|
|
|
||
|
autore |
MARCO ROMANO |
|
titolo |
COSTRUIRE LA CITTA’ |
|
|
editore |
SKIRA |
|
|
luogo |
GINEVRA MILANO |
|
|
anno |
2004 |
|
|
|
|
|
|
lingua |
ITALIANO |
|
|
|
|
|
|
Titolo originale: Costruire la città |
|
||
|
|
||
Argomento e tematiche affrontate |
|||
|
Questo libro completa la
ricostruzione di quali siano i termini sui quali la civiltà europea ha
fondato la propria volontà di forma urbana, approfondendo ogni argomento fino
a suggerire come quei termini e quei
criteri possano continuare a costruire la base per disegnare le nostre città.
|
||
|
|||
Giudizio
Complessivo: 7.5 (scala 1-10) |
|||
Scheda compilata da: Giulia Ferri |
|||
Corso di Architettura e Composizione Architettonica 3
a.a.2012/2013 |
|||
|
|||
|
Autore Marco Romano |
||
nato a Milano il 28 settembre 1934. Laureato
in Architettura a Milano. Tesoriere dal 1970 al 1972; poi Segretario, insieme
a Vezio De Lucia, dal 1972 al 1975. Direttore della rivista Urbanistica dal n. 67/1977, al nn. 76-77/1984. Ha avviato nel 1961, subito dopo la
laurea, un consistente studio professionale con Mario Bellini – in seguito
con Augusto Cagnardi – seguendo molti progetti di
architettura e nel campo urbanistico. È stato da quel medesimo anno
assistente volontario di Giovanni Astengo all’Istituto Universitario di
Architettura di Venezia, poi assistente straordinario, quindi professore
incaricato di urbanistica e professore associato sempre all’IUAV, dove ha
diretto il Dipartimento di urbanistica dal 1978 al 1982. In seguito sarà
professore ordinario di urbanistica alla Facoltà di Architettura di Palermo,
per poi trasferirsi a quella di Genova, dove è stato anche Coordinatore
(1994-1998) del Dottorato di ricerca su Teorie
e metodi della progettazione. Ha insegnato Esthétique de la
Ville alla Facoltà
di Ginevra e all’Accademia di Architettura di Mendrisio. |
|||
Marco Romano |
|||
|
|||
Contenuto |
|||
Il libro vuole compiere
un’analisi meticolosa di come le città europee, a partire dal medioevo, si
siano evolute fino a giungere all’immagine della contemporaneità in una lenta
e continua trasformazione. A partire dall’aggregazione delle prime piccole
abitazioni, si delinea un’evoluzione che vede nascere gli elementi principali
vivi ancora oggi: la strada, la piazza, i quartieri… Tutto questo per
arrivare definire uno schema di crescita che è stato seguito, studiato,
criticato, stravolto, sovvertito in modi differenti fino ad oggi; forte è la
critica del presente ma l’autore guarda al futuro con speranza, confidando
nella continua evoluzione del modello cittadino. |
|||
|
|||
CAPITOLI |
|||
Parte prima – La pratica artistica |
|||
L’autore inizia concentrandosi sui villaggi e
le città europee a partire dal medioevo, nati come assemblaggio compatto di
abitazioni, evolutisi come spazio delimitato da una cortina e
giustapposizione di diversi recinti; essi erano il luogo d’incontro, soprattutto
nei punti importanti di interconnessione (strade e piazze tematizzate dagli
elementi simbolici che caratterizzano la città). |
|||
|
|||
Capitolo I – La strada principale |
|||
E’ un tema collettivo, inserito nel fitto del
tessuto edilizio; essa si sviluppa come concetto estetico dell’integrazione
di tutti i tessuti sociali all’interno dei confini murari. Il suo sviluppo fu
differente: nelle città esistenti possono essere piccole o nascere sui
margini, nelle città nuove può essere edificata al centro come forma di
espressione di significati collettivi; in alcuni casi la strada principale,
soprattutto a partire dal XIII secolo, può essere allargata, come
all’incrocio di più strade, e diventare piazza o forum. Tipi diversi di queste
strade ( che sostituiscono o affiancano le precedenti) si sviluppano nel
corso dei secoli, accolgono negozi di generi e qualità omogenei tra loro,
differenti strada per strada. Più strade principali tematizzano zone
differenti della città. |
|||
|
|||
Capitolo II- Piazza principale, piazza del mercato,
altre piazze |
|||
Piazza principale: si forma dal XII secolo a partire dalle
strade più larghe con il successivo sviluppo di loggiati; è legata alla nascita
dei comuni ed alla creazione del palazzo municipale che si affaccia su un
ampio luogo di vita collettiva (assemblea della cittadinanza), come centro e
simbolo unitario. Esso necessita di un espressione simbolica, per cui viene
tematizzato, anche se in modo graduale in lunghi lassi di tempo. L’allargamento di un tratto della strada
principale è la sua iniziale tipologia di sviluppo, poi si passa alla
tipologia quadrata per una più chiara distinzione. Si arriva a definire la
