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autore

JUHANI PALLASMAA

 

 

 

 

titolo

LAMPI DI PENSIERO- FENOMENOLOGIA DELLA PERCEZIONE IN ARCHITETTURA

 

editore

PENDRAGON

 

luogo

BOLOGNA

 

anno

2011

 

 

 

 

lingua

ITALIANO

 

 

 

 

 

 

 

Argomento e tematiche affrontate

 

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Nel testo vengono racchiuse le principali parole ed i concetti su cui la cultura architettonica di Pallasmaa si sviluppa e fortifica arricchendosi sempre più di nuove particolari e sfaccettature opera dopo opera.

 

  

Giudizio Complessivo: 9 (scala 1-10)

Scheda compilata da: Chiara Malusardi

Corso di Architettura e Composizione Architettonica 3 a.a.2015/2016

 

 

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Autore Juhani Pallasmaa

 

 

Juhani Pallasmaa (14 Settembre 1936, Hämeenlinna

, Finlandia) è un teorico, architetto finlandese ed ex professore di architettura, nonché decano, alla University of Technology di Helsinki. È stato a capo dell’ Istituto d’Arte Industriale di Helsinki, e direttore del Museo di Architettura Finlandese. Nel 1983 ha aperto il suo studio - Arkkitehtitoimisto Juhani Pallasmaa KY - a Helsinki. È stato anche Visiting Professor di Architettura alla Washington University di St. Louis; ha lavorato come Plym Distinguished Professor alla University of Illinois di Urbana-Champaign ed è stato Scholar in Residence alla Taliesin di Frank Lloyd Wright.  È stato autore o editore di più di 30 libri, tra cui “Gli occhi della Pelle,  L’Architettura e i Sensi”. È membro della giuria del premio Pritzker dal 2008.

Juhani Pallasmaa

 

Curatori: Mauro Fratta e Matteo Zambelli

 

Contenuto

Il testo nasce in segiuto ad una analisi di otto saggi inediti di Pallasmaa compiuta da parte di Mauro Fratta e Matteo Zambelli. Alla luce di questa sono emersi temi ricorrenti che, tramite parole chiave, sono stati organizzati con lo scopo di realizzare un vocabolario del pensiero dell’autore.

Un’operazione simile era già stata inizata su alcune sue opere dalla scrittrice Janey Bennett, anche se poi era stata abbandonata.

Il libro si propone di organizzare il pensiero di Pallasma il quale è la combinazione tra ricordi e associazioni che insieme tentano di formare un ragionamento, anche se molte volte risulta pieno di sfumature.

 

CAPITOLI

Indice generale

Temini

 

·       Amplificatori di emozioni ed Emozioni

“Il paesaggio e l’architettura, oltre che ad essere strumenti per la memoria sono amplificatori di emozioni; rinforzano la sensazione di appartenenza o alienazione, invito o rifiuto, tranquillità o disperazione”.

Il compito dunque dell’artista deve essere quello di evocare le emozioni e dare l’opportunità a che esperisce le loro opere, di creare e rafforzare nuove emozioni, attingendo da una fonte esterna a noi, quale appunto gli ambienti artificiali creati dall’uomo stesso. Paesaggio ed architettura non sono in grado di creare sentimenti, ma sono il mezzo tramite il quale possiamo svilupparli.

“L’architettura media ed evoca sentimenti e sensazioni esistenziali”; oggi però ci ritroviamo a provare delle emozioni che possono essere definite “normalizzate” cercando di eliminare gli eccessi, al contrario di ciò che avveniva con le opere di Michelangelo e Louis Kahn.

Definiamo dunque oggi l’architettura reale come uno scambio di emozioni e di significati tra “lo spazio fatto di materia e lo spazio mentale del soggetto, oggi si cerca di normalizzare le emozioni, ma queste, portate agli estremi, cercano di venire a galla”, o meglio possiamo affermare che “l’architettura è spazio mentale costruito”.

