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autore

PAUL VALÉRY

titolo

EUPALINOS O L’ARCHITETTO

editore

MIMESIS EDIZIONI

luogo

MILANO

anno

2011

 

 

lingua

ITALIANO

 

 

Titolo originale: Paul Valéry, Eupalinos ou l’Architecte, Paris 1923

 

 

Argomento e tematiche affrontate

In questo dialogo tra due personaggi platonici, Socrate e Fedro, Valéry “reinventa” la figura di Socrate. Dicotomia che nasce dal dialogo e che fa da sfondo a tutta la narrazione:

§  Conoscere – idee – modelli ideali

§  Costruire – ricerca delle forme – realizzazione

Questa contrapposizione caratterizza tutto il dialogo platonico, nel quale Socrate capisce di aver perseguito per tutta la vita un ideale fittizio che è prevalso rispetto a quello più pratico cioè quello della creazione di forme. Introdotta questa sostanziale differenza viene fatta un’ulteriore precisazione sull’architettura, intesa come arte che ricerca la perfezione e l’armonia di oggetti creati dall’uomo e che può essere solo paragonata alla musica, essendo due arti affini che “avvolgono” l’uomo in leggi e volontà interiori.

§  Musica: sottrazione grazie a una volontà interiore

§  Architettura: sottrazione grazie a movimenti

Di seguito i concetti, espressi anche sotto forma di personaggi, e i temi principali che caratterizzano tutto il dialogo.

Eupalinos: architetto molto ammirato da Fedro e che viene ricordato con la citazione del tempio di Artemide Cacciatrice;

“il mio tempio deve muovere gli uomini come li muove l’oggetto amato”, “nell’esecuzione non esistono particolari”, questi precetti di Eupalinos che Fedro cita a Socrate sottolineano, a volte in modo celato, la dicotomia conoscere–costruire e in questo preciso caso tra filosofo–architetto; interessante è il passaggio sulla ricerca della perfezione e armonia degli edifici, suddivisi dallo stesso Eupalinos in tre categorie: muti, che parlano e che cantano.

La conchiglia: strano oggetto trovato da Socrate lungo la riva del mare, informe e bianco come pietra levigata dall’acqua; una conchiglia che immediatamente fa nascere a Socrate un ragionamento sugli oggetti prodotti dalla natura e quelli prodotti dall’uomo; i primi raggiungono un grado del tutto più complesso rispetto al grado dei particolari che lo compongono, mentre l’uomo fabbrica per astrazione cioè produce oggetti che nel loro insieme sono di grado inferiore a quello delle parti.

Tridone il fenicio: marinaio che dedicò la sua vita al connubio tra teoria e prassi, era costruttore di navi e pensava che solo la conoscenza completa del mare (anche l’aspetto estetico) potesse conferire l’eccellenza alle sue navi. Un uomo saggio, libero e d’una strana molteplicità, riusciva a cogliere tutti i segreti che imparava e applicarli attraverso il metodo. Il Fenicio insegna come non basti imitare la natura per creare una costruzione perfetta.

L’Anti-Socrate: rimpianto di Socrate per l’artista che ha lasciato perire in se stesso, giudicandosi in quell’eternità in cui è collocato insieme a Fedro; introduzione dell’Anti-Socrate, il costruttore, che si compie su di una visione cosmogonica imperniata sull’idea per la quale negli atti e nella combinazione degli atti si deve cercare la presenza del divino e il migliore impiego di quelle forze umane che sembrano destinate ad un oggetto che infinitamente ci supera.

  

Giudizio Complessivo: 8 (scala 1-10)

Scheda compilata da: Alessandro Viola

Corso di Architettura e Composizione Architettonica 2 a.a.2012/2013

  

Autore

Paul Valéry (1871-1945), tra i più grandi poeti francesi del ‘900, conosciuto come filosofo per L’introduction à la méthode de Léonard de Vinci, Monsieur Teste e le innumerevoli riflessioni contenute nei suoi Cahiers, ma anche come saggista e scrittore, è indubbiamente tra gli intelletti più raffinati e complessi del nostro tempo: la poliedricità della sua riflessione non manca di suscitare interrogativi e di fornire al suo lettore stimolanti orizzonti di meditazione.

 

“Lo scopo non deve essere fare una certa opera, ma fare in se stessi quegli capace di fare, di poter fare – quell’opera”.

