|
|
||
|
autore |
PAUL VALÉRY |
titolo |
EUPALINOS O L’ARCHITETTO |
|
editore |
MIMESIS EDIZIONI |
|
luogo |
MILANO |
|
anno |
2011 |
|
|
|
|
lingua |
ITALIANO |
|
|
|
|
Titolo originale: Paul Valéry, Eupalinos ou l’Architecte, Paris 1923 |
||
|
|
Argomento e tematiche affrontate |
|
In questo dialogo
tra due personaggi platonici, Socrate e Fedro, Valéry “reinventa” la figura
di Socrate. Dicotomia che nasce dal dialogo e che fa da sfondo a tutta la
narrazione: §
Conoscere –
idee – modelli ideali §
Costruire –
ricerca delle forme – realizzazione Questa
contrapposizione caratterizza tutto il dialogo platonico, nel quale Socrate
capisce di aver perseguito per tutta la vita un ideale fittizio che è
prevalso rispetto a quello più pratico cioè quello della creazione di forme.
Introdotta questa sostanziale differenza viene fatta un’ulteriore
precisazione sull’architettura, intesa come arte che ricerca la perfezione e
l’armonia di oggetti creati dall’uomo e che può essere solo paragonata alla
musica, essendo due arti affini che “avvolgono” l’uomo in leggi e volontà
interiori. §
Musica:
sottrazione grazie a una volontà interiore §
Architettura:
sottrazione grazie a movimenti Di seguito i
concetti, espressi anche sotto forma di personaggi, e i temi principali che
caratterizzano tutto il dialogo. Eupalinos: architetto molto ammirato da Fedro e che viene
ricordato con la citazione del tempio di Artemide Cacciatrice; “il mio tempio
deve muovere gli uomini come li muove l’oggetto amato”, “nell’esecuzione non
esistono particolari”, questi precetti di Eupalinos
che Fedro cita a Socrate sottolineano, a volte in modo celato, la dicotomia
conoscere–costruire e in questo preciso caso tra filosofo–architetto;
interessante è il passaggio sulla ricerca della perfezione e armonia degli
edifici, suddivisi dallo stesso Eupalinos in tre
categorie: muti, che parlano e che cantano. La conchiglia:
strano oggetto trovato da Socrate lungo la riva del mare, informe e bianco
come pietra levigata dall’acqua; una conchiglia che immediatamente fa nascere
a Socrate un ragionamento sugli oggetti prodotti dalla natura e quelli
prodotti dall’uomo; i primi raggiungono un grado del tutto più complesso
rispetto al grado dei particolari che lo compongono, mentre l’uomo fabbrica
per astrazione cioè produce oggetti che nel loro insieme sono di grado
inferiore a quello delle parti. Tridone il fenicio: marinaio che dedicò la sua vita al
connubio tra teoria e prassi, era costruttore di navi e pensava che solo la
conoscenza completa del mare (anche l’aspetto estetico) potesse conferire
l’eccellenza alle sue navi. Un uomo saggio, libero e d’una strana
molteplicità, riusciva a cogliere tutti i segreti che imparava e applicarli
attraverso il metodo. Il Fenicio insegna come non basti imitare la natura per
creare una costruzione perfetta. L’Anti-Socrate:
rimpianto di Socrate per l’artista che ha lasciato perire in se stesso,
giudicandosi in quell’eternità in cui è collocato insieme a Fedro;
introduzione dell’Anti-Socrate, il costruttore, che si compie su di una
visione cosmogonica imperniata sull’idea per la quale negli atti e nella
combinazione degli atti si deve cercare la presenza del divino e il migliore
impiego di quelle forze umane che sembrano destinate ad un oggetto che
infinitamente ci supera. |
||
|
||
Giudizio
Complessivo: 8 (scala 1-10) |
||
Scheda compilata da: Alessandro Viola |
||
Corso di Architettura e Composizione Architettonica 2
a.a.2012/2013 |
||
|
||
|
Autore |
|
Paul Valéry
(1871-1945), tra i più grandi poeti francesi del ‘900, conosciuto come
filosofo per L’introduction
à la méthode de Léonard
de Vinci, Monsieur Teste e le innumerevoli
riflessioni contenute nei suoi Cahiers,
ma anche come saggista e scrittore, è indubbiamente tra gli intelletti più
raffinati e complessi del nostro tempo: la poliedricità della sua riflessione
non manca di suscitare interrogativi e di fornire al suo lettore stimolanti
orizzonti di meditazione. “Lo scopo
non deve essere fare una certa opera,
ma fare in se stessi quegli capace
di fare, di poter fare – quell’opera”. Paul
Valéry, Cahiers |
||
Paul Valéry |
||
|
||
Contenuto |
||
Schema dei principali contenuti di “Eupalinos
o l’Architetto”
I.
