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autore

ANDREA BRANZI

 

 

 

 

titolo

UNA GENERAZIONE ESAGERATA. DAI RADICAL ITALIANI ALLA CRISI DELLA GLOBALIZZAZIONE.

 

editore

BALDINI E CASTOLDI 

 

luogo

MILANO

 

anno

2014

 

 

 

 

lingua

ITALIANO

 

 

 

 

 

 

 

Argomento e tematiche affrontate

 

 

Come si osserva dalla copertina il libro evidenzia fin da subito la tematica affrontata: l’esagerazione. Esagerata e’ la condizione caratteristica di una generazione, quella degli anni 60, che cominciava a sentirsi diversa dalla mediocrità’ culturale tipica della borghesia dichiarandosene estranea in maniera violenta, intelligente e ironica.

Se un tempo essere normali costituiva un traguardo sociale, ora il traguardo era superare la grigia normalità’.

Ogni paragrafo termina con tre puntini di sospensione e non ci sono veri e propri capitoli. La storia scorre fluida, tra l’autobiografia privata, la prima ricostruzione pubblica della storia del movimento Radical e la storia del nostro paese, letta da un osservatore privilegiato senza nostalgia e senza ideologia.

Il tentativo e’ quello di formulare una definizione aggiornata di “progetto”, non priva di autocritica e al tempo stesso di visionaria’.

Il libro è interessante perché proprio come una biografia coglie attimi ed istanti privati, momenti della formazione che hanno creato le condizioni per coltivare un'utopia negativa, che prima con l’architettura e poi con il design delinea progetti coerenti capaci di rappresentare il mondo.

  

Giudizio Complessivo: 7.5

Scheda compilata da: Laura Fraschini

Corso di Architettura e Composizione Architettonica 3 a.a.2015/2016

 

 

Autore Andrea Branzi

 

Andrea Branzi, architetto e designer, nato a Firenze nel 1938, dove si è laureato nel 1966, vive e lavora a  Milano dal 1973. Dal 1964 al 1974 ha fatto parte del gruppo Archizoom Associati, primo gruppo di avanguardia noto in campo internazionale, i cui progetti sono oggi conservati  presso

il Centro Studi e Archivio della  Comunicazione dell'Università di Parma;  la sua tesi di laurea e numerosi progetti sono conservati presso il Centro Georges Pompidou di Parigi. Co-fondatore di Domus Academy, prima scuola internazionale post-laurea di design. Autore di numerosi libri sulla storia e la teoria del design, ha curato numerose mostre di questo settore in Italia e all’estero. Nel 1987 ha ricevuto il Compasso d'Oro alla carriera. E' Professore Ordinario e Presidente del Corso di Laurea alla Facoltà di Interni e Design al Politecnico di Milano.

                                   Andrea Branzi

 

 

 

 

CAPITOLI

Capitolo 1 – Una condizione esagerata

L’inizio del libro si apre con il racconto dell’autore bambino che sorride, non perché e' ancora ignaro e innocente rispetto a quello che verrà, ma proprio perché per lungimiranza ha cominciato fin da piccolo a coltivare l’abitudine di reagire all’inadeguatezza con l’esagerazione.

Branzi spiega che la musica pop e’ stata un modello per il movimento radical. Scrive: ”nella musica pop venivano organizzati concerti collettivi, con frizioni interne e sospetti di plagio; gruppi con grande visibilità’ come sulle copertine dei dischi, con nomi di fantasia..i nostri progetti erano spesso la colonna visiva di una colonna musicale..”.

Il movimento radical al suo interno e’ poi diviso in quattro posizioni ben differenti: Archizoom (La città’ senza architettura), Superstudio (L’architettura senza città’), UFO (Gli oggetti senza città’ e senza architettura), Ugo la Pietra (Gli architetti senza architettura).

In queste posizioni è racchiuso tutto lo sguardo del movimento radicale, uno sguardo che fa dell’esagerazione  uno strumento essenziale per leggere la contemporaneità.

In questo saggio Andrea Branzi cerca di descrivere l’origine e le fondamentali articolazioni del movimento radical, la sua influenza sugli eventi successivi, la sua attualità’ rispetto alla globalizzazione e alla crisi del progetto.

Questa crisi e’ scaturita da un fenomeno soprattutto mediatico che aveva capito che il territorio del progetto non era costituito solo dal mercato reale ma soprattutto dalle comunicazioni di massa producendo immagini in grado di generare altre nuove immagini, in un epoca dove le idee potevano essere più importanti della realtà’ materiale.