Paul Valéry, Cahiers

Paul Valéry

  

Contenuto

Schema dei principali contenuti di “Eupalinos o l’Architetto

       I.          Prologo. Socrate e Fedro nel regno delle Ombre

     II.          Storia di un Architetto, Eupalinos di Megara

    III.          Classificazione ed elementi formali delle arti

   IV.          Socrate e la conchiglia

     V.          Tridone e il connubio tra teoria e prassi

   VI.          Conclusioni. La visione cosmogonica dell’Anti-Socrate

Seguono una poesia dell’autore, due lettere di ringraziamenti e una postfazione contenente chiarimenti, note e considerazioni su tutto il dialogo.

 

Dialogo

Fedro trova Socrate nel “pallido soggiorno” dell’Ade, un luogo dove i corpi non esistono più, dove quel che rimane di una persona è solo l’ombra. Egli domanda al maestro come mai rimaneva in disparte dagli altri, perché questo esilio si domandava (citazione di vari personaggi platonici come Alcibiade, Zenone, Menesseno, Lisia); Socrate risponde che si era allontanato per pensare sulla loro attuale “forma”, per riflettere sul corso che le idee debbano avere in quella loro forma, diversamente dal quel che accade per i viventi. Fedro elogia il filosofo per la vita che ha fatto, per la sua ricerca della conoscenza e per la sua innata lungimiranza, a dispetto di altre persone che tentano di rendersi immortali erigendo templi e tombe. Egli cita a Socrate un tempio, quello di Artemide Cacciatrice, eretto da un costruttore che lui conosceva, Eupalinos da Megara.

 

Eupalinos era un abile architetto, costruttore di templi e opere devote all’arte; in cantiere mostrava a Fedro i vari momenti della costruzione e i particolari dell’esecuzione dell’opera. “Prediceva agli ammassi informi di pietre e di travi che giacevano intorno a noi il loro futuro monumentale; e quei materiali, al suono della sua voce, sembravano votati a quell’unico posto che i destini propizi alla dea li avrebbero assegnati”. Avviene qui la discussione del primo precetto di Eupalinos:

Nell’esecuzione non esistono affatto particolari”, rispetto al quale Socrate oppone un suo parere, il fatto di come qualsiasi uomo vivente sia schiavo dei dettagli e delle minuziosità, a differenza sua cioè della figura del filosofo, di come egli non veda mai crollare gli universi che immagina dato che in definitiva non esistono; tuttavia, risponde il compagno, Eupalinos era “uomo del suo precetto” cioè non trascurava nulla, faceva del tutto un particolare e l’opera integra stessa diventava a sua volta un particolare. Dibattitto sul secondo precetto:

Il mio tempio deve muovere gli uomini come li muove l’oggetto amato”, riguardo a questo precetto Socrate rimane stupito e ammette la propria sorpresa e ammirazione per questo architetto; questa frase era molto cara a Eupalinos, proprio perché dedicò il tempio di Ermes a una fanciulla di Corinto da lui amata, un tempio in cui “vi si avverte la presenza di una persona, di una donna al suo fiorire, l’armonia di un essere incantevole”. Secondo Fedro, pur essendo Socrate un uomo divino, gli è mancata un’esperienza, ovvero la passione per le forme e per le apparenze. Fedro riporta ancora le idee di Eupalinos, che concepisce come se eseguisse (“A furia di costruire, credo di essermi costruito da me stesso”). Socrate riconosce che costruirsi e conoscersi sono due atti del tutto simili

 

