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titolo |
IL MODULOR, MODULOR 2 |
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editore |
GCE |
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luogo |
PARIGI |
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anno |
1° EDIZIONE 1974 GABRIELE MAZZOTTA EDITORE NUOVA EDIZIONE 1 DICEMBRE 2004 GABRIELE CAPELLI EDITORE SAGL |
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lingua |
ITALIANO TRADUZIONE A CURA DI EMANUELE SAURWEIN |
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Titolo originale: Le Modulor + Modulor 2 Saggio su una misura armonica a scala umana universalmente
applicabile all'architettura e alla meccanica |
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Argomento
e tematiche affrontate |
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Il Modulor può essere definito un libro a noi contemporaneo,
poiché i problemi trattati sono ancora oggi al centro della società della
globalizzazione. L’interesse di Le Corbusier è per l’uomo nella sua totalità.
L’uomo che utilizza l’architettura, l’uomo che progetta uno spazio, l’uomo
che percorre una strada, l’uomo che abita e vive nel mondo contemporaneo. A
partire da questa lucida consapevolezza e per tutta la sua vita, il maestro
svizzero misura, raccoglie informazioni, verifica quotidianamente rapporti,
altezze, proporzioni. Per questo motivo, le sue opere e in particolare i suoi
scritti ci appaiono ancora oggi familiari. Proprio nel quotidiano, nelle
azioni ripetute, si colloca il suo lavoro... È un libro che ascolta gli
insegnamenti degli antichi e parla ai posteri. Un libro fatto di logica, di
ricerca e di osservazioni pazienti sulla realtà. Il Modulor espone tematiche
dibattute ancora oggi con fervore, quali sistemi modulari di
standardizzazione, rete di servizi e di trasporti, urbanistica e alloggi
sociali, tipografia e design. Il Modulor è uno strumento di lavoro e in
quanto tale, questi due volumi contenuti in cofanetto, dovrebbero sempre
stare sul tavolo di lavoro degli architetti, alla pari degli altri strumenti
di lavoro. Le Corbusier, massimo architetto del XX secolo, crede in una architettura
che sia pratica. Egli, infatti, è un uomo di azione, un pensatore pratico.
Non esiste riflessione all’interno di queste pagine che non sia direttamente
collegata con il costruire, con il cantiere, con l’incessante lavoro
dell’atelier di 35, Rue de Sevrès. In tutti i modi e con tenacia, Le
Corbusier ripete lo stesso attuale messaggio: l’architettura è anzitutto un
fatto pratico che richiede azione e forza, poiché si tratta di occupare uno
spazio e un tempo che prima erano vuoti. È un solco in un prato, un tratto di
matita sulla carta oppure una parola su un foglio bianco. |
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Giudizio
Complessivo: 9 (scala 1-10) |
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Scheda compilata da: Mariangela Canestrale |
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Corso di Architettura e Composizione Architettonica 3
a.a.2014/2015 |
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Autore |
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Charles-Edouard
Jeanneret, nasce il 6 ottobre 1887 in Svizzera,
dove studia alla scuola d'arte, orientandosi poi, verso l'architettura
.All'età di quattordici anni, si iscrisse alla Scuola d'Arte del suo paese
natale e quando compì i diciotto anni realizzò la sua prima abitazione. Dal
1906 al 1914 viaggia in numerosi paesi d'Europa, soggiornando soprattutto a
Vienna, dove viene in contatto con gli ambienti della Secessione viennese, e
a Berlino doveconosce Gropius
e Mies Van der Rohe. Visitando le principali città italiane ricava un
abbondante quaderno di schizzi delle architetture del passato con a margine
di ogni disegno annotazioni e appunti sui materiali, sui colori, sulle forme.
Ciò gli consente di acquisire un bagaglio culturale che affonda le radici nel
passato e di evidenziare la sua passione per l'architettura. Inizialmente
lavora nello studio di Auguste Perret (fino al
1922), poi con Pierre Jeanneret apre il suo mitico
studio di architettura a Parigi, situato in Rue de Sèvres
al 35. Nello stesso periodo, fonda insieme a A. Ozenfant e Dermèe, la rivista
"Avant-garde. L'Esprite
noveau". Il suo sistema progettuale è
improntato all'uso di sistemi razionali, con moduli e forme estremamente
semplici, secondo i principi del "Funzionalismo". Inoltre, molte
nuove metodiche per l'ingegneria furono introdotte proprio da Le Corbusier.
