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autore

LEONARDO BENEVOLO

 

titolo

LA FINE DELLA CITTA'

 

editore

LATERZA

 

luogo

BARI

 

anno

2011

 

 

 

 

lingua

ITALIANO

 

 

 

 

Titolo originale: La fine della città. Intervista a cura di Francesco Erbani

 

 

 

 

 

Argomento e tematiche affrontate

Descrizione: Descrizione: http://www.mondadoristore.it/img/La-fine-della-citta-Leonardo-Benevolo/ea978885810306/BL/BL/82/NZO/c36dbdbe-dcd7-49b8-ad9f-f12648edb549/?tit=La+fine+della+citt%C3%A0&aut=Leonardo+Benevolo

Nel libro vengono affrontate le seguenti tematiche:

- la storia della città e la sua fine;

- gli studi di Benevolo e le sue prime attività;

- la nascita dell'urbanistica in Italia;

- i progetti di Benevolo a Brescia;

- I problemi del centro storico di Roma;

- i piani regolatori di Palermo e Urbino;

- brevi cenni sull'architettura contemporanea.

 

 

  

Giudizio Complessivo: 9 (scala 1-10)

Scheda compilata da: Luca Basso Ricci

Corso di Architettura e Composizione Architettonica 3 a.a.2015/2016

 

Descrizione: Descrizione: http://www.designrepublic.it/media/abcupload/175_1015_leo.jpg

Autore Leonardo Benevolo

Leonardo Benevolo (Orta, 6 ottobre 1943) è un architetto, urbanista e storico dell'architettura italiano.

Si è laureato all'università di Roma nel 1946, in cui successivamente insegnerà storia dell'architettura per qualche anno.

Tra i suoi primi grandi lavori c'è il piano regolatore di Brescia, in cui progetta il quartiere "San Paolo". Successivamente lavora al piano regolatore di Urbino, con la progettazione e la realizzazione del quartiere "la piantata".

Tra le numerose pubblicazioni ricordiamo "Le origini dell'urbanistica moderna" (1963), un saggio sull'urbanistica e l'architettura.

Leonardo Benevolo

 

Contenuto

Il libro è strutturato a mo' di intervista: Francesco Erbani, pone delle domande a Leonardo Benevolo sull'architettura e l'urbanistica in Italia, soffermandosi in particolare sui progetti a cui ha avuto modo di lavorare durante la sua carriera.

Quindi, dopo un prima parte introduttiva di natura teorica sulla fine della città, si passa a una seconda parte a carattere autobiografico: partendo dagli studi, passando dai primi progetti e collaborazioni, si giunge ai principali lavori a cui Benevolo ha preso parte durante la sua lunga carriera.

Il libro si chiude con delle considerazioni sulla città contemporanea, che si ricollegano alla parte teorica del primo capitolo.

 

CAPITOLI

Introduzione

Francesco Erbani e Leonardo Benevolo si incotrano per iniziare l'intervista, la quale toccherà principalmente due tematiche:

- la riflessione sullo stato della città;

- la biografia di Benevolo sotto l'aspetto intellettuale e politico.

Il punto di partenza della conversazione è proprio la città, che oggi non ha più una forma definita ed è senza confini. Su tale tematica si trovano a riflettere non solo l'urbanistica e l'architettura, ma anche la sociologia, l'economia e la letteratura.

  

Capitolo I - La fine della città? (Una riflessione a due voci sul futuro)

Il periodo della città, che è nato cinquemila anni fa, sta giungendo al termine e tale mutamento potrebbe portare ad effetti disastrosi. La città nasce come spazio definito, con dei confini marcati, per sospendere l'infinità; oggi tutto questo non c'è più, e l'uomo è esposto ai pericoli che possono nascere nello spazio aperto.

Si può, dunque, affermare che "la dimensione della città comincia ad assomigliare alle dimensioni del territorio", e quindi stiamo tornando al periodo Neolitico, nel quale il solo limite che definisce il terriorio per l'uomo è la natura: il mare.

Un chiaro esempio di quanto appena descritto è la pianura padana, definita da Euguenio Turri (un grande geografo) come una "megalopoli padana", costituita da una costruzione continua da est a ovest.