Fedro rammenta la distinzione che Eupalinos fece degli edifici: questi possono essere “muti”, possono “parlare e “cantare”, in particolare questi ultimi sono i più rari di tutti; la ricerca di questa armonia è talmente radicata nell’architetto che egli immagina sempre l’opera perfetta anche se poi in fase di costruzione questa non risulti mai così completa come nella mente dell’uomo. “Le pietre e le forze, i profili e i volumi, le luci e le ombre, i raggruppamenti artificiosi, le illusioni di prospettiva e le realtà delle pesantezze sono gli oggetti del loro commercio, di un commercio il cui profitto sia l’incorruttibile ricchezza che io chiamo Perfezione”, con queste parole termina il discorso di Eupalinos da Megara raccontato da Fedro a Socrate, commosso ed estasiato da questa “incomparabile preghiera”. La distinzione in tre tipologie degli edifici fa scaturire in Socrate un pensiero che “porta con molta facilità a mettere da un lato la Musica e l’Architettura, dall’altro le altre arti”; suddivisione tra Musica e Architettura, da un lato, e tutte le altre arti dall’altro. Esempi circa gli effetti subiti in presenza della Musica, che crea nell’anima una “mobilità come immobile. Musica e Architettura rivelano una profonda affinità con l’uomo e rapporti reciproci molto semplici, senza intermediari. Queste volontà sono presenti anche nella geometria, suddivise tra figure tracciabili (a volte casuali) che seguono una legge esteriore, che rispettano un moto espresso a parole; Socrate ammette che i ragionamenti di Eupalinos hanno risvegliato in lui l’architetto che non è stato e la profonda intenzione di costruire inquieta ora il suo pensiero.

 

Socrate narra a Fedro che un giorno, passeggiando sulla riva del mare, incontrò “l’oggetto più ambiguo del mondo”. L’oggetto in questione è una conchiglia, bianca, “come pietra levigata dall’acqua”; tale conchiglia fu per Socrate “l’origine di un pensiero che si divideva spontaneamente tra il costruire e il conoscere”. Avviene quindi un ragionamento sulla complessità di questi oggetti (grado più complesso rispetto al grado dei particolari costituenti, a differenza degli artefatti umani). Analisi dei modi di produzione e generazione. Individuazione delle principali differenze tra fabbricazione umana e generazione naturale. Suddivisione tra le diverse creazioni dell’uomo: quelle create in vista dell’utilità e quelle in vista della belezza. Entrambe devono poi rispondere alla solidità e alla durata per dar vita ad un’opera completa. Solo l’architettura esige queste caratteristiche e le porta al punto più alto. Il trionfo del costruire si ha quando la speculazione fornisce “armi alla pratica.

 

Fedro dice di aver udito discorsi simili al Pireo: introduzione e descrizione di Tridone il fenicio, uomo saggio e libero “d’una strana molteplicità, costruttore navale. Egli credeva che solo la conoscenza del mare, secondo tutti i suoi aspetti (non da ultimo quello estetico), potesse conferire l’eccellenza alle sue costruzioni. Il Fenicio si prefiggeva di arrivare a “imitare la perfezione dei pesci più rapidi per le proprie navi, in tal modo creando per se stesso l’ostacolo necessario. È l’uomo che meglio incarna il felice connubio di pratica e teoria. Il personaggio di Tridone, raccontato da Fedro a Socrate, insegna come non basti imitare la natura per creare una costruzione perfetta.

 

Socrate, infine, comprende che il costruttore è colui che subito dopo il Demiurgo (divise l’informe che esisteva prima dell’universo in parti) è capace di conferire agli oggetti più vari il loro vero scopo, anche tenendoli insieme e unendoli. “Eccomi, dice il Costruttore, io sono l’atto. Voi siete la materia, siete la forza, siete il desiderio; […] Io sono colui che concepisce quel che volete, un po’ più precisamente di quanto voi non facciate. Conclusione caratterizzata da un’inconsistenza di parole senza fine:

FEDRO: Ma vuoi dunque rievocare nell’eternità tutte le parole che ti resero immortale?

SOCRATE: Laggiù, immortale – relativamente ai mortali!... – Ma qui… Non c’è un qui, e tutto quel che abbiamo appena detto potrebbe benissimo essere un naturale scherzo del silenzio di questi inferni, come la fantasia di qualche retore dell’altro mondo che ci avesse scambiati per marionette!

FEDRO: È in questo ciò in cui rigorosamente consiste l’immortalità.