Il tetto piatto con giardino pensile, ad esempio, rappresenta un importante
contributo dell'architettura: esso è formato da un ampio spazio situato su
banchi di sabbia, con l'aggiunta di ampie zone verdi poste al di sotto
dell'abitazione. Nella sua sperimentazione riesce anche a toccare gli estremi
opposti in una varietà di linguaggi plastici, come testimoniano le villas La Roche-Jeanneret e
Savoye, "l'unite d'abitation" di
Marsiglia (1947/52), La Cappella di Notre-Dame-Du-Haut sulla sommità di una collina che domina la borgata
di Ronchamp( 1950/54), il convento dei domenicani
La Tourette, La Maison De L'homme
a Zurigo e L'ospedale di Venezia. L'anno successivo pubblica "Verso una
Architettura", il libro d'architettura più importante della prima metà
del secolo scorso, un manifesto in cui sostiene che l'impegno nel
rinnovamento dell'architettura può sostituire la rivoluzione politica, può
realizzare la giustizia sociale. Nel libro tratta di tre dei cinque punti: i
pilotis, i tetti-giardino e la finestra a nastro. A questi tre elementi si
aggiungeranno qualche anno dopo la facciata libera e la pianta libera. Sono i
famosi "cinque punti di una nuova architettura" applicati con
intenti teorematici in una delle opere più importanti del razionalismo
architettonico, villa Savoye a Poissy del 1929. |
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Le Corbusier |
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Contenuto |
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Il libro intende
manifestare, per mezzo di indici esatti, la scia e il lavoro di una ricerca
portata avanti lungo il filo di una vita fatta di azioni pratiche, una
ricerca sfociata in un risultato tangibile affinchè
una persona, un ambiente, un’atmosfera, una passione, hanno potuto costruire
una catena regolare attraverso proprio le circostanze, le contraddizioni, le
rivalità, le passioni, condizioni particolari… il contrario, cioè, di un
ripiano di una enciclopedica biblioteca, in quanto, come afferma Le
Corbusier, la vita stessa non può essere enciclopedica per gli esseri umani
perché vuol dire mostrarsi impassibile davanti alla moltitudine e alla
complessità dei fatti e delle idee: non si può essere impassibili davanti
alla vita, al contrario, bisogna esserne gli attori. |
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CAPITOLI |
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Capitolo 1– PREAMBOLO |
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Le Corbusier parte dalla musica e la usa come esempio per dimostrare
come la nostra civiltà, negli eventi che riguardano le cose visive e dunque tutto
ciò che è edificato e costruito, non ha ancora beneficiato di una misura
universale in grado di armonizzare e collegare il lavoro degli uomini, così
come ne gode la musica. Infatti per millenni si è potuto far uso del suono
per cantare e danzare, la musica veniva trasmessa solo oralmente, non
esistevano strumenti né metodi per scriverla, era necessario fissarla,
rompendone la continuità, attraverso delle progressioni. E, Il primo che
cercò di tagliare questo suono secondo una regola accettabile da tutti, ma
soprattutto capace di flessibilità, diversità e ricchezza fu Pitagora il
quale prese come punti di appoggio due elementi in grado di riunire ricchezza
e diversità: l’orecchio umano e la matematica. In seguito, con Bach e Sebastian, venne
creata una nuova notazione musicale, la “scala temperata”, un nuovo strumento
più perfezionato. L’architetto esprime,
quindi, come il bisogno di una nuova misura visuale si è rivelato
urgente soprattutto nell’era della macchina la quale ha trasformato i
rapporti degli uomini provocando uno sconvolgimento totale: trattandosi di
costruire oggetti d’uso domestico, industriale o commerciale, fabbricabili e
trasportabili in tutti i luoghi del mondo, la società moderna manca di una
misura capace di creare domande e offerte fondate sulla sicurezza. Attraverso
questo libro Le Corbusier intende riportare l’ordine e dunque l’ armonia. |
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Capitolo 2 - CRONOLOGIA |
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Per le Corbusier risulta necessario l’impiego di una nuova misura destinata
a completare il metro o il piede- pollice. Egli vive negli anni in cui va di