Benevolo invita a prestare attenzione alle risorse finite come il suolo, soprattutto in un paese come l'Italia in cui è presente l'abusivismo edilizio. L'urbanistica, ma soprattutto la politica dovrebbero prestare maggior attenzione a tale problema, in quanto più passano gli anni e più si aggrava: è necessaria una vera e proprio riforma che metta fine al consumo sregolato di suolo.

  

Capitolo II - Gli studi

Benevolo naque a Orta nei primi anni Venti. Nel 1941, dopo aver frequentato le scuole medie, si diploma al liceo scientifico di Novara e si iscrive alla facoltà di Architettura di Roma, in cui verrà a contatto con il pensiero fascista dell'epoca.

Quando nel 1943 fu chiamato alle armi, egli si rifiutò e rimase nascosto fino alla fine della guerra, nell'Aprile 1945.

La vista di paesaggi nei luoghi in cui ha trascorso l'infanzia, fu uno dei principali motivi per cui scelse la facoltà di architettura, insieme allo studio scientifico dei passaggi come luoghi tridimensionali.

Nel 1946 terminò l'università con una media molto alta e si laureò con il progetto di una chiesa.

  

Capitolo III - Gli inizi

Benevolo nei primi anni della sua carriera ha insegnato alla scuola per assistenti sociali, il Cepas.

Tra il 1957 e il 1958 prese parte al "progetto Abruzzo", un'iniziativa di matrice olivettiana, che non prevedeva la ricostruzione di nuovi edifici, ma si trattava di qualcosa a livello sociale; Benevolo e i suoi colleghi avevano il compito di capire quanto la guerra, gli americani e il nazismo avessero inciso sulla popolazione e successivamente promuovere il turismo e la scuola.

Il tema della scuola era centrale in Abruzzo: durante i periodi più freddi dell'anno molte scuole erano irraggiungibili per gli alunni a causa delle condizioni atmosferiche avverse, tipiche dei territori di montagna. Dunque si pensò di istituire dei collegi per gli studenti che abitavano più lontani dalle scuole. Fu una soluzione che piacque a molti.

Per quanto riguarda il tema del turismo la proposta fu chiara, ma a causa di cambiamenti politici non fu attuata. L'abruzzo è una terra paesaggisticamente molto bella e avrebbe potuto dare molto al turismo se non fossero mancate le strutture necessarie per accogliere i viaggiatori. Si pensò allora, di evitare la costruzioni di nuovi edifici che avrebbero deturpato il paesaggio, ma di ristrutturare le vecchie case, le quali in tal modo, avrebbero avuto anche la dotazione di servizi igienici (che mancava nella maggior parte delle strutture).

Con la morte, avvenuta nel 1960, di Olivetti, il Cepas si sciolse.

Benevolo lavorò a Roma per il piano regolatore, che prevedeva: lo spostamento della città moderna fuori dal centro della città antica e l'attrezzamento, in previsone delle autostrade che si sarebbero costruite, della periferia orientale con assi viabilistici. Ma l'amministrazione comunale cambiò e così anche il progetto: l'espansione di Roma avvenne in tutte le direzioni. A detta di Benevolo fu un grande fallimento.

  

Capitolo IV - L'università

Benevolo lavorò negli anni Cinquanta nella sezione romana di Italia Nostra, in difesa del patrimonio storico e artistico e del centro storico delle città, e si iscrisse all'Inu (Istituto Nazionale Urbanistica), contro la speculazione edilizia.

Nel 1953 insegnò Storia dell'Architettura all'università di Palermo e successivamente di Roma. Ma alla fine fu costretto a dimettersi a causa di numerose contestazioni: sono gli anni in cui l'università italiana dovette affrontare numerosi problemi, tra cui le occupazioni e i professori sequestrati.

   

Capitolo V - Anni sessanta, anni settanta

A partire dagli anni Sessanta in Italia, una serie di nuove leggi permette all'urbanistica di fare dei notevoli passi avanti. La più importante è la legge 167 del 1962, che permette ai comuni di acquistare terreni per costruire edilizia economica e popolare. Altre norme importanti sono: legge Ponte nel 1967; gli standar edilizi del 1968; la legge 865 del 1971, che agevola la facilità di esproprio.

