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autore

HERMAN HERTZBERGER

 

titolo

LEZIONI DI ARCHITETTURA

 

editore

LATERZA

 

luogo

ROMA

 

anno

1996

 

 

 

 

lingua

ITALIANO

 

 

 

 

Titolo originale: Lesson for Students in Architecture, Uitgeverij 010 Publishers, Rotterdam, 1991

 

 

 

 

 

Argomento e tematiche affrontate

 

Il testo è rivolto ad un pubblico di studenti, o a chi si sente tale, che ancora si devono approcciare all'architettura costruita. Infatti l'autore presenta temi e progetti che possono aiutare lo studente a capire come affrontare le diverse problematiche del progetto architettonico.

Il volume si divide in diversi temi e alla parte concettuale sono abbinati dei progetti, sia di Hertzberger stesso sia di altri architetti, che servono per mostrare le soluzioni architettoniche che si possono adottare per risolvere i diversi problemi architettonici che un progettista può incontrare nell'arco della propria vita lavorativa.

 

 

Giudizio Complessivo: 9 (scala 1-10)

Scheda compilata da: Susanna Matranga

Corso di Architettura e Composizione Architettonica 3 a.a.2014/2015

 


 

 

Autore Herman Hertzberger

Architetto olandese, nato ad Amsterdam il 6 luglio 1932. Allievo di A. van Eyck, con lui collabora alla redazione della rivista Forum (1959-63). Sviluppa autonomamente parte del pensiero del maestro, coniugandone lo strutturalismo antropologico e anarchico con le esperienze dell'architettura costruttivista olandese degli anni Trenta. L'originalità della sua architettura risiede nella capacità di essere intrinsecamente antigerarchica e partecipativa senza rinunciare a una forte caratterizzazione linguistica.

Negli anni Settanta sviluppa una propria teoria in cui l'apparente antinomia modello collettivo-interpretazione individuale viene paragonata, richiamandosi alle teorie linguistiche di F. de Saussure, al rapporto che intercorre tra linguaggio e parola.

Grandi complessi comunitari scandiscono le tappe del suo percorso progettuale; tra essi ricordiamo: la Casa dello Studente (1959-66) e le case per anziani De Drie Hoven (1964-74) ad Amsterdam, e De Overloop ad Almere-Haven (1980-84); le scuole (in particolare, le Montessori) a Delft (1960-66), la Apollo (1980-83) e la De Evenaar ad Amsterdam (1984-86); i grandi edifici a destinazione collettiva come gli uffici ad Apeldoorn (1968-72), il Centro musicale Vredenburg di Utrecht (1973-78) e il ministero degli Affari sociali a L'Aia (1980-90). Il binomio individuo-collettività è anche motivo centrale della sua ricerca sull'abitare, dai prototipi Diagoon di Delft (1967-71), completati dagli abitanti, ai grandi complessi residenziali di Amsterdam (1978-82), di Kassel (1980-82) e di Berlino (1982-86). Ha pubblicato Architecture for people (1980) e Bauten und Projekte, 1959-86 (1987).

Herman Hertzberger

 

Contenuto

Il libro raccoglie gran parte dei progetti e dei temi di riflessione più cari ad Hertzberger abbinati sempre ad una descrizione fatta dall'architetto stesso.

 

CAPITOLI

Capitolo 1– Pubblico e privato

Le definizioni di “pubblico” e “privato” possono essere intese come la traduzione in termini spaziali dei concetti “collettivo” e “individuale”. Perciò possiamo definire come “pubblica” un'area accessibile a tutti in ogni momento, la responsabilità del cui mantenimento è collettiva, “privata” un'area dove l'accessibiltà è controllata da un piccolo gruppo o da una persona, che hanno la responsabilità di mantenerla.

Questi concetti generali vengono a loro volta analizzati in elementi più ridotti:

  • RIVENDICAZIONI TERRITORIALI

A seconda del grado di accessibiltà, del tipo di controllo e delle responsabilità di chi lo utilizza e di chi lo cura, un'area aperta, una stanza o uno spazio possono essere immaginati come un luogo più o meno privato o come un'area pubblica. L'uso di uno spazio pubblico da parte dei residenti come se fosse “privato” rinforza agli occhi degli altri la pretesa dell'utente verso quell'area. Perciò quando, nel progettare ogni spazio e dettaglio, si è consapevoli del relativo grado di rivendicazione territoriale, allora si possono esprimere le differenze attraverso l'articolazione della forma, dei materiali, della luce e del colore.

