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autore

VITTORIO INGEGNOLI

 

titolo

ECOLOGIA E PROGETTAZIONE

 

editore

CUSL

 

luogo

MILANO

 

anno

1980

 

 

 

 

lingua

ITALIANO

 

 

 

 

Titolo originale: ECOLOGIA E PROGETTAZIONE

 

 

 

Argomento e tematiche affrontate

Il libro rappresenta una concreta applicazione dei concetti e delle leggi dell’ecologia a un campo di larghissima importanza pratica. Gli insediamenti umani, abitativi, agricoli, industriali, per i servizi e il tempo libero, costituiscono un problema su cui urbanisti, amministratori e sociologi si sono impegnati moltissimo.

L’autore è partito da concetti innovatori che traggono le basi da avanzati studi scientifici sull’ambiente, ed ha cercato di elaborare criteri utili alla progettazione pratica degli insediamenti umani.

Tale libro contiene una proposta per uno sviluppo di una comunità umana in armonia con l’ambiente naturale e le leggi che lo regolano.

  

Giudizio Complessivo: 8 (scala 1-10)

Scheda compilata da: Martina Truglio

Corso di Architettura e Composizione Architettonica 3 a.a.2014/2015

 

Autore: Vittorio Ingegnoli

 

Vittorio Ingegnoli è nato a Carate Brianza il 25 settembre 1943. Ha frequentato la facoltà di Architettura negli anni 1961-1967 al Politecnico di Milano, dove ha mantenuto una presenza di lavoro, in particolare presso l’Istituto di Materie Umanistiche.

Libero professionista a Milano.

Oltre a numerosi articoli e dispense, ha pubblicato due saggi in Cascine del territorio di Milano, Milani sas, Milano 1977.

L’arte nel territorio di Melegnano, Nuove Edizioni, Milano 1977

 

Contenuto

Il libro fornisce inizialmente la definizione di alcuni concetti fondamentali per comprendere pienamente il vero significato della parola ECOLOGIA. Inizialmente l’autore si occupa dello studio dell’ambiente in rapporto all’uomo e propone per tale tema una spiegazione di tipo scientifico con concetti che riguardano la biologia ambientale. In una seconda parte dell’opera invece, si fa riferimento in maniera più specifica alla relazione tra progettazione e  territorio. In tale sezione l’autore, avvalendosi di studi scientifici precedentemente effettuati, approfondisce il tema dei problemi dell’ambiente imposti, in modo pressante, da tempi caratterizzati da un intenso sviluppo industriale e urbano, spesso incontrollato.

Nella terza ed ultima parte del libro infine si fa cenno ad alcune esperienze, attraverso esempi concreti, e viene sottolineata la necessità di intervenire nel territorio in modo armonico o almeno non totalmente contrario alla natura.

 

                                PARTE PRIMA: “Lo studio dell’ambiente in rapporto all’uomo”

CENNI DI BIOLOGIA AMBIENTALE

L’autore attraverso varie definizioni mette ben in evidenza i legami tra il pianeta Terra e le leggi fisiche e biologiche che permettono l’esistenza della vita su di esso: questo viene considerato il punto di partenza per chi vuole operare nel territorio in modo corretto. È quindi necessario ricorrere alle leggi dell’ecologia, disciplina che studia le leggi ambientali e considera come oggetto principale della sua ricerca le interazioni degli esseri viventi con il loro ambiente. L’ecologia non si limita a problemi di inquinamento, di tutela delle specie rare e cosi via ma è una delle basilari divisioni della biologia, sinteticamente definibile come biologia ambientale.

L’unità più significativa dell’ecologia è detta “ecosistema” o “biosistema di comunità”; esso è il sistema che correla all’ambiente tutti gli organismi viventi di una data area, e li correla in modo tale che un flusso di energia porti ad una ben definita struttura trofica, ad una diversità biotica e ad una ciclizzazione della materia.