Nonostante tutto ciò, la situazione delle città italiane rimaneva molto critica: molte case erano inaccessibili per buona parte della popolazione; le grandi città del Nord si popolavano degli italiani del Sud in cerca di lavoro e le periferie crescevano a dismisura senza regole; venivano accentuati i probremi idrogeologici, con frane e alluvioni sempre più frequenti (Agrigento 1966).

L'urbanistica italiana era arretrata rispetto a quella europea. Basti pensare che a Londra già nel 1939 fu costruita una cintura verde ("green belt"), al fine di arrestare lo sviluppo spontaneo della città.

   

Capitolo VI - Brescia

Dopo aver lasciato l'università di Roma nel 1977, Benevolo si trasferì a Brescia, dove inizia una collaborazione con l'assessore Luigi Bazoli (Dc) per quanto riguarda il piano regolatore della città.

Furono adottate delle particolati soluzioni per le nuove costruzioni che prevedevano l'iniziativa pubblica nella prima fase e quella privata nella seconda; in tal modo si riusciva a governare meglio il processo di costruzione, il tutto a vantaggio della qualità del costruito.

Il centro storico di Brescia, per Benevolo, è un elemento da tutalere e proteggere.

L'iniziativa più importante realizzata a Brescia è il quartiere San Polo, un'area di 300 ettari così suddivisi: 150 destinati a parco pubblico, 150 a un quartiere con 20.000 stanze. Oggi San Paolo è un quartiere che funziona bene, anche se il parco non fu costruito; al suo posto una clinica.

 

Capitolo VII- Roma

Negli anni Ottanta, insieme a Vittorio Gregotti e Augusto Cagnardi, Benevolo lavora per la città di Roma, in particolare per il centro storico, con il "progetto Fori": un enorme parco archeologico, che avrebbe raccordato la parte verde della campagna romana con quella costruita.

Tale progetto non fu mai realzzato in quanto nessun sindaco ha mai avuto alcun interesse a proporlo in consiglio.

Benevolo condusse una battaglia anche per privare l'accesso al centro storico di Roma alle automobili. Ma anche tale idea fu bocciata dall'amministrazione Alemanno.

Il piano regolatore di Roma è quello del 2008, in cui si privilegia il trasporto pubblico su rotaia, questione che sta a cuore a Benevolo.

Però oggigiorno si sta verificando sempre più quello descritto nel primo capitolo del libro: la perdita di finitezza della città. Tutto ciò a causa di accordi tra il comune e i proprietari di terreni, non previsti dal piano regolatore.

Quindi anche se ci sono dei programmi chiari, essi non vengono seguiti e si finisce per costruire all'infinito.

   

Capitolo VIII - I piani

Benevolo, tra gli anni Ottanta e Novanta, si trova a lavorare per il piano regolatore di due importanti città italiane: Palermo e Urbino.

A Palermo, il punto principale di questo intervento, oltre al recupero di numerosi edifici di carattere storico, vedeva l'affaccio sul mare del centro storico. Il piano fu approvato solo dopo più di quattro anni dalla presentazione del progetto nel 1993, a causa di crisi a livello politico della città.

A Urbino si trova a lavorare accanto a De Carlo. Il piano, che fu approvato dalla giunta comunale, prevedeva la tutela e il rispetto del centro storico della città e l'insediamento di nuove edifici di carattere pubblico.

  

Capitolo IX - Pazienza e impazienza

Nell'ultimo capitolo del libro, l'intervista si concentra su quello che sta accadendo oggi.

Benvolo critica il modo di "fare" architettura senza pazienza, costruendo in fretta dall'oggi al domani. L'architettura è sempre più un business, che vede come protagoniste le archistar.

Per esemplificare questo concetto, Benevolo cita il caso dell'ex fiera di Milano, in cui si stanno costruendo i tre grattacieli di Hadid, Libeskind e Isozaki, il quale ha ripetuto quanto fatto in un suo precendete lavoro a Tokio senza preoccuparsi del contesto diverso.

Conclude il libro ribadendo il concetto dell'importanza dell'urbanistica nella progettazione dello spazio su grande scala, la quale in Italia non è mai stata data, e si è sempre costruito distruggendo il territorio e nelle maggior parte dei casi, creando strutture che peggiorano la situazione iniziale.