Prologo. Socrate e Fedro nel regno delle Ombre II.
Storia di un Architetto, Eupalinos di Megara III.
Classificazione ed elementi formali delle arti IV.
Socrate e la conchiglia V.
Tridone e il connubio tra teoria e prassi VI.
Conclusioni. La visione cosmogonica dell’Anti-Socrate Seguono una poesia dell’autore, due lettere di
ringraziamenti e una postfazione contenente chiarimenti, note e
considerazioni su tutto il dialogo. |
||
|
||
Dialogo |
||
Fedro trova Socrate nel “pallido soggiorno” dell’Ade, un luogo dove i corpi non esistono
più, dove quel che rimane di una persona è solo l’ombra. Egli domanda al
maestro come mai rimaneva in disparte dagli altri, perché questo esilio si
domandava (citazione di vari personaggi platonici come Alcibiade, Zenone,
Menesseno, Lisia); Socrate risponde che si era allontanato per pensare sulla
loro attuale “forma”, per
riflettere sul corso che le idee debbano avere in quella loro forma,
diversamente dal quel che accade per i viventi. Fedro elogia il filosofo per
la vita che ha fatto, per la sua ricerca della conoscenza e per la sua innata
lungimiranza, a dispetto di altre persone che tentano di rendersi immortali
erigendo templi e tombe. Egli cita a Socrate un tempio, quello di Artemide
Cacciatrice, eretto da un costruttore che lui conosceva, Eupalinos da Megara. Eupalinos era un abile architetto, costruttore di templi
e opere devote all’arte; in cantiere mostrava a Fedro i vari momenti della
costruzione e i particolari dell’esecuzione dell’opera. “Prediceva agli ammassi informi di pietre e di travi che giacevano
intorno a noi il loro futuro monumentale; e quei materiali, al suono della
sua voce, sembravano votati a quell’unico posto che i destini propizi alla
dea li avrebbero assegnati”. Avviene qui la discussione del primo
precetto di Eupalinos: “Nell’esecuzione
non esistono affatto particolari”, rispetto al quale Socrate oppone un
suo parere, il fatto di come qualsiasi uomo vivente sia schiavo dei dettagli e
delle minuziosità, a differenza sua cioè della figura del filosofo, di come
egli non veda mai crollare gli universi che immagina dato che in definitiva
non esistono; tuttavia, risponde il compagno, Eupalinos era “uomo del suo precetto” cioè non
trascurava nulla, faceva del tutto un particolare e l’opera integra stessa
diventava a sua volta un particolare. Dibattitto sul secondo precetto: “Il mio tempio
deve muovere gli uomini come li muove l’oggetto amato”, riguardo a questo
precetto Socrate rimane stupito e ammette la propria sorpresa e ammirazione
per questo architetto; questa frase era molto cara a Eupalinos, proprio
perché dedicò il tempio di Ermes a una fanciulla di Corinto da lui amata, un
tempio in cui “vi si avverte la
presenza di una persona, di una donna al suo fiorire, l’armonia di un essere
incantevole”. Secondo Fedro, pur essendo Socrate un uomo divino, gli è
mancata un’esperienza, ovvero la passione per le forme e per le apparenze.