  • DIFFERENZAZIONI TERRITORIALI

Possibilità di individuare su una planimetria i vari livelli di pubblica accessibilità delle differenti parti di edificio. Si crea una “mappa delle differenziazioni territoriali” che mostra con chiarezza quali caratteristiche di accessibilità presenti l'architettura, quali pertinenze territoriali siano proiettate su aree specifiche e da chi siano originate.

  • RIPARTIZIONE TERRITORIALE

Il carattere di ciascuna area dipende da chi determina l'arredo e l'articolazione dello spazio, da chi ne ha la direzione, da chi lo cura e da chi ne è o ne sente la responsabilità. L'influenza dell'utente può essere stimolata da parte del progettista, il quale deve essere pienamente consapevole della struttura organizzativa.

  • DA UTENTE AD ABITANTE

Nell'organizzazione di una planimetria, nel momento in cui si progetta in pianta e sezione e anche in base al “principio delle installazioni”, si possono creare le condizioni per un senso di responsabilità maggiore e di conseguenza anche per un coinvolgimento maggiore nell'organizzazione e nell'arredo di un'area. Solo allora gli utenti diventeranno abitanti. Un “nido sicuro” è qualcosa di cui hanno bisogno tanto l'individuo che il gruppo. Senza di esso non vi può essere convivenza con gli altri. Se non hai un luogo che puoi riconoscere come tuo, non saprai mai dove sei!

  • LO SPAZIO INTERMEDIO: IN-BETWEEN

Soglia costituisce la chiave della transizione e della connessione fra aree con differenti vocazioni territoriali e costituisce essenzialmente la condizione spaziale per l'incontro e il dialogo fra aree di ordine diverso. Il valore di questo concetto è esplicito particolarmente nella soglia per eccellenza: l'ingresso di casa.

ESEMPIO: CASA PER ANZIANI DE OVERLOOP

La concretizzazione della soglia come uno spazio di mezzo, significa creare uno scenario di benvenuto e arrivederci. La casa presenta un ingresso con una pensilina sotto la quale si trova la porta di casa e una panchina. Questo serve per non aspettare sotto la pioggia e comodamente seduti e questo aiuta ad avere l'impressione di essere già in casa.

  • RIVENDICAZIONI PRIVATE SU SPAZI PUBBLICI

Lo spazio intermedio è lo strumento per eliminare le brusche divisioni che esistono fra aree con differenti divisioni che esistono fra aree con differenti rivendicazioni territoriali. L'obiettivo è quello di creare degli spazi di transizione che, sebbene appartengano dal punto di vista amministrativo al dominio privato o a quello pubblico, siano egualmente accessibili da entrambe le parti. Se nel progetto si includono suggerimenti spaziali, gli abitanti saranno più propensi ad espandere la loro sfera d'influenza verso le linee pubbliche.

  • CONCEZIONE DEI LAVORI PUBBLICI

Bisogna dare agli spazi pubblici una forma tale che le comunità locali si sentano personalmente responsabili di essi. In questo modo ogni membro della comunità contribuirà in prima persona all'ambiente con il quale è in relazione e nel quale si identifica. L'architetto può contribuire alla creazione di un ambiente che offra più opportunità alla gente di realizzare le proprie forme di demarcazione e di identificazione, in maniera tale che l'ambiente sia conquistato e posseduto da tutti come un luogo che appartenga ad essi.

  • LA STRADA

Negli anni si è sviluppata una costante svalutazione della strada come elemento pericoloso. Il TEAM X avevano trovato dei fattori per i quali c'era stata questa svalutazione:

-       aumento del traffico motorizzato

-       sconsiderata organizzazione delle aree di accesso alle abitazioni

-       cancellazione della strada come spazio comunitario

-       decremento delle densità abitative con la diminuzione di abitanti per alloggio

-       migliore condizione di vita delle persone, che porta alla diminuzione del bisogno reciproco

              In Olanda, invece, con lo sviluppo delle zone woonerf le strade stanno acquisendo sempre di più uno 

     scenario famigliare, diventando delle strade-soggiorno.