moda il rinnovamento degli elementi decorativi, quindi studia le piante e la
natura, fonte di armonia, raffinatezza e ordine, ed inizia ad interrogarsi
sul principio che regola ed ordina ogni cosa. Nel Campidoglio di Michelangelo
ritrova l’angolo retto come luogo che domina la composizione e da lì inizia a
dipingere quadri secondo una salda geometria basata su due nozioni
matematiche: il luogo dell’angolo retto e la sezione aurea. Nasce così
“l’Esprit Nouveau” per porre le basi teoriche indispensabili per l’attività
pratica: le sue prime nuove costruzioni, rivelano, infatti, una nuova
concezione dell’architettura basata su misure- basi di urbanistica,
determinazione dell’unità cellulare e soprattutto l’altezza di un uomo con il
braccio alzato. Durante i suoi viaggi nelle armoniose architetture ha
rilevato la costante di un’altezza di circa 2 m e 10, 2 m e 20 tra il
pavimento e il soffitto. L’Esprit Nouveau si era fatto interprete del
cubismo, uno dei movimenti più rivoluzionari dello spirito tanto è che un
articolo sul “costruire in serie” aveva fatto scalpore: Le Corbusier era un
autodidatta, lontano dallo spirito accademico, incline al fenomeno plastico,
comprende la natura e la traduce nelle sue creazioni attraverso la
matematica. L’architettura, la scultura
e la pittura dipendono dallo spazio ed è proprio da quest’ultimo che
nasce l’emozione estetica: prendere possesso dello spazio è il primo atto dei
viventi, occupare lo spazio è la prima prova di esistenza. Con l’occupazione di Parigi, le Corbusier si dedica all’attività
dottrinale ed in particolare alla creazione di un “reticolo di proporzioni”
che fungesse da regola del cantiere, la norma di infinite combinazioni e proporzioni.
È così che nasce il RETICOLO che può essere collocato nei cantieri della
ricostruzione per fornire nuove misure armoniche utili per progettare le
camere, le porte, gli armadi, prestarsi alle illimitate combinazioni della
serie, permettendo di introdurre elementi di costruzione prefabbricati. Il
Modulor realizza automaticamente la conversione tra metro e piede- pollice,
infatti sigilla l’intesa del decimale e del piede- pollice e alleggerisce
quest’ultimo attraverso il sistema decimale. Il Modulor è una misura
organizzata sulla matematica e sulla scala umana: il metro è una serie di
cifre senza corpo, le cifre del Modulor, invece, sono delle misure, dei fatti
che hanno in sé, una corporalità: sono l’effetto di una scelta tra un’
infinità di valori. |
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Capitolo 3- MATEMATICA |
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Nel terzo capitolo viene affrontato il tema della matematica,
interpretata come l’edificio immaginato dall’uomo per comprendere l’universo:
è qui che si riscontra l’infinito e l’assoluto. La matematica viene
paragonata ad una porta dei miracoli, una volta varcata la quale l’uomo si
ritrova nel paese dei numeri. Le Corbusier va contro i grandi teorici del
Rinascimento i quali componevano l’architettura sulla carta, col compasso
giungevano all’icosaedro e al dodecaedro stellati, perché allontanavano
l’uomo dalla visione dell’occhio: l’architettura è giudicata dagli occhi, è
un fenomeno fatto di spettacoli che si
susseguono nel tempo e nello spazio, così come avviene nella musica. Le
scienze sono parte della musica poiché sono fondate sulle proporzioni e l’armonia
regna sopra tutte le cose. |
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Capitolo 4- SITUAZIONE DEL
MODULOR NEL TEMPO PRESENTE |
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L’obiettivo principale, secondo Le Corbusier, è quello di armonizzare il
flusso delle produzioni mondiali cercando di evitare il rischio di commettere
l’errore di fare delle normalizzazioni con il minimo sforzo, per concessioni
reciproche. Normalizzazione: raggiungere lo stato di regola, ossia scoprire
il principio che possa servire da regola. È l’autorità che interviene,
adottando un principio che implica un ordine di cose, la costruzione mette in
opera dei materiali che sono soggetti a vantaggi e a vincoli delle leggi
interne che tendono a realizzare nel modo migliore l’oggetto proposto. Solo
l’architetto è in grado di stabilire l’accordo tra l’uomo e il suo ambiente:
la fisica dell’universo si riflette nelle tecniche. Il lavoro degli uomini,
