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Descrizione: MONEO-R_1edifici1

titolo

LA SOLITUDINE DEGLI EDIFICI E ALTRI SCRITTI (Vol. I e II)

 

editore

UMBERTO ALLEMANDI & C.

 

luogo

TORINO

 

anno

Vol. I 1999; Vol II 2004

 

 

 

 

lingua

ITALIANO

 

 

 

 

Titolo originale: Rafael Moneo, The solitude of buildings, 1999

 

 

 

Argomento e tematiche affrontate

Descrizione: MONEO-R_1edifici1

“La solitudine degli edifici” è una raccolta di scritti pubblicati in un arco di tempo di oltre vent’anni, dal 1965 al 1985.

Nel primo volume (Questioni intorno all’architettura) vengono trattati la tipologia, il rapporto delle opere con il tempo, il ruolo della tecnica nella progettazione architettonica; il secondo volume (Sugli architetti e il loro lavoro) è invece dedicato ad architetti (in particolare Rossi, Eisenman, Pei, Gehry, Venturi) e ad alcune delle loro opere.

 

  

Giudizio Complessivo: 7 (scala 1-10)

Scheda compilata da: Federica Martini

 

Descrizione: RAFAEL MONEO

Autore Rafael Moneo

Rafael Moneo (Tudela, 9 maggio 1937) è un architetto spagnolo. Dopo essersi laureato nel 1961 presso la Escuela Técnica Superior de Arquitectura di Madrid, lavora con Francisco Javier Sáenz de Oiza e poi presso lo studio di Jørn Utzon

 in Danimarca, per due anni. Dal 1963 al 1965 studia a Roma, dove ha vinto una borsa presso l'Accademia di Spagna.

Ha insegnato architettura a Barcellona, Losanna, New York, Princeton, Harvard e Madrid. È l’unico spagnolo ad oggi ad aver ricevuto il Premio Pritzker, nel 1996.

 

Rafael Moneo

 

Contenuto

Può essere visto come una riflessione tra ciò che costruiamo e il trascorrere del tempo.

Per ragioni editoriali è stato diviso in due volumi. Il primo tratta i temi della tipologia, dell’insegnamento, delle opere nel loro rapporto con il tempo e del ruolo della tecnica nella progettazione architettonica; il secondo è dedicato agli architetti e al loro mestiere.

Nelle parole di Moneo risuona l’eco della “lampada della memoria” di John Ruskin.

 

CAPITOLI

Introduzione

Le città e i paesaggi si sono lentamenti formati nel tempo; ma essi rappresentano anche un modo per fermare il tempo, rinchiuderlo nel contorno di una forma. Nell’architettura vi è una misteriosa risonanza delle epoche e delle generazioni. Ogni edificio è oggetto di trasformazioni, adattamenti e ricostruzioni; ma se esso si basa su principi formali chiari e se è permeato da una struttura ideale, allora sarà in grado di onservare comunque la sua identità e di rimanere riconoscibile. Ogni città e ogni edificio vive in una tensione tra uno schema sottostante (un impianto ordinatore) e i mutamenti intervenuti.

Il titolo recita: “La solitudine degli edifici”: gli edifici una volta compiuti si separano dai sentimenti, dalle passioni, dalle contingenze e dai modelli che li hanno fin lì accompagnati. Nascono dapprima sulla base di una richiesta e di un bisogno, in rapporto a un luogo e a una società; alla fine però rimane solo il manufatto.

  

Parte I (libro I) – Sul concetto di tipo

Moneo definisce il tipo come quel concetto che descrive un gruppo di oggetti caratterizzati da una stessa struttura formale. Il concetto di tipo si basa fondamentalmente sulla possibilità di raggruppare gli oggetti servendosi di similitudini strutturali a essi intrinsiche.

Il lavoro dell’architetto inizia dal riconoscimento del tipo; può poi distruggerlo, trasformarlo o rispettarlo. Infatti la tipologia non è un meccanismo rigido che induce ripetizioni: l’architetto può deformarlo modificandone la scala, sovrapponendo tipi differenti fino a crearne uno nuovo, ecc; l’elenco di questi meccanismi d’intervento sul tipo è illimitato ed è legato alla capacità d’invenzione dell’architetto. Il tipo implica quindi cambiamenti e trasformazioni.

 

-1700: la prima formulazione dell’idea di tipo col teorico Quatremère De Quincy. Per lui il tipo permette di istituire legami col passato; non deve essere confuso con il modello, ovvero la ripetizione meccanica dell’oggetto.

-1800: con Durand si passa dal concetto di tipo visto come il “ragion d’essere della forma” al tipo visto separatamente dalla forma. La parola “tipo” è sostituita dalla parola “genere”, passando così a descrivere il programma degli edifici (prigioni, ospedali, teatri, ecc); egli riduce il tipo all’uso a cui l’edificio è destinato.

