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titolo

LA CONCEZIONE STRUTTURALE: INGEGNERIA E ARCHITETTURA IN ITALIA NEGLI ANNI CINQUANTA E SESSANTA

editore

ALLEMANDI & C

luogo

TORINO

anno

2012

 

 

lingua

ITALIANO

 

 

 

Argomento e tematiche affrontate

Descrizione: Descrizione: http://ecx.images-amazon.com/images/I/51cyzu4dwlL._SX344_BO1,204,203,200_.jpg

Gli anni Cinquanta e Sessanta del Novecento rappresentano per l’Italia una fase di dirompente sviluppo economico e produttivo, talmente rapido e radicale che storici ed economisti utilizzarono l’espressione “boom economico” per definire quell’arco di tempo in cui il nostro Paese completò la sua modernizzazione, trasformandosi in una delle prime potenze industriali. Tutti i  settori furono interessati da significativi interventi di riorganizzazione della produzione e l’industria italiana arrivò persino a guadagnarsi il primato mondiale per l’eccellenza della sintesi tra design e tecnologia nella realizzazione di prodotti di alta qualità. Anche il settore dell’edilizia conobbe una forte crescita, divenendo - assieme a quello automobilistico- trainante per l’indotto generato.

Un “intreccio virtuoso di architettura e ingegneria” connota in modo significativo la progettazione e la costruzione di edifici che rappresentano oggi emblematici monumento alla storia e alla cultura di quegli anni. Sono gli anni dell' ENI di Mattei, della Olivetti, della Fiat, della Pirelli di Castellani, della Alfa Romeo di Luraghi; città come Torino, Ivrea, Milano, Roma, New York, Montreal, San Paolo e Buenos Aires diventano palcoscenico di una feconda stagione di sperimentazioni nel campo delle tecniche costruttive e delle figure strutturali.

 

  

Giudizio Complessivo: 6 (scala 1-10)

Scheda compilata da: Alberto Ghezzi

Corso di Architettura e Composizione Architettonica 2 a.a.2015/2016

 

Descrizione: Descrizione: Desideri-

 

Professore ordinario di Progettazione Architettonica presso la Facoltà di Architettura di Roma 3, é stato visiting professor e visiting critic presso numerose scuole di architettura europee e nord americane. Svolge intensa attività saggistico – scientifica, i suoi testi sono pubblicati sulle principali testate specialistiche di settore. Tra i progetti realizzati vanno ricordati la Nuova Stazione Alta Velocità di Roma Tiburtina (2011); il nuovo auditorium Parco della Musica di Firenze (2011); le stazioni della metropolitana di Roma linea B1 (2012); il restauro e l' ampliamento del Palazzo delle Esposizioni di Roma (2007); il restauro e l' ampliamento del Museo Archeologico di Reggio Calabria, in fase di realizzazione.

 

Paolo Desideri

 

Contenuto

Il testo nasce da un accurato lavoro su documenti e disegni inediti  di noti studiosi e di giovani ricercatori dei Politecnici di Torino e Milano, dell' Università di Udine, di Roma 3 e dello IUAV di Venezia; ne emerge il quadro affascinante di un tempo in cui straordinari professionisti hanno saputo innestare l’umanesimo liberale nell’economia sociale dell’impresa e , creando opere pregevoli, hanno affermato l’eccellenza italiana nel mondo.

 

CAPITOLI

Capitolo 1: Tra etica e scienza, tra libertà e organizzazione

Il dibattito sul rapporto tra ingegneria e architettura, storia della tecnologia e il conseguente affermarsi del pensiero tecnologico rispetto a quello sociologico solleva diverse questioni che necessitano di un chiarimento.

Un principale problema è quello di rivalutare i decenni precedenti alla fine della seconda guerra mondiale; in particolare Sergio Poretti e alcuni testi di Alessandro de Magistris confermano l' importanza degli anni ‘30 del XX Secolo in campo architettonico e strutturale.

Un ulteriore problema è rappresentato dalla dissimmetria tra ingegneri e architetti nel dopoguerra: una dissimmetria sociale che affonda le sue radici nella verità scientifica e nella razionalità che si è rinforzata alla fine del secondo conflitto mondiale.

Un terzo problema è quello della spazialità del cantiere come realtà sociale e urbana e non come luogo separato governato da proprie regole e norme sociali; il cantiere è lo spazio di un' innovazione tecnologica, sociale e culturale.

Il testo affronta la lettura di due diversi aspetti dell' idea di innovazione strutturale, delineata nei saggi di De Ambrosis e di Pettini e che trova forma nelle città argentine.

Alberto Bologna e Sorace affrontano le molteplici sfaccettature dei temi e le  complessità organizzative e strutturali. In questa analisi si confrontano due tipi di approccio: uno  intuitivo, basato sull’ uso di modelli, l’altro  deduttivo, fondato sulle possibilità di calcoli per progettare le strutture.

L' ultima parte del libro affronta il complesso legame tra etica del lavoro e ricerca nel campo cantieristico. In questi anni i grandi protagonisti dell' architettura, tra cui Nervi e Bartoli, ricorrono a una vasta gamma di strumenti di propaganda, tra cui congressi, libri, mostre, conferenze ed interviste per rafforzare la propria fama.

Alcuni illustri saggisti, tra cui Poretti, Pogacnick e De Magistris cercano, di esplorare la storia del cantiere come un luogo simbolico di negoziazione sociale, un calderone di culture e di conoscenze che, attraverso la tecnica, prendono vita nella costruzione.

 

  

Capitolo 2: L’ estetica dell' impersonale

Grazie ad un approccio rivoluzionario alla ricerca strutturale, nel secondo dopoguerra il cemento armato ha iniziato ad essere considerato un materiale plastico, abbandonando quindi le geometrie lineari; gusci a forma di conchiglia, strutture snelle e forme piegate o ondulate cominciarono a suscitare interesse nel campo architettonico ed ingegneristico.

Negli anni 1950 e 1960 la storia dell' architettura giunge ad un punto di svolta cruciale, infatti come Giedion Sigfried ha ipotizzato nei suoi famosi saggi, tra cui “Bauen in Frankreich”, ingegneria e architettura trovano finalmente un punto di incontro.

Pier Luigi Nervi è convinto che esistano regole e leggi fisiche insovvertibili in quanto sono frutto di uno studio attento della natura e delle regole che la governano; tuttavia un' architettura dettata solo da regole e norme imposte è paragonabile ad un processo di stampaggio industriale, in cui la forma e la funzione prevalgono sull' estetica. Lo studio di un' architettura spontanea e vernacolare, dimostra l' interesse della collettività nella creazione di un luogo funzionale e a misura d' uomo rispetto ad uno spazio progettato con regole fisiche, ma che non crea legami e spazi sociali.

Nel secondo dopoguerra, lo studio incentrato su nuove strutture come membrane iperstatiche e cementi precompressi abbisogna di appositi spazi come laboratori dotati di strumentazione innovative, poiché il nuovo metodo di progettazione si discosta dalla scienza delle costruzioni tradizionale, dettata principalmente da un approccio matematico.