Branzi più' volte precisa che il movimento radical opta per idee, immagini, prototipi e disegni rifiutando di far coincidere l’architettura con la pratica edilizia .

Si tratta di un mondo di crisi e non di nuove certezze.

Con la globalizzazione, lo sviluppo di comunicazioni di massa si instaura una sorta di sistema monitorato.

La finalità della società’ globalizzata e’ la felicita’ immediata attraverso i beni di consumo che rischia di frantumarsi di fronte a domande religiose a cui non e’ possibile fornire una risposta commerciale.

L’origine della crisi del movimento moderno era ovvia: con la concorrenza dei mercati non si sarebbe mai potuto raggiungere un futuro nell’ordine. Dunque la modernità’ era condannata dai suoi stessi limiti a raggiungere un risultato finale nel caos.

 

Un’architettura dunque che per sopravvivere diventa essa stessa un prodotto auto- promozionale, una realta’ tutta esterna in cui (spesso) e’ inutile entrare dentro.

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Nascita del movimento radical (1966- Pistoia) con Superarchitettura , manifesto pop della mostra per gli Archizoom. Il manifesto scritto da Paolo Deganello diceva:    “La super- Architettura e’ l’architettura del super consumo, della super induzione al super consumo, del super market, del super-man, della benzina super”.

Capitolo 2 Movimento Radical

ARCHIZOOM

“discorso per immagini”

"L’azione estetica non viene più’ utilizzata per la progettazione ma viene semplicemente indaffarata a sistemare simmetricamente le cose”. 

E’ questo il pensiero degli Archizoom: analizzare una società’ che piuttosto di continuare a immaginare case sempre più belle si interessa a quanto queste case possano essere più’ grandi. 

Il sistema deve essere battuto sul piano dell’Utopia quantitativa creando più’ occasioni per la Cultura di operare dentro le cose e non di esserne continuamente estromessa.

No stop city

Nella No Stop City degli Archizoom la citta’ e’ vista come un territorio illimitato e fluido di informazioni, merce e servizi dove l’architettura diventa un accessorio.

E’una visione estrema di civilta’ industriale; un sistema dentro il quale architettura e natura si dissolvono all’interno della metropoli rese omogenee dalla comune appartenenza ad un unica logica economica che e' quella del capitalismo globalizzato.

Per Archizoom l’architettura doveva essere una tecnologia invisibile creando un regno urbano del silenzio e della dispersione dei confini: "la città’ definita da un ascensore ogni 50 mq”.

Il nome stesso No Stop City era nato dall’idea di una metropoli continua senza distinzione tra interno ed esterno, un vero mercato senza distinzione di luoghi e funzioni.

La metropoli era vista come un grande interno,  uno spazio unico climatizzato e illuminato.

 

SUPERSTUDIO

“il monumento continuo, un modello architettonico di urbanizzazione totale”

Questo gruppo sostiene un futuro in cui l'architettura riprende i pieni poteri ponendosi come unica alternativa alla natura. Eliminando le architetture spontanee, quelle senza architetti e quelle fantastiche, Superstudio si dirige verso un'architettura tutta egualmente emergente in unico ambiente continuo: la terra resa omogenea dalla tecnica e dalla cultura. 

“istogrammi d’architettura"

Superstudio si discosta dai disegni di mobili e dalle decorazioni in quanto non rappresentano la soluzione dei problemi dell'abitare. Il problema era quello di distaccarsi sempre di più da attività del design adottando magari la teoria del minimo sforzo in un processo riduttivo generale. Realizza un catalogo di diagrammi di architettura con riferimento a un reticolo trasportabile  per l'edificazione di una natura serena immobile a cui finalmente riconoscersi.

 

UFO

Il lavoro degli UFO si e’ rivelato il più’ realista di tutti perché dava per scontata la scomparsa della citta’ storica per mettere mano a un mondo dove qualsiasi oggetto o installazione si collocava nella logica della fiction, ogni luogo come un set: un mondo finto mediatico ma carico di messaggi enigmistici.

Gli UFO hanno colto per primi la forza generatrice di questa follia che e’ il risultato estremo dalla natura mobile della merce, la sua assoluta de territorializzazione la sua continua trasferibilità’: oggetti senza città e senza architettura che circolano liberamente per il mondo raccontando la propria libertà’ e assoluta indifferenza verso il mondo.