strada come luogo mercantile, la piazza come cuore della civica. Piazza del mercato: situata nello spazio della strada
principale nelle città nuove oppure vanno ad ingombrare la piazza principale
nelle città consolidate. Il mercato verrà poi allontanato dalla piazza
principale, dove rimarranno solo le corporazioni, e situato in un luogo
apposito, come una piazza circondato da botteghe poste sotto i porticati, che
hanno a loro volta funzione di tematizzare la piazza. Nei centri urbani dove
mancano vengono erette piazze apposite, sempre opposte a quelle principali;
esistono anche strade specializzate di artigiani. Prato della fiera: posto ai margini della città o fuori le
mura, a volte può essere tematizzato da recinti murari, chiese o palazzi. Piazza conventuale: nel corso del XIII secolo, nasce come
piazza tematizzata aperta davanti alla chiesa dei frati predicatori. Piazza della chiesa: con il termine piazza si va ad indicare uno
spazio pubblico tematizzato da un comportamento o un sentimento socialmente
riconosciuto connesso ad un tema collettivo con un aspetto architettonico
riconoscibile e codificato; per questo risulta strano che la piazza della
chiesa non abbia alcun significato rilevante. Le piazze non esprimono alcun potere ma sono
tematizzate da temi sociali; lo spazio davanti al duomo quindi a volte non
viene considerato neanche piazza, tuttavia quando le viene fornita una
maggiore importanza si ha un contrasto con la laicità, poiché essa esprime il
potere della cristianità (per esempio attraverso la via crucis e i sacri monti).
Comunque ancora per molto essa coinciderà con la piazza principale dove vi si
affaccia insieme al palazzo municipale. La tematizzazione delle piazze dipende
dalla loro tipologia e in base a questa può essere più o meno marcata: il
prato della fiera è riconoscibile per estensione e locazione eccentrica; la
piazza del mercato è contraddistinta da portici e botteghe; la piazza
principale resta la più tematizzata grazie al palazzo municipale e alla
loggia. Esse sono espressione di dominio o della democrazia cittadina e della
collettività. |
|||
|
|||
Capitolo III - Piazza monumentale, piazza nazionale,
ancora altre piazze |
|||
Piazza della signoria: nasce dall’insediamento di un potere aristocratico
(ducati o contee) nella collettività della città e a volte si inserisce nel
reticolo urbano, altre all’esterno di esso e si assesta grazie ad un
passaggio di potere di tipo ereditario. Agli inizi del ‘500 tutte le città
grandi saranno corredate da un palazzo cittadino o da un castello che
necessiterà di una piazza su cui affacciarsi e che necessariamente andrà a
tematizzare con un motivo non più di tipo sociale, andando così a sfruttare
piazze già tematizzate, sfruttandone la bellezza architettonica che già le
caratterizza. Piazza monumentale: nel rinascimento si impongono la coerenza e
il rigore nella progettazione della piazza espresse attraverso un alto grado
di omogeneità (unificazione architettonica delle sue case). Piazza nazionale: a metà settecento il modello diventa Place Royale a Nancy,
tematizzata dalle più rilevanti motivazioni (la tematizzazione sociale della
nazione) attraverso gli elementi comuni come banca, posta, palazzi delle
istituzioni nazionali… Risulta importante come elemento la statua di un eroe
fondatore della cultura o della politica nazionale che poi si evolverà
culminando con il monumento ai caduti e al milite ignoto, che fanno
riferimento all’intera nazione. Altre piazze tematizzate: secondo l’impianto cinquecentesco le piazze
non devono essere architettonicamente coordinate ma di impianto simmetrico,
nell’800 invece si arriva alla tematizzazione di alcune piazze attraverso un
giardino pubblico. |
|||
|
|||
Capitolo IV- Strada monumentale, strada trionfale, passeggiata alberata, boulevard,
viale alberato |
|||
Strada monumentale: si ha qui la concentrazione di palazzi
aristocratici, non più quindi sparsi per la città; per i più ricchi ma non
aristocratici si sviluppa invece il quartiere, raggruppando uno stesso ceto
sociale. La strada monumentale diventa quindi una schiera di palazzi
differenti, difficile da definire grazie ad una varietà stilistica che non
lascia spazio all’omogeneità architettonica (che si concentra quindi solo
nella piazza). Strada trionfale: strada dritta costruita anche a costo di alcune demolizioni con una
precisa prospettiva verso una singola porta; viene poi aggiunta una strada
cerimoniale per le processioni verso la porta di un santuario; successivamente la strada verso la reggia.
