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autore |
ROBERT
VENTURI |
titolo |
COMPLESSITÀ
E CONTRADDIZIONI NELL’ARCHITETTURA |
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editore |
EDIZIONI
DEDALO |
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luogo |
BARI |
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anno |
2002 |
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lingua |
ITALIANO |
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Titolo originale: Robert Venturi,
Complexity and contradiction in architecture, The Museum of Modern Art, New
York, 1966 |
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Argomento e tematiche affrontate |
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Questo libro tratta di architettura soprattutto dal punto di vista
compositivo, sostenendo la tesi secondo la quale non per forza la
semplificazione formale dell’edificio e la pulizia siano la soluzione
migliore e più accettata dalla comunità. L’autore, partendo da esempi di architetture più o meno importanti o
valide, descrive come spesso le necessità o le condizioni avverse hanno
portato a delle “contraddizioni” nell’edificio, esse possono manifestarsi fra
pianta e volume, fra interni e prospetto, o sotto altre forme ancora; e ciò
che l’autore vuole metter in luce è il modo in cui il progettista riesce a
risolvere queste contraddizioni, pervenendo ad un risultato “complesso”, vale
a dire non pulito, non elegante e non ideale. Questo tipo di risultato spesso
non è accettato dalla maggioranza degli architetti moderni e contemporanei,
ma risulta molto familiare e gradito alle persone comuni che hanno tutto il
giorno a che fare con una città piena di elementi discontinui e
contraddittori. L’autore passa in rassegna tutti gli elementi scomodi nell’architettura:
quelli fuori scala, quelli fuori posto, quelli che non hanno nulla a che
vedere con il contesto, descrivendone le potenzialità. Analizza le maglie
irregolari di piante e prospetti, e le maglie interrotte da elementi estranei
mostrandone la validità in termini compositivi. A seguito di quest’analisi sulle principali criticità rilevate nei
progetti che egli personalmente apprezza, Venturi espone alcuni dei suoi
progetti spiegando come questi non abbiano un impianto semplice o ideale ma
si adattino di volta in volta alle situazioni contraddittorie tra interno e
esterno. I suoi volumi sono spesso scomposti, i suoi prospetti asimmetrici,
gli spazi non chiaramente definiti, ma tutto porta secondo la tesi
dell’autore ad un’unità, anche se
diversa da quella abituale. Egli infatti non ha mai cercato di levigare le impurità dei suoi progetti
o di nasconderle, ma le ha evidenziate, rendendole il fulcro nella visione
dell’osservatore; le parti comunemente considerate le più ignobili sono
diventate protagoniste della sua architettura, come ad esempio l’antenna
televisiva del centro per anziani diventa il coronamento centrale sulla
facciata principale. |
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Giudizio Complessivo: 10 |
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Scheda compilata da: Francesco Mattio |
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Corso di Architettura e Composizione Architettonica 2 a.a.2012/2013 |
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Autore |
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Robert Venturi è un architetto statunitense nato il 25 Giugno 1925 a
Filadelfia e tutt’ora vivente. È oggi considerato uno dei principali esponenti
della corrente postmoderna. Ha studiato sia in America che a Roma, poi ha collaborato con celebri
architetti tra cui Louis kahn, in seguito ha
fondato un proprio studio associato prima con John Rauch
e successivamente con la moglie Denise Scott Brown.