Fedro riporta ancora le idee di Eupalinos, che concepisce come se eseguisse
(“A furia di costruire, credo di
essermi costruito da me stesso”). Socrate riconosce che costruirsi e
conoscersi sono due atti del tutto simili Fedro rammenta la distinzione che Eupalinos fece degli
edifici: questi possono essere “muti”,
possono “parlare” e “cantare”, in particolare questi ultimi sono i più rari di tutti;
la ricerca di questa armonia è talmente radicata nell’architetto che egli
immagina sempre l’opera perfetta anche se poi in fase di costruzione questa non
risulti mai così completa come nella mente dell’uomo. “Le pietre e le forze, i profili e i volumi, le luci e le ombre, i
raggruppamenti artificiosi, le illusioni di prospettiva e le realtà delle
pesantezze sono gli oggetti del loro commercio, di un commercio il cui
profitto sia l’incorruttibile ricchezza che io chiamo Perfezione”, con
queste parole termina il discorso di Eupalinos da Megara raccontato da Fedro
a Socrate, commosso ed estasiato da questa “incomparabile preghiera”. La distinzione in tre tipologie degli
edifici fa scaturire in Socrate un pensiero che “porta con molta facilità a mettere da un lato la Musica e
l’Architettura, dall’altro le altre arti”; suddivisione tra Musica e
Architettura, da un lato, e tutte le altre arti dall’altro. Esempi circa gli
effetti subiti in presenza della Musica, che crea nell’anima una “mobilità come immobile”. Musica e
Architettura rivelano una profonda affinità con l’uomo e rapporti reciproci
molto semplici, senza intermediari. Queste volontà sono presenti anche nella
geometria, suddivise tra figure tracciabili (a volte casuali) che seguono una
legge esteriore, che rispettano un moto espresso a parole; Socrate ammette
che i ragionamenti di Eupalinos hanno risvegliato in lui l’architetto che non
è stato e la profonda intenzione di costruire inquieta ora il suo pensiero. Socrate narra a Fedro che un giorno, passeggiando sulla
riva del mare, incontrò “l’oggetto più
ambiguo del mondo”. L’oggetto in questione è una conchiglia, bianca, “come pietra levigata dall’acqua”; tale
conchiglia fu per Socrate “l’origine di
un pensiero che si divideva spontaneamente tra il costruire e il conoscere”.
Avviene quindi un ragionamento sulla complessità di questi oggetti (grado più
complesso rispetto al grado dei particolari costituenti, a differenza degli
artefatti umani). Analisi dei modi di produzione e generazione.
Individuazione delle principali differenze tra fabbricazione umana e
generazione naturale. Suddivisione tra le diverse creazioni dell’uomo: quelle
create in vista dell’utilità e quelle in vista della belezza. Entrambe devono
poi rispondere alla solidità e alla durata per dar vita ad un’opera completa.
Solo l’architettura esige queste caratteristiche e le porta al punto più
alto. Il trionfo del costruire si ha quando la speculazione fornisce “armi alla pratica”. Fedro dice di aver udito discorsi simili al Pireo:
introduzione e descrizione di Tridone il fenicio, uomo saggio e libero “d’una strana molteplicità”, costruttore navale. Egli credeva che
solo la conoscenza del mare, secondo tutti i suoi aspetti (non da ultimo
quello estetico), potesse conferire l’eccellenza alle sue costruzioni. Il
Fenicio si prefiggeva di arrivare a “imitare
la perfezione dei pesci più rapidi”
per le proprie navi, in tal modo creando per se stesso l’ostacolo necessario. È l’uomo che
meglio incarna il felice connubio di pratica e teoria. Il personaggio di
Tridone, raccontato da Fedro a Socrate, insegna come non basti imitare la
natura per creare una costruzione perfetta. Socrate, infine, comprende che il costruttore è colui
che subito dopo il Demiurgo (divise l’informe che esisteva prima
dell’universo in parti) è capace di conferire agli oggetti più vari il loro
vero scopo, anche tenendoli insieme e unendoli. “Eccomi, dice il Costruttore, io sono l’atto. Voi siete la materia,
siete la forza, siete il desiderio; […] Io sono colui che concepisce quel che
volete, un po’ più precisamente di quanto voi non facciate”. Conclusione caratterizzata da
un’inconsistenza di parole senza fine: FEDRO: Ma vuoi dunque rievocare nell’eternità tutte le
parole che ti resero immortale? SOCRATE: Laggiù, immortale – relativamente ai
mortali!... – Ma qui… Non c’è un qui,
e tutto quel che abbiamo appena detto potrebbe benissimo essere un naturale
scherzo del silenzio di questi inferni, come la fantasia di qualche retore
dell’altro mondo che ci avesse scambiati per marionette! FEDRO: È in questo ciò in cui rigorosamente consiste
l’immortalità. |
||
Paradosso sull’architetto |
||
Poesia di Valéry del
marzo 1891 dedicata ai sigg. Claude Moreau e Bernard Durval.
