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autore |
ANNA
LAMBERTINI |
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titolo |
URBAN
BEAUTY! LUOGHI PROSSIMI E PRATICHE DI RESISTENZA ESTETICA |
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editore |
EDITRICE
COMPOSITORI |
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luogo |
BOLOGNA |
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anno |
2013 |
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lingua |
ITALIANO |
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Titolo originale: URBAN BEAUTY! LUOGHI
PROSSIMI E PRATICHE DI RESISTENZA ESTETICA |
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Argomento e tematiche affrontate |
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Il libro si propone di sensibilizzare il lettore al tema della bellezza urbana, spingendo i cittadini a sviluppare il loro senso estetico e la loro capacità di osservazione ogni giorno, guardando ciò chi li circonda con occhi nuovi. L’autice propone un’approfondita riflessione sullo spazio pubblico nella città contemporanea attraverso la descrizione di numerosi progetti, raggruppati per differenti approcci di intervento. Partendo dal presupposto che i luoghi hanno una molteplice essenza identitaria, è possibile fornire moltissime interpretazioni individuali di una città “bella” e di uno spazio “abitabile”. L’obiettivo di questa pubblicazione è orientare processi di rigenerazione di insediamenti urbani verso una prospettiva che possa avvalersi di cittadinanza attiva e responsabilizzazione collettiva, ma anche della capacità creativa dei progettisti. |
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Giudizio
Complessivo: 8 (scala 1-10) |
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Scheda compilata da: Chiara Miatton |
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Corso di Architettura e Composizione Architettonica 2
a.a.2012/2013 |
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Autore Anna Lambertini |
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Nata a Forlì (11-1-1965), si è laureata presso la Facoltà di Architettura di Firenze l’8 novembre 1994, con una tesi di confronto tra due progetti di pianificazione delle aree protette marine del mediterraneo: Parco Nazionale di Port Cros e Riserva Naturale Marina Isole Tremiti. Nel 1996 si è diplomata Architetto Restauratore di Giardini e Parchi Storici al Corso di Formazione Professionale della Provincia di Firenze, in seguito ha conseguito il Titolo Master in Conservazione e Restauro del Patrimonio Architettonico e Urbano presso l’Escuela Técnica Superior de Arquitectura de Madrid e il Diploma ICOMOS-IFLA di Specializzazione in Restauro e Conservazione del Giardino Storico; si è inoltre diplomata il 7 marzo 2001 presso la Scuola di Specializzazione in Architettura dei Giardini e Progettazione del Paesaggio dell’Università degli Studi di Firenze. Dal 2005 è docente di “Architettura del paesaggio” all’Università di Perugia. |
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Anna Lambertini |
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CAPITOLI |
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FIGHT FOR
URBAN BEAUTY! IL GENIUS LOCI NON ARRIVA SOLO VOLANDO (introduzione) |
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Questo primo capitolo costituisce l’introduzione all’opera
vera e propria ed esplicita i temi fondamentali che verranno in seguito
trattati dall’autrice. È articolato in 3 paragrafi: -
SPAZIO PUBBLICO E CITTA’ CONTEMPORANEA Si parte da una
riflessione sul genius loci e sulla molteplice identità dei luoghi contemporanei.