Paradosso sull’architetto

Poesia di Valéry del marzo 1891 dedicata ai sigg. Claude Moreau e Bernard Durval. Questa dedica è un tributo al tempo delle opere, sia quelle costruite sia quelle musicali, entrambe “erette” dagli artisti. Moltissime sono le citazioni di opere antiche quali cattedrali, chiese, chiostri e volte (“inno sotto le guglie come scrive lo stesso poeta). Non di meno sono i discorsi riguardanti le opere musicali di grandi compositori, come Beethoven o Wagner; Valéry spiega infatti che l’”eroe”, sia che combini degli ottavi o delle prospettive, “concepisce fuori dal mondo… opere incantevoli, universali, immortali. Tali opere un giorno proclameranno l’anima vibrante e risuonante dell’artista. Egli assembla e feconda ciò che non esiste altrove, né prima di lui, e si diverte spesso a rifiutare il ricordo preciso della natura. L’autore paragona ad una foresta (del silenzio, dove si dimentica, dove si ascolta) l’opera costruita, facendo analogie tra il mondo naturale e le varie parti della costruzione (“alte fioriture dei pilastri”, “Lungo pareti preziose, interrotte da fregi solenni, fiori di loto cinti di nimbo d’oro , inattesi e puri, fanno sbocciare i loro pallidi calci […] tradotti in gemme fuse sulle muraglie del santuario”). Conclusione della poesia con la narrazione di un “largo” trionfale sull’ultima volta, che scaturisce nello spettatore un’emozione e impressione tale da ricordargli eroici momenti, e di rievocare Orfeo che suona sotto ai mirti, unendo la sicurezza dei ritmi antichi all’immensa anima del grande inno sulla lira.

Lettera a proposito di Eupalinos

§  Lettera a Paul Souday, Montpellier, 1° maggio 1923

Ringraziamenti che Valéry dedica a Souday, influente critico letterario di <<Le Temps>> che aiutò il poeta nella stesura del testo. In questa lettera l’autore citale figure del filosofo e dell’architetto riprendendo alcuni concetti presenti nel testo di Eupalinos; egli non oppone ogni filosofo all’artista, ma piuttosto oppone a quest’ultimo il filosofo che non giunge a quella forma “finita”.

§  Lettera a Dontenville, Provveditore agli studi, 20 gennaio 1934

Questa lettera contiene una serie di ringraziamenti e note che Valéry scrive come chiarimento e postilla per gli studenti, per non cadere in equivoci e malintesi che potrebbero nascere dalla lettura di questo testo; una nota è, ad esempio, che Eupalinos era in realtà un ingegnere più che un architetto, costruttore di canali e non di templi; le stesse idee che ha prestato ad Eupalinos, ha dato ai personaggi di Socrate e Fedro.

Eupalinos o l’Architetto”, o del fare consistente

Postfazione a cura di Barbara Scapolo (dottore di ricerca in Scienze della Cultura presso la Scuola Internazionale di Alti Studi di Modena) nella quale è presente una dettagliata scansione del dialogo in vari momenti salienti, come mostrato nel contenuto, per rendere più chiara la lettura e per definire meglio i complessi temi affrontati nel libro.

 

Il dialogo dei morti

Eupalinos o l’Architetto conclude la trilogia dei <<dialoghi socratici>> di Valéry, insieme a L’anima e la danza e l’incompiuto Peri tòn tou theouDialogue des choses divines. In Eupalinos assistiamo alla vera morte di Socrate, una morte naturale, assoluta, intesa come un potenziale movimento che termina una volta che è compiuto. La morte diventa una sorta di <<combinatoria>>. Secondo Valéry, riguardo il binomio vita – morte, “Bisogna morire affinché tutte le combinazioni siano possibili” e ancora “Si muore perché si è vissuto”, proprio perché si vuole stabilire un nesso tra la morte e ciò che siamo stati. Riflessioni anche sull’amore (“Fare qualcosa dell’amore”), ricordando il tempio di Ermes dell’architetto in ricordo della fanciulla amata.

 

Un inevitabile prosieguo

Valéry utilizza in questo testo la nozione matematica di congruenza, che indica la relazione esistente tra un modello stabilito e gli effetti che esso suscita, per poter stabilire con sufficiente esattezza la differenza sussistente tra personaggi fittizi e personaggi reali (nel libro Paul Valéry “reinventa” tre personaggi platonici, in modo particolare quello di Socrate). Nonostante questa invenzione l’autore è riuscito a mantenere coerente la funzione dei personaggi con gli effetti che suscitano. Inoltre utilizza la nozione di “tipo” come riduzione psicologica del personaggio. Differenza sostanziali tra i personaggi platonici e quelli di Valéry:

§  Socrate: caratteristiche in comune sono la capacità di analisi, un’analisi che ingloba tutti gli aspetti possibili della conversazione; il dono della parola, essendo Socrate un filosofo e abile oratore; la falsa modestia sempre presente nel dialogo, a volte celata; leggendaria bruttezza di Socrate, scandita nel momento della discussione riguardante le leggi estetiche e formali. Caratteristiche che Valéry introduce sono, invece, l’inganno che Socrate si è posto, mettendo prima di tutto le sue parole e affossando qualsiasi altra vena ispiratrice; altra caratteristica, collegata con la prima, è che la via del costruire, della costruzione era l’unica per imparare a conoscere se stessi.