     ESEMPIO: CASA PER ANZIANI DE DRIE HOVEN

     Negli ospedali, nelle case per anziani e in simili grandi comunità la mobilità ridotta dei residenti rende       imperativa la concezione della pianta come se fosse una vera città in miniatura. Il complesso è stato diviso      in una serie di ali, ognuna con il proprio centro. I differenti dipartimenti fanno capo poi a una sala comune al centro. Questa disposizione ha originato una serie di aree aperte che riflettono la sequenza: centro del vicinato, centro del quartiere e centro della città.

  • DOMINIO PUBBLICO

La strada era, originariamente, lo spazio per le azioni, per le rivoluzioni, le celebrazioni e nel corso della storia si vede come gli architetti abbiano progettato gli spazi pubblici per conto di quella stessa comunità di cui erano al servizio. Quando una strada o una piazza ci colpiscono per la loro bellezza non è solo perchè le dimensioni e le proporzioni sono piacevoli, ma anche per come funzionano all'interno della città.

  • LO SPAZIO PUBBLICO COME AMBIENTE COSTRUITO

La rivoluzione industriale ha aperto un nuovo mercato di massa. L'accelerazione e la massificazione del sistema di produzione e distribuzione hanno portato alla creazione di grandi magazzini, fiere, mercati coperti e alla costruzione delle reti di trasporto pubblico, con stazioni ferroviarie e metropolitane. Una delle fonti principali di relazione sociale è sempre stata il commercio, che in tutte le più svariate forme di comunità ha luogo prevalentemente in strada.

  • PUBBLICA NECESSITA' DI SPAZI PRIVATI

I grandi edifici, progettati per essere accessibili a un gran numero di persone, anche se non sono aperti permanentemente, rappresentano un fondamentale e considerevole espansione dell'ambito pubblico.

ESEMPIO: GALLERIE COMMERCIALI

Strade commerciali coperte a vetri, e sono servite per sfruttare gli spazi interni aperti, ed esse erano perciò iniziative commerciali interamente dovute alla tendenza verso l'apertura di nuove aree destinate alla vendita per una nascente pubblico di compratori. L'assenza di traffico consente un passaggio abbastanza stretto da poter permettere al compratore potenziale una buona vista delle vetrine su entrambi i lati.

Esempi: Passage du Caire a Parigi, Galerie Viviene a Parigi, Galleria dell'industria Subalpina a Torino, Galerie St. Hubert a Bruxelles l'Eaton Center a Toronto.

  

Capitolo 2 – Fare spazio, lasciare spazio

Un altro elemento da considerare nella progettazione, oltre all'influenza tra pubblico e privato, è la reciprocità tra forma e uso. La forma infatti, non solo determina l'uso e l'esperienza, ma contemporaneamente viene da loro determinata in relazione alla sua interpretabilità. Vengono quindi studiati le caratteristiche della struttura e della forma e dell'impatto che hanno nel progetto architettonico.

  • STRUTTURA ED INTERPRETAZIONE

La relazione che esiste fra dato collettivo ed interpretazione individuale, fra forma ed uso come pure fra forma ed esperienza, può essere comparata alla relazione fra linguaggio e parola.

Chomsky introduce anche i concetti di “competenza” e “prestazione”. La competenza è la conoscenza che una persona ha del suo linguaggio, mentre la prestazione si riferisce all'uso che una persona fa di quella conoscenza in situazioni concrete. E' con questa più generale riformulazione dei termini “linguaggio” e “parola” che si può stabilire un collegamento con l'architettura: in termini architettonici si può dire che la “competenza” sia la capacità della forma di essere interpretata e la “prestazione” il modo nel quale una forma è o è stata interpretata in una situazione specifica.

  • FORMA ED INTERPRETAZIONE

La struttura permette un'interpretazione dei limiti di ciò che ci si aspetta.

ESEMPI:

- Canali di Amsterdam: la trama della cintura dei canali di Amsterdam conferisce al centro città un disegno riconoscibile e rende facile a ciascuno orientarsi.

- Mexcaltitan, Mexico: in questo villaggio americano i cambiamenti stagionali del livello dell'acqua, dovuto alle pesanti piogge, trasformano le strade in canali, cosicché l'intero villaggio subisce una vera e propria metamorfosi.

- Estagel, Francia: in questo paese il torrente compare e scompare a seconda delle stagioni. Quando il letto del fiume è in secca questo diventa uno spazio pubblico in aggiunta.

- Oude Gracht, Utrecht: le banchine lungo i canali, una volta usate per lo scarico delle merci, ora vengono usate come terrazze per caffè e ristoranti.