In ambito di ricerca e di manualistica, verso la fine degli anni ‘50 si sviluppa in Europa una nuova corrente volta a descrivere ed insegnare queste nuove tecniche di costruzione, con il contributo importante di Fred Ungerer e di Curt Siegel nella manualistica sulla progettazione e di ingegneri italiani come  Pizzetti e Zorgno. Inoltre gli atlanti architettonici dello IUAV forniscono un quadro differenziato sulle principali tecniche e modelli architettonici del boom economico italiano.

Il ponte sullo Stretto di Messina ha rappresentato a tale proposito la più alta ambizione ingegneristica italiana, nonostante lo stallo nei decenni successivi in seguito al fallimento della gara d' appalto nel 1969.

L' indagine pubblicata su “Casabella” nel 1961, volta a fare il punto della situazione sulla ricerca architettonica quindici anni dopo la fine della guerra, ci offre un quadro in cui il dibattito architettonico è improntato alla ricerca strutturale come ponte tra ingegneria e architettura,  orientamento  affermato in precedenza da Carlo Aymonyno. All' interno di questo dibattito compare anche la valorizzazione delle tecniche costruttive in rapporto alla struttura dell' edificio, in tale prospettiva non si potrà realizzare alcuna innovazione se la tecnica di progettazione e di costruzione rimarrà legata alla tradizione.

  

Capitolo 3:  Costruzione e progetto nelle opere di Angelo Mangiarotti, Bruno Morassutti e Aldo Favini

I progetti realizzati in collaborazione da Angelo Mangiarotti, Bruno Morassutti e Aldo Favini sono espressione di grande qualità in termini di specializzazione tipologica degli edifici, di separazione e ripetibilità degli elementi che li compongono, di forma architettonica, di prefabbricazione come metodo di progettazione architettonica e di iterazione del processo sulla configurazione della forma di un edificio. Il lavoro d’equipe dei tre architetti richiama un modello di collaborazione tipicamente italiano nell' ambito della ricostruzione post bellica; in particolare è quanto accaduto nella città di Milano, Torino, Roma.

Le diverse esperienze italiane nelle grandi città mostrano quanto sia cambiato l' uso dei materiali e la pratica strutturale nella ricostruzione rispetto agli anni che precedono la guerra; questo può essere considerato come un importante passaggio dalla tradizione artigianale del prodotto all' industrial design. La pratica architettonica si trasforma: dal cantiere in sito si passa a una produzione industrializzata di elementi più o meno finiti posati in opera da maestranze sempre più specializzate; tale sistema genera una distribuzione delle competenze e una stretta collaborazione tra elementi strutturali e di finitura, quindi tra ingegneri e architetti.

Descrizione: Descrizione: Cap3

 

  

Capitolo 4:  Tecnica e architettura industriale: il cantiere Olivetti, due possibili protagonisti, alcune riflessioni

La sperimentazione strutturale nella progettazione di architettura industriale è evidente in un gran numero di progetti per l' industria di Adriano Olivetti, i suoi stabilimenti infatti possono essere pensati come un catalogo di progetti e gli architetti  hanno l’opportunità di sperimentare nuove tecniche di costruzione e  approcci tecnici diversificati che inevitabilmente rivoluzionano il panorama delle architetture industriali.

Il mondo architettonico olivettiano - non solo ad Ivrea, la sede principale- non è comunque la realizzazione di una nuova cultura architettonica, ma è caratterizzato da un' architettura autonoma, con una grande forza intrinseca a livello di progettazione strutturale e di realizzazione di spazi sociali, che diventa protagonista nella ricostruzione post bellica italiana e mondiale. Le Edizioni di Comunità, pubblicazioni interne e non al mondo industriale della fabbrica, testimoniano l' importanza attribuita alla cultura nel mondo industriale olivettiano,  assieme a valori quali la famiglia, la fratellanza e la  dimensione comunitaria della vita.

Tra gli illustri progettisti che parteciparono alla costruzione degli stabilimenti Olivetti in Italia e nel mondo emergono le figure di Antonio Migliasso e Roberto Guiducci. Migliasso è un ingegnere strutturale laureato al Politecnico di Torino; a partire dagli anni 50, egli ha lavorato esclusivamente sui calcoli per la progettazione e realizzazione delle strutture in cemento armato precompresso per gli edifici della Olivetti. Guiducci, laureato in Ingegneria al Politecnico di Milano, si dedica all' organizzazione dei vari masterplan e degli impianti urbanistici. Entrambi gli architetti sono impegnati nel dibattito politico e architettonico legato all' innovazione dell' azienda. Migliasso successivamente diventerà un membro del Consiglio di Pianificazione Urbana per la città di Ivrea, mentre Guiducci nel 1955 fonderà con Franco Fortini e Franco Momigliano la rivista sociale “Ragionamenti”.

Nel 1958 Guiducci fondò Tekne, una società di consulenza per servizi architettonici, che avrà modo di supervisionare importanti progetti per Olivetti, tra cui il centro di calcolo Olivetti di Rho , realizzato su disegno di Le Corbusier ed Emilio Aventino Tarpino. Nel 1968 è stato coinvolto nel Progetto Residenziale Orientale per la città di Ivrea con Igino Cappai e Pietro Mainardis, in funzione del quale ha esaminato la possibilità di utilizzare elementi prefabbricati per le strutture e le fondazioni. Lo studio affrontato sulle strutture prefabbricate ha posto le basi per la progettazione dell' ampliamento della città di Romano Canavese, permettendo l' insediamento di nuovi operai.

La collaborazione di Antonio Migliasso con Galardi ha dato la possibilità di ampliare gli orizzonti e spostare l' interesse del progettista anche al di fuori dalla città di Ivrea; a tale proposito vanno menzionati i progetti dell' impianto Marxer di Loranzè e della Camera di Commercio di Torino, quest’ultimo nato dalla collaborazione di Mollino, Graffi e Galardi  tra il 1964 e il 1973. Questi progetti hanno permesso a Migliasso di affinarsi nella realizzazione di strutture complesse e di mettere a punto un maggiore controllo e una più accurata supervisione dello sviluppo e dell' esecuzione dei progetti. L' occasione di mettere in pratica le abilità acquisite giunge con la realizzazione della fabbrica Olivetti ad Harrisburg, in Pennsylvania, su disegno di Louis Khan. Il metodo americano di costruzione che unisce gli aspetti tecnici al design architettonico ha entusiasmato Migliasso al punto da spingerlo a collaborare con una società italiana di ricerca strutturale denominata Sertec nella ricerca e realizzazione di tecniche e tecnologie architettonico-ingegneristiche innovative.

