Il
territorio è l’insieme degli ecosistemi di una determinata area geografica, e
tale definizione di territorio risulta l’unica in grado di garantire la
possibilità di una corretta pianificazione in armonia con le leggi naturali.
In senso
operativo-progettuale, il territorio si può suddividere in parti
significative denominate habitat; essi si distinguono in habitat umano e
habitat complementari a quello umano. Questi ultimi, rispetto ai primi sono
individuabili tenendo conto:
·
delle aree che non permettono l’insediamento permanente
di una popolazione umana, né attività alternative molteplici e fisse
·
degli ambienti di valore biologico insostituibile e di
valore ecologico non rinnovabile e a breve termine.
Negli
habitat complementari quindi l’uomo è presente in modo non permanente; è
dunque necessario individuare con cautela gli habitat complementari, in modo
da definire con certezza le restanti parti di un territorio che formano
l’habitat umano.
Da questa
iniziale definizione di territorio, di habitat e delle relazioni tra i
diversi habitat, l’autore passa a descrivere, in modo piu concreto, una
metodologia di progetto indispensabile per mantenere l’armonia con l’ambiente
e il territorio. Tale metodologia si basa su 6 punti fondamentali:
1.
fase di impostazione scientifico-filosofica
2.
fase di definizione tematica
3.
fase di studio analitico
4.
fase di costruzione del modello
5.
fase di progettazione
6.
fase di realizzazione
Sempre in
riferimento a tale metodo di progettazione, viene messo in evidenza come
disegno, analisi percettiva e osservazione, giochino un ruolo fondamentale in
tutte le fasi del metodo.
Successivamente
vengono definiti i concetti fondamentali di biopotenzialità territoriale (grandezza che misura lo stato di
equilibrio di un territorio, considerato come sistema biologico) e di habitat standard procapite (HS).
Quest
ultimo è definibile come la sufficiente quantità minima di habitat umano per
abitante e viene calcolato secondo una formula ben precisa che tiene conto di
quattro sistemi funzionali in cui si può suddividere un habitat umano:
protettivo, produttivo, abitativo, sussidiario. Tale strumento che correla le
persone all’habitat, risulta essere una formula valida per la pianificazione territoriale.
L’autore si
concentra poi sui problemi che riguardano il territorio agricolo, che assieme
a quello urbanizzato sono i sistemi più importanti per l’habitat umano. Negli
ultimi anni si nota una forte erosione delle zone agricole, e ciò è spiegabile,
più che per una maggiore pressione demografica, soprattutto a causa di scelte
socio-economiche troppo orientate verso il consumismo. È necessario dunque
imboccare la strada dell’autosufficienza,soprattutto dal punto di vista
agricolo, per aumentare la qualità della vita.
Legata al
territorio agricolo è la cosidetta architettura spontanea (o popolare).
L’architettura rurale è legata intrinsecamente all’ambiente naturale ed
esercita un reciproco scambio con il territorio (vernicular architecture);
non è da considerarsi inferiore o minore rispetto alla cosidetta architettura
colta, di tipo prevalentemente urbano.
Le
componenti di un architettura si possono scomporre in:
a)
struttura: elementi
costruttivi, tecnologia, statica
b)
funzioni:
distribuzione, percorsi, destinazioni d’uso, impianti, difese climatiche
c)
caratteri: tipologia,
materiali, decorazioni, colori
d)
spazio: volumi,
geometria, giardini, parametri urbanstici, funzioni ecologiche
e)
estetica:
proporzioni, ritmi, luce, disegno, cultura
Tutte le
componenti sono tra loro strettamente connesse: i materiali, legati
fisicamente al luogo, influenzano la struttura e l’estetica; le funzioni,
nicchie ecologiche dell’habitat, conformano lo spazio e i caratteri; i
parametri urbanistici, legati al territorio, influenzano tipologia, percorsi
e volumi; la cultura, espressione della tradizione locale, impronta infine
tutte le altre componenti.
ARCHITETTURA COLTA E
ARCHITETTURA RURALE: queste due architetture sono del periodo Neoclassico e il
rapporto fra loro è chiaramente legato al rapporto città- campagna. Nel suo
genere però l’architettura rurale (Cascina Cavallina di Vimercate) non è meno
colta rispetto alla celeberrima Scala del Piermarini.
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