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      Descrizione: Descrizione: Descrizione: Descrizione: COPERTINA

autore

GUIDO CANELLA

 

titolo

ARCHITETTI ITALIANI NEL NOVECENTO

 

editore

CHRISTIAN MARINOTTI

 

luogo

MILANO

 

anno

2010

 

 

 

 

lingua

ITALIANO

 

 

 

 

 

 

Argomento e tematiche affrontate

      Descrizione: Descrizione: Descrizione: Descrizione: COPERTINA

 

“Architetti italiani nel Novecento” affronta il tema dello sviluppo dell’architettura italiana a partire dall’Eclettismo ottocentesco fino al secondo dopoguerra, attraversando dunque un periodo difficile non solo per la politica e l’economia internazionali, ma anche per l’architettura, e per l’arte in generale influenzata dalla realtà di quegli anni. Il libro non è l’opera di uno storico, ma di un professionista dell’architettura che ha la passionalità e l’entusiasmo di chi è partecipe e direttamente protagonista di quel periodo.

  

Giudizio Complessivo: 7 (scala 1-10)

Scheda compilata da: Denis Hnatyuk

Corso di Architettura e Composizione Architettonica 3 a.a.2015/2016

 

 

       Descrizione: Descrizione: Descrizione: Descrizione: guidocanella

Autore Guido Canella

 

Nato a Bucarest nel 1931, e scomparso a Milano nel 2009, Canella è stato uno dei protagonisti più importanti e originali dell’architettura italiana del dopoguerra. Alla pratica di architetto, autore di capi d’opera riconosciuti degli ultimi decenni, ha sempre affiancato la riflessione teorica, l’attività di organizzazione culturale, la ricerca e l’insegnamento universitari. Docente presso la Facoltà di Architettura del Politecnico di Milano, è stato direttore delle riviste “Hinterland” e “Zodiac”. Nominato Professore Emerito al termine della sua carriera universitaria al Politecnico di Milano nel 2006 e presidente dell’Accademia Nazionale di San Luca.

Guido Canella

 

Contenuto

 

“Architetti italiani nel Novecento” è l’ultimo libro dell’arch. Guido Canella “Architetti italiani del novecento”, a cura di Enrico Bordogna. E’ una raccolta di saggi scritti da Canella suddivisa in tre parti principali; nella prima parte del libro l’autore ci presenta un quadro generale dello sviluppo dell’architettura italiana tra la seconda parte dell’Ottocento e il secondo Dopoguerra; la seconda e la terza parte invece, presenta una descrizione biografica di quattordici architetti “simbolo” dell’architettura italiana di quei anni, scelti dall’autore secondo la sua ottica di architetto progettista e di critico.

 

CAPITOLI

Parte Prima – Dal modernismo al razionalismo

  1. L’architettura del ferro e del mattone (1976)

Il concetto della “Città moderna” nasce in Italia soltanto nella metà dell’Ottocento, in parallelo con L’unità d’Italia e l’industrializzazione del Nord. In questo periodo, con l’aumento della produzione industriale, della  facilitazione del lavoro e della formazione di una nuova maestranza, si instaura il pensiero di un insediamento più razionalizzato, modernamente funzionale e non frammentario.

  1. La pittura del “Novecento” e l’architettura (2003)

L’architettura moderna italiana del Novecento può essere considerata come l’esito dell’incontro tra alcune istanze d’avanguardia futurista e l’esempio dell’architettura estera, come quella europea. L’arte , dunque, influenza fortemente l’architettura ma anche e soprattutto quella degli interni.

  1. Fascismo e razionalismo in Italia (1994)

L’architettura moderna italiana del periodo fascista è fortemente influenzata dall’deologia polittica. Infatti gli architetti più celebri come Giuseppe Terragni e Giuseppe Pagano aderirono al partito fascista con la speranza, condivisa con gli altri colleghi, di vedere l’architettura moderna come quella di Stato. Il Razionalismo italiano vive la realtà politica novecentesca divisa tra le idee fasciste e quelle antifasciste.

4.    Figura e funzione nell’architettura italiana dal dopoguerra agli anni Sessanta (1980)

La ricerca dell'innovazione architettonica in Italia fu stimolata dall'arretratezza rispetto all'Europa, che si trova con un passo in avanti, nel campo industriale, edilizio, eccetera durante il fascismo, comporta la richiesta da parte della committenza privata e pubblica di qualsiasi settore di diversi architetti che fecero crescere Italia dal punto di vista architettonico.

