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autore |
PAUL CONNERTON |
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titolo |
COME LA MODERNITA’
DIMENTICA |
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editore |
PICCOLA BIBLIOTECA EINAUDI |
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luogo |
TORINO |
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anno |
2010 |
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lingua |
ITALIANO |
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Titolo originale:
How Modernity Forgets |
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Argomento e tematiche affrontate |
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Perché a volte non siamo
capaci di ricordare eventi, luoghi e oggetti? In questa concisa ma
illuminante panoramica del concetto di oblio, Paul Connerton
esplora i modi nei quali la società moderna tende a dissolvere la nostra
facoltà di ricordare. Sulla scorta del classico L'arte della memoria di Frances
Yates, che faceva derivare la memoria dalla stabilità del luogo, l'autore
dimostra come il mondo contemporaneo, cosí gremito di
incessanti mutamenti, abbia nell'oblio una delle sue componenti strutturali.
Viviamo le nostre vite a grandi velocità; le dimensioni delle metropoli sono
tali da impedire qualsiasi tipo di memorizzazione; il consumismo è sempre piú dissociato dai processi di produzione; l'architettura
urbana è lungi dal durare come in altre epoche e i rapporti sociali sono
definiti in modo sempre meno chiaro: tutto questo ha contribuito a erodere le
fondamenta sulle quali costruiamo e condividiamo le nostre memorie. |
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Giudizio Complessivo: 7 (scala 1-10) |
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Scheda compilata
da: Davide Adorno |
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Corso di
Architettura e Composizione Architettonica 3 a.a.2014/2015 |
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Autore |
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Paul Connerton è docente di Antropologia sociale all’Università di Cambridge. E’ meglio conosciuto per il suo lavoro in studio della memoria. Il primo libro di Connerton , Come le società ricordano (1989), ha aperto la discussione della memoria collettiva per includere i gesti del corpo , trovare in abbigliamento, costumi, performance musicali e altre pratiche i Locii in cui la memoria è "insabbiata" nella coscienza corporea umana. Connerton fa seguito a questo lavoro con Come la modernità dimentica ( 2009). |
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Paul Connerton |
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Contenuto |
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Questo saggio indaga il concetto di “oblio”, e spiega come la
nostra capacità di ricordare sia compromessa dalla natura stessa della
società contemporanea. Il libro sostiene che il perenne mutare del mondo di
oggi è tale da aver reso il “dimenticare” una delle principali
caratteristiche della nostra società. Viviamo vite dai ritmi frenetici; le
città sono talmente grandi da diventare poco memorizzabili; l’architettura
urbana è in continua metamorfosi; le relazioni tra le persone sono sempre più
confuse. Tutto ciò ha eroso le fondamenta sulle quali costruiamo e condividiamo
i nostri ricordi. |
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CAPITOLI |
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Capitolo I – Introduzione |
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L’autore cerca subito di dare una spiegazione al motivo
per il quale il tema della memoria sia diventato così attuale e fonte di dibattito
negli ultimi anni, individuando come causa principale il rapporto
problematico della modernità con l’oblio. Spiega poi cosa intende per
modernità: l’autore intende la trasformazione oggettiva del tessuto sociale
provocata dall’avvento del mercato mondiale capitalista. Cronologicamente questo processo ha inizio
alla metà del XIX secolo e subisce un accelerazione man mano che ci si avvicina ai giorni
nostri. |
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Capitolo II – Due tipi di luoghi della memoria |
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In molti casi l
atto del ricordare è legato a un particolare luogo, ma non sempre questo
avviene nello stesso modo. Infatti
l’autore, attraverso esempi, indica modi diversi in cui l atto del ricordare
può essere legato a un particolare luogo. Per definire questa differenza
distingue la commemorazione dal locus. I luoghi di
commemorazione possono essere ridotti ai nomi di luoghi. Nel momento in cui
un nome viene assegnato ad un luogo, coloro che compiono questa operazione
sono spesso perfettamente coscienti del tipo di memoria che vogliono imporre.