Nella città democratica attuale, multiculturale e multietnica, la costruzione
dei paesaggi del quotidiano è resa difficoltosa dall’intrecciarsi di numerose
dinamiche (interessi politici, economici, sociali, caratteri ambientali,
memoria storica..). E’ facile credere che in questo contesto possano
svilupparsi una moltitudine di genii loci, anche in contrasto tra loro. La
vera sfida che si presenta in questi anni sta nella capacità di
sensibilizzazzione della popolazione, che, insieme al progettista, può far
nascere nuovi spazi urbani o modificare spazi dimenticati per renderli
fruibili in base alle esigenze della comunità. -
FARE PAESAGGI URBANI: 6 AZIONI DI PROGETTO Come fare per rendere
migliori i paesaggi urbani? L’autrice propone una “raccolta aperta di utopie
concrete” che testimonia di modi diversi con cui si può cambiare
positivamente il destino di spazi urbani brutti e degradati, un catalogo di
progetti, workshop, iniziative colletive in tutta Europa che hanno
contribuito a migliorare il paesaggio urbano delle nostre città. Questi
progetti sono stati classificati in base a 6 diversi approcci critici: ·
Lavorare in prossimità ·
Coltivare immaginari ·
Mettere in gioco ·
Reinventare luoghi minori ·
Incoraggiare nature urbane ·
Far emergere costellazioni di spazi aperti -
INTERSEZIONI/SGUARDI In quest’ultima parte
dell’introduzione (intitolata come l’ultimo capitolo del libro, che riposta
una serie di brevi saggi) si parla del filo conduttore di tutti i progetti
elencati: il desiderio di produzione di habitat poetici, la volontà di
costruire spazi dell’abitare insieme, l’interesse a fare luoghi pensati per
rendere la vita quotidiana delle persone più ricca e piacevole, sul piano
sociale e delle esperienze individuali. |
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AZIONI/LUOGHI |
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Si apre con questo capitolo la lunga rassegna di progetti, suddivisi criticamente per tipologia d’intervento sul territorio. - LAVORARE IN PROSSIMITA’ Rientrano in questa categoria tutti gli interventi sui “paesaggi minimi” (vedi glossario) dell’abitare, spazi “affettivi” che fanno parte del quotidiano anche se non appartengono alla sfera privata, per esempio corti condominiali o spazi di risulta che attraversiamo ogni giorno e che non siamo abituati a valutare esteticamente. Lavorare in prossimità si riferisce ad interventi effimeri, ad interim o duraturi, che incidono sulla qualità dell’abitare di una collettività, agendo sugli spazi aperti del quotidiano attraverso il senso di appartenenza e familiarità di coloro che li abitano.
Cafè sur
Place Bordeaux, Fracia Collectif Etc - COLTIVARE IMMAGINARI L’immaginario è qui inteso come un repertorio di rappresentazioni simboliche, di espressioni del fantastico, di miti e fiabe generato dall’immaginazione di un singolo individiduo o di una collettività: questo costituisce un atto culturale fondamentale e una pratica vitale di resistenza poetica. Dare vita a scenari urbani in grado di coltivare l’immaginario costituisce un atto fondamentale per risvegliare la coscienza estetica dei cittadini e aiuta a produrre opportuni cambi di percezione del reale e tenere allenato lo sguardo estetico.
Hierbas de botica Madrid, Spagna Luzinterruptus -
The Generator/Public Stage Brno, Repubblica Ceca Raumlabor - METTERE IN GIOCO Fanno parte di questa categoria i progetti che tendono ad introdurre negli spazi aperti del quotidiano materiali, forme, colori, figure e sollecitazioni d’uso tradizionalmente associati alle aree gioco vere e proprie. In questo capitolo sono elencati e descritti una serie di progetti che mostrano una progressiva (e benefica) espansione del campo ludico in diverse città europee. Questo fenomeno dimostra una tendenza, che spesso parte direttamente dalla popolazione e per la quale la figura del progettista passa in secondo piano, alla ricerca di una nuova dimesione di via estetica democratica, diffusa, accessibile a tutti. Un altro aspetto fondamentale legato a questa categoria di progetti riguarda l’innesco di meccanismi di coesione sociale: le aree ludiche che sorgono nelle città si propongono di unire la cittadinanza e puntano a formare una coscienza critica collettiva.
