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autore |
LEONARDO BENEVOLO |
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titolo |
LA FINE DELLA CITTA' |
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editore |
LATERZA |
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luogo |
BARI |
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anno |
2011 |
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lingua |
ITALIANO |
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Titolo originale: La fine della città. Intervista a cura di
Francesco Erbani |
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Argomento e tematiche affrontate |
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Nel libro vengono
affrontate le seguenti tematiche: - la storia della
città e la sua fine; - gli studi di
Benevolo e le sue prime attività; - la nascita
dell'urbanistica in Italia; - i progetti di
Benevolo a Brescia; - I problemi del
centro storico di Roma; - i piani
regolatori di Palermo e Urbino; - brevi cenni
sull'architettura contemporanea. |
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Giudizio
Complessivo: 9 (scala 1-10) |
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Scheda compilata da: Luca Basso Ricci |
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Corso di Architettura e Composizione Architettonica |
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Autore Leonardo Benevolo |
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Leonardo Benevolo (Orta, 6 ottobre 1943) è un
architetto, urbanista e storico dell'architettura italiano. Si è laureato all'università di Roma nel Tra i suoi primi grandi lavori c'è il
piano regolatore di Brescia, in cui progetta il quartiere "San
Paolo". Successivamente lavora al piano regolatore di Urbino, con la
progettazione e la realizzazione del quartiere "la piantata". Tra le numerose pubblicazioni ricordiamo
"Le origini dell'urbanistica moderna" (1963), un saggio
sull'urbanistica e l'architettura. |
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Leonardo Benevolo |
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Contenuto |
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Il libro è
strutturato a mo' di intervista: Francesco Erbani, pone delle domande a
Leonardo Benevolo sull'architettura e l'urbanistica in Italia, soffermandosi
in particolare sui progetti a cui ha avuto modo di lavorare durante la sua
carriera. Quindi, dopo un
prima parte introduttiva di natura teorica sulla fine della città, si passa a
una seconda parte a carattere autobiografico: partendo dagli studi, passando
dai primi progetti e collaborazioni, si giunge ai principali lavori a cui
Benevolo ha preso parte durante la sua lunga carriera. Il libro si chiude
con delle considerazioni sulla città contemporanea, che si ricollegano alla
parte teorica del primo capitolo. |
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CAPITOLI |
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Introduzione |
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Francesco Erbani e Leonardo Benevolo si incotrano per iniziare
l'intervista, la quale toccherà principalmente due tematiche: - la riflessione sullo stato della città; - la biografia di Benevolo sotto l'aspetto intellettuale e politico. Il punto di partenza della conversazione è proprio la città, che oggi
non ha più una forma definita ed è senza confini. Su tale tematica si trovano
a riflettere non solo l'urbanistica e l'architettura, ma anche la sociologia,
l'economia e la letteratura. |
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Capitolo I - La fine della città? (Una riflessione a due voci sul futuro) |
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Il periodo della città, che è nato cinquemila anni fa, sta giungendo al
termine e tale mutamento potrebbe portare ad effetti disastrosi. La città
nasce come spazio definito, con dei confini marcati, per sospendere
l'infinità; oggi tutto questo non c'è più, e l'uomo è esposto ai pericoli che
possono nascere nello spazio aperto. Si può, dunque, affermare che "la dimensione della città comincia
ad assomigliare alle dimensioni del territorio", e quindi stiamo
tornando al periodo Neolitico, nel quale il solo limite che definisce il
terriorio per l'uomo è la natura: il mare. Un chiaro esempio di quanto appena descritto è la pianura padana,