  

Parte Seconda – Tra le due guerre

  1. Antonio Sant’Elia (Como 1888 – Monfalcone 1916) – Antonio Sant’Elia e la tradizione lombarda (1983)

E’ difficile o forse improprio associare la poetica di Sant’Elia al movimento Futurista, ma è altrettanto difficile svalutare la caratura di morale rivolta al futuro che pervade tutta la sua opera matura. Negli anni precedenti e quelli dopo la Prima Guerra Mondiale si presumeva l’arrivo di un nuovo ordine che l’industrialismo avrebbe imposto alle contraddizioni delle città e che nei paesi più sviluppati d’europa aveva già preso piede: dalla Cité Industriel di Garnier alla Grossstadt di Wagner, mentre nei paesi più arrettrati, come Italia, acquisi solo aspetti scenografici.

Le opere di Sant’Elia si avvalgono di caratteri soggetti e specifici dell’architettura, pur con quelle inclinazioni e suggestioni critici simili a quelli dei primi futuristi, ma che si estende oltre il movimento futurista.

Il tma dominante nella poetica di Sant’Elia è un rapporto trainfrastrutturazione metropolitana e abitabilità fluida, una sorta di non-tema.

  1. Piero Portaluppi (Milano 1888 – 1967) - Un eroe del nostro tempo (2003)

Preside della Facoltà di architettura del Politecnico di Milano e docente del corso di composizione architettonica negli anni Cinquanta.

Un bravo disegnatore quasi come Tomaso Buzzi e dotato nella composizione tanto quanto Ponti, ha una personalità più incerta, riservata e anche orgogliosa che lo ha sempre frenato nel seguire i gusti innovativi a differenza di Ponti , curioso ad interpretare i nuovi gusti. Rimane a stretto contatto con diversi architetti neorazionalisti come Muzio, Ponti e Rogers sia come colleghi sia come collaboratori. Insieme a loro, con giudizio e filtro Art Nouveau, al modernismo rimanendo comunque un po’ diffidente e cauto rispetto ai giovani brillanti.

L’agnosticismo di Portaluppi portò alla formazione, nella scuola di milano, di diverse generazioni ndi razionalisti come Albini, Asnago e Vender, Bottoni, Figini, Pollini, Terragni, BBPR, Caccia Dominioni, Cattaneo, Magnaghi e Terzaghi, Zanuso e quelli dopo.

  1. Giuseppe de Finetti  (Milano 1892 – 1952) – Interrogativi ancora aperti su Giuseppe de Finetti architetto (1981)

L’architetto tutt’ora molto criticato ha influito molto sull’autore Canella come una sorte di “maestro a distanza”. De Finetti risulta mosso da un’innata inclinazione al realismo che lo induce a impostazioni progettuali differenti a seconda delle scale di intervento: dagli arredamenti interni alle parti di città. Egli lavora molto sul tema della ricostruzione di Milano nel dopoguerra dopo i bombardamenti.

  1. Giovanni Muzio (Milano 1893 – 1982) – Dalla biblioteca di Giovanni Muzio (1998)

Giovanni Muzio fu impegnato nella progettazione di edifici pubblici con una brillante capacità nell’uso del cotte e del suo derivato klinker, concludendo la sua carriera con la realizzazione del Palazzo Isimbardi.

Le opere come la piazza della Repubblica e il Palazzo della Triennarle conferiscono all’autore la cittadinanza nel Razionalismo lombardo. Nel costruire la città, Muzio riposta l’illusione che la classe dirigente possa tornare alla magnificienza dell’età neoclassica, la corrente da riscoprire e valorizzare. Nelle sue opere è evidente l’ispirazione nel motivo ad archi vuoti impiegati nel cortile dell’università Cattolica di Milano e nel convento dell’Angelica. Perdute le speranze di rivedere la tessitura neoclassica, Muzio si immedesima nel mimetismo bramantesco rassegnato a rimisurare il paesaggio urbano.

  1. Tomaso Buzzi  (Sondrio 1900 – Rapallo 1981) – Un “enfant terrible” tra gli architetti del Novecento milanese (2003)

Canella parla di Buzzi da ex studente di architettura avendolo avuto come docente di disegno al Politeclico di Milano. Egli ebbe una personalità autorevole, prestigiosa e severa. Buzzi concepì e costruì la città teatro a Scarzuola come personale interpretazione della città ideale. Egli pratica principalmente la progettazione delle villette, dei giardini e l’arredamento.

  1. Edoardo Persico (Napoli 1900 – Milano 1936) – Torino-Milano: inizi e trasgressione dell’architettura moderna in Italia attraverso Edoardo Persico (2003)

Lo sviluppo dell’architettura moderna avviene principalmente in due città italiane: Milano e Torino.