- Viadotto Place de la Bastille, Parigi: le arcate del viadotto, non più usate dalla ferrovia sono state tamponate per creare spazi chiusi adibiti al commercio.

In questi casi le molteplici funzioni che la struttura originaria ha permesso non sono state deliberatamente o intenzionalmente, incorporate nella struttura stessa. E' l'intrinseca “competenza” di queste strutture che ha consentito loro di svolgere differenti funzioni a seconda delle varie circostanze. In nessuno dei casi la struttura effettiva cambia sotto l'influenza della sua nuova funzione. Il modo in cui la forma è in grado di accomodare passivamente le diverse interpretazioni varia da una situazione all'altra.

  • LA STRUTTURA COME SPINA GENERATRICE: LA TRAMA E L'ORDITO

Se si osserva un tessuto costituito da trama e ordito, si può dire che l'ordito costituisce la base del tessuto; la trama dà il colore, la fantasia e la grana al tessuto. Ordito e trama formano un insieme indivisibile, dandosi reciprocamente uno scopo.

ESEMPIO: PROGETTO FORT L'EMPEUR, ALGERI, LE CORBUSIER

L'idea alla base di questa mega-struttura, dalla forma allungata e che segue la linea della costa, è quella di combinare un'autostrada con un sistemazione ad abitazioni. Sopra e sotto l'autostrada vi sono serie di piani sovrapposti che costituiscono dei lotti edificabili. In questi, i singoli proprietari possono costituire le loro unità abitative in uno stile qualsiasi.

  • SCACCHIERA

Il principio di dare ordine alla città con una griglia a scacchiera è noto fin da quando la pianificazione urbana è stata inventata. Il punto di partenza sono sempre stati lotti rettangolari o quadrati: strade che delimitano isolati, le cui dimensioni corrispondono in metodi costruttivi che si devono impiegare. E, sebbene gli isolati possono essere completati in più modi, la natura del completamento dipende dal bisogno contingente.

La griglia stabilisce regole generali, ma è molto più flessibile nel dettaglio del singolo. Ripartisce lo schema della spazio urbano e questo schema riduce a proporzioni accettabili l'inevitabile effetto caotico prodotto da da miriade di decisioni separate.

  • ORDINE COSTRUTTIVO

L'ordine costruttivo è quell'unità che nasce in un edificio quando tutte le sue parti ne determinano l'insieme e, viceversa, quando le sue parti separate derivano da quell'insieme in una maniera egualmente logica. L'unità risultante da un progetto che impieghi coerentemente queste reciprocità, può essere considerata come una struttura. Per l'ordine costruttivo la cosa essenziale è che il progetto si basi su una strategia coerente.

ESEMPIO: CASA PER ANZIANI DE DRIE HOVEN

Differenziazione di funzioni e usi nello stesso stabile ha portato all'idea di creare un telaio strutturale continuo, basato sulla stessa unità modulare. Il modulo più piccolo in grado di servire tutti gli ambienti è stato calcolato in 92 cm. La standardizzazione delle misure sono state importanti non solo per l'intercambiabilità dell'uso, ma anche per arrivare a un più rapido e razionale metodo costruttivo.

ESEMPIO: EDIFICIO PER UFFICI CERTAAL BEHEER

Insediamento formato da un gran numero di unità spaziali identiche interconnesse, queste sono blocchi base e vi si possono alloggiare le differenti componenti del programma, risultano essere unità polivalenti. Struttura base fissa ripetuta, all'interno della quale cambia la disposizione.

L'unità di mezzi, inerente all'ordine costruttivo, può ricordare la classificazione in stili architettonici. In uno stile ogni elemento ha un suo compito e consente a se stesso di essere combinato con altri elementi secondo delle regole precise. Rappresenta una sorta di linguaggio formale che lascia poco spazio all'interpretazione. Se la storia dell'architettura ha qualcosa a che fare con gli stili architettonici è specialmente perchè gli stili sono riusciti a liberarsi dal suo giogo. L'architetto deriva la sua ragion d'essere dallo sforzo continuo di allontanarsi dagli schemi convenzionali. L'ordine costruttivo di un progetto è il risultato di una più profonda comprensione degli usi ai quali sarà sottoposto, ora e nel futuro. Anticipa quindi la “prestazione” che ci si può presumibilmente attendere da esso, e da questo una “competenza” è costruita attraverso un processo induttivo.

