socialiste, e siccome nella città socialista gli edifici devono essere “adeguati e collettivi”, l'architetto deve fare riferimento ai tipi che più esplicitamente espongono queste caratteristiche. La riproposizione dei tipi non solo corrisponde ad un metodo progettuale coerentemente analitico, ma si oppone alla “moderna città borghese” in quanto operazione intellettualmente opposta ad essa. Per Grassi, l'architettura è espressione dei contenuti elementari ed immediati e così, attribuendo ad un limitato gruppo di forme un evidente valore collettivo, ritiene superfluo qualsiasi tentativo di discutere il rapporto tra gli edifici e i loro abitanti.

  

Capitolo  II- Le promesse non mantenute di l'architettura della città

Questo testo cerca di capire come Rossi costruisce il suo “scombinato capolavoro” e cerca di immaginare i possibili sviluppi, considerando anche gli errori che hanno finito per guastarne il potenziale.

  • CONDIZIONI PER IL LIBRO: MILANO '60: Ad influenzare il libro di Rossi è il suo rapporto con Milano innovativa e cosmopolita degli anno '60 che porta con se un grande ottimismo: questo punto di partenza consente di valutare la situazione culturale italiana. Egli afferma inoltre che il moderno si accontenta di poco e di conseguenza per gli architetti come lui è possibile essere più ambiziosi.
  • CONDIZIONI PER IL LIBRO: ITALIA '60: L'architettura della città restituisce ancora oggi il contesto in cui è stato prodotto. Il libro è scritto avendo presente i quartieri INA-casa, i soggiorni col tavolo in formica e i bicchieri Duralex e i primi televisori. Rossi parte dal presupposto che la città è tutta uguale proprio perché la città che vede non è uguale per niente, la sua ipotesi dunque è basata sui problemi e sulle potenzialità delle città italiane degli anni '60.
  • CORAGGIO DI ALDO ROSSI: Rossi rivendica la sua smisurata ambizione ed espone in modo lapidario il suo fastidio per gli obiettivi modesti, per l'atmosfera deprimente del cosiddetto Neorealismo, per un cauto ideale di correttezza. Per lui non conta di quale pericolo si tratti, conta l'onestà di non evitarlo. Questa onestà precede qualsiasi lavoro intellettuale ed in questo senso l'ambizione non è soltanto una questione personale, ma retorica: ambizione coincide con la capacità di non accontentarsi.
  • FONTI DEL LIBRO: LE CORBUSIER: Nel dicembre 1960, Rossi scrive per “Casabella” un saggio sul convento di La Tourette: il tema è piuttosto spinoso per il dibattito contemporaneo infatti l'ultimo Le Corbusier è difficile da decifrare rispetto ai presupposti del movimento moderno. Egli infatti viene definito “pericoloso e minaccioso” anche se Rossi gli da ragione su alcune questioni e lo ammira come artista dalla capacità di “salire ogni volta sulla luna tenendosi per il codino come il barone di Munchhausen”. Rossi però non perdona a Kahn un'interpretazione retorica e riduttiva dell'architettura del passato.
  • FONTI DEL LIBRO: LOOS E LEVI-STRAUSS: Gli autori fondamentali per l'architettura della città sono Adolf  Loos e Claude Levi-Strauss,  e se Le Corbusier fornisce a Rossi il problema, Loos e Levi-Strauss forniscono la soluzione. Essi offrono anzitutto un modello di scrittura e in modi differenti ma complementari dicono che la ricchezza depositata nella città non ci è estranea.
  • FONTI DEL LIBRO: LOOS: Rossi lavorando come redattore della rivista Casabella ha l'occasione per studiare Loos e comprende come nel lavoro di Loos si stabilisca un rapporto tra produzione architettonica e lettura della società contemporanea. Rossi ne apprezza inoltre il carattere critico, non letterario, dell'attività progettuale: la complessità viene riconosciuta nella materia della città, non aggiunta dall'esterno. Per Loos nelle città è già tutto presente, si tratta solo di fare attenzione e di non aggiungere niente.
  • FONTI DEL LIBRO: LEVI-STRAUSS: Levi-Strauss consente a Rossi di rileggere il racconto delle origini di Loos e gli suggerisce un metodo di studio che procede a partire dall'insieme e che presuppone la complessità senza per questo cedere a tentazioni irrazionali. Inoltre gli offre i mezzi per leggere la città come sistema di elementi in relazione tra loro, come struttura complessa di cui è possibile una intelligenza in qualche misura indipendente dalla comprensione di ogni singolo episodio.
  • TITOLO DEL LIBRO, OGGETTO DEL LIBRO: L'architettura della città è un titolo complicato, banale e allo stesso tempo paradossale e anche in questo rappresenta perfettamente il libro che introduce. Il soggetto del libro è l'architettura, parti della città che possono essere pensate solamente a partire dal tutto e fin da subito il testo esclude la possibilità di un approccio costruzionista, che procede dal semplice al complesso: la città può essere compresa a patto di non scomporla.  La città viene sempre osservata dall'interno e di conseguenza non compare mai tutta: in questo risiede forse la maggior modernità di Rossi, nell'impossibilità di evadere dal mondo urbanizzato.
  • OBIETTVI DEL LIBRO: Rossi opera una revisione dei presupposti dell'architettura moderna che coincide con la scoperta di una nuova ricchezza: la città è cosa umana per eccellenza, per cui non c'è proprio nessun bisogno di aggiungere contenuti umani all'architettura.
  • CONTRO IL FUNZIONALISMO INGENUO: Il funzionalismo ingenuo può rappresentare tre insiemi di estensione crescente:

- alcuni architetti funzionalisti che aderiscono superficialmente ai principi dell'architettura moderna

- funzionalismo o movimento moderno in generale

- il funzionalismo come punto di vista sull'architettura prodotto da una precisa ideologia

Funzionalismo ingenuo è una definizione felice infatti esibisce la tipica accondiscendenza intellettuale marxista nei confronti delle dottrine progressiste ma non scientifiche.

  • NATURA, CITTA', ARCHITETTURA: Per Rossi l'origine della città non può essere pensata: può essere pensata l'evoluzione ma non l'origine. Inoltre se dalla città non è dato uscire, allora l'architettura non potrà mettersi in contatto con nessuna natura originaria. La città non cerca giustificazioni al di fuori di sé: è il dato originario, è fondata su se stessa o magari anche fondata sul nulla. Il paesaggio artificiale della città deve essere capito e trasformato, non certo negato. L'architettura viene così a dipendere dalla sua origine umana e la città di Rossi non ha messaggi, non ha spiegazioni segrete, non è un modello di mondo è solamente la traccia materiale degli eventi che l'hanno prodotta, un deposito di ambizioni contraddittorie, di speranze disattese una collezione di vanità e di debolezze
  • ERRORI ALDO ROSSI: La rivoluzione Copernicana di Aldo Rossi fallisce a causa dei dispositivi che dovrebbero tradurre l'ipotesi sulla sua città in un concreto metodo di lavoro.
  • TIPO: Il tipo per Rossi è capace di connettere analisi e progetto, forma e significato. Quest'ultima corrispondenza dà l'opportunità di comunicare attraverso le specifiche scelte progettuali, tuttavia egli semplifica il concetto di città e rende gli edifici soltanto espressione dei valori associati ai tipi a cui si mettono in relazione.
  • BOULLEE: Gli errori commessi da Rossi nel Architettura della città vengono implementati negli scritti successivi, ad esempio nel saggio su Boullee egli non riconosce più la complessità della città in modo oggettivo ma la esprime a partire dalla sua esperienza interiore, tradendo quindi il principio fondatore del testo precedente. Rossi inizia ad esprimersi tramite metafore e simboli e attribuisce agli edifici “un carattere ed un tema” che va al di là della loro materialità.
  • LUOGO: La lettura della città che Rossi propone in Architettura della città richiede un'architettura distaccata, senza carattere, senza tema, senza idee ma che ricerchi il suo senso nella città stessa. Il luogo, il cui progetto definisce uno scenario, da spazio alle tragedie e alle commedie della vita: nel luogo la città è viva e pronta a confrontarsi con le storie dei suoi abitanti.