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autore |
BRUNO ZEVI |
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titolo |
SAPER VEDERE L’ARCHITETTURA |
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editore |
PICCOLA BIBLIOTECA EINAUDI |
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luogo |
TORINO |
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anno |
1948 |
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lingua |
ITALIANO |
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Titolo originale: SAPER VEDERE L’ARCHITETTURA.SAGGIO
SULL’INTERPRETAZIONE SPAZIALE DELL’ARCHITETTURA |
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Argomento e tematiche affrontate |
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Avete mai pensato alla vostra casa, all'ufficio, alla scuola, al cinema, alla trattoria, ai negozi, alle strade e alle piazze che frequentate? Avete mai visto gli spazi entro i quali vivete? Avete riflettuto sul valore specifico dell'architettura, rispetto a quello delle altre arti figurative? Che differenza c'è tra la vostra abitazione e un tempio, o un arco di trionfo. L'architettura è un'arte «astratta», oppure ha precisi contenuti? Saper vedere l'architettura risponde a questi interrogativi: il suo proposito è di rivelare il segreto, l'essenza spaziale dell'architettura, affinché anche voi sappiate vedere gli ambienti in cui spendete tanta parte della vostra esistenza. |
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Giudizio
Complessivo: 9 (scala 1-10) |
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Scheda compilata da: Beniamino Cristiano |
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Corso di Architettura e Composizione Architettonica 3
a.a.2014/2015 |
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Bruno Zevi |
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Architetto, critico e storico dell'architettura italiano (Roma 1918 - ivi 2000). Si laureò in architettura alla Harvard University con W. Gropius e diresse i Quaderni italiani del movimento Giustizia e Libertà. Tornato in Italia (1943), partecipò alla Resistenza, poi fondò l'APAO (1945) e la rivista Metron-architettura (1945-54), esercitando anche dalla cattedra (dal 1961 prof. di storia dell'architettura nell'Istituto universitario di architettura di Venezia. Esercitò un'intensa attività teorica e didattica, distinguendosi per il costante impegno politico e sociale. Tra le sue pubblicazioni, che hanno avuto numerose riedizioni e aggiornamenti ricordiamo: Verso un'architettura organica (1945) Saper vedere l'architettura (1948) Storia
dell'architettura moderna (1950; in 2 voll. 1996) Erich Mendelsohn: opera completa
(1970) Frank Lloyd Wright (1979) Giuseppe Terragni (1980) Linguaggi dell'architettura contemporanea (1993). Tra le maggiori opere progettate da Zevi come consulente critico si possono ricordare: Palazzina in via Pisanelli, Roma (1950); Piano regolatore di Perugia (1954); Progetto per il Ponte Garibaldi, Roma (1955); Stazione ferroviaria di Napoli (1955); Biblioteca Luigi Einaudi a Dogliani (1963); Padiglione italiano all'Expò di Montreal (1967); studi per l'''asse attrezzato'' a Roma (1975); studi per Firenze 2000 (1988) . |
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Bruno Zevi |
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Contenuto |
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Il libro, come lo si
intuisce dal titolo, ha lo scopo di analizzare alcuni concetti fondamentali
per una più facile comprensione e lettura della “buona” architettura. Il saggio è composta
da sei capitoli. Si parte dal concetto stesso di architettura per poi passare
a concetti un po’ più delicati ed ambigui, come per esempio il significato di
spazio, contesto, tecnica ed infine arrivare allo studio dell’architettura
moderna grazie agli strumenti forniti nei capitoli precedenti. |
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CAPITOLI |
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Capitolo I– L’ignoranza dell’architettura |
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Zevi esordisce con una prima forte critica alla situazione in cui si
trova l’architettura in quel momento. Egli non si spiega come mai l’architettura non abbia la stessa valenza