City is a playground Dublino, Irlanda Florian Rivière - REINVENTARE LUOGHI MINORI Le nostre città sono costellate di “vuoti minori”, spazi trattati come superfici di scarto che restano vuote: parcheggi a raso, aree di sosta, vuoti legati alle infrastrutture. Tuttavia negli ultimi tempi molti progettisti hanno sviluppato una maggiore sensibilità su questo tema, perché questi cosiddetti “luoghi minori”, reinterpretati come tessere costitutive di un sistema eterogeneo e interconnesso di spazi aperti, si prestano ad essere riorganizzati in chiave multifunzionale e ad essere recuperati come figure di paesaggio urbano, diventando una nuova risorsa della città.
Anwohnerpark Colonia, Germania OSA/Office for
Subversive Architecture
Assimilationsversuch Nr.1 Colonia, Germania OSA/Office for Subversive Architecture - INCORAGGIARE NATURE URBANE Nei paesaggi del XXI secolo veniamo a contatto ogni giorno con molte “nature” diverse: una natura selvaggia e lussurreggiante, una produttiva modellata dall’attività agricola dell’uomo, una terza natura plasmata per finalità estetiche (giardini), una “quarta natura” che, per John Dixon Hunt, è la natura simbolica e ideale, mentre per l’ecologo del paesaggio Ingo Kowarik è la vegetazione spontanea nella aree dismesse e nei vuoti abbandonati.
Tafel – Garten Berlino, Germania Atelier le Balto
Afrikaanderplein Rotterdam, Paesi Bassi OKRA - FAR EMERGERE COSTELLAZIONI DI SPAZI APERTI Appare evidente a questo punto l’importanza dello spazio vuoto nella città, soprattutto per il paesaggista, per il quale il vuoto assume un senso positivo e promettente, esprime potenzialità diverse rispetto alle dinamiche del vivente, e va letto come un’entità dialettica, dialogante con il pieno dell’edificato. Tuttavia, un insieme eterogeneo di spazi vuoti riqualificati non diventa una vera ricchezza per la città finchè non viene accuratamente progettata una connessione tra le sue parti: occorre lavorare sull’oragnizzazione della sua struttura, fisica e percepita, ecologica e figurativa, culturale e sociale, e sulla tessitura di trame connettive.
Estonoesunsolar Saragozza, Spagna Patrizia di Monte & Ignacio Gravalos arquitectos
Lieux possibles/Ville crèative et dèveloppement dèsiderable Bordeaux, Francia Bruit du frigo |
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Capitolo II- Estensione |
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Dove si trovano e che estensione hanno
i luoghi costitutivi del Terzo Paesaggio? Residui, Riserve ed Insiemi Primari costituiscono il Terzo Paesaggio. Mentre le riserve ed insiemi primari riguardano gli spazi naturali, i
residui possono derivare da qualsiasi spazio (urbano, agricolo, industriale,
turistico…); essi sono frutto di un modo di gestire lo spazio: ogni
organizzazione razionale dello spazio provoca inevitabilmente la formazione
di residui. In ambito agricolo i residui sono costituiti dagli spazi di risulta
derivanti dall’organizzazione del territorio (confini dei campi, bordi delle
strade, ecc); in uno spazio rurale maggiore è il rilievo, maggiore è la
quantità di residui. In ambito urbano i residui corrispondono a terreni in attesa di
essere sfruttati o in attesa dell’esecuzione di progetti in sospeso; in uno
spazio urbano più il tessuto è rado, maggiore è la quantità di residui
(piccoli e rari nel centrocittà, più vasti e frequenti in periferia). Il rilievo, sia in ambito rurale che urbano, favorisce la presenza di
diversità, quindi di Terzo Paesaggio. MANIFESTO: · Creare
vasti spazi di Terzo Paesaggio · Accostare
residui e riserve per favorire la continuità biologica Sviluppo del
tessuto urbano per figure concentriche. All’interno, la diversa distribuzione
di residui. |
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Capitolo III - Carattere |
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Quali caratteristiche hanno gli
spazi-rifugio per la diversità? Il Terzo paesaggio costituisce un rifugio per le specie viventi
(animali, vegetali o esseri semplici) che non trovano posto altrove: sono
quindi esclusi dal T. P. (Terzo paesaggio) le specie la cui esistenza dipende