Facendo sempre riferiemento a cenni di biologia, l’autore presenta e spiega, in modo graduale il concetto di comunità biotica, successivamente il concetto di popolazione e infine quello di individuo:

  • Comunità biotica: è un insieme di popolazioni viventi in uno stesso habitat
  • Popolazione: insieme di organismi della stessa specie che occupano un certo spazio e hanno specifiche caratteristiche superindividuali
  • Individuo: colui che all’ interno dell’habitat naturale ha un suo ruolo fondamentale

L’habitat rappresenta l’aspetto strutturale degli ecosistemi e può essere classificato in habitat marino, habitat d’estuario, habitat d’acqua dolce e habitat terrestre; ognuno di essi è suddivisibile in altrettanti sistemi minori.

A conclusione di questa prima parte di introduzione, l’autore mette a fuoco le principali caratteristiche più rilevanti degli ecosistemi umani:

  • Componenti strutturali: includendo in esse le sostanze organiche, quelle inorganiche, il regime climatico, i produttori, i conusmatori e i decompositori
  • Componenti funzionali: di essi fan parte i circuiti energetici, le catene alimentari, i cicli biogeochimici, sviluppo ed evoluzione, controllo cibernetico.

  

L’OPERARE DELL’UOMO SULL’AMBIENTE

Secondo l’autore, in certi periodi, lo sviluppo di alcuni ecosistemi umani si può considerare quasi stazionario, per l’equilibrio e la lentezza della loro crescita; ma è comunque sicuro che le variazioni ecologiche, con effetti negativi per l’uomo, non sono soltanto una caratteristica della società industriale del Ventesimo secolo. Effetti negativi sull’ ambiente, dovuti all’operare umano, sono riscontrabili nel centro America come nel Vecchio Continente.

Vi sono, però, sostanziali differenze fra le alterazioni ambientali del passato, e quelle che avvengono o possono avvenire oggi per opera dell’uomo. Infatti, anche le più gravi alterazioni del passato non possono essere considerate  tali da rovinare irreparabilmente le funzioni omeostatiche degli ecosistemi, e da portare ad una menomazione permanente nello sviluppo futuro. Mentre le degenerazioni che avvengono al giorno d’oggi possono rovinare anche irreversibilmente le capacità degli ecosistemi di mantenere un equilibrio interno pur nel variare delle condizioni esterne.

I pericoli di degradazioni degenerative degli ecosistemi si possono raggruppare in quattro categorie:

  • Ripercussioni globali dei problemi locali
  • Esaurimento delle risorse
  • Potere della tecnologia
  • Obiettivi illusori

                                                           

ESEMPIO DI DEGRADAZIONE DELL’AMBIENTE: danno all’omeostasi della foresta, prodotto da una strada a quota 1950 in alta Valle di Ayas (Aosta), non nell’atto della costruzione, bensì in seguito alla costruzione.

È dunque necessario recuperare l’armonia con la natura per uscire da tale situazione di degradazione e ricordare che operare sull’ambiente significa operare sull’organismo vivente da cui noi stessi dipendiamo; per operare sull’ambiente in armonia con la natura si deve agire contemporanemante in vari campi:educazione e informazione delle popolazioni, aggiornamento e controllo delle autorità, ma soprattutto reesponsabilizzazione dei tecnici che operano direttamente sulla realtà secondo le esigenze delle attività umane. Sono definiti tecnici gli ingegneri e gli architetti. Tali figure dovrebbero operare con cognizione profonda delle scienze naturali e capire quando è necessaria la collaborazione di specialisti geologi o botanici.

 

In una seconda parte del tema “l’operare dell’uomo sull’ambiente” viene presentato lo sviluppo e la crisi delle città. Le città sono la parte più rappresentativa di un ecosistema umano e in esse è possibile riconoscere la compresenza di cinque componenti necessarie:

  • Territorio
  • Località
  • Mercato
  • Cittadella
  • Santuario

Inizialmente, in epoca romana, la città era un vasto sistema politico-economico, nodo di una rete di scambi assai estesa e la sua forma rifletteva un ordinamento urbanistico unitario e razionale.

Nel Medio Evo le città, pur mantenendo l’impronta romana, si differenziano e si caratterizzano moltissimo regione per regione; i vincoli più importanti diventano in assoluto quelli dell’ambiente esterno, del territorio, pena la sopravvivenza.