 

·       Apticità

È uno delle tematiche a lui più care, poiché interpreta a pieno la sua visione del mondo in generale. Si ritiene che il contatto con quest’ultimo si verifichi “sul confine della linea del sé attraverso parti specializzate della nostra pelle”: tutti i sensi sono estensioni del senso del tatto. Quest’ultimo è il modus operandi attraverso la quale i sensi integrano le esperienze che facciamo del mondo e di noi stessi.

La cultura di stampo visivo del nostro tempo, e la conseguente “architettura retinica”, stanno dando origine alla richiesta di un’architettura multisensoriale. Si può dunque notare il contrasto che si viene a creare tra l’attuale cultura del controllo e della velocità rispetto e la stessa attualità nella ricerca di un’architettura aptica.

 

·       Architettura ed essere, arte e scienza

“L’architettura cambia aprendo ed emancipando il modo con cui si guarda il mondo; essa stimola e libera percezioni, associazioni, sensazioni e pensieri. Una grande opera di architettura ispira a riflettere su se stessi, ci rende recettivi verso il mondo, ci spinge a sognare”. L’architettura risponde dunque sia a scopi pratici che a compiti esistenziali e mentali trattando lo spazio affinché venga occupato dall’uomo. Arte e architettura coinvolgono tutti i sensi e riescono ad unificare l’esperienza che si ha del mondo esterno con l’esperienza dell’essere. L’architettura deve rafforzare il senso del reale ed articolare l’esperienza e la conoscenza dell’essere.

Scienza: rappresentazione del regno della conoscenza razionale ed oggettiva, ha valore operativo

Arte: rappresentazione del mondo delle sensazioni soggettive, forma di esclusivo intrattenimento culturale

La relazione tra conoscenza scientifica ed artistica è complessa, secondo Bachelard sembrano addirittura “dirigersi in direzioni completamente opposte”. L’immaginazione cerca un “immaginario” capace di esprimere l’intera complessità dell’esperienza attraverso singole immagini addensate. Si consegue questo compito attraverso immagini percepite e vissute piuttosto che comprese razionalmente. Un’opera d’arte o d’architettura è un oggetto-immagine-mentale reale, “un microcosmo completo che si colloca direttamente nella nostra coscienza ed esperienza esistenziale”.  Dunque arte e scienza non sono in contrasto tra di loro, ma rappresentano due modalità del conoscere il mondo con occhi, interessi ed aspirazioni differenti.

 

·       Bellezza

La bellezza nel mondo contemporaneo sta scomparendo, ma il desiderio di bellezza “riflette fede e fiducia nel futuro, rappresenta il regno degli ideali nel paesaggio mentale dell’uomo”. Se una cultura perde il desiderio di bellezza intraprende la strada del declino. La bellezza è un messaggero della vita eterna.

Nel momento in cui comprendiamo il valore costitutivo dell’aspirazione estetica e del giudizio, dovremmo essere critici rispetto alla dubbia pratica dell’esteticizzazione, la quale si è trasformata in un’astuta strategia manipolatoria.

La bellezza è una parte assolutamente inseparabile dalla nozione di arte, ma possiede una natura complessa. In architettura la bellezza seduttiva ed il richiamo estetico si sono purtroppo trasformati in una ricerca cosciente ed esplicita. Oggi il processo di esteticizzazione ha prodotto progetti e costruzioni che si sono spostati del tutto al di fuori del territorio dell’architettura trasformandosi in oggetti d’arte.

Ogni grande architettura apre gli occhi sull’essenza della condizione umana e su un mondo idealizzato e migliore.

 

Si è soliti considerare la musica come espressione artistica più affine all’architettura, anche se in realtà è il cinema. Sia architettura che cinema si sviluppano su spazi di vita vissuti, diventando dei mediatori tra gli spazi fruiti nella reltà e qualli che derivano dalla nostra immaginazione e dalla nostra astrattezza. Immaginazione e realtà si uniscono definendo “qualità e natura dello spazio esistenziale, creando paesaggi sperimentali e cornici per situazioni di vita”.