Persico, originario di Napoli, entra a contatto con le teorie antifasciste. Trascorre a torino il periodo più cupo della suo breve vita. A partire dagli anni Trenta del Novecento si occupa della redazione di “casabella”, dove ebbe un approcio figurativo iniziale nell’impaginazione graficacon l’aiuto di Marcello Ninoli (pittore – grafico). Insieme allestiscono mostre e realizzano negozi.

  1. Giuseppe Terragni (Meda 1904 – Como 1943) – Terragni, Persico e la retorica nel razionalismo italiano (1996)

La poetica di Terragni non è di facile interpretazione critica, in quanto la storia dell'architettura moderna italiana in quegli anni è stata notevole e Terragni stesso prese ispirazione da ideologie diverse e che vede la sua poetica tesa tra fede e militanza. Scorrendo le opere di Terragni si percepisce alternato variare, opera per opera, dei motivi di ispirazione dell'architetto Comasco . Nel periodo fascista, con la Casa del Fascio, la tecnica compositiva di Terragni e ormai evoluta: dove per la prima volta viene impiegato il grande telaio che coinvolge il chiaroscuro degli Interni e la luce naturale dall'alto. In caso di Terragni la composizione non progredisce dalla pianta, ma da un gioco di incastri sovrapposizione e sottrazione di volumi che da un integrità propria alla struttura.

  

Parte Terza – La revisione del dopoguerra

  1. Ernesto Nathan Rogers – Per Ernesto Nathan Rogers (1984)

Durante le due guerre del Novecento pratica nel gruppo BBPR. Docente per un breve periodo al Politecnico di Milano. Importante esponente del movimento moderno.

  1. Giuseppe Samonà (Palermo 1898 – Roma 1983) – Progettare per Saggi (2002)

Giuseppe Samonà viene presentato come un grande saggista delle diverse generazioni di architetti che hanno operato prima e dopo la seconda guerra.

Egli viene definito una saggista non soltanto per gli innumerevoli scritti prodotti ma anche per il suo procedere compositivo, proprio nel suo eclettismo assume una valenza saggistica.

  1. Mario Ridolfi (Roma 1904 – Marmore 1984) - Mario Ridolfi e la cultura italiana nel secondo dopoguerra: Ridolfie Milano (2004)

Il razionalismo di Ridolfi emerge soprattutto nella realizzazione dell'abitazione Borghese. Ne è un esempio le due palazzine romane in Villa Massimo in via San Valentino, realizzate negli anni 30 .

Anche Ridolfi ha un periodo in cui predomina la matrice classica. Cio’ si vede dai progetti di chiesa al concorso di Messina, ma egli preferisce di gran lunga il tema pubblico e collettivo come il palazzo postale in Piazza Bologna a Roma e concorsi come la civiltà italiana, forze armate, e i palazzi del Littorio in cui si nota il distacco dal classicismo e la volontà del progredire nel modernismo.

  1. Ignazio Gardella (Milano 1905 -1999) – Ignazio Gardella: le figure e le città (1999)

Gardella compie studi classici e si laurea in ingegneria.

L'esordio pubblico di Gardella avviene con la ristrutturazione del Teatro Sociale di Busto Arsizio.

l'architettura di Gardella non segue gli standard convenzionali del funzionalismo ma hanno una propria autonomia figurativa. Nell'architettura di Gardella Persico vede una particolare via italiana al Razionalismo, poiché il Razionalismo italiano compie un percorso notevolmente anomalo rispetto a quello centreuropeo.

  1. Franco Albini (Robbiate 1905 – Milano 1977) – Franco Albini nel singolare percorso del razionalismo italiano (2007)

Albini ha uno stile lineare nella progettazione di esposizioni, mostre, negozi, arredamenti. Questo stile lineare passa a quello plastico quando Albini decidi di usare i tessuti non solo come rivestimenti, ma ormai per modellare l'ambiente. Riesce a superare la difficoltà della progettazione degli edifici quando si trova libero del rispetto del contenitore e riesce finalmente fare una sintesi tra forma luce e colore.

  1. Carlo De Carli (Milano 1910 – 1999)  – Il cantiere lombardo del moderno (1996)

Decarli sì dedica al design degli interni producendo un grande numero di mobili moderni.

La modernità di Decarli impressa nell'architettura si nota perfettamente nel teatro Sant’Erasmo: l'ottagono di partenza passa per un allargamento vibrato che richiama Aalto o certo empirismo nordico, per poi concludersi teso in spazio aerodinamico. Si distacca dal naturalismo per incorporare l'artificiale organicità.

  1. Marcello D’Olivo – Marcello D’Olivo nella diffusione del moderno (1998)