dall’attività umana (piante coltivate, animali da allevamento). Gli insiemi primari evolvono lentamente o per nulla. Le specie
che vi si insediano e sviluppano sono quelle ottimali per le condizioni
dell’ambiente. Nonostante la forte diversità presente al loro interno, gli
insiemi primari presentano un carattere unitario. La flora degli insiemi
primari è esclusiva ed è impedito l’accesso alle specie esogene. I residui, derivanti dall’abbandono di un’attività, evolvono
naturalmente verso un paesaggio secondario, che a sua volta sarà interessato
da trasformazioni (successione di specie “pioniere” instabili), fino al
raggiungimento di un equilibrio (specie stabili). La flora dei residui è
costituita non solo da specie indigene, ma anche da specie esotiche
compatibili con l’ambiente. La sopravvivenza degli insiemi primari è garantita da un loro isolamento
geografico; in generale il numero di specie presenti sulla Terra è
direttamente proporzionato al numero di superfici isolate. L’attività umana,
però, accelera gli scambi e i processi di incontro, riducendo il numero di
superfici isolate, e quindi di insiemi primari. MANIFESTO: · Considerare
la commistione di specie nei residui (“mescolanza planetaria”) come un punto
di partenza per l’evoluzione · Utilizzare
le precauzioni necessarie per lo sfruttamento di un territorio |
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Capitolo IV- Statuto |
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Quale statuto vige nel Terzo
Paesaggio? MANIFESTO: · Preservare
l’assenza di regolamentazione sociale e politica del Terzo Paesaggio · Pensare
al Terzo Paesaggio non come un
patrimonio da proteggere inalterato, bensì come lo spazio del futuro, in
contniua evoluzione |
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Capitolo V– Sfide |
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Quali “sfide” condizionano e
stravolgono l’esistenza e l’evoluzione delle diversità? La diversità è espressa attraverso il numero di specie sul pianeta e la varietà
dei comportamenti (per esempio per l’uomo la varietà di comportamenti si
dispiega all’interno di un’unica specie, l’Homo Sapiens). Le traformazioni che condizionano la sopravvivenza delle specie sono di tipo
catastrofico (meteorite, guerre, antropizzazione) o lento (glaciazione): le
prime inducono una riduzione improvvisa del numero di specie, le seconde ne
inducono invece un cambiamento progressivo. In questo quadro, il T. P. si configura come un territorio di rifugio
per la diversità (situazione passiva) o come un territorio di invenzione
biologica (situazione attiva). L’attività umana induce ad effetti simili a quelli della catastrofe; la
sopravvivenza del T. P. dipende quindi dal numero umano e dalle attività
svolte da questo numero. MANIFESTO · Conservare
o aumentare la diversità attraverso la non-organizzazione del territorio · Considerare
una politica che non diminuisca i frammenti di T. P. esistenti |
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Capitolo VI - Mobilità |
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Come cambia la configurazione del
T. P. nel corso del tempo? -
Scambi interni: evoluzione naturale per giungere ad un
equilibrio stabile; -
Scambi con l’ambiente circostante: forte influenza
dell’ambiente antropizzato circostante (perdita di diversità) o influenza
esterna debola/assente dell’ambiente circostante (diversità in equilibrio) -
Influenza di fattori economici e politici, come il
recupero di aree abbandonate (perdita di diversità) o l’abbandono di aree
(aumento della diversità) MANIFESTO ·
Facilitare gli scambi con l’ambiente circostante Scambi
naturali tra Terzo Paesaggio e Territorio Antropizzato. Da sinistra:
situazione di equilibrio; pressione forte del T.A. (perdita di diversità); pressione debole del T.A. (aumento di diversità) |
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Capitolo VII- Evoluzione |
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Come si evolve il territorio del
Terzo Paesaggio? MANIFESTO · Organizzare
il territorio con maglie larghe e permeabili · Creare
porte per far comunicare i frammenti |