Tutte sono caratterizzate da una porta conclusiva: un arco trionfale. Questo
fa perdere il significato collettivo ma mantiene comunque una forte
riconoscibilità tematica. Passeggiata
alberata: è una tematizzazione per tutta la società,
anche se mantiene comunque i ceti separati in una società stratificata ma
unitaria; essa è aperta ma chiusa da un tema collettivo o architettonico o
paesistico, sempre caratterizzato da grande ampiezza. Essa acquisterà un
maggiore significato con dei monumenti posti ai suoi estremi (durante il
periodo Napoleonico) e grazie a misure gigantesche. Boulevard: è una successione continua di viali alberati (larghi 35/40m), che
nasce a Parigi ma che viene presto imitato in tutta Europa; spesso vengono
piantumati vicino alle mura, frequentati da tutti i ceti sociali e non
contraddistinti da alcun tema collettivo attraverso simboli ma solo
costituiti da grandi parterre alberati, fiancheggiati da case che non
necessitano di un coordinamento architettonico. Viali alberati e
strade alberate: possono essere sia esterni che
interni alla città. |
|||
|
|||
Capitolo V– Portici |
|||
Vengono eretti per questioni di
estetica delle facciate e per motivi di igiene; vennero imposti davanti alle botteghe
(anche se spesso come scusa per ampliare i piani superiori dei palazzi) e
divennero poi strade principali. A partire dal Duecento iniziano ad
affacciarsi anche sulla piazza principale, costituiti prima di legno, poi in
mattoni e pietra. Nel corso dei secoli tendono poi a scomparire nelle piazze
principali e a caratterizzare le piazze del mercato, sempre a protezione
delle botteghe. Loggia dei mercanti: le logge
nascono come tema collettivo, costruiti davanti ai palazzi municipali in
varie tipologie: passante o come portico corrente intorno ad un palazzo. Semantica del portico: il loro
utilizzo, insieme a quello dei loggiati, va a connotare i vari ambienti
cittadini, permettendone la distinzione; la loro tematizzazione è differente
da quella delle piazze. Portico come motivo architettonico: tematizza
e migliora il livello estetico della città. |
|||
|
|||
Capitolo VI - Sequenze |
|||
Strade e piazze vengono
posizionati in una successione di temi
consapevoli ed esteticamente connessi ma differenti. Croce di strade: ovvero strade in sequenza,
in quanto la città è un incrocio di strade. In questo caso si intende una
coppia di strade privilegiate, con
almeno uno dei suoi bracci lo tematizzato, come la strada principale; questa
coppia di strade generalmente originano la piazza principale, che diventa
centro di sequenza con la strada principale. La piazza del mercato è
un’occasione per una nuova sequenza
con la strada principale. Strada e piazza monumentale: i palazzi si spostano dove
c’è maggiore possibilità che ne vengono costruiti altri; le strade
monumentali disposte in sequenza con la strada principale attraverso
un’architettura uniforme e diventa riconoscibile se affiancata ad altri temi
come la piazza; spesso costriuta su un sito marginale, questo le consentirà
di fare da tramite tra città vecchia e città nuova. Piazza nazionale: viene realizzata anche
attraverso importanti demolizioni, sempre nel centro della città ma può anche
essere creata sfruttando la già esistente piazza monumentale o come cerniera
tra parte vecchia e nuova. Strada trionfale: prima fu eretta intorno
alle mura fino alla porta, poi lungo i viali alberati. Passeggiata alberata: posizionata accanto o sopra
le mura ma col loro abbattimento
avranno uno sbocco sulla campagna o sul mare, disposizione però sempre
ai margini del costruito, integrata nelle sequenza passeggiata/parco. Boulevard: generalmente hanno una