  • FUNZIONALITA', FLESSIBILITA' E POLIVALENZA

Nell'architettura funzionalista la forma era ricavata dall'espressione dell'efficienza. Nella “città funzionale” e nell'edificio funzionale erano le differenze fra le componenti ad essere evidenziate. Ciò equivaleva a una specificazione estrema dei requisiti e dei tipi di servizi, che inevitabilmente si risolveva in una frammentazione ulteriore della forma piuttosto che in una sua integrazione complessiva. E' l'urbanistica funzionalista che fornisce una chiara dimostrazione di quanto l'elaborazione delle soluzioni a problemi architettonici sia stata ostacolata dalla segregazione delle funzioni piuttosto che dalla loro integrazione. Flessibilità significa la negazione assoluta di un punto di vista fisso e netto. La pianta flessibile ha origine dalla certezza che la soluzione corretta non esiste.

  • FORMA ED UTENTI: LO SPAZIO DELLA FORMAZIONE

Progettare dovrebbe essere un problema di organizzare il materiale architettonico in modo tale che il suo potenziale possa essere pienamente sfruttato. Qualsiasi cosa sia stata data deliberatamente una forma dovrebbe funzionare meglio, cioè dovrebbe essere più adeguata a fare ciò che ci si aspetta, da parte di differenti persone in situazioni e momenti diversi. Qualsiasi cosa ci proponiamo di realizzare, noi dobbiamo tentare non solo di soddisfare i requisiti funzionali in senso stretto, ma di servire più di uno scopo.

  • FARE SPAZIO, LASCIARE SPAZIO

Bisogna affrontare la progettazione in modo che il risultato non sia troppo esplicitamente legato a un fine inequivocabile, ma permetta ancora un'interpretazione, in modo da assumere la sua identità con l'uso. Le realizzazioni devono costituire un'offerta, devono avere la capacità di suscitare, di volta in volta, delle relazioni specifiche adatte a specifiche situazioni; non devono essere semplicemente neutrali e flessibili ma devono possedere quell'efficacia più ampia che chiamano polivalenza.

ESEMPIO: CASA DELLO STUDENTE WEESPERSTRAAT

In questo edificio, negli alloggi, l'illuminazione della strada-soggiorno al quarto piano è contenuta in grandi blocchi di cls. Questi sono prossimi al pavimento, così la luce non disturba gli abitanti e nello stesso tempo non ostacola neanche la loro vista attraverso le finestre alte. La funzione primaria di queste finestre è illuminare, ma in virtù della loro forma e collocazione essi offrono opportunità per una varietà di altri usi.

  • INCENTIVI

L'offerta di “incentivi” che evochino associazioni nell'utente, i quali a loro volta conducano ad aggiustamenti specifici rispondenti a situazioni specifiche, presuppone una progettazione più accuratamente considerata e basata su un programma di requisiti più dettagliai e più sottili. Il significato della creazione degli incentivi è quello di elevare quanto più possibile il potenziale intrinseco. L'incentivo è una sorta di costante che produce una varietà di interpretazioni attraverso varie associazioni.

  • LA FORMA COME STRUMENTO

“Nel progetto di ogni edificio, l'architetto deve costantemente tenere a mente che gli utenti devono avere la libertà di decidere da soli come utilizzare ogni sua parte, ogni suo spazio. La loro interpretazione personale è infinitamente più importante dell'approccio stereotipato dell'architetto, rigidamente aderente al programma edilizio. La combinazione delle funzioni, che costituisce il programma, è vincolata a uno schema usuale di vita, una sorta di massimo comune denominatore, più o meno adattabile ad ognuno.”

Non è sufficiente, quindi, lasciare dello spazio per un'interpretazione personale. Questo darebbe luogo a un maggiore grado di flessibilità, ma la flessibilità non necessariamente contribuisce a un migliore funzionamento delle cose.

  

Capitolo 3- Una forma invitante

Definendo l'oggetto progettato, più come strumento, che come meccanismo lo si voleva considerare con una maggiore efficienza. Infatti si necessita di un allargamento delle possibilità di tutte le cose che si progettano, in modo che esse siano più utili, più applicabili e così più adatte al loro scopo o a più scopi. Bisogna quindi progettare delle forme e degli spazi con una maggiore potenzialità d'accomodamento.