 

Capitolo 5:  Progettazione industriale e committenza in Lombardia tra gli anni Cinquanta e Sessanta. Tra scienza e poesia: aspirazioni tecnologiche e sperimentazioni strutturali all' insegna di un nuovo umanesimo liberale

Lo studio delle forme architettoniche industriali nel secondo dopoguerra trova spazio soprattutto in Lombardia, dove si è creata la condizione ideale per sperimentare un nuovo linguaggio architettonico al fine di fornire una nuova immagine agli impianti industriali e dotarli dei migliori servizi. Architetti e ingegneri, assieme alle più importanti imprese edili del dopoguerra ( Bonomi e Vecchi, Lodigiani, Brenta Castelli, MBN Meregaglia, Guffanti, Borio Mangiarotti, Morganti, Sicop, Sepi, Romagnoli, Bertani e Boselli) hanno posto le basi per le esperienze che si sono affermate in quegli anni, sia in settori specifici di produzione industriale che nella creazione di sedi all' avanguardia per uffici e sponsorizzazioni di strutture in uso ancora oggi firmate da grandi nomi dell' architettura, tra cui Gardella, Ponti, BBPR, Bacigalupo-Ratti, Nizzoli-Olivieri, Mattioni, Soncini, Caccia Dominioni, Magistretti, The Latis, Mangiarotti-Morassutti, Zanuso, Minoletti, Rosselli, Malaguzzi Valeri, Forti, Vittoria, Ghò, Gnecchi Ruscon.

L' universo ingegneristico e strutturale legato alla tradizione del cemento armato ha generato infrastrutture e grandi esperimenti di edifici innovativi da nord a sud del Paese. Grazie a Nervi,Morandi, Musmeci e altri illustri nomi dell' allora panorama architettonico, è stato possibile realizzare ardite infrastrutture che collegano tutt' oggi in nostro paese. Nel panorama internazionale compaiono nomi tra cui Edoardo Torroya e Pietro Belluschi, ispirati dalla cultura americana del MIT.

La Lombardia accoglie un gran numero di impianti industriali significativamente innovativi sia dal punto di vista strutturale che gestionale; ricordiamo ad esempio lo stabilimento Alfa Romeo ad Arese, l' Eni-Snam Progetti e gli edifici per la sede dell' IBM. Tra le personalità illustri del periodo spicca quella dell' Ing. Valtollina, chiamato alla progettazione di oltre 40 stabilimenti industriali delle Gomme Pirelli.

 

 

Capitolo 6:  Il vocabolario strutturale di Carlo Mollino tra gli anni Cinquanta e Sessanta

Gli anni 1958-1959 hanno rappresentato una svolta importante nel vocabolario strutturale di Carlo Mollino. Questo architetto italiano ha manifestato un grande interesse per le strutture metalliche, a partire da quelle degli anni '30 che sono state fonte di ispirazione per i suoi primi progetti, tra cui quello per la "Federazione Agricoltori di Cuneo" e quello per la copertura del Teatro Regio di Torino, sviluppato da Sergio Musmeci e non realizzato. Tra il 1945 e il 1956, Mollino si è concentrato principalmente sugli elementi di resistenza per le strutture a sbalzo; ma dalla seconda metà del 1950 si è focalizzato su strutture spaziali, tra cui nidi d' ape, strutture spaziali a guscio, strutture sospese. E’ in questa fase che l' architetto ha progettato per la città di Torino il tetto del Teatro Regio con un guscio sottile e la struttura sospesa per la Camera di Commercio, realizzata grazie ad un sistema di tensionamento radiale studiato insieme a Antonio Migliasso.

Carlo Mollino ha collaborato per diversi anni con l' Ufficio di Progettazione delle Industrie Olivetti; inoltre, tra il 1962 e il 1964, ha progettato  il Laboratorio Farmaceutico Marxer di Loranzè, nel Canavese, insieme ad Alberto Galardi. Nel 1960 l' architetto è chiamato a progettare parte dell' ampliamento dello stabilimento Marzotto a Trissino, vicino a Vicenza. In collaborazione con Sergio Musmeci ha partecipato al concorso per il Palazzo del Lavoro di Torino.

La collaborazione con figure quali Sergio Musmeci, Alberto Galardi e Antonio Migliasso, ha portato Mollino ad una nuova fase della sua progettazione architettonica, inaugurata con il progetto del Palazzo del Lavoro in occasione della mostra “Italia 61”.

L' idea di Musmeci del tetto della sala principale del Teatro Regio di Torino, composta da acciaio e cemento armato, è stata poi abbandonata in favore di un tetto a paraboloide iperbolico in cemento armato, progettato dall' architetto catanese Felice Bertone.

 

   

Capitolo 7: Moretti e Nervi. Alcune considerazioni sul disegno della Stock Exchange Tower a Montreal (1960-65)

La Stock Exchange Tower di Montreal, progettata da Luigi Moretti e Pier Luigi Nervi, è l' unico edificio realizzato di un grande complesso denominato Place Victoria che avrebbe dovuto comprendere tre torri di uffici edificati in un’ area strategica della città. Recentemente diversi studi hanno approfondito alcuni aspetti tecnici e tecnologici della costruzione canadese, grazie all’analisi dei bozzetti di Nervi e  Moretti e delle questioni formali della costruzione.

Per la realizzazione di questo grande progetto è stata attivata un’imponente macchina finanziaria, sostenuta da sponsor italiani e da banche canadesi. L' ambizioso progetto degli architetti ha fin da subito incuriosito le amministrazioni, poiché l' utilizzo del cemento armato rinforzato per un simile edificio era alquanto insolito. Questo, almeno inizialmente, ha reso famoso il progetto degli architetti italiani che hanno collaborato per la realizzazione della torre con entità locali del calibro di Greenspoon.

Tra i problemi più significativi della città di Montreal vanno segnalati gli aspetti sismici e le grandi escursioni termiche, inoltre l' incidenza del vento esige un' attenta analisi dei rischi strutturali per gli edifici più alti. Durante le prime riunioni di coordinamento tenutesi nel 1961, il dibattito fu incentrato sui principali aspetti tecnici, urbanistici e architettonici; la stesura di una prima bozza fu completata tra Febbraio e Luglio.

Fin da subito, la progettazione è avvenuta in modo distinto tra i due Studi: Moretti ipotizzava la creazione di tre torri di 51 piani ciascuna, con una sorta di piano seminterrato molto complesso; il tessuto urbano si presentava quasi privo di soluzioni tecniche, con un aspetto che si discostava dai soliti grattacieli prismatici. Lo studio Nervi invece fin dai primi schizzi focalizzava l’ attenzione su torri quadrate sostenute da quattro pilastri angolari molto massicci e con un nucleo centrale costituito da due travi poste in modo incrociato.

Il 22 settembre 1961 è stato presentato il più grande complesso di uffici di tutto il mondo: la prima delle due torri, quella che ospita la Borsa e le altre aziende di prestigio, verrà inaugurata nel 1964; le altre torri, in seguito ad un drastico taglio dei fondi, non verranno mai realizzate. La torre, con i suoi 190 m, è l' edificio in cemento armato più alto del mondo. La mancata realizzazione delle altre torri è dovuta principalmente all' antieconomicità del progetto; Moretti ha più volte aspramente discusso in merito con le maestranze e le dirigenze canadesi che espressero la volontà di un cambiamento del progetto in corso d' opera, proposta rifiutata dal progettista.