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Capitolo IX –Rappresentazione dei limiti |
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Quali sono i limiti del Terzo
Paesaggio? Che importanza hanno? I limiti del Terzo Paesaggio diventano visibili al confine tra residuo e
territorio sfruttato dall’uomo. I limiti costituiscono un importante territorio biologico, e contengono
talvolta più specie di quelle presenti nei territori che separano. MANIFESTO · Considerare
i limiti come uno spessore, non come un semplice tratto · Considerare
il limite come un punto di incontro tra ambienti differenti |
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Capitolo X- Rapporto con il tempo |
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Qual è il rapporto tra l’evoluzione
del T. P. ed il tempo? Le scadenze e la tempistica delle trasformazioni che avvengono nel Terzo
Paesaggio sono imprevedibili; è possibile studiarle ed approssimare una
sequenza evolutiva ricorrente, ma è impossibile fissarne i tempi con
precisione; le trasformazioni dipendono infatti dalle necessità di
adattamento all’ambiente e queste non obbediscono a regole temporali precise. L’evoluzione può avvenire in modo costante (per adattamento, cambiamenti
rapidi e violenti) o incostante (per adattamenti progressivi, cambiamenti
lenti). La prima –processo darwiniano-
presenta rischi di crisi (processo selettivo), la seconda –processo
lamarckiano- è una garanzia di resistenza nel tempo, poiché il sistema
biologico si adatta progressivamente alle modificazioni dell’ambiente,
cercando nuove soluzioni di vita. MANIFESTO ·
Lasciare al T. P. la possibilità di cambiare attraverso
un processo evolutivo incostante, cioè attraverso un riadattamento
progressivo alle mutazione dell’ambiente |
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Capitolo XI- Rapporto con la società |
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Qual è il rapporto tra il T. P. e
la società? La società può porsi in due modi diversi nei confronti del Terzo
Paesaggio: -
Considerandolo spazio naturale da proteggere, si assume la
responsabilità della sua cura e lo pone sotto sorveglianza. Questa soluzione
comporta la scomparsa del Terzo Paesaggio, poiché il regime di protezione
prevede di mantenere il territorio inalterato e quindi di rinunciare
all’evoluzione propria del T. P. -
Considerandolo come improduttivo, se ne disinteressa.
Questa soluzione rende possibile l’esistenza e l’evoluzione del T.P. MANIFESTO ·
Valorizzare l’improduttività |
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Epilogo- Manifesto |
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· Imparare,
abituarsi al non-fare, così come si impara e ci si abitua al fare · Valorizzare
l’indecisione · Valorizzare
la non-organizzazione |
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GLOSSARIO |
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Residuo – derivato
dall’abbandono di un’attività o luogo di risulta, derivato dall’organizzazione
razionale dello spazio. |
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Riserva – Luogo protetto e salvaguardato dall’attività umana perché giudicati
fragili, rari, scari o abitati da una diversità a rischio. |
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Insieme
primario - Pragonabile alle riserve, sono spazi le riserve ed insiemi primari
riguardano gli spazi naturali mai sottoposti a sfruttamento (prati alpini,
tundre…). Nonostante la varietà di specie al
loro interno, presentano carattere unitario. |
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Terzo
Paesaggio - Terzo Paesaggio” è un luogo dal carattere indeciso e non
progettato perché non sfruttato dall’uomo. È costituito da residui, riserve
ed insiemi primari ed è per questo frammentato e discontinuo. I frammenti che lo compongono sono diversi
per forma, sfruttamento e grandezza; sono però tutti rifugio per la
diversità. Il Terzo paesaggio costituisce un
rifugio per le specie viventi (animali, vegetali o esseri semplici) che non
trovano posto altrove. |
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