l’uso delle macchine, fanno girare il ciclo delle produzioni rendendo
accessibili i nutrimenti materiali e spirituali. Una civiltà si realizza per
effetto della sua propria sensibilità, della sua ragione e delle sue mani
ingegnose. Il problema dei giorni nostri risiede nella distribuzione in
quanto siamo in un’era dei brutali mezzi economici e tecnici. |
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Capitolo 5- PRIMI ESEMPI DI
APPLICAZIONE |
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Il Modulor
può essere paragonato ad un pianoforte accordato, ma non è lui che infonde il
talento e il genio, offre solo la facilità che ne può risultare impiegando misure
sicure, è uno strumento di lavoro. Le prime esperienze della messa in opera
del modulor sono: 1)l’unite
d’habitation di Marsiglia: per quanto riguarda la pianta generale e la
sezione, la facciata in brise- soleil, nella falegnameria, nella pietra usata
in occasione della cerimonia del 1947,nelle stele delle misure, nel tetto; 2) un
piccolo ufficio in Rue de Sevres 35 3)
preparazione di una esposizione volante per otto musei degli stati Uniti 4)
tipografia 5) una
fabbrica a Saint- Diè 6) un nuovo
pan de verre in legno 7)
grandezza matematica: ONU 8)
urbanistica “piano di Parigi” il Modulor
permette all’operatore di vedere le sue dimensioni, proprio perché è un
nastro graduato tenuto nella mano. Va contro la disgrazia del tempo presente affondata
nell’astratto e nell’arbitrario. |
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Capitolo 6-
SEMPLICE ATTREZZO |
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Il Modulor, a differenza del metro e del piede- pollice,
è un fenomeno attivo, opera con misure valutate empiricamente, interviene per
rispondere alle esigenze del cliente attraverso l’equilibrio della
composizione, il collegamento con il suo intorno, la normalizzazione e la
standardizzazione. Il Modulor è uno
strumento di lavoro per coloro che creano e non per coloro che eseguono,
quindi bisogna far attenzione a non far affondare questo strumento nella
confusione e nell’impraticabile cercando di perseverare uno degli obiettivi
principali del Modulor: l’alleanza tra il piede- pollice e il metro. |
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Capitolo 7- VERIFICHE MATERIALI
E CODA |
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Le Corbusier riscontra, durante i suoi viaggi, il Modulor
in diversi capolavori architettonici quali l’Abbazia di Chaalis a Parigi
nella quale viene misurata la larghezza anche della porta che fa uso della sezione
aurea, la Chiesa di Kahriè a Bisanzio, la porta del Grande Serraglio a
Istanbul, il Partenone definito dall’architetto come un monumento
eccezionale, luogo di tutte le sfumature: un vera scultura e non una
costruzione. |
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MODULOR 2 |
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Capitolo 1- PRELIMINARI |
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Il Modulor ha trovato grande
applicazione dopo la sua scoperta grazie al fatto di essere stato un lungo
studio rivolto alla proporzione per mezzo della matematica. In questo capitolo
vengono riportate le lettere scritte all’architetto da molti studiosi del
tempo come quella dell’ingegnere Dessous, il quale è convinto che il Modulor
sia appoggiato su basi solide, tuttavia dato che lo scopo principale
dell’architettura è quello di alloggiare l’uomo e bisogna che le dimensioni
degli elementi di costruzione siano in relazione esteticamente corrette con
esso, si domanda quale serie debba essere scelta. Le Corbusier affronta il
discorso affermando di essere un posseduto delle proporzioni, del desiderio
di armonia e, occupandosi dello spazio, del volume, dei rapporti, non può che
far appello alla matematica. L’architettura, la scultura e la pittura
dipendono dallo spazio: si verifica un fenomeno di concordanza tra essi,
proprio come una matematica. |
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Capitolo 2- TESTIMONIANZE |
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L’uomo occupa lo spazio per
manipolarlo secondo i propri bisogni e ha creato strumenti capaci di aiutarlo
materialmente: ha inventato i mezzi di misura quali il pollice, il piede e ne
ha costruito le case, le strade. Per la loro stessa origine, questi strumenti
