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autore |
GILLES CLÉMENT |
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titolo |
Ho costruito una casa da giardiniere |
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editore |
Quodlibet |
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luogo |
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anno |
2014 |
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lingua |
Italiano |
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Titolo originale: Gilles Clément, Ho costruito una casa da
giardiniere |
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Argomento e tematiche affrontate |
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Non lontano dalla casa di famiglia che ormai
gli è vietata, in quella valle delle Farfalle dove, bambino, faceva le sue
prime esplorazioni da entomologo, Gilles Clément costruisce letteralmente con
le proprie mani una capanna di pietre. Nel profondo della campagna francese
degli anni Settanta, egli immagina intorno alla sua nuova casa un giardino in
movimento, un osservatorio delle specie, un laboratorio della natura in cui
trovano già spazio tutte le preoccupazioni ambientali che lo renderanno un
paesaggista celebre e rispettato nel mondo. |
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Giudizio
Complessivo: 6 (scala 1-10) |
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Scheda compilata da: Cecilia Limido |
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Corso di Architettura e Composizione Architettonica 3
a.a.2015/2016 |
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Autore Gilles Clément |
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Gilles Clément (Argenton-sur-Creuse, 6
ottobre 1943) è uno scrittore, entomologo, giardiniere, architetto
paesaggista ed ingegnere agronomo francese. È
insegnante all'École nationale du
paysage di Versailles. Ha
influenzato con le
proprie teorie e con le proprie realizzazioni (tra queste il Parc André Citroën e il
Musée du quai Branly, entrambi a Parigi) un’intera generazione di paesaggisti
europei. Ha pubblicato Le jardin planétaire (catalogo
della mostra alla Villette di Parigi, 1999), La sagesse du jardinier (2004), e
due romanzi, Thomas et le voyageur (1997) e La dernière pierre (1999).
In italiano sono stati pubblicati l’antologia Il giardiniere planetario e Elogio delle vagabonde. Quodlibet ha pubblicato Manifesto del Terzo paesaggio (2005), Il giardino in movimento (2011) e Breve storia del giardino (2012). |
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Gilles Clément |
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Contenuto |
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L’autore racconta capitolo per capitolo le
diverse fasi non solo della costruzione della casa, ma anche dello studio
delle diversità (animali e naturali) che lo circondano, attraverso un continuo
dialogo con la Natura che percepiamo ormai indipendente dal progetto
architettonico, ma che dobbiamo riscoprire, “facendoci quanto più silenziosi possibile e ponendoci in continuo
dialogo con Essa”. |
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CAPITOLI |
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Capitolo I |
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“La
chiave non passa”. Il capitolo inizia con la
descrizione minuziosa della casa in cui vive, quasi come se l’autore volesse
dimostrare il naturale attaccamento verso di essa e quindi la legittima
proprietà che ne deriva. Invece si ritrova senza casa, spiazzato. E questo
segna una fine, ma anche l’inizio di una nuova avventura. |
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Capitolo II |
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L’autore
si sente libero, libero di inventariare il territorio alla ricerca di un nuovo
posto dove stare. Setaccia la cartina francese alla ricerca di un luogo in
cui “l’unica crudeltà commessa sia
l’ordinaria catena predatoria”. La ricerca continua per due anni lungo
tutta la Francia meridionale, ricerca non di terreni e case che si trovano
ovunque, ma di un giardino. Trova un buon affare a la Creuse, su paese
natale. |
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Capitolo III |
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Clément decide di trasferirsi in questo angolo
agricolo e poco turistico nell’ovest della Francia. I primi momenti di assestamento
sono accompagnati dalla presenza di Fernande, un’anziana signora borbottante,
e suo figlio Roger, abbandonato dalla moglie e dai figli e custode delle
chiavi della Grange in cui né il padre di Clément né la matrigna fanno più
visita. |
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Capitolo IV |
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Clément riceve consiglio da parte
della vecchia Fernande di rivolgersi a Marcel, il vicino più grande nella
scala sociale della campagna, per il terreno vicino all’acqua. |
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Capitolo V |
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Dopo aver ripercorso come faceva da piccolo con
sua madre il bosco, l’autore conosce Marcel. Il territorio che gli viene
offerto non interessa a nessuno, incolto e vicino all’acqua. Viene
indirizzato ancora una volta da Guy, l’erede del terreno una volta di
Sylvain, con il quale prende accordi e diventa proprietario nell’aprile del
1977 di una piccola valle lussureggiante e di un boschetto, la Vallée. |
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Capitolo VI |
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Gilles si mette subito all’opera iniziando dalla
parte che ritiene più urgente, l’orto, che egli considera prima stanza della
casa. Ma anche l’edificio vuole il suo da farsi. Egli ritiene di dover
abbandonare la progettazione di dimore ideali e inventare un’architettura più
adatta al giardino. L’autore, che mai si considera architetto ma
sempre giardiniere-muratore inesperto, è impaziente di passare all’azione. È
il suo lavoro. Sono le sue decisioni, finalmente. Nei primi momenti ha grande
spirito di adattamento, la natura è la sua casa e il ruscello la sua stanza
da bagno. Ma
come fare una casa? |
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Capitolo VII |
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Costruire una casa risulta più difficile di
quanto sembri, i permessi da ottenere sono molti così come le regole da rispettare.