La differenza tra architettura e cinema è che nella seconda si creano anche in modo inconsapevole architetture e dunque emozioni, mentre nella prima ogni senzazione percepita è il riscontro di una teoria e di una volontà ben precise.

Nel cinema, “l’architettura è strutturata sulla base di temi per i quali è stata l’esperienza a farsi garante di verità, non sulla base di elementi compositivi avulsi da ogni connessione con l’esperienza, o di qualche sorta di formalismo progettuale di tipo visivo”. Quindi il compito di un regista/artista è quello di riuscire a far pensare, percepire, capire allo spettatore altre cose rispetto a quelle cui effettivamente sta di fronte. “Il valore d’un capolavoro al cinema non sta nelle immagini proiettate sotto i nostri occhi ma nelle immagini e nelle sensazioni che l’opera crea seduttivamente nel nostro animo”.

 

L’architettura oggi possiede un ruolo sociale ed umano molto incerto. “L’architettura come forma d’arte è nata dal confronto finalizzato e dall’occupazione dello spazio; l’architettura deve “fermare il tempo” per consentirci l’esperienza”. Il compito dell’architettura è dunque quello di “dare tempo”, di creare spazi al di fuori dello scorrere di quest’ultimo, che ci facciano entrare in una stretta relazione con il nostro animo ed i nostri sentimenti.

Allo stesso modo anche l’arte ha il compito di permettere lo sviluppo di esperienze individuali e intime, cosa oggi molto avversa, dato che la vita sta diventando sempre più standardizzata e materialità, correndo il rischio di perdere l’autenticità delle esperienze e della vita stessa. 

“L’arte è usata come mezzo per riflettere la realtà e, oggi, riflette esperienze di alienazione, angoscia, violenza e disumanità, aspetti che dovrebbero nelle opere essere alleviati. Il compito dell’arte è indagare gli ideali e i modi del percepire e dell’esperienza e, così, aprire ed ampliare i confini del mondo”.

 

·       Disegnare a mano e con il computer

La connessione mani-occhi-mente nel disegnare è naturale e fluida, la matita diventa il ponte che media tra due realtà e l’attenzione può essere costantemente spostata dal disegno fisico all’oggetto che non esiste, se non nello spazio mentale che il disegno stesso descrive. Il disegno ed il lavoro con oggetti fisici sono necessari al fine di realizzare un progetto architettonico. Uno studente deve interiorizzare come usare la propria immaginazione e come inscrivere nel proprio corpo un compito progettuale: solo allora si può passare a disegnare al pc.

Il pc ha velocizzato molti aspetti della progettazione, ma a differenza della resa a mano, grazie alla quale si crea una relazione tra oggetto e autore, nella rea al pc gli oggetti generati sono immateriali e astratti. La precisione delle linee viene a contrastare con “la storia” che le linee disegnate a mano raccontano: bisogna che la creatività non venga bloccata del tutto ma solo aiutata.

 

·       Errore

L’arte può essere forte o debole: ne primo caso l’immagine ha una tolleranza minima verso il cambiamento e contiene una vulnerabilità estetica; nel secondo caso sono tollerate delle aggiunte ed alterazioni. Bisogna essere critici davanti ad un’architettura formalista poiché tende a semplificare i problemi piuttosto che risolverli. Allo stesso tempo la progettazione architettonica aspira ad una continuità di idee ed articolazioni, mentre l’architettura fragile cerca discontinuità. Alvar Aalto cerca di mediare le due situazioni dando luogo ad “errori benigni”, ovvero discontinuità logiche progettuali: errori diventano brillanti improvvisazioni.