 

 

Descrizione: Descrizione: Cap7

 

  

Capitolo 8:  Una forte amicizia, una casa esile: Pier Luigi Nervi e Lina Bo Bardi

Anche se le connessioni tra Pier Luigi Nervi e il Sud America potrebbero essere considerate come un aspetto secondario di tutta la strategia progettuale dell' architetto, furono l' occasione per presentare al mondo il suo metodo di progettazione e di realizzazione delle opere, inoltre permisero a Nervi di immettersi sul mercato degli incarichi internazionali. Nel 1950 Nervi riceve una laurea ad Honoris Causa dalla Facoltà di Architettura di Buenos Aires e, contestualmente, ha avuto l' incarico di tenere un ciclo di lezioni presso tale università, pubblicato poi con il titolo di "El Lenguaje Arquitectonico", che avrà il compito di riscattare l' immagine dell' architettura italiana all' estero.

Da un punto di vista professionale, quello in Sud America è stato un viaggio fruttuoso: in questa occasione fu presentato il progetto per uno stadio da 150 000 posti a sedere a Rio de Janeiro (1946) e di un grande Hangar per l' aeroporto di Buenos Aires (1948-1951).

La prova del grande interesse di Nervi per gli scenari architettonici brasiliani ed argentini è data da una serie di ulteriori progetti e di corrispondenze scambiate con Enti sudamericani, documenti conservati al CSAC di Parma e presso il Fondo Pier Luigi Nervi di Roma. A San Paolo nasce una collaborazione con Lina Bo per la consulenza nella progettazione di numerosi edifici (tra cui la Casa di Vetro, l' edificio per i Diarios Associatos e il complesso Taba Guaiananses). Nel 1951 a Nervi fu assegnato il "Prix pour l' éntrager non résidant au Brasil" da una giuria presieduta da Siegfried Giedion. Nella sua carriera si recherà spesso in Sud America, dove aprirà uno studio insieme a Lina Bo e suo figlio Mauro.

Nella fase di collaborazione con Lina Bo, Nervi si rende realmente conto delle condizioni industriali in cui si trovava il Brasile,  la tecnica del cemento armato non era praticamente contemplata. Il compromesso delle architetture di Lina Bo era incarnato da un forte legame con la natura. Nonostante queste difficili controversie Nervi, grazie ai suoi 848 brevetti, progetti di design e consulenze architettoniche, ha incarnato pienamente l' immagine vivente del boom economico italiano all' estero.

 

   

Capitolo 9:  L'altra torre. Concezione strutturale, architettura e città nell' edificio in corso Francia a Torino (BBPR; Gian Franco Fasana e Giulio Pizzetti: 1955-1959)

La torre in Corso Francia a Torino (1955-1959), costruita per conto di Reale Mutua dei BBPR,  è sempre stata considerata "l' altra torre" rispetto alla più conosciuta Torre Velasca a Milano (1950-1957); tuttavia i due edifici sono indissolubilmente legati dall' approccio che essi hanno con il tessuto consolidato della città. Come descritto su “Casabella-Continuità” e successivamente in un articolo apparso su “The Architectural Review”, i due edifici sono accomunati da una ricerca sull' interpretazione del significato poetico che assumono in un tessuto consolidato. Nel caso dell' edificio di Torino appare significativa l' attenzione a particolari tipici del luogo come un clima più freddo e la relazione con il sistema di portici presente nel nucleo cittadino storico.

La torre della Reale Mutua è uno degli esempi più raffinati ed interessanti per quanto riguarda l' omogeneità di un' opera architettonica a livello strutturale, architettonico, immobiliare e gestionale. Il progetto è frutto della collaborazione dei BBPR con l' ingegnere strutturale Giulio Pizzetti e con Giorgio Rigotti, che ha avuto il compito con il suo team di stilare un nuovo masterplan urbano delle aree circostanti.

La struttura è l'elemento unitario dell'edificio: i pilastri che sostengono la parte sul primo piano trasmettono il carico dal primo al piano terra, mediante un piano inclinato che è stato progettato per dividere la componente diagonale delle sollecitazioni assiali. Nella parte alta della costruzione, le colonne che sporgono da 1,20 m dal secondo piano infine uniscono la struttura al tetto, creando così un sistema omogeneo. La concezione strutturale dell' edificio è, proprio come qualsiasi altro elemento del progetto architettonico, una questione di responsabilità: far finta che non sia così è solo un'illusione.

 

  

Capitolo 10:  Myron Goldsmith e l' Italia (1953 -1955)

A partire dall' autunno del 1953, Myron Goldsmith trascorse due anni in Italia grazie ad una borsa di studio per meriti scientifici dopo aver conseguito una laurea e un master all' Illinois Institute of Technology e aver lavorato per 8 anni presso lo studio di Mies Van der Rohe a Chicago. Il suo obiettivo era quello di seguire le lezioni di Pier Luigi Nervi alla facoltà di Architettura di Roma e successivamente proseguire la sua ricerca sulle strutture a grandi luci iniziata con lo studio per la tesi di laurea. Durante il suo soggiorno romano, Goldsmith riceve una lettera dallo studio di Mies Van der Rohe, il quale aveva ricevuto l' incarico di progettare un grattacielo per la società Seagram in Park Avenue e pertanto lo prega di tornare negli USA e collaborare con lui per lo sviluppo delle strutture. Anche se la proposta era allettante, Goldsmith si trova a rifiutare l' offerta di lavoro, in quanto le lezioni di Nervi e il frizzante ambiente architettonico romano ha dato la possibilità all' architetto di raccogliere molto materiale didattico e di ricerca da riproporre agli studenti dell' IIT e gli ha permesso di conoscere grandi protagonisti dell' architettura italiana, tra cui Sergio Musmeci e Riccardo Morandi.

In questi anni è chiamato a  collaborare ad alcuni grandi progetti, tra cui il Ponte Garibaldi sul fiume Tevere di Carlo Cestelli-Guidi e il Velodromo per le Olimpiadi di Roma del 1960.

Capitolo 11: Circostanze e fortune internazionali dell' ingegneria italiana

Un importante articolo, pubblicato su "Architectural Review" nel 1960, sottolinea quanto la rivoluzione ingegneristica italiana sia avvenuta in un ambiente particolarmente favorevole sia interno al paese che a livello internazionale.

La cultura strutturale italiana si è posta l' obiettivo di esplorare le potenzialità del cemento armato - ardite tensostrutture, strutture pneumatiche, strutture in acciaio e calcestruzzo- e di valorizzare l' inventiva e la competenza strutturale degli ingegneri; di fondamentale importanza in questo campo è stato il libro "Strukturformen der Modernen Arkitektur" di Curt Siegel, tradotto in diverse lingue.