definita da Euguenio Turri (un grande geografo) come una "megalopoli
padana", costituita da una costruzione continua da est a ovest. Benevolo invita a prestare attenzione alle risorse finite come il suolo,
soprattutto in un paese come l'Italia in cui è presente l'abusivismo
edilizio. L'urbanistica, ma soprattutto la politica dovrebbero prestare
maggior attenzione a tale problema, in quanto più passano gli anni e più si
aggrava: è necessaria una vera e proprio riforma che metta fine al consumo
sregolato di suolo. |
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Capitolo II - Gli studi |
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Benevolo naque a Orta nei primi anni Venti. Nel 1941, dopo aver frequentato
le scuole medie, si diploma al liceo scientifico di Novara e si iscrive alla
facoltà di Architettura di Roma, in cui verrà a contatto con il pensiero
fascista dell'epoca. Quando nel 1943 fu chiamato alle armi, egli si rifiutò e rimase nascosto
fino alla fine della guerra, nell'Aprile 1945. La vista di paesaggi nei luoghi in cui ha trascorso l'infanzia, fu uno
dei principali motivi per cui scelse la facoltà di architettura, insieme allo
studio scientifico dei passaggi come luoghi tridimensionali. Nel 1946 terminò l'università con una media molto alta e si laureò con
il progetto di una chiesa. |
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Capitolo III - Gli inizi |
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Benevolo nei primi anni della sua carriera ha insegnato alla scuola per
assistenti sociali, il Cepas. Tra il 1957 e il 1958 prese parte al "progetto Abruzzo",
un'iniziativa di matrice olivettiana, che non prevedeva la ricostruzione di
nuovi edifici, ma si trattava di qualcosa a livello sociale; Benevolo e i
suoi colleghi avevano il compito di capire quanto la guerra, gli americani e
il nazismo avessero inciso sulla popolazione e successivamente promuovere il
turismo e la scuola. Il tema della scuola era centrale in Abruzzo: durante i periodi più
freddi dell'anno molte scuole erano irraggiungibili per gli alunni a causa
delle condizioni atmosferiche avverse, tipiche dei territori di montagna.
Dunque si pensò di istituire dei collegi per gli studenti che abitavano più
lontani dalle scuole. Fu una soluzione che piacque a molti. Per quanto riguarda il tema del turismo la proposta fu chiara, ma a
causa di cambiamenti politici non fu attuata. L'abruzzo è una terra
paesaggisticamente molto bella e avrebbe potuto dare molto al turismo se non
fossero mancate le strutture necessarie per accogliere i viaggiatori. Si pensò
allora, di evitare la costruzioni di nuovi edifici che avrebbero deturpato il
paesaggio, ma di ristrutturare le vecchie case, le quali in tal modo,
avrebbero avuto anche la dotazione di servizi igienici (che mancava nella
maggior parte delle strutture). Con la morte, avvenuta nel 1960, di Olivetti, il Cepas si sciolse. Benevolo lavorò a Roma per il piano regolatore, che prevedeva: lo
spostamento della città moderna fuori dal centro della città antica e
l'attrezzamento, in previsone delle autostrade che si sarebbero costruite,
della periferia orientale con assi viabilistici. Ma l'amministrazione
comunale cambiò e così anche il progetto: l'espansione di Roma avvenne in
tutte le direzioni. A detta di Benevolo fu un grande fallimento. |
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Capitolo IV - L'università |
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Benevolo lavorò negli anni Cinquanta nella sezione romana di Italia
Nostra, in difesa del patrimonio storico e artistico e del centro storico
delle città, e si iscrisse all'Inu (Istituto Nazionale Urbanistica), contro
la speculazione edilizia. Nel 1953 insegnò Storia dell'Architettura all'università di Palermo e
successivamente di Roma. Ma alla fine fu costretto a dimettersi a causa di
numerose contestazioni: sono gli anni in cui l'università italiana dovette
affrontare numerosi problemi, tra cui le occupazioni e i professori
sequestrati. |
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Capitolo V - Anni sessanta, anni settanta |
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A partire dagli anni Sessanta in Italia, una serie di nuove leggi permette
all'urbanistica di fare dei notevoli passi avanti. La più importante è la
legge 167 del 1962, che permette ai comuni di acquistare terreni per