dispersione circolare e ricalcano la cerchia delle mura, punto in cui
costituiranno il contatto tra città vecchia e nuova, sempre ritmati da piazze
monumentali e rondò. |
|||
|
|||
Capitolo VII- Tutte le strade |
|||
Le strade minori delle città nuove
vengono tutte tracciate più larghe per accentuare l’immagine di bella città,
che si sviluppa come simbolo della società che vi si affaccia. Si generà però
un problema: come rispettare il carattere democratico della società se la
città denuncia le differenze di elite? Alcune opinioni singolari degli utopisti
sull’uguaglianza e sull’uniformità delle cose così come dei cittadini tentano
di rispondere a questo quesito. Il processo di esaltazione
simbolica del centro cittadino attraverso elementi ed archietettura continua. Nelle cittadine di nuova fondazione: vengono
affacciati sulla strada principale gli edifici delle famiglie di rango, su
quelle secondarie quelle meno prestigiose che vi si innestrano a spina di
pesce; la piazza principale nasce dall’allargamento della strada principale
seguendo un articolata gerarchia simbolica e di livelli e angoli chiusi nella
piazza monumentale; la piazza principale potrà tuttavia essere servita da un
insieme di strade parallele e perpendicolati che la circondano senza però mai
diventare principali e sempre tematizzata ma può anche essere tagliata da un
incrocio di strade. Per quando riguarda la fondazione
di una città, essa può essere il semplice raggruppamento di borghi autonomi
oppure ricorso di recinti (mura) originari della città antica in cui la
strada principale è tracciata come motivo dominante insieme alla passeggiata
e alla piazza principale al centro. Nelle città grandi: gli
artifici planimetrici valgono solo finchè la città è piccola, mentre con la
città più grande il legame tra i temi va perdendosi, per cui interviene la
pratica urbanistica attraverso vari
espedienti: · Duplicazione:
la città ha una sua dimensione massima che viene dupliacata per ottenere la
dimensione ottimale della città. · Città
satellite: la dimensione non è in relazione alla città, infatti possiede la
grandezza minima con temi collettivi da realizzare accanto ad una città più
grande per trasferirvi un aparte della popolazione. · Quartieri:
temi e sequenze minori per sottolineare l’identità della zona, realizzati con
almeno una strada principale e una piazza del mercato. I quartieri sono
tematizzati da temi propri della città che però non possono venire duplicati · Dilatare le
sequenze: le sequenze dei temi, in spazi più ampi della città non sono
aprezzabili facilmente, infatti per tematizzare queste grandi aree si rocorre
a strade trionfali (costriuire una seconda cerchia di mura) che culminano con
una porta o un monumento; in città si hanno temi come la strada principale,
fuori città invece sono presenti grandi viali alberati. Quando la città si
interrompe, la strada principale viene chiusa da un oggetto più grande, come
un palazzo o una cattedrale; riusultano inoltre molto utili le passeggiate
alberate per tematizzare i nuovi quartieri. · Londra e
Catania: Londra, dopo il grande incendio nel 1866, ebbe nuove possibilità di
crescita: secondo il progetto di Wren, si sarebbe avuto un allargamento delle
strade più importanti che sbocciano ai margini dell’ala incendiata e avrebbe
realizzato una sequenza di strade e piazze attraverso croci di strade con al
centro il municipio, contrappuntata da una seconda sequenza longitudinale
tematizzata a sua volta, con quartieri allungati o che seguono la strada;
secondo il progetto di Evelyn, sarebbero stati realizzati quartieri ortogonali