Questa dedica è un tributo al tempo
delle opere, sia quelle costruite sia quelle musicali, entrambe “erette”
dagli artisti. Moltissime sono le citazioni di opere antiche quali
cattedrali, chiese, chiostri e volte (“inno
sotto le guglie” come scrive lo
stesso poeta). Non di meno sono i discorsi riguardanti le opere musicali di
grandi compositori, come Beethoven o Wagner; Valéry spiega infatti che l’”eroe”, sia che combini degli ottavi o
delle prospettive, “concepisce fuori
dal mondo…” opere incantevoli,
universali, immortali. Tali opere un giorno proclameranno l’anima vibrante e
risuonante dell’artista. Egli assembla e feconda ciò che non esiste altrove,
né prima di lui, e si diverte spesso a rifiutare il ricordo preciso della
natura. L’autore paragona ad una foresta (del silenzio, dove si dimentica,
dove si ascolta) l’opera costruita, facendo analogie tra il mondo naturale e
le varie parti della costruzione (“alte
fioriture dei pilastri”, “Lungo
pareti preziose, interrotte da fregi solenni, fiori di loto cinti di nimbo
d’oro , inattesi e puri, fanno sbocciare i loro pallidi calci […] tradotti in
gemme fuse sulle muraglie del santuario”). Conclusione della poesia con
la narrazione di un “largo” trionfale
sull’ultima volta, che scaturisce nello spettatore un’emozione e impressione
tale da ricordargli eroici momenti, e di rievocare Orfeo che suona sotto ai
mirti, unendo la sicurezza dei ritmi antichi all’immensa anima del grande
inno sulla lira. |
||
Lettera a
proposito di Eupalinos |
||
§
Lettera a Paul Souday,
Montpellier, 1° maggio 1923 Ringraziamenti che Valéry dedica a Souday,
influente critico letterario di <<Le Temps>>
che aiutò il poeta nella stesura del testo. In questa lettera l’autore citale
figure del filosofo e dell’architetto riprendendo alcuni concetti presenti
nel testo di Eupalinos; egli non oppone ogni
filosofo all’artista, ma piuttosto oppone a quest’ultimo il filosofo che non
giunge a quella forma “finita”. §
Lettera a Dontenville,
Provveditore agli studi, 20 gennaio 1934 Questa lettera contiene una serie di ringraziamenti e note
che Valéry scrive come chiarimento e postilla per gli studenti, per non
cadere in equivoci e malintesi che potrebbero nascere dalla lettura di questo
testo; una nota è, ad esempio, che Eupalinos era in
realtà un ingegnere più che un architetto, costruttore di canali e non di
templi; le stesse idee che ha prestato ad Eupalinos,
ha dato ai personaggi di Socrate e Fedro. |
||
“Eupalinos o l’Architetto”, o del fare consistente |
||
Postfazione a cura di Barbara Scapolo (dottore di ricerca
in Scienze della Cultura presso la Scuola Internazionale di Alti Studi di
Modena) nella quale è presente una dettagliata scansione del dialogo in vari
momenti salienti, come mostrato nel contenuto, per rendere più chiara la
lettura e per definire meglio i complessi temi affrontati nel libro. Il
dialogo dei morti Eupalinos o l’Architetto conclude la trilogia dei
<<dialoghi socratici>> di Valéry, insieme a L’anima e la danza e l’incompiuto Peri tòn tou theou – Dialogue des choses divines.