Infine, negli utlimi due secoli, gradualmente iniziando dalle maggiori conurbazioni, la città si snatura. Le nuove materie prime, unitamente ad un notevole miglioramento agricolo, all’avvento della cultura illuministica e ad un accelerato processo tecnologico, danno all’industria un impulso tale da non poter più controllare le sue immediate conseguenze su gran parte dell’ ecosistema umano e del territorio.

Nella seconda metà dell’Ottocento le città subiscono quindi drastiche modifiche, sull’esempio dei boulevards di Parigi o del ring di Vienna. Milano è la  prima delle città italiane ad attuare grandi sventramenti; i maggiori dei quali sono Piazza Duomo, con la Galleria e Via Dante.

                     

STATO GENERALE DEL TERRITORIO MILANESE AL 1776: agli inizi dell’era industriale il territorio è ancora in equilibrio, malgrado il forte intervento antropico.

STATO GENERALE DEL TERRITORIO MILANESE AL 1971: non si legge quasi più la fisionomia del territorio a causa dello sfruttamento insensato dell’ambiente.

                                        PARTE SECONDA: “La progettazione e il territorio”

 

PROCESSI DI INTERVENTO SUL TERRITORIO

Il territorio è l’insieme degli ecosistemi di una determinata area geografica, e tale definizione di territorio risulta l’unica in grado di garantire la possibilità di una corretta pianificazione in armonia con le leggi naturali.

In senso operativo-progettuale, il territorio si può suddividere in parti significative denominate habitat; essi si distinguono in habitat umano e habitat complementari a quello umano. Questi ultimi, rispetto ai primi sono individuabili tenendo conto:

·       delle aree che non permettono l’insediamento permanente di una popolazione umana, né attività alternative molteplici e fisse

·       degli ambienti di valore biologico insostituibile e di valore ecologico non rinnovabile e a breve termine.

Negli habitat complementari quindi l’uomo è presente in modo non permanente; è dunque necessario individuare con cautela gli habitat complementari, in modo da definire con certezza le restanti parti di un territorio che formano l’habitat umano.

Da questa iniziale definizione di territorio, di habitat e delle relazioni tra i diversi habitat, l’autore passa a descrivere, in modo piu concreto, una metodologia di progetto indispensabile per mantenere l’armonia con l’ambiente e il territorio. Tale metodologia si basa su 6 punti fondamentali:

1.     fase di impostazione scientifico-filosofica

2.     fase di definizione tematica

3.     fase di studio analitico

4.     fase di costruzione del modello

5.     fase di progettazione

6.     fase di realizzazione

Sempre in riferimento a tale metodo di progettazione, viene messo in evidenza come disegno, analisi percettiva e osservazione, giochino un ruolo fondamentale in tutte le fasi del metodo.

 

Successivamente vengono definiti i concetti fondamentali di biopotenzialità territoriale (grandezza che misura lo stato di equilibrio di un territorio, considerato come sistema biologico) e di habitat standard procapite (HS).

Quest ultimo è definibile come la sufficiente quantità minima di habitat umano per abitante e viene calcolato secondo una formula ben precisa che tiene conto di quattro sistemi funzionali in cui si può suddividere un habitat umano: protettivo, produttivo, abitativo, sussidiario. Tale strumento che correla le persone all’habitat, risulta essere una formula valida per la pianificazione territoriale.

 

L’autore si concentra poi sui problemi che riguardano il territorio agricolo, che assieme a quello urbanizzato sono i sistemi più importanti per l’habitat umano. Negli ultimi anni si nota una forte erosione delle zone agricole, e ciò è spiegabile, più che per una maggiore pressione demografica, soprattutto a causa di scelte socio-economiche troppo orientate verso il consumismo. È necessario dunque imboccare la strada dell’autosufficienza,soprattutto dal punto di vista agricolo, per aumentare la qualità della vita.

Legata al territorio agricolo è la cosidetta architettura spontanea (o popolare). L’architettura rurale è legata intrinsecamente all’ambiente naturale ed esercita un reciproco scambio con il territorio (vernicular architecture); non è da considerarsi inferiore o minore rispetto alla cosidetta architettura colta, di tipo prevalentemente urbano.