·       LO SPAZIO ABITABILE FRA LE COSE

Gli oggetti che si presentano esplicitamente ed esclusivamente per uno scopo specifico appaiono inutili per altri scopi. Un progetto caratterizzato da una funzionalità estrema è un progetto rigido e poco flessibile, cioè lascia all'utente troppa poca libertà di interpretare la funzione nel modo che preferisce. Ma poiché si riesca a stabilire spontaneamente un contatto sociale, è indispensabile una certa casualità. È, infatti, la certezza che si può interrompere e che ci si può ritirare appena lo si vuole che incoraggia a portare innanzi un contatto.

Ma bisogna anche fare attenzione a non lasciare alcun buco o angolo perso o inutile e che sia “inabitabile” perchè non serve ad alcun scopo. Un architetto non deve sprecare spazio!

·       LUOGO E ARTICOLAZIONE

Attività e usi differenti richiedono diverse dimensioni spaziali. Quale dimensione dare a uno spazio è sempre una questione di percepire la distanza e la prossimità che è richiesta delle situazioni e dello scopo degli spazi.

L'uso dello spazio indica quali debbano essere le sue giuste proporzioni e, dal momento che le condizioni architettoniche e spaziali di un luogo incoraggiano certe forme di uso e ne scoraggiano altre, gli architetti hanno una tremenda influenza su quello che può accadere e accadrà in uno spazio. La dimensione deve armonizzarsi all'evento che in quello spazio dovrà aver luogo.

Fornisci quel luogo. Gli architetti sono sempre stati preoccupati del 'luogo', è stato Aldo van Eyck che per primo ha formulato questo concetto in modo da non poterlo ignorare. Due affermazioni sono molto conosciute: <<Qualunque cosa lo spazio e il tempo significhino, il luogo e l'occasione significano di più. Poiché lo spazio, nell'immagine che di esso ha l'uomo, è il luogo e il tempo è, nella sua immaginazione, l'occasione.>>  << di ogni posto un luogo, di ogni casa e di ogni città una serie di luoghi, poiché una casa è una piccola città, e una città una grande casa.>>

Articolazione. Lo spazio dovrebbe essere articolato in modo tale da creare dei luoghi. L'articolazione determinerà se lo spazio sarà adatto a un solo grande gruppo di persone o a dei piccoli gruppi individuali. L'articolazione aumenta le possibilità d'uso e contemporaneamente espande lo spazio.

ESEMPIO: EDIFICIO PER UFFICI CENTRAAL BEHEER

L'articolazione dello spazio è stato il principio di base del progetto di questo edificio. Punto di partenza è stato il concetto che tutti i lavori, così come tutte le attività ricreative, avvengono in piccoli gruppi, non individualmente ma neanche su base collettiva. Uno studio della situazione ha mostrato che tutte le differenti componenti del programma potevano essere interpretate come spazi, o luoghi, di 3 metri per 3, o multipli di essi. E poiché le cose non sono state così numericamente precise, sono stati tenuti in conto dei margini operativi. Se di questo edificio si può dire che ha il potenziale per assorbire cambiamenti interni di vasta portata e che dà l'impressione di poter essere destinato a scopi abbastanza diversi, questo è dovuto all'articolazione.

·       VISTA I

Bisogna ricercare il giusto equilibrio fra vista e segregazione, cioè ricercare una un'organizzazione spaziale che permetta a ognuno, in ogni situazione, di prendere liberamente una posizione verso gli altri. Il grado di apertura di luoghi differenti è fondamentale come la loro separazione: chiusura e apertura possono esistere solo l'una in virtù dell'altra.

Impiegando i principi elementari dell'organizzazione spaziale è possibile introdurre una grande varietà di gradazioni di apertura e chiusura dello spazio. Il grado di separazione, così come il grado di integrazione, deve essere dosato molto attentamente.

·       VISTA II

Portare all'interno il mondo esterno. L'idea di rifugio ha ricevuto un'enfasi particolare nella storia delle origini dell'architettura. L'attenzione è stata rivolta in particolare a come il rifugio primitivo abbia acquisito una forma sempre più articolata nel corso della storia dell'uomo e della nascita della città, evolvendosi man mano da capanna a casa. La storia del concetto di vista è importante almeno come quella di rifugio. Con questo concetto ci riferiamo al fatto di avere, oltre a una visione l'uno dell'altro, una vista del mondo esterno. Le relazioni spaziali infatti, oltre a influenzare le relazioni personali, determinano il nostro rapporto con l'ambiente che ci circonda. L'architettura del XX secolo è molto aperta di quanto sia mai stata in passato. Non solo ora ci sono i mezzi adatti, ma vi è anche un maggiore bisogno di apertura.