Il rapporto tra ingegneria e architettura in questo periodo viene espresso dall' applicazione delle lezioni di Danusso e Colonnetti nelle opere di architetti ed ingegneri come Nervi, Morandi, Cestelli Guidi, Zorzi, Musmeci e anche Pizzetti, Favini, de Miranda e Valtolina.

Sulle riviste specializzate compaiono capolavori come il Palazzo delle Esposizioni di Torino, l' Area per le Olimpiadi di Roma, grandi infrastrutture come l' autostrada del Sole insieme a grandi progetti internazionali come il Kongresshalle a Berlino e la Torre della televisione a Stoccarda.

Nel 1964 al Museo MoMA di New York viene organizzata un' esposizione di architettura che propone le opere dei più importanti architetti e ingegneri internazionali del XX secolo come Candela, Arup, Lafaille, Sarger, Severud, Tedesko affiancati a Morandi e Nervi.

All' indomani della Seconda guerra Mondiale l' America Latina e l' Argentina furono terreni fertili per accogliere importanti figure dell' architettura italiana, tra cui Pier Luigi Nervi, in particolare per le normative vigenti, la forza lavoro presente sul territorio, la rapida crescita economica ed un altrettanto importante sviluppo tecnologico. In collaborazione con Pizzetti e con Enti locali del ramo edilizio, Nervi pubblica "EL Lenguaje Arquitectonico", un testo che raccoglie tutte le sue lezioni tenute alla Facoltà di Architettura di Buenos Aires. Il grande successo di queste lezioni ha portato alla ribalta la figura dell' imprenditore italiano a livello mondiale, come testimoniano le partnership internazionali tra la Società Olivetti e Marco Zanuso oppure le grandi infrastrutture europee che caratterizzano l' opera di Fabrizio de Miranda.

Nell' Europa Orientale si comincia a discutere dell' approccio strutturale all' architettura e il dibattito si estende a riviste del settore, tra cui Arkitectura, Projkt, Deutsche Architektur, Arkitectura i urbanizm, Casabella, Domus e Zodiac. Nel 1961, a seguito di alcune lezioni tenute al Politecnico di Varsavia, a Nervi viene conferita la Laurea ad Honoris Causa. In questo periodo storico quindi anche l' Europa dell' est si avvicina al dibattito architettonico europeo, studiando i rapporti che si instaurano tra ingegneria e architettura. Anche la Russia, dopo la caduta di Stalin, si trova ad affrontare la questione strutturale invitando Franco Levi e Riccardo Morandi a discutere dello sviluppo del cemento armato in seguito al contributo di organizzazioni internazionali come la Fédération Internationale de la Précontrainte e la Comité Eurointernational du Bèton.

La lezione di Nervi ha dimostrato di essere efficace nella progettazione dell' architettura industriale di grandi dimensioni nonché delle strutture sportive e sociali, interpretando le caratteristiche specifiche del settore delle costruzioni sovietiche e tipologie architettoniche presenti sul territorio russo.

Capitolo 12: Ascesa e declino della Scuola italiana di ingegneria

Negli anni 50 e 60 del XX secolo, l' Italia ha avuto molte possibilità di costruire grandi infrastrutture ottenendo l' attenzione internazionale: la ricostruzione dei ponti distrutti durante il conflitto, l' Autostrada del Sole, i Giochi Olimpici del 1960 a Roma, il centesimo anniversario dell'Unità d' Italia nel 1961 a Torino.  Questo successo italiano ha generato una vera e propria scuola di ingegneria strutturale.

L’eccellenza dell' ingegneria italiana è frutto di una lunga sperimentazione iniziata con l' avvento del cemento armato, che è stato a lungo utilizzato per lo studio e la realizzazione di grandi infrastrutture grazie a Camillo Guidi e Silvio Canevazzi in un primo momento e ad Arturo Danusso e Gustavo Colonnetti in seguito. Questi architetti hanno collaborato a stretto contatto con i più importanti agenti italiani per il sistema Hennebique e successivamente con una generazione di architetti particolarmente produttivi, tra cui Nervi.

Danusso, teorico e designer, ha creato "Prove modelli e Costruzioni", un laboratorio per calcolare e valutare le strutture attivo al Politecnico di Milano nel 1931. Fu realizzato in questo contesto il primo modello dell' Hangar Aeronautico di Orvieto.

Il "Sistema Nervi" è il risultato di uno studio realizzato dall' ingegnere e dalla sua impresa edile che aveva lo scopo di eliminare le costose opere di casseformi rispettando la natura del materiale impiegato. Questo sistema si basava sulla prefabbricazione degli elementi strutturali e sull' uso di ferrocemento.

Perfezionata nel corso molteplici esperienze minori, la tecnica era perfetta per grandi coperture con una superficie leggermente corrugata o nervata, praticamente una rilettura originale della volta esile; successivamente è diventato il marchio tipico di Nervi nelle sue opere architettoniche più mature.

Un ulteriore passo in avanti sulla prefabbricazione strutturale è stato impresso dagli studi di Colonnetti, che divenne presidente del CNR (Centro Nazionale di Ricerca) e da giovani architetti ed ingegneri tra cui Zorzi, Musmeci, Carè e Giannelli, Galli e Franciosi. L' Autostrada del Sole, con il suo elevato numero di ponti e di viadotti, divenne il teatro in cui sono state messe in scena le diverse personalità della scuola italiana.

Nel frattempo Nervi è chiamato a realizzare il Palazzetto dello sport per le Olimpiadi di Roma del 1960 con l' impresa Bartoli. Morandi intanto, seguendo un percorso molto complesso, ha sviluppato uno stile architettonico unico e lo studio sempre più appassionato ha portato alla realizzazione di strutture sempre più leggere che trovano il culmine nella realizzazione del Ponte sulla Laguna di Maracaibo in Venezuela. Lo stesso processo architettonico e la stessa tecnica ingegneristica verranno poi applicate nella realizzazione del ponte Polcevera a Genova e al Viadotto della Magliana, nonchè negli hangar dell' aeroporto di Roma Fiumicino. Il brusco cambiamento dell' industria e della richiesta internazionale ha portato ad un lento ma inesorabile declino dell' architettura italiana e dei suoi esponenti, che faticano a confrontarsi con le committenze europee. La generazione di Nervi, Morandi, Musmeci, Zorzi, ha lasciato un'eredità di opere di alta qualità, ma non ci sono eredi che potrebbero continuare quello che è stato fatto fino ad allora.

Descrizione: Descrizione: Cap12

Capitolo 13: L' apporto di Mario Salvadori nella carriera statunitense di Pier Luigi Nervi

La presentazione delle opere di Pier Luigi Nervi da parte di Salvadori ha contribuito sia a creare che promuovere la fama dell' architetto.