della pittura, scultura ed altre forme di arte , ma anzi viene spesso
dimenticata e lasciata in un angolo davvero misero rispetto al valore che ha. Eppure rispetto ad un quadro, seppure di stupenda manifattura, ha un
peso maggiore sulla vita di tutti noi perché condiziona fortemente la qualità
della vita. |
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Capitolo II – Lo spazio, protagonista dell’architettura. |
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L’autore inizia spiegando quali
posso essere gli strumenti basilari per comprendere lo spazio; tra questi
sicuramente la pianta, la fotografia e
il disegn, necessari per una corretta comprensione del progetto ma
spesso non sufficienti. Infatti una semplice pianta
può definire gli ambienti interni ma non da nessuna altra informazione, allo
stesso modo la forografia riesce a far percepire lo spazio in maniera più precisa rispetto al disegno,
però solo da un un punto di vista. Quindi per Zevi il solo modo
per conoscere realmente un’architettura
è quello di muoversi
all’interno di essa. Ma che cos’è la bella
architettura? La bella architettura è quella
che tiene conto dello spazio interno, uno spazio che ci attrae, ci elevi, ci soggioghi
spiritualmente. |
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Capitolo III- La rappresentazione dello spazio. |
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Come abbiamo visto nel
capitolo precedente, il metodo di rappresentazione degli edifici che troviamo
applicato nella maggioranza delle volte si avvale di: a)Piante b)Prostetti, Sezioni c)fotografie. Abbiamo affermato che,
singolarmente e nel loro insieme, questi sono strumenti incapaci di
rappresentare compiutamente lo spazio architettonico, ma è utile approfondire
questo discorso. Le piante (a) sono una cosa astratta perché completamente
al di fuori di ogni concreta esperienza visuale di un edificio.Però sono
ancora oggi uno dei mezzi fondamentali della rappresentazione architettonica. Ma possono essere mogliorate? Sicuramente per Zevi una
soluzione potrebbe essere quella di rappresentare le piante in maniera sia
tecnica ma anche con il metodo del riassunto grafico perché , secondo
l’autote, la sintesi viene prima dell’analisi, la struttura prma della
rifinitura, lo spazio prima della decorazione. In questo modo si segue lo
stesso senso con cui l’architetto ha sviluppato il suo progetto e si ha così
una migliore comprensione di quest’ultimo. Nei prospetti (b) il
ragionamento svolto per le piante si ripete semplificato per la
rappresentazione delle facciate. Però in questo caso non tutte
possono essere comprese da esso.. Prendiamo come esempio la
celebre Falling Water di F.L. Wright. Da un semplice propsetto non
si potrebbe mai capire l’interessante gioco di aggetti che caratterizza
questo progetto. Tutto si riducederebbe in una
somma di linee poco chiare. Allo stesso modo anche
inserendo delle opportune ombre il disegno rimarrebbe comunque poco
espressivo e comprensibile. Allora utilizzando la
fotografia (c) si potrebbe pensare di risolvere questo problema.Ed in parte è
anche vero però c’è da dire che essa rimane comunque un’operazione statica,
nel senso che mostra l’architettura nel suo insieme da un solo punto di
vista. Zevi ribadisce così il
principio secondo il quale dovunque esista una compiuta esperienza spaziale
da vivere, nessuna rappresentazione è sufficiente, ma è necessario che le
persone vadano fisicamente ad osservare le architetture e che diventino così
parte e metro dell’organismo architettonico. Tutto il resto, comprese le
simulazioni indotte dal computer è mera allusione e funzione preparatoria di
quell’ora in cui, con tutti noi stessi fisici e spirituali e anzitutto umani,
viviamo gli spazi con un’adesione integrale ed organica. |
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Capitolo IV- Le diverse età dello spazio |
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In questo capitolo l’autore analizza e descrive il percorso dell’architettura
nella storia e le varie caratteristiche delle civiltà che hanno condizionato
in maniera profonda lo sviluppo di essa. Tra questi Zevi ricorda : a)
I Greci- furono una civiltà magnifica capaci di grandi
cosi , ma le loro costruzioni erano completamente permeabili e non vi era