ESEMPIO: SCUOLA DE EVENAAR

Due aule, uno accanto all'altra, dietro una sezione curva della facciata, diventano una sorte di elemento unico. La parete che le divide ingloba a un'estremità, dove incontra la facciata, una partizione scorrevole. Quando è chiusa, i due spazi sono entrambi separati dal punto di vista visivo e acustico, ma quando la parete è aperta le due aule si fondono in un solo spazio che abbraccia l'intersezione curva.

·       VISTA III

Una finestra sul mondo. La “verità” non esiste più. A seconda della posizione e degli obiettivi si sperimenta una realtà stratificata e così tocca all'architettura 'rivelare' di più. L'esperienza dello spazio abbraccia elementi che vanno al di là della pura percezione visiva. L'architettura deve essere capace di accomodare quelle differenti situazioni che hanno a che fare con il modo in cui l'edificio è capito e utilizzato. Deve essere capace di adattarsi alle mutevoli condizioni atmosferiche e alle differenti stagioni. L'architettura è capace di mostrare quello che in effetti non è visibile ed è in grado di stimolare associazioni di cui non si era consapevoli in precedenza.

·       EQUIVALENZA

A secondo del modo in cui viene introdotto, ogni elemento può rivestire un ruolo centrale, il che equivale a dire che può diventare esso stesso il centro del sistema; in quel caso si può dire che esiste equivalenza. Viceversa, in un ordinamento architettonico nel quale siano riconoscibili elementi primari ed elementi secondari, in quanto tali, non possiamo non riferirci a una gerarchia costante e inalterabile di valori che è inequivocabile e che conseguentemente preclude interpretazioni su più livelli.

Gerarchia. Le persone e le cose possono essere differenti eppure uguali. Dare a una più valore che a un'altra dipende dalla situazione in cui si è e dal valore che si dà a essa in quel momento. Quando le persone o le cose sono diseguali, esse tendono anche a essere trattate in modo ineguale. E quando quell'ineguaglianza è incorporata in un sistema di valori nel quale ha luogo una valutazione per gradi di importanza, si ha una gerarchia.

Fronte e retro. La storia dell'architettura è una storia delle facciate, gli edifici sembrano non avere parti retrostanti! Gli architetti hanno sempre ricercato un ordine formale, preferendo ignorare l'altra faccia della medaglia, il pulsante della vita di ogni giorno.

Ma nessuno meglio di Le Corbusier è riuscito a colmare il vuoto fra ordine formale e vita quotidiana. Senza mai citare effettivamente forme del passato, egli ha tratto il suo linguaggio formale non solo dai monumenti classici che ha visitato durante i suoi viaggi, ma anche dalle case primitive di campagna e specialmente da quello che le nuove tecnologie avevano da offrire. La sua aspirazione proveniva da tutto il mondo, ma in particolare dalle cose che gli erano intorno.

 

GLOSSARIO

Articolazione – definizione ritmica e plastica degli elementi formali che definiscono nel suo complesso l'architettura di un edificio, ovvero la distribuzione corretta delle sue parti o delle sue componenti al fine di trasformare uno spazio indifferenziato in una serie di luoghi adeguati, per dimensione e configurazione, ad accompagnare usi e relazioni appropriate. E' il risultato dell'introduzione nel progetto di un certo ordinamento fra gli elementi primari quali la forma, i materiali, la luce o i colori. Perciò, è impiegata dall'architetto per aumentare la leggibilità e la capacità di comprensione dello spazio da parte delle persone e, di conseguenza, la loro libertà di interpretazione.

Differenziazione territoriale – caratterizzazione dello spazio basata su di una diversa destinazione delle aree o degli spazi a seconda dei principi della accessibilità, delle rivendicazioni territoriali, della manutenzione e della responsabilità.

Dimensione – la misura -intesa come rapporto proporzionale fra lunghezza, larghezza e altezza- di un'area o di uno spazio, di una parte architettonica o di un oggetto, ovvero l'estensione che deve essere adeguata affinché quest'elemento sia adatto allo scopo prefissato. E' quindi un concetto relativo ma non casuale; la dimensione deve essere giusta, cioè commisurata all'uso, né troppo piccola né troppo grande rispetto all'uso previsto, ma tale da permettere il massimo impiego possibile in ogni situazione. Dall'altra parte è proprio da un corretto dimensionamento delle componenti e degli spazi che si determina la capacità di accomodare una struttura.