di misura, erano destinati a portare l’armonia perché regolati da leggi
matematiche. Con l’intervento del calcolo decimale, l’uomo ha aperto un
rapporto conflittuale con l’ambiente in quanto i centimetri o i metri sono
lontani dalle dimensioni del nostro corpo. Il Modulor, in tal senso, ha
introdotto una ricchezza di combinazioni matematiche e geometriche valutabili
in metri e piede- pollice, dimensionate al nostro corpo e adatte alla
costruzione di oggetti. Il Modulor, unendo il metro e
il piede- pollice, apre la via alla prefabbricazione di elementi costruttivi:
la prefabbricazione modulata pone la casa alla portata di tutti e porta ad
un’architettura che , pur estendendosi universalmente, conservi le caratteristiche di ogni
individuo. |
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Capitolo 3- DIVERGENZE |
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Il mondo moderno è imprigionato in una morsa di
regolamenti nati da compromessi che impediscono in modo puro di fare bene. Il
Modulor, creato nel 1942, è stato messo a punto durante sette anni e
sperimentato da tre anni in tutti i lavori di Le Corbusier, e per
approfondire il problema di chiarire ogni dubbio, è stato scritto questo
saggio su una misura armonica a scala umana, universalmente applicabile
all’architettura e alla meccanica. Inoltre l’architetto rileva quanto sia
importante disporre di mezzi di normalizzazione, di avere un’intesa
internazionale e di avere l’arbitrarietà, con il pretesto dell’urgenza e
delle circostanze, di adottare un sistema di normalizzazione limitato il cui
effetto sarebbe quello di chiudere le porte all’immaginazione. |
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Capitolo 4- RIFLESSIONE |
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La concezione europea della proporzione
si riallaccia alla tradizione pitagorica- platonica che presenta un duplice
aspetto: essa consiste in rapporti numerici e in figure geometriche perfette
come il triangolo equilatero, rettangolo, iscoscele, il quadrato… Oggi, la
concezione dello spazio è per forza di cose differente da quella dei secoli
scorsi. La società attuale si trova davanti all’inesorabile fatalità di un
collettivismo che minaccia sempre di più l’armonia delle corrispondenze: è
tempo di opporre dei contrappesi se si vuole evitare il flagello, attraverso
un lavoro lontano dagli importuni ma incentrato sull’armonia. Il texturique è un prodotto diretto del Modulor che dimensiona
armonicamente sia in superficie che in profondità tramite la tabella. La
società moderna possiede ricchezze inimmaginabili che possono dare enormi
frutti… per contro, il progresso
moderno ha fatto nascere un immenso disordine, frutto della disarmonia
nella relazione tra le cose. Da qui la necessità di una simmetria. Il numero conferisce
alla casa dignità, fa dell’abitazione il tempio della famiglia. Una misura
armonica, umana e matematica quale il Modulor, dà la sicurezza e le
proporzioni: mezzo di normalizzazione che tutela l’economia dei materiali e
permette l’organizzazione delle costruzioni. Il Modulor è la prima sintesi logica della scomparsa dei vecchi sistemi
e riflette la nostra civiltà: dopo aver verificato e applicato praticamente la presenza
costante in tutti i progetti di un valore modulare, ne consegue la definizione
di un elemento volumetrico capace di mettere ordine, di trasformare i
regolamenti e di aiutare l’architettura dei tempi moderni nel creare alloggi
della civiltà delle macchine. Il fatto che Le Corbusier prenda come punto di riferimento l’uomo
nel suo ambiente invece delle
proporzioni universali prova che egli ha accettato di passare dagli standard
dell’assoluto a quelli della relatività. I suoi elementi sono estremamente
semplici: quadrato, doppio quadrato sono mescolati in un sistema di rapporti
geometrici il cui principio base di simmetria è combinato in due serie divergenti di numeri
irrazionali derivati dalla sezione aurea. Il Modulor è certamente la prima
sintesi logica della scomparsa dei vecchi sistemi e la conferma, allo stesso
tempo, di essere il riflesso della nostra civiltà basata sulle concezioni dei
pitagorici- platonici. |
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Capitolo 5 – 35, RUE DE SEVRES |