Tra il 1952 e il 1961 Nervi sviluppa il suo pensiero teorico attraverso lo studio degli edifici realizzati per mezzo della società di costruzione Nervi e Bartoli, al fine di farsi strada nel mondo accademico statunitense e di ottenere importanti incarichi in Nord America.

Salvadori ha contribuito alla diffusione dell' opera di Nervi a livello internazionale pubblicando disegni e opere su "Architectural Record" e traducendo in diverse lingue le conferenze e il libro "Costruire correttamente",  promuovendo insomma l' impegno teorico dell' architetto.

Nel 1957 Nervi ha fornito diverse consulenze progettuali per la struttura della chiesa di Saint Louis, la cui volta sottile in calcestruzzo armato è stata progettata da Weidlinger e da Salvadori. Successivamente affronta insieme a Marcel Breuer la costruzione della Chiesa di San Giovanni in Minnesota. Queste due opere segnano l' inizio di una stretta collaborazione con importanti e moderni studi di ingegneria statunitensi: Hellmuth, Obata, Kassabaum (HOK) e Weidlinger Associates.

Salvadori nel 1958 ha contribuito ad aprire la strada a Nervi per la progettazione della copertura del nuovo terminal portuale per la città di Manhattan; successivamente nel 1960  progetta due edifici nel New Hampshire  con volte costituite da elementi prefabbricati in ferrocemento brevettati in Italia.

Un ulteriore contributo da parte di Salvadori arriva nell’ Aprile del 1962 per il "Place Victoria" a Montreal: insieme a Panero e Weidlinger ha effettuato rilevi sismici sul terreno per la realizzazione del grattacielo su disegno di Moretti e di Nervi. Anche dopo la morte di Nervi, Salvadori continua a diffondere i principi base della progettazione statica e del funzionamento degli edifici. Nel 1980 pubblica "Why Building Stand Up". La collaborazione tra Nervi e Salvadori svela un capitolo importante nella storia delle connessioni tra la cultura italiana architettonica e ingegneristica nel dopoguerra italiano.

Capitolo 14: La Nervi & Bartoli spa (1947-1961). La creatività applicata all' industria delle costruzioni

Fino alla prima metà degli anni 70 l' edilizia era l' attività principale di Pier Luigi Nervi e della società da lui fondata. Al fine di mantenere la sua società in attivo, egli perpetua una continua ricerca di soluzioni innovative al fine di ridurre i costi mantenendo un esito formale e strutturale di altissimo livello e di ottima qualità costruttiva. Il percorso imprenditoriale di Nervi è da considerarsi parte integrante e fondamentale del processo di progettazione di ogni edificio, in quanto ha influenzato risultati e obiettivi.

Alla base dei lavori dell' architetto compare il connubio delle figure di progettista e di imprenditore edile legati indissolubilmente dal principio economico della società.

Nervi era un imprenditore in vero stile Shumpert nello sviluppo di una strategia di mercato, basata sulla realizzazione di un prodotto finale che unisce qualità ed economia, attraverso un sistema di gestione e di realizzazione che riguarda tutto il processo produttivo. Un importante vantaggio competitivo sui brevetti della Nervi e Bartoli nell' uso del ferrocemento e delle strutture prefabbricate ha portato l' azienda a grandi successi e gare d' appalto importanti, soprattutto nel campo delle assegnazioni pubbliche.

Due pilastri fondamentali nella filosofia dell' impresa Nervi e Bartoli sono stati l' innovazione tecnologica e l' organizzazione del lavoro, che hanno contribuito a realizzare il grande successo dell' azienda. L' impresa in pochi anni è diventata leader nel settore delle gare d' appalto pubbliche e nella realizzazione di opere infrastrutturali importanti. Nel decennio 1950-1960 la Nervi e Bartoli si occupa anche di gestione strategica dell' azienda, sviluppando innovative strategie di mercato e gestione delle risorse umane interne all' azienda stessa.

Capitolo 15: Analisi e accertamento strutturale del Palazzo del Lavoro di Torino

Il periodo  compreso tra il 1950 e il 1960 è stato particolarmente prolifico per l' attività di alcuni importanti architetti e progettisti strutturali. L' attività di Nervi ha raggiunto  fama mondiale grazie alle sue opere e alla formulazione dei principi di progettazione, tra cui la forma geometrica come primo passo di una concezione del sistema strutturale. La concezione strutturale degli edifici è approfondita dallo studio delle interazioni tra forma architettonica e forma strutturale, ottimizzando sia elementi dell' architettura come pilastri e travi, sia materiali dell' edilizia. Continua la sperimentazione sul calcestruzzo armato fino alla definitiva affermazione dell' uso dell' acciaio e del cemento armato precompresso per le soluzioni di grande luce.

Il Palazzo del Lavoro di Torino è una delle opere di fondamentale importanza per l' attività progettuale di Nervi, soprattutto se si pensa alle imponenti dimensioni ( 160 X 160 metri ) e alle conseguenti luci strutturali ( 40 metri ) nonché ai tempi di realizzazione di soli 16 mesi a cavallo tra il 1959 e il 1961.

La soluzione di Nervi consiste in una maglia di 16 colonne rinforzate di lunghezza variabile; ogni colonna sostiene una copertura in acciaio a forma di fungo con 16 raggi strutturali. I restanti elementi strutturali, tra cui le imponenti facciate continue, contribuiscono a rendere monumentale l’aspetto dell' edificio.

Capitolo 16: Riccardo Morandi per il V padiglione di Torino Esposizioni

Il contesto di inserimento del V Padiglione, edificio simbolo di Riccardo Morandi, è la città di Torino alla fine degli anni 50 del XX Secolo : intere aree destinate ad uso agricolo vengono convertite per creare alloggi per i lavoratori del Sud Italia attratti principalmente dalle grandi aziende del Nord, quali la Fiat, che si sono impegnate nel creare città-industria puntando su nuove attività per il tempo libero e nel promuovere l' interesse internazionale.

Riccardo Morandi, collaborando con la compagnia Fratelli Giovannetti, aveva approfondito i suoi studi sul cemento armato precompresso già prima della seconda guerra mondiale e, durante la ricostruzione, ha avuto la possibilità di progettare e costruire grandiose infrastrutture, soprattutto ponti.

A Torino Morandi si trova a collaborare con Gustavo Colonnetti, fondatore del Centro di Studio sugli Stati di Coazione Elastica, al quale si devono i più importanti studi teorici sul post-tensionamento, e con Vittorio Bonadè Bottino, capo dell' ufficio di ingegneria e progettazione di impianti industriali, delle strutture e degli alloggi sociali della città di Torino.

In vista delle celebrazioni del centenario sull' Unità d' Italia, la città di Torino cerca nuovi spazi di attrazione in quanto quelli già presenti, come il Salone Nobile di Pier Luigi Nervi, non sono sufficienti per accogliere i visitatori. Il V Padiglione nasce in un contesto estremamente complesso, ma che racchiude in sé una capacità attrattiva di grande valore, infatti viene installato vicino ad una zona dismessa nel Parco del Valentino in cui prima sorgevano piccoli padiglioni dell' esposizione universale del XIX Secolo e un laghetto di pattinaggio.