Le componenti di un architettura si possono scomporre in:

a)     struttura: elementi costruttivi, tecnologia, statica

b)     funzioni: distribuzione, percorsi, destinazioni d’uso, impianti, difese climatiche

c)      caratteri: tipologia, materiali, decorazioni, colori

d)     spazio: volumi, geometria, giardini, parametri urbanstici, funzioni ecologiche

e)     estetica: proporzioni, ritmi, luce, disegno, cultura

Tutte le componenti sono tra loro strettamente connesse: i materiali, legati fisicamente al luogo, influenzano la struttura e l’estetica; le funzioni, nicchie ecologiche dell’habitat, conformano lo spazio e i caratteri; i parametri urbanistici, legati al territorio, influenzano tipologia, percorsi e volumi; la cultura, espressione della tradizione locale, impronta infine tutte le altre componenti.

 

 

                            

 

ARCHITETTURA COLTA E ARCHITETTURA RURALE: queste due architetture sono del periodo Neoclassico e il rapporto fra loro è chiaramente legato al rapporto città- campagna. Nel suo genere però l’architettura rurale (Cascina Cavallina di Vimercate) non è meno colta rispetto alla celeberrima Scala del Piermarini.

 

  

                                                                                 ALCUNE ESPERIENZE

In questa ultima parte dell’opera l’autore approfondisce cinque esempi di intervento, esistenti ma di carattere prevalentemente sprimentale. Tali esperienze si riferiscono alle città di Venezia, Milano, Bergamo e alle comunità, di minor dimensioni, della Valceresio e dell’area dello scarico di Gerenzano.

                           

La zona lagunare di Venezia è oggi soggetta a trasformazioni macroscopiche e preoccupanti. La zona centrale, specialmente, è stata coperta da ettari di aree destinate all’industria; la zona è inoltre unita al nodo urbano di Mestre-Marghera, che è un caotico groviglio, grande due volte il centro storico di Venezia. Una delle motivazioni principali di questo squilibrio è dovuto principalmente all’aumento di popolazione sulla terraferma e ad una forte diminuzione di abitanti nella zona lagunare. A questa si aggiungono altre cause quali:

·       le infrastrutture

·       mancanze nel settore del tempo libero

·       problematiche nel settore della residenza: il 30% delle abitazioni non è di proprietà dell’inquilino; il 44% presenta problemi di umidità; molti palazzi necessitano di restauro

·       mancanza di verde urbano: nell’ultimo secolo i giardini di Venezia sono quasi dimezzati, i palazzi avevano tutti un giardino, ora distrutto o edificato.

 

 

 

 

  

 

 

           

 

PALAZZO DEGLI OBIZI E DEI SODECI, MURANO (1300)

PALAZZO GARZONI: la fotografia all’infrarosso rivela l’avanzamento delle alghe dovuto all’inquinamento delle acque.

 

Ciò che rende particolarmente negativa e sinistra la condizone ambientale urbana è l’aumento impressionante dell’acqua alta, dovuto al dissesto ecologico della laguna.

Altro aspetto negativo dell’ambiente urbano è l’inquinamento dell’aria e dell’acqua; in particolare gli elementi più deleteri presenti nell’acqua lagunare sono: ammoniaca, fenoli, ferro, cianuri, solfuri, cloro e nafta.

 

 

Gerenzano è un comune della provincia di Varese, situato al confine della provincia di Como e di Milano. Un tempo la zona era boschiva e agricola, con la presenza di qualche piccola cava; in seguito dopo lo scavo di un’area così vasta da rovinare completamente la potenzialità biologica della zona, il Comune aveva permesso lo scarico di immondizie su un terzo dello scavo. Il maggior utente dello scarico fu Milano. Dalle indagine idrogeologiche emerse che lo strato di rifiuti (circa 20 metri), depositati prima che lo scarico venisse controllato, ha inquinato la falda per un’estensione di qualche chilometro; l’ inquinamento è in netta prevalenza di origine organica.

Inquinamento, cattivi odori, degradazione della vegetazione e spreco del territorio hanno indetto il comune di Gerenzano a commissionare un progetto di risanamento.