-1900: col Movimento Moderno l’edificio non è più caratterizzato dall’uso cui è destinato, ma dallo spazio in cui l’attività si configura. Gli architetti diventano costruttori della forma dello spazio, e non devono più preoccuparsi né di forma, né di materiali (Moneo evidenzia questo mutamento del punto di vista nell’opera di Mies van der Rohe). Con la nascita dell’industria e della produzione in serie, il tipo si converte in prototipo, in quanto il modello può essere esattamente riprodotto (riferimento a Le Corbusier e ai modelli di abitazione, che permettono all’industria una riproduzione illimitata).

-1960: nasce una nuova teoria con l’obiettivo di studiare la continuità formale e strutturale della città antica, vista come un naturale risultato dell’azione del tempo. “La storia dell’architettura non è altro se non la storia dei tipi che popolano e costruiscono la città”, come sostiene Rossi. Oggi la tipologia è assunta come strumento di composizione esterna; la struttura formale interna è scomparsa (vedi Venturi e Rossi). Vi è difficoltà nell’applicare la nozione di tipo all’architettura attuale, pur riconoscendo l’importanza che ha nello spiegare l’architettura del passato.

  

Parte II (libro I) – Sull’insegnamento

I critici hanno cercato relazioni dell’architettura moderna col passato e credono di vedere nell’architettura del tardo 1700 un paradigma dell’architettura razionale. Moneo commenta l’opera di alcuni architetti.

 

-Durand: la composizione è lo strumento con cui viene elaborato il progetto architettonico; essa permette di rispondere alla varietà dei nuovi bisogni della società. È quindi per lui essenziale insegnare nelle scuole i principi dell'arte e i meccanismi della composizione, rifiutando una conoscenza basata sulla concezione tipologica dell’architettura. Parlare di composizione implica parlare di elementi, che sono per l’architettura ciò che le parole sono per il discorso: comporre significa combinare i diversi elementi, e la bellezza origina dalla loro disposizione, non dalla decorazione. Per Durand il fine dell’architettura è l’utilità, ovvero essa deve soddisfare le esigenze di un certo programma; la forma deve essere definita dalla semplicità.

- Hejduk: Moneo descrive i metodi di insegnamento usati nella Cooper Union School of Architecture di New York; 3 sono gli esercizi proposti allo studente: “the nine square grid problem”, “the cube problem”, “the Juan Gris problem” (basato sulla pittura cubista). La stessa architettura di Hejduk è volta all’insegnamento, perché in essa vi si ritrovano i 3 esercizi proposti.

  

Parte III (libro I) – Sul trascorrere del tempo

Moneo tratta dell’architettura greca, analizzando il tempio, ovvero l’omaggio che la città tributa agli dei. Nell’architettura greca si ricerca la bellezza e la perfezione, attraverso l’ordine e l’armonia. In un secolo il tempio è riuscito a evolvere: costruiti inizialmente in pietra arenaria stuccata (materiale innovativo rispetto al mattone), viene poi usato il marmo, che instaura un rapporto particolare con la luce e con cui il tempio greco conclude la sua storia. L’architettura greca è inoltre fortemente legata al paesaggio e Moneo pone l’attenzione sullo stato attuale dei luoghi, diventati turistici e profanati da alberghi e ristoranti, senza rispetto per il paesaggio.

 

L’architettura invecchia, e oltre alla patine del tempo spesso gli edifici subiscono ampliamenti e cambiamenti che possono trasformarne l’immagine originaria. Gli edifici devono essere aperti, ovvero adattarsi alla mutevole realtà e al trascorrere del tempo; ciò ha introdotto i termini di flessibilità e multifunzionalità. Se l’architetto, progettando, è conscio di questa questione, i principi formali che ha stabilito nel costruire l’opera permangono, sebbene l’edificio subisca modifiche. Moneo spiega questo concetto riferendosi alla Moschea di Cordova e agli ampliamenti che l’hanno interessata in 8 secoli.

  

Parte IV (libro I) – Sul ruolo della tecnica

L’avvento di nuove tecniche porta non solo alla definizione di nuovi procedimenti di calcolo per la stabilità, ma anche a trasformazioni tipologiche e formali. Moneo si occupa qui del processo che l’architettura ha seguito per impadronirsi di una tecnologia, con i problemi formali che presuppone, riportando esempi di strutture a telaio in accaio e in cemento armato (Perret, Le Corbusier, Terragni e molti altri). Entrambi questi materiali sono plasmabili e hanno grande capacità di resistenza.

Anche la prefabbricazione introduce un’innovazione tecnica nel campo dell’architettura.

 

Moneo passa poi a un altro argomento: gli edifici del passato comunicano una consistenza che quelli di oggi non possiedono; Moneo desidera dare agli edifici una consistenza che derivi dalla loro materialità. Si riferisce pertanto all’uso dei mattoni al giorno d’oggi, riportando esempi contemporanei.

   

Parte V (libro II) – Sugli architetti e il loro lavoro

- Aldo Rossi: Moneo vuole dimostrare la continuità che sussiste tra teoria e progetto nell'opera di Rossi, architetto determinante nella cultura architettonica degli anni 70/80. Rossi ha lavorato con Rogers, Gregotti, ecc alla "Casabella" degli anni 60, che segnava una rottura col movimento moderno, e portava a un'architettura meno elementare, capace di accettare la complessità del reale.