 

·       Fenomenologia dell’architettura e nelle arti

Gli architetti progettano gli edifici non come oggetti fisici, ma facendo attenzione alle immagini ed alle emozioni delle persone che li abiteranno. Fenomenologia significa “esaminare un fenomeno della coscienza nella sua propria dimensione di coscienza”, ovvero attraverso uno sguardo puro alla vera essenza dell’oggetto trattato. Fenomenologia dell’architettura è un esperire la stessa, ricercando il linguaggio “intimo” di un edificio. L’opera d’arte viene definita come “una realtà che aspetta solo di essere vissuta e vivere un’opera d’arte significa ricreare le dimensioni del sentimento che le appartengono”.

Una delle cose più importanti è la memoria della prima infanzia: la gioia istintiva è frutto di un’esperienza estetica che l’uomo moderno non ha più.  Tutti gli artisti presentano le cose come se l’uomo le vedesse per la prima volta: “l’architettura rende nuovamente mito lo spazio e gli restituisce la propria essenza mentre l’arte definisce i confini tra la mente umana ed il mondo”. Un grande scrittore è in grado di far diventare il lettore architetto, come ad esempio in “Delitto e castigo” Dostoevkij. Lo stesso accade anche al cinema dove la presenza di immagini poetiche fanno sì che queste non si fermino allo schermo ma proseguano anche tra il pubblico.

 

·       Limiti e giocare con le forme

A differenza di molte altre arti, l’architettura ancora oggi prova a mantenersi come espressione libera.

L’architettura si è man mano distaccata dai suoi fondamenti e propositi e di conseguenza il progettare è diventato “una sorta gioco formale e la realtà di come l’edificio viene vissuto è stata trascurata”.

Bisogna analizzare e capire se le forme create siano in grado di dare origine ad esperienze ed emozioni architettoniche solamente sperimentando.

Si comprende che la grandezza di un artista “nasce dall’identificazione del proprio territorio e dei limiti personali piuttosto che da un indefinito desiderio di libertà”. L’artista è vincolato: limiti e costrizioni sono fondamentali per lo sviluppo della sua opera. L’architettura può abbracciare o rifiutare la tradizione, può esprimersi in diverse modalità e con differenti strumenti, ma rimarrà sempre bloccato proprio da se stesso.

 

·       Memoria

I compiti dell’architettura sono principalmente quello di procurare all’uomo un’abitazione, riconosciuto da tutti, e quello di mediare la relazione dell’uomo stesso con il tempo, che viene molto spesso tralasciato. L’uomo aspira ad essere eterno, dunque ad una purezza geometrica ed etetica che lo rendano estemporaneo, per questa ragione l’architettura contemporanea è solita creare delle installazioni che evocano la percezione di un tempo appiattito. L’architettura moderna aspira sempre di più all’essere eterna e ad incarnare valori di perfezione ma con la conseguenza di rendere gli edifici soggetti all’incuria del tempo, che aggredice ancora più in maniera violenta l’edificio. Così si cerca una profonda relazione da poter intraprendere con il tempo stesso attraverso l’utilizzo di materiali e superfici ricercati che, grazie alle loro singolarità, riescono ad afferrare e valorizzare il passare del tempo, il quale da “oggetto minaccioso” dell’architettura si è trasformato in punto di forza.

L’architettura infatti viene definita come “una forma d’arte della riconcigliazione e della mediazione: palazzi ed edifici, oltre a darci una posizione di spazio e di luogo, vengono anche ad articolare la nostra esperienza della durata e del tempo tra i poli del passato e del futuro”. Alcune delle più importanti estrinsecazioni della memoria dell’uomo sono gli edifici ed i paesaggi da essi creati  poiché rendono visibile lo scorrere del tempo, conservano i ricordi e aiutano a stimolare l’immaginazione. Afferma inoltre che “non solo il corpo è il sostrato della memoria, ma è anche il luogo ed il mezzo di qualsiasi lavoro creativo, incluso quello dell’architetto”.