un vero e proprio studio dello spazio
interno. La civiltà greca si espresse all’aperto, fuori dagli spazi interni e
dalle abitazioni umane,nelle acropoli, nei teatri scoperti.La storia
dell’architettuta delle acropoli è essenzialmente una storia urbanistica. b)
I romani- a differenza dei greci iniziarono a costruire
anche edifici che non erano opere d’arte , ma sicuramente erano vere
architetture.Lo spazio interno era grandiosamente presente e studiato.Lo
studio della simmetria rendeva gli spazi maestosi c)
La direttrice umana dello spazio cristiano d)
La metrica romanica e)
I contrasti dimensionali e la continuità spaziale del
gotico f)
Le misure dello spazio del Quattrocento g)
La volumetria e plastica cinquecentesca h)
Il movimento e l’interpretazione nello spazio barocco i)
Lo spazio urbanistico dell’Ottocento j)
La pianta libera e lo spazio organico dell’età moderna. |
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Capitolo V –Le interpretazioni dell’architettura |
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Ogni corrente architettonica è stata condizionata
in maniera più meno forte da vari fattori. L’autore cerca così di dare varie
interpretazioni ,che spieghino quali fattori abbiano influenzato lo sviluppo
dell’architettura. Tra questi cita: a)
l’interpretazione politica (fatti salienti della vita
politica delle varie epoche) b)
l’interepretazione filosofico-religiosa (svariate volte
nella storia si sono verificati eventi religiosi che hanno contribuito
all’ascesa di una determinata corrente architettonica.Lo stesso contributo si
ha avuto dalle correnti filosofiche, basti pensare al Neoplatonismo. c)
l’interpretazione scientifica/tecnica ( grazie allo
sviluppo della scienza e della tecnica si è permesso di realizzare
architetture sempre più complesse e avvenieristiche) d)
l’interpretazione economico-sociale ( essa ha
condizionato notevolmente la storia dell’architettura e dell’uomo.In epoche
più fiorenti si è vericata la maggior parte dell’evoluzione dell’architettura
e della civiltà, mentre in epoche cupe caratterizzate da guerre ed epidemie
si è vericato uno stallo e una inevoluzione dell’arte e della civiltà. e)
L’interpretazione materialistiche ( essa racchiude tutte
le condizioni geografiche e geologiche che indirettamente aiutano l’avvento
di uno stile e l’abrogazione di un altro. Un esempio è lo stile Gotico , il
quale ha trovato piena fertilità nei paesi nordici grazie a determinate
condizioni climatiche mentre nei paesi settentrionali ha avuto una vita più
breve. f)
l’interpretazione fisio-psicologiche (Egitto= età della
paura- Grecia= età della grazia- Roma= età della forza- Protocristiano= età
della pietà e dell’amore- Gotico= età dell’aspirazione- Rinascimento= età
dell’eleganza- Revivals=età della memoria |
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Capitolo VI- Per una storia moderna dell’architettura |
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Zevi conlude il suo saggio afferamndo che alla nostra
critica manca spregiudicatezza e coraggio. Abbondano i filologi e i
conoscitori, ma scarseggiano i critici, e perciò prevale il conformismo,
l’ossequio per i giudizi formati e autorevoli, l’analisi fredda, evasiva,
inarticolata, aliena dal rivivere l’impeto dell’immaginazione creatrice.Ciò
dipende in parte dai critici d’arte che si occupano così poco della materia.
Essi sono legati alla pittura e alla scultura da precisi interessi. Il valore di un quadro è anche un
valore commerciale. Ma in architettura il valore artistico non si riflette in
un valore economico, un edificio di Sangallo, Wright, Le Corbusier non vale
di più per il fatto che la critica ha stabilito che si tratta di un’opera
d’arte, ma in realtà l’architettura sta all’arte come la letteratura sta alla
poesia. Principalmente perché nello spazio
coincidono vità, cultura,interessi spirituali e responsabilità sociali. Perchè lo spazio non è solo cavità
vuota ma è vivo e positivo. Quando tutto ciò sarà capito anche la cultura
architettonica rifiorirà ; si correrà ai grandi monumenti del passato per
trarre da essi l’essensiali lezioni spaziali, ormai idonei a distinguere
l’autentico dalla copia, il passato dal presente, la nostra vita dalla vita di
ieri. |