costruire edilizia economica e popolare. Altre norme importanti sono: legge
Ponte nel 1967; gli standar edilizi del 1968; la legge 865 del 1971, che
agevola la facilità di esproprio. Nonostante tutto ciò, la situazione delle città italiane rimaneva molto
critica: molte case erano inaccessibili per buona parte della popolazione; le
grandi città del Nord si popolavano degli italiani del Sud in cerca di lavoro
e le periferie crescevano a dismisura senza regole; venivano accentuati i
probremi idrogeologici, con frane e alluvioni sempre più frequenti (Agrigento
1966). L'urbanistica italiana era arretrata rispetto a quella europea. Basti
pensare che a Londra già nel 1939 fu costruita una cintura verde ("green
belt"), al fine di arrestare lo sviluppo spontaneo della città. |
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Capitolo VI - Brescia |
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Dopo aver lasciato l'università di Roma nel 1977, Benevolo si trasferì a
Brescia, dove inizia una collaborazione con l'assessore Luigi Bazoli (Dc) per
quanto riguarda il piano regolatore della città. Furono adottate delle particolati soluzioni per le nuove costruzioni che
prevedevano l'iniziativa pubblica nella prima fase e quella privata nella
seconda; in tal modo si riusciva a governare meglio il processo di
costruzione, il tutto a vantaggio della qualità del costruito. Il centro storico di Brescia, per Benevolo, è un elemento da tutalere e
proteggere. L'iniziativa più importante realizzata a Brescia è il quartiere San
Polo, un'area di |
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Capitolo VII- Roma |
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Negli anni Ottanta, insieme a Vittorio Gregotti e Augusto Cagnardi, Benevolo
lavora per la città di Roma, in particolare per il centro storico, con il
"progetto Fori": un enorme parco archeologico, che avrebbe
raccordato la parte verde della campagna romana con quella costruita. Tale progetto non fu mai realzzato in quanto nessun sindaco ha mai avuto
alcun interesse a proporlo in consiglio. Benevolo condusse una battaglia anche per privare l'accesso al centro
storico di Roma alle automobili. Ma anche tale idea fu bocciata
dall'amministrazione Alemanno. Il piano regolatore di Roma è quello del Però oggigiorno si sta verificando sempre più quello descritto nel primo
capitolo del libro: la perdita di finitezza della città. Tutto ciò a causa di
accordi tra il comune e i proprietari di terreni, non previsti dal piano
regolatore. Quindi anche se ci sono dei programmi chiari, essi non vengono seguiti e
si finisce per costruire all'infinito. |
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Capitolo VIII - I piani |
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Benevolo, tra gli anni Ottanta e Novanta, si trova a lavorare per il
piano regolatore di due importanti città italiane: Palermo e Urbino. A Palermo, il punto principale di questo intervento, oltre al recupero
di numerosi edifici di carattere storico, vedeva l'affaccio sul mare del
centro storico. Il piano fu approvato solo dopo più di quattro anni dalla
presentazione del progetto nel A Urbino si trova a lavorare accanto a De Carlo. Il piano, che fu approvato
dalla giunta comunale, prevedeva la tutela e il rispetto del centro storico
della città e l'insediamento di nuove edifici di carattere pubblico. |
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Capitolo IX - Pazienza e impazienza |
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Nell'ultimo capitolo del libro, l'intervista si concentra su quello che
sta accadendo oggi. Benvolo critica il modo di "fare" architettura senza pazienza,
costruendo in fretta dall'oggi al domani. L'architettura è sempre più un
business, che vede come protagoniste le archistar. Per esemplificare questo concetto, Benevolo cita il caso dell'ex fiera
di Milano, in cui si stanno costruendo i tre grattacieli di Hadid, Libeskind
e Isozaki, il quale ha ripetuto quanto fatto in un suo precendete lavoro a
Tokio senza preoccuparsi del contesto diverso. Conclude il libro ribadendo il concetto dell'importanza dell'urbanistica
nella progettazione dello spazio su grande scala, la quale in Italia non è
mai stata data, e si è sempre costruito distruggendo il territorio e nelle
maggior parte dei casi, creando strutture che peggiorano la situazione
iniziale. |