affacciati su una lunga strada principale tematizzata dal palazzo municipale
insieme a un reticolo diagonale per lunghe vedute cittadine. Catania: anche questa da
ricostruire ( per volontà del duca di camestre); si vuole avere la
tematizzazione dell’intera città che coinvolga anche parti lontane
prolungando le strade tematizzate fino alle porte (sempre con centro nel
municipio); la strada monumentale e la strada principale saranno parallele
fino alla piazza monumentale, il tutto tagliato da una trasversale · Geomentria
delle sequenze: ‘700-‘800. Nasce nelle città più grandi la necesstità di
ampliarsi. Il territorio, che prima era di possesso reale o feudale, diventa
libero dopo le varie rivoluzioni che esplosero in Europa in questi secoli ma
non si richiedono nuovi temi collettivi, solo una nuova rete di allineamenti,
secondo una precisa gerarchia, cosicchè i nuovi quartieri siano connessi; le
piazze dell’800 sono ridotte a spazio libero geometrico |
|||
|
|||
Parte seconda: - La teoria estetica |
|||
Le case: sono l’espressione dello
status dei cittadini, oltre che il parametro di valutazione estetica della
città; bisogna sempre porre molta attenzione ai temi collettivi, alla loro
grandiosità ed al valore architettonico. Da ciò si deduce che l’urbs è l’esito
di una consapevole volontà di forma. Dalla necessità di avere una forma
precisa (problemi legati all’esproprio) nasce la questione di quale sia la
forma perfetta della città: nata lentamente e sviluppatasi con tematiche
differenti, con una società aperta, nobile e democratica in continua tensine
nel gestire la tematizzazione, l’autore deduce da ciò che la perfezione nasca
dalle trasformazione, non da una forma precisa imposta. Tuttavia si nota un
cambio di concetti nel XX secolo: i cittadini hanno perso il potere di
esprimere la loro dignità tramite le loro abitazioni (si noti il caso delle
periferie). |
|||
Capitolo I - Tracciati |
|||
Vedute diagonali: sequenze percepita percorrendo
la successione visiva dei singoli temi collettivi attraverso visuali
diagonali, come accade con le strade principali molto sinuose che spesso
causano un’apparizone improvvisa dei loro temi e simboli architettonici. Ordine geometrico: le strade devono possedere
pari dignità, ecco perché vengono costruite più larghe e tematizzate
efficaziemente attraverso un disegno geometrico d’insieme con l’utilizzo di
regole tecniche nella progettazione della città come l’allineamento dei temi architettonici
più elevati; si ha quindi la regolarizzazione geometrica della planimetria e
la città diventa spazio appunto geometrico con un centro significativo. Si
impone un nuovo ordine che suggerisce un punto di vista frontale, non più
diagonale. Arte mancata: il sapere pratico sopperisce ad
una vera mancanza di una disciplina che regali l’ordine alla città; di questo
comincia ad occuparsene l’ordine degli architetti dal ‘500. L’autore studia il modello di Eiximenis: la città viene scompartita in
quattro strade tematizzate da una porta che converge verso una piazza
principale che separa quattro quartieri uguali, ognuno con croci secondarie
che lo dividono e con la loro piazza (poi Filarete, schema circolare della
sforzinda); le città nuove vengono quindi disegnate con rigorosi criteri
geometrici; si ha in questo periodo il diffondersi di piante di città molto
fantasiose e geometriche, il che dimostra quando sia apprezzato il principio
della regolarità, non le particolari figure. Tuttavia questi tipi di schemi
funzionano bene sulle città piccole. Gli schemi geometrici sono inoltre molto apprezzati e necessari per
ragioni difensive, dovute all’evolversi della tecnica bellica. L’avvento degli ingegneri: oltre ai grandi