Ma l’ardua sfida riesce e dopo aver ottenuto l’approvazione del Sindaco e del
Dipartimento delle infrastrutture, si può iniziare a costruire. Gli scavi
iniziano e la prima pietra viene posta verso metà estate. Porre la prima
pietra non simboleggia solo il via ai lavori ma anche un nuovo inizio, aver
posto la giusta pietra nel momento giusto della sua vita. |
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Capitolo VIII |
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I lavori continuano senza regola. O meglio con
la regola che “il fare detta regole”.
La Natura offre materiali già finiti, basta chinarsi e raccogliere questi
tesori. Egli utilizza la pietra poiché è l’unico materiale che permette ad un
uomo di costruire una casa intera da solo. Tutto ciò viene definito
dall’autore pensione, ossia il
momento tanto atteso durante il quale un uomo finalmente abita nella dimora
che si è scelta. |
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Capitolo IX |
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Durante i lavori Gilles è accompagnato da tanti
personaggi. Tra questi spicca Loulou che una volta alla settimana verifica l’avanzamento
dei lavori, e il poeta Benjamin. La costruzione dell’edificio procede come una
combinazione di improvvise fantasie e
tecniche precise. |
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Capitolo X |
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È fine estate e tutto sembra tranquillo. Ma Clément
riceve la visita dei gendarmi, definiti come “tacchini in uniforme d’ordinanza”, i quali verificano lo stato
della casa da due anni dall’inizio dei lavori, speranzosi di trovare qualcosa
di irregolare. |
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Capitolo XI |
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La visita si scopre essere soltanto una visita
di routine, rendendo inutile il viaggio di Clément a la Palestel per chiarire
i motivi di tale visita. |
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Capitolo XII |
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Gilles i reca a Crozant per compere spicciole e
altre necessità. In un negozio nel centro del paese incontra Simone una donna
che gli in dica il nome del luogo in cui egli ha costruito, la Bretonnière che letteralmente
significa “posto di guardia”. |
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Capitolo XIII |
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Gilles ci informa della sua decisione di fare a
meno della corrente elettrica. Egli preferisce essere indipendente anche da
questo punto di vista, ma riconosce un unico indispensabile elettrodomestico,
la lavatrice. Prosegue con l’installazione di pannelli fotovoltaici,
sufficienti per apportare energia al frigorifero e altri piccoli apparecchi e
ad un discreto numero di lampadine. Ma secondo i progetti mancano ancora la
stanza da bagno, lo studio, la terrazza e una rimessa. |
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Capitolo XIV |
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Mancano ancora due anni per portare a
compimento la costruzione, a cui Gilles lavora quindici giorni al mese.
Durante i restanti giorni del mese viaggia attraverso le grandi città
francesi, troppo all’avanguardia per i suoi standard di vita. La casa che da
fuori sembra abitabile, in realtà non lo è. Non c’è nessuno a dettare legge
sulla sistemazione interna, nessuno che contesti la mancanza della scala per
raggiungere il primo piano, la trasformazione del bagno in cucina per
necessità. E questa è la vera libertà per Clément. |
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Capitolo XV |
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L’intero capitolo è una descrizione minuziosa
del giardino e delle parti che lo compongono. |
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Capitolo XVI |
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Gilles riceve la visita di Arnaud, redattore capo
di un quotato mensile di giardinaggio che conduce un reportage su la Vallée
come un punto di vista dall’esterno, un giudizio a distanza. È Novembre. Gilles fa un giro di ispezione. La
casa seppure con i suoi difetti si può definire abitabile. E visto che non
esiste il “dentro” al quale egli credeva mentre costruiva, visto che la terra
fiorisce anche senza di lui, decide che può andarsene. |
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Capitolo XVII |
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Clément parte. Sosta a Bali per sei mesi e arriva
poi ad Auckland, Nuova Zelanda. Qui trova un’abitazione che fa al caso suo,
senza lusso, elettricità, senza acqua ma circondata dalla serenità dei
paesaggi. Diventa la sua casa. Gilles capisce di poter contare su due tetti,
uno che conosce nei mini particolari in quanto costruito da lui, l’altro
virtuale, legato alla sola esistenza del popolo che fa del paesaggio sulla
terra un “permanente dialogo con
l’invisibile”. Ritorna poi in Europa nel 1984. La Vallée è
immersa nel silenzio, tutto è al suo posto. Ma il giardino esulta, esagera.
Lo aspetta un ultimo lavoro. Aprire dopo sette anni l’ultima porta. |
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Capitolo XVIII |
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Gilles torna come ultima tappa a la Creuse,
dove ad aspettarlo trova il padre nel quale riconosce se stesso. Si abbracciano.
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