§  Fedro: personaggio descritto nel “Simposio” da Platone, presenta delle note caratteriali simili descritte da Valéry e Platone, ad esempio è allievo di Socrate, sempre entusiasta di conoscere e di provare nuove passioni e ammirazioni, avido di comprensione; una caratteristica che Valéry “reinventa” è la partecipazione al dialogo in modo sagace e con una spiccata vena di intelligenza, meno pedante rispetto al personaggio platonico; l’altra è il contrasto dei ricordi, il fatto che ora è un’ombra tra le ombre e non può più cercare la bellezza tra corpi e figure.

 

D’un solo sguardo, l’umano e l’inumano

Luoghi e scenari (che comprendono paesaggi e costruzioni) amati da Valéry introdotti nel dialogo:

§  Il fiume degli inferi Illisso, del tempo e delle anime. “È questo il fiume del Tempo. Rigetta solo le anime , su quella riva; ma trascina tutto il resto senza sforzo

§  Costruzioni del Pireo (tempio di Artemide Cacciatrice, tempio di Ermes e le costruzioni portuali

§  Riva del mare dove Socrate trova la conchiglia, che sottolinea una separazione tra terra e mare (Terra e Nettuno), con binomi interessanti come fluidità – solidità e informe – forma

§  Caotico scenario nel finale cosmogonico dell’Anti-Socrate

 

La paradossale potenza di Orfeo e Anfione

Come già detto gli edifici monumentali e le opere architettoniche dovranno avere forte carica orfica, cioè essere musicalmente perfetti (le analogie tra musica e architettura sono sempre presenti). Ovvia citazione di Anfione, dio della musica e dell’architettura. Momento capitale dell’attività poetica: unione del tutto con il particolare (composizione), questo momento si coglie bene nelle opere di musica e architettura.

 

Di fronte alla conchiglia una <<regolata vertigine>>

Costruzione: passaggio dall’ordine al disordine. Tre modi di generazione:

§  Caso (frammenti di roccia)

§  Accrescimento (pianta, animale)

§  Modo umano (attraversa quella natura e quel caso)

L’uomo fabbrica per astrazione (ignorando il grado di complessità della materia):

§  Formazione (natura)

§  Costruzione (relazioni simboliche che soddisfano certe condizioni)

 

La forma come corpo consistente dell’esercizio

Riflessioni sulla dicotomia principale del dialogo, costruire e conoscere. Fondamentale è comprendere l’aspetto teorico quanto quello pratico, costruire per conoscersi (Eupalinos) e fare per farsi (Tridone). Il vero artista e costruttore secondo Valéry:

<<Colui che giunge a possedere una conoscenza di se stesso spinta fino alla pratica e all’impiego automatico della propria personalità, della propria originalità>>. In Eupalinos l’opera d’arte diviene una costruzione in cui analisi, organizzazione, calcolo e pianificazione sono fondamentali.

<<Ricondurre l’arte che situiamo nell’opera alla fabbricazione dell’opera>>, cioè la generazione dell’oggetto, la composizione. Problematica della forma:

<<La filosofia è una questione di forma, essa è la ricerca d’una forma capace di tutti i punti di vista di cui può disporre un individuo>>. Poetica di Paul Valéry: la forma di un’opera, sul modello fornito dall’architettura e dalla musica, dovrà sempre rimandare a qualcosa d’altro; non è quindi un caso che la forma scelta per Eupalinos o l’Architetto sia quella dialogica.

GLOSSARIO

ConoscereSocrate ha basato tutta la sua vita sulla conoscenza, sulla ricerca di idee e modelli ideali. Come filosofo mirava ad averaìe sempre di più una visione universale e completta di tutto. Nell’ambito della conoscenza e delle parole i particolari non contano, perché non potranno mai cadere quei modelli ideali costruiti dallo stesso filosofo; ciò non accade negli altri campi (ad esempio in quello della medicina). Il conoscere però lascia solo parole a spettatori avidi, non basta per fare di se stessi una persona completa, non basta unicamente la teoria.