viali prospettici e tematizzati vengono creati modelli circolari, sulla base
del concetto dell’unità del confluire, di razionalismo e di rigore formale;
nasce la figura dell’ingegnere municipale che si occupa soprattutto di temi
civili e collettivi, collaborando con gli architetti. Da questo punto va
affermandosi il tracciato ortogonale (cfr piani regolatori dell’Ottocento
come quelli teorizzati da Cerdà) sulla teoria dell’urbanizzazione illimitata;
a questa teoria si ricollega la lottizzazione illimitata a strisce parallele,
sempre adatta alla periferia. La riscossa dell’arte: viene rinnovata
l’attenzione per l’estetica e la tematizzazione della città avviene
attraverso la natura e i monumenti. Si diffondono quartieri di ville nel
verde, disposte lungo strade sinuose, molto differenti dai geometrici piani
regolatori. Vengono esportate fuori europa le strade tematizzate e le regole
formali del loro assemblaggio secondo la volontà di assicurare a tutti i
comparti della città un’equivalente dignità formale. |
|||
Capitolo II - Artisti |
|||
Nel mondo illuminista: il rigore
progettuale viene applicato solo alla nuova componente cittadina, in quanto
il vecchio non viene mai abbattuto, dal momento che per secoli solo episodi
singoli all’interno della città si sono verificate come modifiche; arriva
successivamente l’idea del progresso, dove il cambiamento può avvenire a
seguito dei grandi disastri (es. l’incendio di Londra) da cui comincia il
ninnovo della città. Dopo il 1750 avvengono i combiamenti: allargamento delle
strade, molte delle quali tematizzate generano un ammodernamento generale
della città- La contestazione romantica: la ampliata
città illuminista è la figura immaginabile per tutte le città; vi si oppone
la teoria che ogni città sia l’esito di un processo storico e culturale autonomo;
la tematizzazione della città è quindi espressione di bellezza in quanto
manifesto di una civitas etica,
diventando opera d’arte collettiva. Dalla scuola purovisibilista: dalla scuola di
Vienna giunge un punto di vista puramente formale: la città come espressione
di una civiltà, quindi con un suo proprio linguaggio dato dalla propria
storia; secondo Sitte la città è regolata dall’antinomia regolarità/arte- L’arte della città: Sitte suggerisce di
costruire la città nuova come continuazione di quella antica attraverso il
riscontro dei tracciati diagonali in opposizione alla regola illuminista. Catastrofe: classificazione delle varie
categorie: anche l’età moderna vuole il prioprio stile artistico, di cui si
occuperanno le avanguardie. |
|||
Capitolo III – Astratto |
|||
La ragione della città rinascimentale: capacità
di realizzare un paesaggio urbano ordinato razionalmente, dove ogni attività
abbia il suo posto appropriato; la città deve essere come un modello di
ordine formale che rispecchia l’ordine sociale, spesso metaforicamente
associato ad un corpo umano poiché è diviso in componenti e segue una
gerarchia (piazza al centro, altri elementi nei punti pratici come le
botteghe e i mercati nei punti adeguati). Il problema tuttavia è delineare un
criterio di distribuzione spaziale perché siamo in una società gerarchica
dove l’elite è posta al centro e i poveri all’esterno secondo una volontà di
distinzione imposta. Ciò genera un problema di decoro perché ciò che si
affaccia sul pubblico deve denuciare la sua identità. Città ideale del ‘900: utilizzo di
ferro e cemento armato, principi di un rigoroso razionaliamo costruttivo.
Vengono disillusi i principi eugualitari in quanto la società rimane
elitaria. Problema della circolazione: si ha già dal ‘600.