Elementi primari – sono quegli elementi includibili in una grammatica di base dell'architettura quali parapetti, corrimano, pali, canali, canne fumarie o quelle 'irregolarità' del terreno o dell'articolazione di uno spazio, quali ad esempio colonne e pilastri, che forniscono possibilità di aggancio e di appoggio e che per le persone costituiscono un incentivo per possibili forme di utilizzazione personalizzata.

Flessibilità – concetto basato sul principio della costante adeguabilità nel tempo di uno spazio o, in senso generale, di un edificio a funzioni anche diverse fra loro. Questo principio è servito per superare i limiti dell'architettura funzionalista, che aveva portato a enfatizzare in modo esasperato le differenze d'uso e di destinazione e ad articolare gli spazi sulla base dell'elenco dei requisiti funzionali del programma. Divenuto ben presto sinonimo di neutralità, il progetto 'flessibile' si è ridotto a superare l'espressione dell'efficienza e della funzionalità da un punto di vista puramente organizzativo. La prevalenza della neutralità a scapito della identità dello spazio ha favorito un ulteriore sviluppo critico: la definizione della polivalenza come principio progettuale più completo.

Gerarchia – scala di valori o di importanza i base alla quale gli elementi di un progetto si dispongono in un ordinamento per disciplinare i rapporti fra una successione di aree o parti di un edificio seguendo la natura dlle differenziazioni territoriali esistenti oppure le caratteristiche delle influenze proiettate sulle stesse aree dalle relazioni sociali inerenti.

Programma funzionale – elenco dei requisiti prestazionali alla cui soddisfazione deve rispondere il progetto architettonico. La forma di uno spazio, di un edificio o di un oggetto deve rispecchiare gli aspetti del programma e viceversa. Attraverso l'allargamento dei significati e degli aspetti della forma si possono espandere i confini del programma stesso, oltre i limiti posti dalle interpretazioni collettive dei requisiti interessati e connessi a uno scopo particolare, tali da costituire un riferimento comune per tutti gli aspetti del progetto. Bisogna andare oltre gli specifici requisiti per far sì che ciascuna cosa possa rivestire ruoli differenti senza perdere la sua identità, in modo da lasciare all'utente ampia libertà di scelta: ogni luogo, ogni componente sarà di conseguenza calibrata al programma nella sua totalità, cioè a tutti i programmi prevedibili.

Relazioni sociali – trama descritta dall'interazione primaria fra le persone che, al di là della constatazione che possa essere favorita e stimolata dall'organizzazione spaziale, costituisce uno dei punti fondamentali di riferimento per l'architetto nel momento in cui opera le sue scelte nella articolazione di uno spazio. Il complesso delle relazioni sociali si basa su contatti fra le persone che sono per lo più casuali e basati su di una condizione di parità reciproca e che perciò possono essere incentivati, ad esempio, da particolari condizioni visive, da una sistemazione appropriata dei posti a sedere oppure da una organizzazione spaziale appropriata.

Scala – indicazione generica di grandezza che stabilisce un rapporto dimensionale relativo oppure misura complessiva che si definisce appropriata per uno spazio, per una parte o per un oggetto in relazione all'insieme complessivo cui appartiene. Dal punto di vista compositivo può significare l'introduzione di un sistema di misura che favorisca la leggibilità e l'uso di una serie di elementi rispetto all'insieme, e, dunque, migliori l'interpretabilità complessiva dell'architettura.

Vista – il traguardare, il vedere, il visualizzare, l'osservare all'interno di uno spazio altri punti di esso o suoi stessi dettagli, oppure dall'interno di uno spazio guardare verso l'esterno. Il concetto di vista è progettualmente connesso a quello di segregazione per cui dipende da come gli spazi sono articolati, cioè da come nello spazio si regolano le connessioni visive, ad esempio fra i diversi punti di un edificio, oppure in quali aree si stimola il contatto visivo e dove si introducono aperture degli angoli di visuale rispetto all'esterno o all'interno. In un qualsiasi spazio il concetto di vista è collegato strettamente al rapporto che si instaura fra interno ed esterno, apertura e chiusura, accessibiltà e intimità, distanza e prossimità.