Le sue opere principali realizzate sono: la Guild
House per anziani a Filadelfia 1960 – 1963, la casa Vanna-Venturi del 1964,
l’Allen memorial art museum
ad Oberlin del 1976, il Seattle art museum del 1991, il First campus center all’università di
Princeton del 2000, e l’Episcopal Academy a Newton Square del 2008. I suoi scritti più importanti sono: “Complessità e contraddizioni
nell’architettura” del 1966, “Imparando da Las Vegas” del 1972, “Iconografia
ed elettronica sopra una generica architettura” del 1996 e “Maniera del
moderno” del 2000. |
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Robert Venturi |
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Contenuto |
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Numero dei caratteri libero. Il libro si apre con il manifesto dell’architettura complessa e contraddittoria,
essa è assai più adatta alla nostra epoca dell’architettura ideale del
movimento moderno, la complessità esprime la realtà e quindi è più vicina
all’immagine popolare di quanto non lo sia un’architettura ideale;
l’architettura moderna esclude i problemi a priori perché nella ricerca della
semplicità forzata, seleziona un problema da risolvere e ne sviluppa la
soluzione nell’opera finale. Il mondo contemporaneo ha bisogno di risolvere tutti i problemi inerenti
al processo progettuale, non selezionarli, non è vero che «Il meno è più»,
Venturi ironizza storpiando la frase in «Il meno è una noia» (che in inglese
funziona per assonanza «Less is
more» e «Less is a
bore»). Per argomentare la sua tesi cita un gran numero di architetture, molte
delle quali non sono affatto famose, addirittura alcune sono edilizia rurale;
questi edifici, non avendo spesso un progetto d’insieme, in alcuni infatti
sono intervenuti diversi progettisti, risolvono tutti i problemi presentatisi
nel cammino con soluzioni dubbie e incerte dal punto di vista estetico e
della chiarezza formale, ma assolutamente valide dal punto di vista
funzionale. L’architetto moderno, spiega l’autore, si priva a priori di molti
strumenti utili di lavoro in nome di un principio di pulizia ingiustificato. A questo punto Prende in esame alcune delle caratteristiche che egli
ammira in alcuni progetti e in alcuni elementi costruttivi, quindi fa un
elenco delle caratteristiche possedute da queste opere e le rivaluta
positivamente adattandone le proprietà ad un concetto generale applicabile ad
architetture su più larga scala, quali per esempio le sue esposte nell’ultimo
capitolo. Un breve cenno ora a queste caratteristiche di cui parlerò più
approfonditamente dopo nell’analisi dei singoli capitoli. Le caratteristiche
che Robert Venturi va cercando sono la presenza di più elementi slegati tra
loro all’interno di un unico progetto, che quindi preferisce la logica «e-e»
alla logica «o-o» dei moderni amanti della pulizia formale; sono quegli
elementi in disaccordo col contesto, o che trovano ragione soltanto con esso,
elementi che hanno un carattere ambiguo o una doppia funzione; sono quelle
opere che usano non tecnologie avanzate, ma elementi convenzionali, che usano
l’ordine e poi lo infrangono con un elemento estraneo o fuori scala; sono
quelle architetture che risolvono la contraddizione di piante, volumi,
prospetti e interni non con una forzatura, ma con un piegarsi della regola
alla volontà delle circostanze, o con una regola che dove se ne ha la necessità
viene infranta. Infine da grande importanza
all’unità che si ottiene con questo tipo di architettura, cioè l’unita di più
elementi messi in correlazione, l’unità difficile della complessità e della
contraddizione delle parti; quest’unità si contrappone all’unità facile
dell’esclusione propria dei moderni. L’autore a questo punto fornisce diversi
metodi validi per raggiungere tale unità, quello dell’inflessione e quello
dell’elemento connettivo. Il libro si conclude con
l’esposizione delle opere dell’autore dove egli spiega come ha adottato
questi insegnamenti che ha tratto dalle più diverse architetture, e come sia
riuscito ad ottenere l’unità difficile cercata. |
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Furnes: Clearing house, Filadelfia, è uno degli esempi che Venturi cita di
edificio complesso e contraddittorio con molte contraddizioni evidenziate |
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CAPITOLI |
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Capitolo 1 – Una architettura non semplice: un manifesto
gentile |
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Questo breve capitolo è il manifesto dell’architettura di Robert Venturi:
egli afferma di amare la complessità e la contraddizione, mentre rifiuta l’incoerenza,
l’arbitrarietà e i preziosismi del pittoresco. Queste caratteristiche di
ricchezza e di ambiguità dice che sono tipiche dell’epoca moderna, citando la
prova di incoerenza della matematica di Gödel.