Secondo una ricerca svolta negli archivi dell' ex Servizio Costruzioni e Impianti Fiat, è stato l' ufficio di Bonadè Bottino a sviluppare le prime soluzioni architettoniche collaborando con Morandi per gli elementi precompressi: il tema è quello del fascio equilibrato con aste inclinate come nel cavalcavia sul Viale Olimpico a Roma. Il sistema sviluppato da Morandi in tre dimensioni permetteva di coprire grandi luci e ampi spazi con elementi sottili che suggeriscono un senso di instabilità per lo spettatore.

L' inaugurazione di questo edificio ha  dimostrato la capacità di Morandi di generare architetture differenti da ponti e cavalcavia; successivamente partecipa al Concorso Internazionale per il Palazzo del Lavoro insieme a Gabetti e Isola. Dopo aver perso la gara di concorso, Morandi scompare dalla scena architettonica della città di Torino insieme all' uso  brutalista del cemento armato precompresso.

Capitolo 17: Giorgio Dardanelli, Riccardo Morandi, Giorgio Rigotti, Silvano Zorzi e il Servizio Costruzioni e Impianti Fiat

Il Servizio costruzioni e impianti fiat a partire dal secondo dopoguerra ha avuto una vasta importanza nella progettazione e costruzione di impianti civili , guadagnando a poco a poco una conoscenza tecnica estremamente differenziata. Per quanto riguarda la costruzione delle infrastrutture la progettazione è stata gestita da alcuni ingegneri notevoli tra cui Giorgio Dardanelli, incaricato di funzioni direttive tra il 1951 e il 1974. Fiat è responsabile del progetto sul fronte italiano per la costruzione del tunnel autostradale Gran San Bernardo , inaugurato nel 1964. In particolare , Dardanelli ha curato il coordinamento e la fase di costruzione dei lavori. Le difficoltà tecniche durante la fase di costruzione si sono verificate principalmente durante lo scavo , in quanto gli impianti di perforazione specifici come semoventi , casseri e il sistema di getto di calcestruzzo sono stati prima studiati, progettati e solo successivamente realizzati in cantiere. Un altro ufficio lavorava all'interno della Divisione Costruzioni e Impianti : la Direzione Progetti Edili , strutturato in diverse divisioni con competenze specifiche . Questo settore alla fine del 1970 è stato totalmente affidato a Giorgio Rigotti , ingegnere e docente presso il Politecnico di Torino , che , insieme al padre , l'architetto Annibale Rigotti , ha progettato il nuovo Palazzo delle Mostre ( 1957/1961 ) per conto della Società Torino Esposizioni.
Il Servizio Costruzioni e Impianti aveva sempre sostenuto i due professionisti torinesi ,che si occuparono di questioni tecniche in relazione alla gestione della costruzione e dello sviluppo del progetto in termini di statica e impianti degli edifici .
Contemporaneamente agli studi di Rigotti , nel marzo 1958 il Servizio Costruzioni e Impianti ha presentato un programma, comprensivo di otto diverse possibilità per ridurre progressivamente gli impianti degli edifici , in modo da prendere in considerazione una riduzione dei costi .
Riccardo Morandi è stato uno dei primi e più famosi ingegneri che lavoró come consulente esterno per i Servizi Costruzioni e Impianti .
Nel 1956 gli fu affidata la progettazione del nuovo stabilimento Fiat di Napoli e , secondo le specifiche di gara ha sviluppato , in collaborazione con Decina e Giovanetti impresa edile la struttura dei nuovi edifici in cemento armato. Sebbene all'inizio del 1957 Morandi propose un tetto spiovente, venne scelta una soluzione più tradizionale con vetri a triangolo .
In quegli anni , un altra azienda automobilistica torinese , Lancia , ha deciso di investire sull' immagine aziendale costruendo un nuovo stabilimento a Chivasso , in provincia di Torino.
A causa dell' impossibilità da parte di Lancia di seguire un intero progetto per la realizzazione di un nuovo impianto, fu chiesto a Fiat Servizio Costruzioni e Impianti di progettare l' intera area e studiare la disposizione dei negozi che lo costituiscono , in parte in linea con il masterplan adottato dallo stabilimento di Mirafiori .
La Società del Gruppo Fiat ha avuto un atteggiamento positivo nei confronti delle opzioni che i professionisti non facenti parte del Servizio e Costruzioni Impianti proposero per gli edifici civili. Nonostante tutto, in termini di edifici industriali la società era ancora riluttante a testare le possibilità strutturali meno convenzionali.

Capitolo 18: Le coperture a grande luce nell' opera di Sergio Musmeci

Nel corso della carriera professionale di Sergio Musmeci (1926-1981) lo studio del progetto dei ponti ha svolto un ruolo primario; tuttavia insieme ai ponti vi sono anche le strutture a grandi luci.

I tipi di copertura che Musmeci ha progettato per quasi trent'anni sono collegati ad una intensa ricerca teorica  il cui scopo è stato lo sviluppo di una nuova teoria della forma basata sul concetto di ottimizzazione: una struttura deve essere concepita in modo da utilizzare meno materiale possibile e che allo stesso tempo consenta alle forme di fluire naturalmente.

Riducendo il peso di una struttura Musmeci si avvicinava al concetto di "minimo Strutturale " , un concetto complesso che è stato articolato nel suo libro " la statica e le Strutture " del 1971 .

Musmeci ha immaginato due possibili percorsi da seguire al fine di creare un'architettura strutturalmente efficace , come ponti e strutture del tetto a campate lunghe , con il valore aggiunto di essere veramente moderni : il primo riguarda la "geometria del continuo " creando un modulo conforme alle forze in gioco ; la seconda riguarda la "geometria della discontinuità "  i cui elementi identici sono coordinati secondo sistemi spaziali coerenti. Ci sono due esempi in cui l'uso di cemento sui tetti piatti li fa distinguere per la loro maggiore qualità architettonica , alcuni esempi risalenti alla metà degli anni 1950 sono  la Scuola Coni Nazionale di Atletica Leggera a Formia , progettata in collaborazione con Annibale Vitellozzi ( 1954) , e il Laboratorio di marmo di Raffo a Pietrasanta , con Calini e Montuori ( 1956) .

Nello stesso periodo , Musmeci ha anche cercato di utilizzare moduli in modo più organico e fluido applicari alla costruzione di volte sottili . Questo si vede nel progetto per i mercati di commercio dell'ingrosso di Roma ( 1958) , nel disegno del tetto per l'impianto Ursus a Cassino ( 1961)  o nella soluzione  a C per il Palazzo del Lavoro a Torino ( 1959) , dove si possono trovare alcuni punti di contatto con il progetto del ponte sul fiume Astico e quello sul Tevere a Tor di Quinto .