 

·       Tempo, velocità e architettura

Il tempo durante il quale si compie un’esperienza è flessibile e “variegato”,  dipende da molti fattori tra cui la situazione in cui l’uomo stesso si trova. “Oggi abbiamo perso la capacità di abitare nel tempo. Questo è diventato un vuoto, in contrapposizione a quella che può essere definita come la percezione tattile. Oggi la sostanza del tempo sembra solo un antico ricordo, si tende a vivere fuori dal continuum temporale e si risiede solo nello spazio”.

Partendo dalla situazione attuale, nella quale ci si è resi conto che a farla da padrone è il tempo, si è cercato sempre più la velocità . Considerando che “l’architettura deve salvaguardare la memoria e proteggere l’autenticità e l’indipendenza dell’esperienza umana”.  Possiamo affermare che “la lentezza rivela la profondità ed il dettaglio della vita, mentre la velocità e la mobilità causano piattezza, uniformità e noia”.

La velocità è il prodotto della fase attuale della cultura industriale attuale. “La vertiginosa accelerazione del tempo esperienziale degli ultimi anni è molto ben riconoscibile e possiede radici profonde: la nostra perdita di tempo è la conseguenza di un processo storico. Oggi siamo rivolti al futuro e non ci rendiamo conto del passato che scompare alle spalle”.

 

 

Postfazione

 

L’architetto Petaja affermava che “l’architettura è spazio mentale costruito”. Ciò incarna tutto il pensiero anche di Pallaasma, il quale ha fatto delle contaddizioni e della sua complessità mentale i suoi tratti distintivi.

L’architettura viene da lui concepita come un’esperienza spaziale e di vita: le idee, o meglio lo spazio mentale può materializzarsi tramite forme corporee generate dai sensi. Questa sua visione del tutto è frutto di un modo di percepire le cose che viene denominato “apticità”, grazie al quale si instaurano rapporti tra l’uomo e lambiente, tra i movimenti e lo spazio nel quele questi ultimi avvengono.

L’architettura deve essere per lui un’esperienza spaziale di chi fruisce gli spazie generati dalla mente dell’uomo che è diventato atto; al contrario il materiale, lo stile o linguaggio utilizzati vengono messi in secondopiano, quasi ignorati.

L’architettura viene da lui concepita come una serie di azioni cinematihe che coinvolgono sia lo spazio che il tempo.

Un’opera d’arte o d’architettura è un oggetto- immagine mentale reale, un micrcosmo completo che si colloca direttaamente nella nostra coscienza ed esperienza esistenziale. […] Tutti i paesaggi e tutti gli edifici sono mondi condensati, rappresentazioni microsmiche”.

È quasi scontato l’interesse dunque che mostra verso il cinema e la letteratura, poiché entrambe le arti permettono all’uoo di creare una propria geometria degli spazi dove far svolgere le varie vicessitudini e dove poter sviluppare na propria personale capacità introspettiva.

Pallaasma pensa, scrive e fa architettura, questo perché l’architetto che compie le opere si è servito in precedenza dell’architetto pensante e saggista contenuto nel suo spirito: egli è contario all’architettura “retinica” e si trova invece a favore di quella “aptica- esperienziale”.

Ci sono architetti che combinano la forza concettuale con una raffinatezza sensuale”. Uno di questi a parer suo era Steven Holl, con il quele collaborò per il progetto del museo Kiasma di Helsinki.

In questa opera risultana chiara la relazione spaziale che si vuole creare con i visitatori, creando uno spazio multisensoriale ed innovativo.

Rifiutando la saggezza e la resistenza della tradizione l’architettura si orienta, per lo più, da una parte verso un’uniformità mportifera, dall’altra verso un’anarchia espressiva senza radici”.

Egli denuncia quindi l’interpretazione di opere passate e allo stesso tempo critica anche l’autoreferenzialismo di cui si caratterizza l’architettura moderna: “ la nostra professione dovrebbe imparare di nuovo l’arte dell’umiltà e della modestia per rimpiazzare l’aria di arroganza ed egocentrismo così di frequente prevalente nell’architettura del mondo contemporaneo”.