Continua poi nell’affermare che ama gli elementi ibridi piuttosto che quelli
puri, quelli di compromesso piuttosto che quelli puliti e che preferisce l’
«e-e» all’ «o-o». Tutto ciò naturalmente si deve riassumere nella difficile
unità dell’inclusione piuttosto che nella facile unità dell’esclusione.
Conclude infine ribattendo alla frase di Mies Van Der Rohe dicendo che il “più
non vale di meno”. |
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Capitolo 2 –
Complessità e contraddizione contro semplificazione o pittoresco |
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Da la colpa al moderno del fatto che per iniziare da capo si ha
idealizzato il primitivo e l’elementare, portando a privilegiare le forme
primarie. Ma oggi i problemi aumentano, e Venturi accusa Mies
di avere fatto degli splendidi edifici solamente perché trascurava molti
problemi; tenere molti fattori in considerazione porta a problemi insolubili
ai quali necessita una soluzione inclusiva e improvvisata. Una
semplificazione a priori porta all’esclusione dei problemi. |
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Capitolo 3 –
Ambiguità |
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L’ambiguità e
la tensione sono tipiche dell’architettura complessa, infatti ogni elemento
va analizzato sia per le caratteristiche interne, sia per il contesto in cui
si colloca. Le diverse relazioni complesse e contraddittorie che si creano a
seconda del punto di vista generano ambiguità, questo incrementa la ricchezza
del significato a scapito della chiarezza. |
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Capitolo 4 –
Livelli contraddittori: il fenomeno «e-e» in architettura |
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Nel moderno le
funzioni programmate sono articolate in volumi differenti piuttosto che
ammettere l’impurità dei volumi contaminandoli con la presenza di più
elementi, nel moderno il muro non è violato dalle finestre, ma si interrompe
per dare spazio alla vetrata; per contro nel manierismo la pianta ellittica è
sia centrale che longitudinale. In alcuni edifici la facciata funge da muro,
e in altri funge da gigantesco portale; Il doppio significato dell’ «e-e» può
condurre alla metamorfosi e, a seconda del momento, può far percepire come
dominante un significato rispetto ad un altro. |
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Capitolo 5 –
Ancora livelli contraddittori: l’elemento a doppia funzione |
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L’elemento a
doppia funzione si riferisce a particolarità d’uso o di struttura; la
galleria è sia stanza che corridoio. Un ambiente con una destinazione
generica e arredo mobile è più flessibile di un ambiente con destinazione
specifica. Il moderno per esempio separa la struttura dall’involucro. Venturi
usa un camino come coronamento monumentale di una casa; questo elemento non è
superfluo ma ha due significati: è sia camino che coronamento; anche in
questo caso il significato si arricchisce invece di chiarirsi. |
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Capitolo 6 –
Adattabilità e limitazioni dell’ordine: l’elemento convenzionale |
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L’ordine non
è per forza la regolarità, quando le circostanze lo chiedono si deve piegare;
un elemento estraneo all’ordine acquista di importanza e valorizza l’insieme;
però, perché tutto ciò possa funzionare, un ordine di partenza ci deve
essere. Molti architetti contemporanei si spingono senza freni verso le nuove
tecnologie, dimenticandosi delle vecchie,; Venturi trova nell’elemento
convenzionale l’ordine che cerca, quindi le tecniche costruttive più comuni,
e usa come elemento estraneo, qualora se ne abbia bisogno, la nuova
tecnologia. |
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Capitolo 7 –
Contraddizione risolta |
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La
contraddizione in architettura può essere sia risolta che evidenziata; è
evidenziata nel momento in cui ad esempio si riesce a trovare un ritmo quasi
regolare in facciata, oppure quando alcuni elementi non sono centrati, ma
sono comunque allineati ad altri. Questo tipo di contraddizione permette
l’uso di una maglia irregolare ad intervalli diversi che si possa adattare di
volta in volta alle circostanze. |
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Capitolo 8 –
Contraddizioni evidenziate |
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Se la
contraddizione risolta è un approccio prudente, la contraddizione evidenziata
è un approccio violento: le relazioni contraddittorie si manifestano nei
ritmi, nelle direzioni e nelle adiacenze discordanti, ma soprattutto nella
sovrapposizione di elementi eterogenei. È il caso di un prospetto in cui un
piano ha un ritmo diverso dai piani vicini, oppure di un pilastro obliquo che
taglia diagonalmente una vetrata, o di due elementi affiancati aventi scale
contraddittorie. |
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Capitolo 9 –
Interno ed esterno |
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Uno dei dogmi
del moderno è stato la coerenza e la continuità fra esterno ed interno, ma lo
scopo principale di un interno è sempre stato il separare l’interno dall’esterno.