Per quanto riguarda i luoghi di commemorazione dice che essi possono assumere
l’aspetto di codici più elaborati ed essere legati alle strutture di uno
spazio mobile. Parla poi del
concetto di locus, il quale può comprendere diversi ordini di grandezza; un
esempio di locus è la casa. Nella casa
l’architetto costruisce un mondo chiuso con un insieme minimo di coordinate:
l’autore definisce la casa un aide-memoire
delle ricorrenti necessità della vita quotidiana in cui le persone che vi
abitano hanno diverse gerarchie, in cui la disposizione degli oggetti negli
armadi per esempio, è anche essa gerarchica (gli oggetti più preziosi
occupano le posizioni più in alto mentre gli oggetti più economici occupano
le posizioni più basse per essere a portata di mano ed essere facilmente
rimpiazzabili). La casa diviene quindi un mezzo di rappresentazione e letta
come un sistema mnemonico. Altro esempio
di locus è la strada urbana. L’autore afferma che le strade migliori sono
quelle che si ricordano; basti pensare che quando pensiamo a una città,
pensiamo probabilmente a una strada particolare che è rimasta impressa nella
nostra memoria. All’interno delle strade sono inoltre molto importanti
i punti di rottura (una piccola piazza, uno spazio aperto o un parco) che
offrono un punto d’arresto e riferimento. Altro elemento assolutamente
importante è il tema del incrocio; gli incroci accelerano gli incontri
all’interno della rete urbana e con l’andar del tempo le singole azioni che
compiamo all’interno della rete stradale andranno a comporre la vita della
strada urbana. Inoltre non bisogna sottovalutare la staticità dei quartieri
all’interno di una città; infatti la presenza di vincoli legali e i diritti
di proprietà impongono tutta una serie di ostacoli, i quali si oppongono al cambiamento. |
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Capitolo III- Temporalità dell’oblio |
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Il mondo
moderno è il prodotto di un gigantesco processo di lavoro e la prima cosa che
viene dimenticata è proprio questo processo. L’autore afferma che nella
società capitalista il tempo del lavoro è diventato più esplicito di quanto
non sia mai stato e approfittare al massimo del tempo a propria disposizione
è diventato il principio supremo che regola le attività umane. Dunque, ciò
che diventa opaco è quella forma di tempo indispensabile al processo di
trasformazione del lavoro. (secondo Marx il lavoro
umano è la nozione essenziale in ogni forma di produzione sociale che
attraversa tutte le epoche storiche). Il caso del
luogo è quello che più chiaramente illustra il problema della decifrazione
dell'opacità del processo lavorativo; secondo l'autore possiamo parlare di
"oblio" a proposito della mercificazione, che nasconde infatti il
lavoro compreso negli oggetti industriali prodotti e venduti. Parlando di
luoghi, bisogna però ricordare che l'identità che caratterizza uno specifico
luogo (che può essere una città, una nazione o un certo tipo di paesaggio), è
caratterizzata da lunghi processo di lavoro; la loro identità è sempre stata
un processo in corso. Per l'autore
il tema dell'oblio, oltre che al processo di lavoro, si può estendere anche
ad altri campi come per esempio il consumo, o le strutture delle carriere
lavorative o della produzione dei mezzi di comunicazione e ovviamente si avrà
a che fare con diversi tipi di oblio. Nel loro insieme tuttavia, queste
diverse temporalità si rafforzano a vicenda e instaurano un oblio sistemico
all'interno della struttura della modernità. L'analisi dell'oblio come
sistematico fenomeno culturale porta dunque infine al problema del luogo, e
più particolarmente alla questione del luogo della memoria. |
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Capitolo IV – Topografie dell’oblio |
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In questo capitolo
l'autore cerca di rispondere ad una domanda che si pone: "qual'è l'effetto degli spazi prodotti dalla cultura
contemporanea sulla trasmissione della memoria culturale?" Le strutture spaziali
di una cultura occupano un ruolo cruciale nella localizzazione della memoria