 

UGO LA PIETRA

Egli  denuncia una situazione aberrante di una civiltà’ massificata dove la fantasia dell’uomo non ha la possibilità’ di recupero o di modifica. Ormai non e’ più  possibile fare a meno dei sistemi di comunicazione, vale a dire eliminare il filtro che lo strumento crea tra di noi e la realtà’.

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                                                    Terme di Vals, Grigioni, 1991-1996

Capitolo 3 – Scritti di Andrea Branzi

LA GIOCONDA SENZA BAFFI

Branzi cerca di dimostrare che l’avanguardia ha come obiettivo la riduzione tecnica della cultura.

L’arte non e’ più’ sinonimo di reale anzi piuttosto di fare artistico ovvero di utilizzare l’arte come terapia liberatoria.

In questo senso l’arte non differisce più’ dal reale e anzi lo accetta senza porsi domande.. Marcel Duchamp e’ il primo a capirlo e toglie i baffi alla gioconda dopo averglieli messi nel 18.

 

GLOBAL TOOLS                        

Venne comunicata su Casabella la nascita della global tools: promuoveva la lavorazione manuale e le tecnologie artigianali che non si pongono in alternativa alla produzione industriale ma stimolano un’area destinata alla creatività’ individuale e alla comunicazione spontanea e immediata.

 

SI SCOPRON LE TOMBE

L’ architettura radicale costituisce uno strumento di accelerazione della realtà’ attuale: l’utopia dichiara che il fine ultimo della lotta sociale e’ la liberazione dell’uomo dal lavoro e che fine ultimo dell’eliminazione della cultura e’ la produzione intellettuale di massa.

 

VERSO UNA NORMALITA’ ANORMALE

Ci si dirige verso ua normalita’ che non e’ più’ come prima una normalita’ grigia piatta e banale. La nuova normalità’ e’ fatta di eccezioni.

Dal 68 il concetto di maggioranza e’ caduto: solo le minoranze sembravano poter produrre cultura, qualità’ e mode..

Il design nato con il Bauhaus non doveva più’ soddisfare la massa, bensì doveva soddifsare le singole esigenze dell’utente.

Si comincia a considerare la normalità’ come somma di tante anormalità. 

 

LA CRISI DELLA QUALITA’

Andrea Branzi precisa che gli anni 60 a differenza di come molti pensano non furono affatto anni di creatività’ al potere, di fantasia giovanile, di rivolta spontanea contro le vecchie convenzioni morali e politiche : furono semplicemente il segno della crisi della modernità’.

La fine cioè’ di un sistema di certezze su cui la storia del XX sec si era sviluppata e l’inizio di un’epoca ancora in corso basata su incertezze permanenti. Il radical fu la risposta a questa caduta.

I computer hanno realizzato una società’ del lavoro diffuso dove il tempo libero e’ scomparso e l’individuo e’ diventato protagonista del consumismo di massa come unica creatività’ possibile. Lo spazio relazionale deve essere spazio flessibile non identificabile, un sistema diffuso nella quale si possono attuare e sviluppare attività’ produttive e relazionali nuove: uno spazio dove il pubblico e il privato, la produzione e il tempo libero si integrano in un territorio flessibile ricco di potenzialità’ di servizio. Il progetto qui opera articolandosi nel design dei servizi.

 

IL DESIGN DOPO DIO.

Il design nasce per lo più’ dalla morte di dio.

Il design dopo dio e’ progettare senza domande e quindi senza risposte. 

Ci si dirige verso lo sviluppo di un mondo sensoriale: l’idea gustative degli spessori e della golosità di alcune finiture  come la selezione istintiva dei colori in base al colore dei cibi.

Descrizione: Descrizione: Descrizione: Schermata 2016-02-24 alle 17

Museo d’arte, Bregenz, 1997

Capitolo 4 Scritti sul lavoro di Andrea Branzi

Branzi ricerca una soglia ottimale della comunicazione di consumo tenendo conto della tecnologia e del ritorno alla natura.

 

PERCHE’ UN ECOLOGICAL URBANISM?PERCHE’ ORA?

Il tipo di urbanistica pensata da Branzi era un territorio agricolo reversibile evolutivo e provvisorio, qualità necessarie per rispondere ai bisogni mutevoli di una società’ in stato di riorganizzazione. In particolare gli spazi aperti sarebbero potuti divenire spazi produttivi  in cui si intrecciavano residenze e uffici.