Costruire – Operazione che parte dalla ricerca di modelli formali e che si basa sulle idee, ma che successivamente sfocia nella realizzazione dell’opera. Deve diventare l’incontro tra teoria e pratica, unire l’analisi alla sensibilità estetica fondamentale per coporre l’opera. Nel costruire bisogna tenere conto di ogni minimo particolarre e ciascuno di essi farlo diventare parte dell’opera e quest’ultima farla diventare a sua volta un particolare. Combinare nell’opera anche le esperienze vissute, che hanno “costruito” noi stessi; la costruzione, appunto, diventa fondamentale in quanto ci costruisce, ci completa sotto tutti gli aspetti.

MusicaSottrazione grazie a una volontà inetriore, che genera mobilità immobili. Definisce proporzioni e leggi universali che la fanno diventare una delle poche arti che racchiude gli innumerevoli aspetti compositivi e artistici. La musica è anch’essa basata su idee e modelli ma, come avviene per la costruzione, di essa rimane l’opera musicale, che sia una sonata, un preludio, una sinfonia o un minuetto. Quando viene “applicata” nel campo architettoico crea geometrie e proporzioni che stabiliscono leggi interiori umane infinitamente più grandi dell’uomo stesso.

ArchitetturaSottrazione grazie a movimenti. L’arte più completa che rappresenta l’incontro tra teoria e pratica, dove l’analisi, il calcolo e la pianificazione si incrociano con l’estetica, la bellezza e la forma. Per poter creare un opera architettonica bisogna conoscerla sotto tutti gli aspetti, non da meno quello estetico. Richiede una conoscenza profonda della natura e una capacità di rubare segreti da quest’ultima. È composta da tre principali aspetti:

§  Corpo (utilità)

§  Anima (bellezza)

§  Solidità (durata)

FilosofoColui che ricerca la conoscenza, i raginametni e le parole. Vuole stabilire dei modelli ideali nei quali può “muoversi liberamente” per decretare analogie e similitudini con il mondo. Non vede mai crollare i suoi ideali, né fallisce proprio perché tutto quello su cui si basa è in definitiva fittizio. Non lascia nulla di tangibile, solo parole e discussioni rivolte ai suoi allievi.

ArchitettoColui che compone forme e si serve degli strumenti tecnici per realizzarle. Utilizza i materiali della terra per costruire oggetti solidi e durevoli nel tempo. Utilizza la materia come essa vorrebbe essere, la sua idea dialoga con la forma: idea dell’architetto + idea che si trova già nella materia, cioè egli imprime qualcosa che nonostante si faccia iprimere dà degli impulsi all’architetto stesso (spirito + spirito materia). Raggiunge l’immortalità attraverso la forma, l’opera tangibile.

Linguaggio costruttoreDefinisce il moto con una sola proposizione, in modo preciso. Una linea casuale diventa geometrica quando è definibile da poche parole, un’idea che la contraddistingue. Esempio: Cammina = non definito, posso camminare come voglio e in qualsiasi direzione; Cammina diritto = definisce tutto con un solo gesto.

PlurimoOgnuno di noi nasce plurimo, cioè molteplice, con più figure in se stesso. Non siamo subito indirizzati ad un’unica strada ma abbiamo la possibilità di scegliere infinite vie, alcune più chiare di altre nel tempo. Socrate nasce plurimo ma la volontà del filosofo e della conoscenza si impone su di lui, sopprimendo una celata volontà artistica, quella dell’architetto.

MorteUna combinatoria, cioè un momento determinante al fine di realizzare interamente le combinazioni particolari ed uniche che costituiscono la vita di un individuo.

CongruenzaIl ritratto = il modello rispetto a un determinato effetto ugualmente prodotto (Esempio: evocare il nome di qualcuno).

Cosmogonicità Origine dell’universo riletta in chiave socratica; gli atti del Demiurgo che divideva l’informe si ripercutono sulla visione di costruttore e architetto che ha Socrate. L’Anti-Socrate vive quindi in un’eternità, quasi fittizia, dove il mondo non ha alcuna importanza, dove le parole sono solo suoni emessi da ombre.

EntelechiaRealtà che ha inscritta in se stessa una meta finale verso cui essa tende ad evolversi.