La contraddizione può mostrarsi come nel barocco tramite un rivestimento
distaccato dal muro esterno, e la creazione di uno spazio addizionale; oppure
la creazione di uno spazio circolare sormontato da una cupola all’interno di
un perimetro rettangolare. Tale contraddizione può avvenire infine anche tra
fronte e retro, tra base e coronamento. |
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Capitolo 10 –
L’impegno nel tendere verso l’unità difficile |
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Arriviamo
infine alla conclusione costruttiva di tutto questo discorso: Un architettura
complessa e piena di compromessi deve comunque tendere all’unità, ma questa
non è l’unita facile dell’esclusione, bensì l’unità difficile
dell’inclusione. L’inflessione è un modo per raggiungere l’unità per mezzo
delle caratteristiche interne di ogni parte, piuttosto che per la loro
posizione o quantità, è un modo per distinguere parti diverse implicando
continuità. Un altro metodo per ottenere l’unità è l’elemento connettivo. In
questo tipo di architettura, dove l’unità mantiene il controllo tra gli
elementi contrastanti che la compongono, il caos è vicinissimo, ma l’evitarlo
da forza all’intero complesso. |
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Capitolo 11 – Opere |
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Quest’ultimo
capitolo raccoglie i progetti dell’autore attraverso i quali spiega come ha attuato
le sue teorie. In essi si può notare la differenza e la molteplicità di
funzioni degli elementi, i volumi incompleti e tagliati secondo linee oblique
o curve, gli elementi convenzionali contrapposti a quelli non convenzionali,
la moltitudine delle parti che si compenetrano e si completano a vicenda per
giungere a quell’unità difficile di cui parla nei capitoli precedenti. |
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GLOSSARIO |
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Complessità – Venturi la
intende come la somma degli elementi derivati da tutti i problemi rilevati in
un progetto, essi devono essere tenuti tutti in considerazione, non scartati,
non levigati, ma tutti presenti anche se contrastanti tra loro. |
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Contraddizione –
Derivata dalla complessità, è il rapporto che sussiste tra gli elementi della
complessità; questi elementi, derivando da problemi diversi e autonomi, non
hanno una risoluzione ordinata e piacevole, ma è possibile che si scontrino
tra loro generando tensioni e incertezze, è possibile che un elemento si
metta in contrapposizione con un altro. |
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Ambiguità –
Elemento a doppia funzione – L’ambiguità è la
caratteristica propria di un elemento per la quale all’interno dello stesso
si verificano la complessità e la contraddizione generate dai diversi scopi
perseguiti. Simile è la spiegazione per l’elemento a doppia funzione. |
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Elemento
convenzionale – È l’elemento che fa parte della nostra
tradizione e che riconosciamo come familiare: ad esempio il muro intonacato
bucato da una finestra. |