Essa è metafora di libera circolazione delle idee, da cui derivano i concetti
sul progresso; le strade allargate a misura di carrozza e poi anche ai nuovi
mezzi tecnologici (come ad esempio l’arrivo dei binari). Tutto ciò da l’idea
della razionalizzazione del traffico, in quanto in europa è un problema che
dipende dallo sviluppo dei mezzi nella città; ciò avrà come conseguenza il
generarsi di città di trasporto sovrapposte. Città ideali moderne: sono in continua evoluzione per essere a
pari col progresso tecnico (la forma non si può basare sui sistemi di trasporto); il principio
chiave è quello di distanziare le attività inquinanti dalle residenze
attraverso una distinzione funzionale senza doverlo iscrivere in un disegno
geometrico preordinato; si ha un rapporto rigido di interdipendenza tra le
funzioni tra loro (come un organismo). La città viene quindi organizzata
secondo un processo scientifico: disporre una città nuova lungo uno schema
principale con la ripresa di temi collettivi e piazze. La forma della città interna è generata dal rapporto delle industrie con
le residenze, non da un rapporto geometrico, e legate da un sistema di
circolazione. Unità residenziale: la città ideale deve essere
formata da piccole caselle: si ha una destrutturazione dell’insieme della
città; queste caselle vengono poi raggruppate in una scala sempre maggiore
attraverso una rigidità ortoganale di disposizione: quartieri e villette
legate dall’intreccio di cellule a diverse scale per aggregazione. Principio estetico: si ha un nuovo linguaggio
compositivo: la disaggregazione dei principi elementari e riassemblamento. Le
zone residenziali vengono poi corredate da relativi servizi in funzione
dell’abitare, sempre creando figure ricorrenti. |
|||
Capitolo IV - Critica |
|||
Il disegno della città rinascimentale ha avuto pochi successi e solo in
città di nuova fondazione, così anche le città di oggi. Le rivoluzioni estetiche e la città: non
riguardano la forma della città, infatti no si riconosce una città moderna
relazionarsi con l’arte moderna e contemporanea, poiché l’unico obiettivo è
il modificarsi in relazione al progresso; si prosegue alla ricerca costante
di un linguaggio evolutosi nel tempo. Labilità della città funzionalista: la città
è catalogo dei singoli oggetti di funzione dove i temi collettivi sono
accomunati ai diritti di cittadinanza
e agli edifici di servizio. Lo scopo pratico di ogni edificio perdura meno dell’edificio stesso,
anche se non perde mai del tutto il suo senso grazie alla città. La città europea
è eterna ma fragile poiché perde i suoi significati (simboli) ed ha per
questo una necessità di manutenzione anche se si perde il significato
simbolico. L’errore è che l’architettura moderna fa scaturire la forma dalla
caratteristica funzionale, anche se le attivittà sono più effimere della
struttura che le contiene. |
|||
Parte terza: Progettare belle
città La città europea si basa su mille anni di trasformazioni ed evoluzioni di
case individuali, strade e temi collettivi: i criteri di forma della città
sono la conoscenza dei temi collettivi, le sequenze… ma da qui scaturisce il
problema delle periferie moderne, che hanno necessità di una maggiore qualità
estetica. Obiezioni: ciò che è stato costruito
nell’ultimo mezzo secolo va sistemato, senza però poterci riallacciare ad un
filo conduttore della storia ma incoraggiando il nuovo. La civitas e l’urbs
sono ormai separate in quanto si ha una dispersione fisica degli insediamenti
dovuta non ad una volontà collettiva ma ad una questione tecnico-economica. L’esito caotico della modernità dimostra il fallimento delle avanguardie
moderne. Metodo per l’urbs: tracciare prima una rete di
temi collettivi con le strade e le piazze tematizzate delineando l’insieme
della città da cui si svilupperà un reticolo di lottizzazione. Inoltre la
conoscenza materiale dell’urbs permette di migliorarne la progettazione. Il tempo della città: la città ha una natura
eterogenea, non tutto deve essere connesso; ogni oggetto architettonico ha
una sua durata differente conforme alla necessità e ciò va contro la
necessità di disegnare la città in una forma cristallina, perfetta e
immutevole. Essa si deve evolvere, poiché solo così raggiunge la perfezione. Quartieri: nel ‘900 le elites accettano la
vicinanca dei meno abbienti a patto che possano essere raggruppati e chiusi
in quartieri di edilizia popolare che si aggregano e si ripetono. Strade: la loro continuità rappresenta la
continuità delle stratificazioni sociali; nei secoli si arrica ad un
allargamento progressivo di esse; da queste il moderno tenterà di
allontanarsi attraverso giardini Temi collettivi: sempre costante è il
tentativo di riprendere temi tradizionali delle città antiche Case individuali: un tema complesso che viene
studiato nel moderno tentando di dargli maggiore importanza anche alle case
dei meno ricchi, tutte devono avere pari dignità. Frammenti: esempi di Vimercate, Modena e
Milano coi relativi piani regolatori |