culturale, formano ovvero una topografia della memoria; la sua
tesi è che questi spazi generino un tipo di amnesia culturale. Per
definire come si crea questa condizione di oblio culturale l'autore distingue
tre aspetti dell'insediamento umano contemporaneo: ·
la scala di insediamento umano ·
la produzione di velocità ·
la distruzione dell'ambiente edificato 1. La prima
cosa che sottolinea è la scala estremamente piccola dei primi insediamenti
europei. Ciò che distingueva le città medievali era il fatto che esse erano
separate dall'ambiente rurale circostante; si trattava infatti di entità
urbane che nascevano entro mura fortificate e la cui pianta prendeva forma
e significato dall'opposizione fra città e campagna, fra centro e
periferia. Nei primi insediamenti moderni europei oltre alla scala ridotta vi
era la presenza di due ulteriori punti che rafforzano la sua memorabilitá spaziale: si tratta del loro perimetro
e il loro punto di focalizzazione centrale. Il perimetro
infatti era uno degli elementi più caratteristici del disegno urbano,
caratterizzato da un contorno facilmente riconoscibile creato da
fortificazioni. Queste mura non erano però barriere permanenti, poiché man
mano che le città crescevano incorporando il terreno e la popolazione
circostante, esse venivano ampliate e costruite. Al centro di queste città,
le cattedrali gotiche erano così grandi da dominare l'intero paesaggio
urbano. Fino a
duecento anni fa era ancora possibile abbracciare con lo sguardo qualsiasi
città del mondo. Invece nelle grandi città della fine del XIX secolo tutto
questo non era più possibile. Tuttavia al confronto con le città di oggi,
esse sembravano tutto sommato piccole; oggi siamo di fronte ad una grande
frattura fra persone e luoghi. Le città non sono racchiuse in perimetri e le
costruzioni sembrano affiorare un pò ovunque
denotando scarse relazioni fra di loro e il luogo. 2. Nel XIX
secolo l'introduzione di vari tipi di movimento meccanico, rimpiazzarono il
movimento pedestre. Questo determinò una rivoluzione assoluta non solo per lo
sviluppo delle città ma anche per le abitudini delle persone che ora non
avevano più il problema della vicinanza del posto di lavoro e quindi potevano
spostarsi con più libertà. Per muoversi
servivano però le strade e uno degli aspetti più evidenti del moderno
paesaggio culturale è il predominio delle strade sugli insediamenti e noi
occupiamo sempre più uno spazio di flussi più che uno spazio di luoghi. 3. Gli effetti
della produzione di velocità sono rafforzati da un terzo aspetto
dell'insediamento umano contemporaneo: la distruzione ripetuta e deliberata
dell'ambiente edificato. Un tempo gli edifici erano costruiti per durare,
erano loro a sopravvivere agli uomini e facevano parte di una memoria storica
ben consolidata; oggi invece siamo di fronte ad un processo di distruzione
creativa, provocato dall'invenzione di nuovi materiali da costruzione, il cui
fine è ottenere leggerezza, apertura e velocità. È come se il mondo della
fine del XIX secolo fosse ossessionato da quello che veniva percepito come il
peso del passato. |
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Capitolo V- Conclusione |
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In
quest’ultimo capitolo l’autore cerca di spiegare il momento in cui emerse questo
processo di oblio culturale che ha provocato una “rottura” senza precedenti.
Secondo la sua tesi la rottura cruciale ha preso piede a partire dal 1800
circa; per quanto riguarda l’emergere di grandi città il punto di riferimento
cronologico significativo si situa un secolo dopo, a partire dal 1900.
L’emergere delle megacittà, la crescente importanza dei mezzi di
comunicazione elettronici e lo sviluppo della tecnologia dell’informazione
implicano poi un successivo punto di rottura, situato approssimativamente a
partire dalla metà del XX secolo. Quindi nell’isieme, l’oblio culturale
tipico della modernità è dunque un processo segnato da un’accelerazione e da
una concatenazione di trasformazioni successive. |
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