Si fa riferimento al libro "l'architettura della città": la città viene intesa come una architettura, considerando la sua costruzione e il suo sviluppo nel tempo, sottoposto a leggi e norme. Rossi affronta l'argomento del come si costruisce la città, partendo dall'individuazione degli elementi da cui è composta; indaga sulla tipologia degli edifici e del loro rapporto con la città , sostenendo che a partire dal tipo si può spiegare la formazione della città e la sua architettura. Bisogna tornare a pensare l'edificio partendo dalla forma della città o da come esso forma la città. Vi è nella città per Rossi una categoria architettonica associata alla memoria: i monumenti; essi sono permanenze e vedono il passaggio di più generazioni; essi costituiscono la città e danni senso alla vita della città, permettendo di ricordare il passato. La città cresce dunque per punti (i monumenti) e per aree (quartieri).

Moneo dedica grande spazio a descizione e commenti del cimitero di Modena e al teatro scientifico.

 

Descrizione: 1

 

- Ieoh Ming Pei & Partners: lavora nelle città americane di fine anni 50, quando le città sono in un periodo di rinnovo urbano per rivitalizzare i centri decaduti: la vecchia trama della città americana viene sacrificata a favore di una concentrazione volumetrica capace di liberare il suolo (costruzione di grattacieli). Moneo descrive e commenta la costruzione della nuova torre della compagnia di assicurazioni John Hancock; con esso il grattacielo diventa un solido astratto, smaterializzato e fragile, iscritto nella trama della città anche se sembra ignorarla (il serramento è il grande protagonista dell'edificio). Grande è stata la sua influenza sui grattacieli degli anni 70.

 

Descrizione: 2

 

- Peter Eisenman: le sue prime opere non prestavano attenzione al luogo e al programma; dagli anni 80 uno degli aspetti principali della sua architettura è proprio l'interesse a istituire una parentela tra edifici e luoghi, o meglio il loro passato. Moneo descrive e commenta l'Ohio State University Wexner Arts Center for the Visual Arts. Per Eisenman contesto significa accettare la presenza del quadro fisico esistente, assumendolo come punto di partenza del processo che porta alla creazione dell'opera di architettura; non è dunque lo scenario statico e fisso in cui si interviene. Il contesto inoltre sta all'origine ma nessuno ne assicura la permanenza; ecco perché Eisenman non considera l'aspetto visuale o ambientale. Così come non fa una differenza tra l’esterno e l’interno: lo spazio è unico.

 

- Gehry versus Venturi: Moneo pone a confronto due sale da concerto: la Philadelphia Orchestra Hall di Venturi, Rauch e Scott Brown, e la Disney Concert Hall a Los Angeles Di Gehry. Per Moneo i due architetti rappresentano i veri elementi motori dell’architettura americana degli ultimi 25 anni.

Venturi ha aperto a fine anni 70 un’era, chiedendo all’architettura maggiore complessità e più capacità di comunicazione; Gehry ha fatto uscire l’architettura americana dal post-modernismo. Venturi voleva un auditorio come quelli dell’Ottocento; Gehry voleva invece offrire un’esperienza singolare e sorprendente; da qui la diversità delle due opere. Venturi è sensibile al contesto; Gehry non ha bisogno di preoccuparsi troppo del contesto (Los Angeles è in continua evoluzione). Moneo conclude affermando che entrambe le opere hanno appropriatezza: quella di Ghery è contingente, mentre quella di Venturi risponde a delle necessità; necessità e contingenza sono concetti che Moneo sente legati all’architettura ancora oggi.

   

Parte VI (libro II) – Epilogo: la solitudine degli edifici

Per Moneo c'è continuità tra il progetto e l'edificio: solo i materiali possono dare realtà all'architettura. L'architettura oggi non è più necessaria; gli architetti se ne rendono conto, ma non affrontano il problema e cercano rifugio nella fantasia, nei disegni: non potendo infatti servire la realtà, lavorano per un mondo futuro utopico. Oggi gli architetti ignorano come sarà costruita un'opera; per Moneo un disegno di architettura dovrebbe implicare il sapere della costruzione.

L'architettura ha oggi perduto contatto con la società ed è diventata un mondo privato; per Moneo invece dovrebbe significare coinvolgimento pubblico.

Inoltre pone la questione della durata dellarchitettura: nel passato, per un principio economico, l’architettura doveva essere duratura (ipoteticamente doveva durare per sempre); oggi invece è effimera, e noi siamo consci del fatto che non è progettata per durare come nel passato.

 

GLOSSARIO

Tipo – concetto che descrive un gruppo di oggetti caratterizzati da una stessa struttura formale. Il concetto di tipo si basa fondamentalmente sulla possibilità di raggruppare gli oggetti servendosi di similitudini strutturali a essi intrinsiche.

Architettura – L’autore definisce l’architettura come l’arte che ammette come condizioni del suo operare la necessità e gli usi comuni del costruire e imprime alle forme del costruito determinati caratteri di venerabilità o bellezza, per il resto non necessari. Essa si interessa solo di quelle caratteristiche di un edificio che sono al di là del suo uso comune.