Anche le tensostrutture erano d'interesse di Musmeci , poiché sono " sull'orlo della stabilità" e quindi si è costretti a non progettare una forma casuale , ma qualcosa risultante dalla staticitá a causa del tasso di curvatura dei cavi; Musmeci ha applicato questi principi nel progetto di concorso per la costruzione del Palazzetto dello Sport di Firenze ( 1965 ).

La seconda via , quella verso la discontinuità , ha portato Musmeci ad ampliare la sua conoscenza della geometria dello spazio e della progettazione di strutture a telaio in cui lo spazio ha giocato un ruolo fondamentale grazie alla matrice geometrica della replicazione di moduli identici . Nel 1979 si assiste alla pubblicazione di un ricco studio," Parametro" che riguarda poliedri e Antipoliedri , che ha dato a Musmeci la possibilità di esplorare questo nuovo campo di ricerca. Grazie a questi studi , all'ingegnere è stata fornita la possibilità di progettare strutture di copertura di grande luce che utilizzano un sistema modulare , apparentemente simile a quello che Konrad Whacsmann aveva fatto.

Il passaggio da tetti in calcestruzzo ( piastre piegate e volte sottili) a quelle basate sulla geometria di discontinuità ci permette di capire l'evoluzione dell'approccio strutturale di Musmeci . In effetti, fin dall'inizio era stato convinto del fatto che una forma architettonica doveva esprimere pienamente le proprie peculiarità statiche , anche se alla fine ha creato uno spazio astratto il cui unico lineamento era la pura geometria .

Capitolo 19: I ponti di Fabrizio de Miranda

Nel 1960 , durante un convegno organizzato a Milano, "l’acciaio nella moderna architettura ", Ernesto Nathan Rogers ha affermato che si era reso necessario un dialogo tra architetti e ingegneri che riguardasse l'utilizzo dell'acciaio.

Rogers ha ripercorso l'evoluzione delle costruzioni in cui si utilizzó il metallo citando una serie di casi concreti: il Christal palace , la Tour Eiffel , il Golden Gate  e una serie di progetti di design di Mies e Philip Jhonson affiancate alle opere di Konrad Wachsman e Buckminster Fuller .

Il contributo di Roger ci ha dato la possibilità di capire che l'obiettivo di questo lavoro è di esaminare le costruzioni in metallo costruite nel ventennio successivo al secondo dopoguerra . 

In secondo luogo alcuni progetti saranno analizzati  con una particolare attenzione da Fabrizio de Miranda.

All'inizio del 1970 in Italia, c'erano solo venti edifici civili le cui strutture portanti erano di metallo e anche durante gli anni seguenti l' uso dell' acciaio strutturale non si diffuse molto.

Il motivo per cui in Italia il metallo ebbe scarsa fortuna lo spiegano le politiche autarchiche, che vietarono appunto l'utilizzo del metallo nelle industrie siderurgiche. 

Il recupero si ebbe grazie a Oscar Sinigagliada, allora presidente della Finsider una società del gruppo IRI presa in consegna da ILVA di Cornigliano e Dalmine.

Il piano di Sinigagliada ottenne il finanziamento dal Piano Marshall ed era finalizzato a creare una singola industria siderurgica integrata.

Per quanto riguarda i progetti , la storia italiana relativa alle costruzioni in metallo puó essere ricordata pensando alle grandi infrastrutture e, soprattutto , alla costruzione di ponti.

In questo settore si trova il nome di Fabrizio de Miranda autore di circa un centinaio di saggi e una decina di libri riguardanti questo tema.

L’evoluzone del suo lavoro partendo dal ponte su fiume Chiese, il primo ponte italiano dove è stato usato un sistema in cemento armato misto, fino ai viadotti di Coretta (1959/1960) e Leo (1965/1966), per arrivare al ponte della superstrada di Firenze (1972/1978) che riassume le diverse fasi dello sviluppo delle costruzioni metalliche in Italia.

L' approccio autodidatta dell' architetto è stato teorizzato e reso famoso  grazie a personaggi come Fausto Masi, Giulio Krall, Vittorio Zignoli, Charles Massonet, Fritz Stussi e ai loro saggi sulle costruzioni in acciaio in Italia e sull' evoluzione di essi. 

Alcuni eventi europei risultano particolarmente significativi per la divulgazione delle nuove tecnologie costruttive in acciaio strutturale: nel 1951 la IX Triennale ospita la mostra fotografica dal titolo " acciaio nell'architettura industriale" ; il " Salone Internazionale della Tecnica " negli stessi anni  ospita una mostra delle pubblicazioni a cura di ACAI; il "primo Convegno Nazionale della costruzione metallica " ha avuto luogo a Milano ( 1954) e infine il workshop denominato "L' acciaio nella moderna architettura " organizzato a Milano ha visto la partecipazione di Ernesto Nathan Rogers e Gio Ponti ( 1960 ).

Descrizione: Descrizione: Cap19

Capitolo 20: Come caleidoscopi: gli elementi modulari a guscio a supporto centrale nel dibattito degli anni cinquanta

Nel 1951 Giulio Pizzetti scrisse un breve saggio intitolato " Nuovi mondi dell'architettura strutturale " per il primo numero della rivista argentina "NV" , in cui ha suggerito l'uso di nuovi elementi strutturali  a prescindere dalla possibilità di calcolarli matematicamente.

In particolare approfondisce lo studio dell' edificio dell' Administration Building Johnson Wax e dei  suoi pilastri  a forma di "fungo ".

Il messaggio di Pizzetti era perfettamente coerente con l'approccio di dialogo trasversale tra ingegneria strutturale e coerenza architettonica.

Per quanto riguarda le strutture ospedaliere, in termini di struttura, il progetto di Williams nato dalla collaborazione con Pizzetti e precedentemente con Antonio Bonet, aveva evidenti punti di contatto con il tetto UFT, ossia il centro civico dell'Università del campus di Tucuman, in cui Pier Luigi Nervi e Guido Oberti hanno preso parte al team di progettazione.

Questi sono gli esempi più notevoli di una serie di progetti sviluppati in Argentina intorno al 1950 , il cui aspetto più rilevante è stato rappresentato dagli elementi modulari sostenuti da una colonna centrale; questi elementi rappresentano il preludio per le numerose nuove opere internazionali contenenti questa futuristica struttura progettate e costruite negli anni successivi .

Il più rilevante e importante tra questi progetti è quello dell' architetto Felix Candela in Messico, in cui sono state messe in atto diverse varianti tra cui la combinazione di quattro elementi paraboloidi iperbolici .

In un tale clima , esaltato dal fatto che "NV" ha dato nuova vita ai progetti argentini , un gran numero di nuovi " paraguas " sono stati costruiti e progettati nella seconda metà del 1950, ispiratisi al modello strutturale di Felix Candela . L' organizzazione delle strutture secondo uno schema modulare ripetibile all' infinito ha comunque mantenuto un ruolo fondamentale in tutto il dibattito architettonico sudamericano e non solo.