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“ noi abbiamo due modi di posare il mondo
esterno. I numeri. Per effetto loro, c’è pluralità di individui: la simpatia,
l’ordine, l’armonia la bellezza ecc..in breve, tutto ciò che è spirituale. Lo
spazio. Questo ci offre degli oggetti estesi. Nel mondo spaziale sono
proiettate delle immagini del mondo numerico, prima dalla natura stessa, poi
dagli uomini e soprattutto dagli artisti. Si può dire che il nostro dovere
sulla terra e durante la nostra vita consiste in questa proiezione delle
forme ricavate dai numeri che voi, gli artisti, realizzate nel senso più
elevato, in opere di alta moralità. Non soltanto è possibile fare appello alla
geometria e ai numeri, ma questo è il vero scopo della nostra vita. “ speiser
Il testo riportato propone un
destino dell’uomo: progettare nello spazio forme animate dal numero. Si
verifica un fenomeno di concordanza come nella matematica, e la quarta
dimensione sembra essere il momento d’evasione: è la vittoria del
proporzionamento in tutte le cose. a)L’aritmetica è afferrabile,
comprensibile, si presta ad un’operazione semplice della mente. b) texturique: legame, sistemazione
delle parti di un lavoro e disposizione delle parti di un corpo. c) geometria: fenomeno visivo che
comprende le regole capaci di diventare una base di armonia e poesia. Il tracciato del Campidoglio di
Chandigarh contiene l’aritmetica: esso contine in un parco il Parlamento, il
Palazzo di Giustizia, il Palazzo del Governatore. Il parco è inserito nel
vivo di una zona agricola ed è pertanto naturale dotarlo di una forma
geometrica e per mezzo di un artificio architettonico, l’idea passa da
concepibile a visibile. La Cappella di Ronchamp. Le Corbusier afferma l’importanza dell’armonia
tra gli oggetti: per principio è contrario ai moduli qualora limitino
l’immaginazione, aspirando all’assoluto dell’oggetto e sfociando nell’inaridimento
dell’invenzione, ma crede fortemente nell’assoluto di un rapporto poetico. La
Cappella è la dimostrazione che l’architettura non è un problema di colonne
ma di eventi plastici i quali non si regolano con formule accademiche ma sono
liberi e innumerevoli. Tutto è basato sulla matematica delle combinazioni e
la Cappella deve ricreare l’intimità in ogni cosa, capace di provocare
l’irradiamento dello spazio indicibile, |
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CAPITOLO
6- NUMERAZIONE |
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Il Modulor non poggia sui suoi
piedi poiché non raggiunge mai lo zero e tende verso l’infinito: se si vuole
scoprire una numerazione per il Modulor bisogna partire per forza da un punto
reale che sarà da unità, ma trovare un punto di partenza, come afferma
l’architetto, non è semplice. Nel 1951 Le Corbusier propose come punto di
partenza la quota 113 e i suoi gradi inferiori, tendenti a zero, sarebbero
contrassegnati con i numeri del loro grado cioè 1A, 2A, 3 A… Al di sopra di
113 e accompagnati dall’indice B, i gradi indicherebbero la loro posizione
con la numerazione illimitata. La misura di partenza 113 indica la grande
ricchezza propria del Modulor: la metà di 226( serie blu), cioè il plesso
solare dell’uomo con il braccio alzato o la sezione aurea di 183, cioè
dell’uomo in piedi (serie rossa). Goethe diceva che l’architettura è
una musica pietrificata. Il Modulor ha creato uno stretto legame di struttura
tra il tempo e i suoni attraverso la sezione aurea. |
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EPILOGO |
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Sono tre gli strumenti di lavoro proposti
dall’architetto: 1. Il Modulor 2. Il reticolo CIAM di Urbanistica (ASCORAL) 3. Il reticolo climatico (dell’atelier di 35, rue de Sevres). |
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GLOSSARIO |
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“La musica è un esercizio di segreta aritmetica e colui che vi si
abbandona ignora d’avere a che fare con i numeri” Leibnitz "È una scala di proporzioni che rende il male difficile e il bene
facile" Albert Einstein “Il Modulor è prima di tutto uno strumento: non ci farà fare dell’arte,
ma eliminerà automaticamente, durante il lavoro, il pressappoco delle
proporzioni, le note false nella composizione architettonica, nel dettaglio e
nell’insieme dei rapporti” Andrè Sive |