In Eupalinos assistiamo alla vera morte di
Socrate, una morte naturale, assoluta, intesa come un potenziale movimento
che termina una volta che è compiuto. La morte diventa una sorta di
<<combinatoria>>. Secondo Valéry, riguardo il binomio vita –
morte, “Bisogna morire affinché tutte
le combinazioni siano possibili” e ancora “Si muore perché si è vissuto”, proprio perché si vuole stabilire
un nesso tra la morte e ciò che siamo stati. Riflessioni anche sull’amore (“Fare qualcosa dell’amore”), ricordando
il tempio di Ermes dell’architetto in ricordo della fanciulla amata. Un
inevitabile prosieguo Valéry utilizza in questo testo la nozione matematica di congruenza, che indica la relazione
esistente tra un modello stabilito e gli effetti che esso suscita, per poter
stabilire con sufficiente esattezza la differenza sussistente tra personaggi
fittizi e personaggi reali (nel libro Paul Valéry “reinventa” tre personaggi
platonici, in modo particolare quello di Socrate). Nonostante questa
invenzione l’autore è riuscito a mantenere coerente la funzione dei
personaggi con gli effetti che suscitano. Inoltre utilizza la nozione di
“tipo” come riduzione psicologica del personaggio. Differenza sostanziali tra
i personaggi platonici e quelli di Valéry: §
Socrate: caratteristiche in comune sono la capacità di
analisi, un’analisi che ingloba tutti gli aspetti possibili della conversazione;
il dono della parola, essendo Socrate un filosofo e abile oratore; la falsa
modestia sempre presente nel dialogo, a volte celata; leggendaria bruttezza
di Socrate, scandita nel momento della discussione riguardante le leggi
estetiche e formali. Caratteristiche che Valéry introduce sono, invece,
l’inganno che Socrate si è posto, mettendo prima di tutto le sue parole e
affossando qualsiasi altra vena ispiratrice; altra caratteristica, collegata
con la prima, è che la via del costruire, della costruzione era l’unica per
imparare a conoscere se stessi. §
Fedro: personaggio descritto nel “Simposio” da Platone,
presenta delle note caratteriali simili descritte da Valéry e Platone, ad
esempio è allievo di Socrate, sempre entusiasta di conoscere e di provare
nuove passioni e ammirazioni, avido di comprensione; una caratteristica che
Valéry “reinventa” è la partecipazione al dialogo in modo sagace e con una
spiccata vena di intelligenza, meno pedante rispetto al personaggio
platonico; l’altra è il contrasto dei ricordi, il fatto che ora è un’ombra
tra le ombre e non può più cercare la bellezza tra corpi e figure. D’un
solo sguardo, l’umano e l’inumano Luoghi e scenari (che comprendono paesaggi e costruzioni)
amati da Valéry introdotti nel dialogo: §
Il fiume degli inferi Illisso,
del tempo e delle anime. “È questo il
fiume del Tempo. Rigetta solo le anime , su quella riva; ma trascina tutto il
resto senza sforzo §
Costruzioni del Pireo (tempio di Artemide Cacciatrice,
tempio di Ermes e le costruzioni portuali §
Riva del mare dove Socrate trova la conchiglia, che
sottolinea una separazione tra terra e mare (Terra e Nettuno), con binomi
interessanti come fluidità – solidità e informe – forma §
Caotico scenario nel finale cosmogonico dell’Anti-Socrate La
paradossale potenza di Orfeo e Anfione Come già detto gli edifici monumentali e le opere
architettoniche dovranno avere forte carica orfica, cioè essere musicalmente
perfetti (le analogie tra musica e architettura sono sempre presenti). Ovvia
citazione di Anfione, dio della musica e dell’architettura. Momento capitale
dell’attività poetica: unione del tutto con il particolare (composizione),
questo momento si coglie bene nelle opere di musica e architettura. Di
fronte alla conchiglia una <<regolata vertigine>> Costruzione: passaggio dall’ordine al disordine. Tre modi
di generazione: §
Caso (frammenti di roccia) §
Accrescimento (pianta, animale) §
Modo umano (attraversa quella natura e quel caso) L’uomo fabbrica per astrazione (ignorando il grado di
complessità della materia): §
Formazione (natura) §
Costruzione (relazioni simboliche che soddisfano certe
condizioni) La
forma come corpo consistente dell’esercizio Riflessioni sulla dicotomia principale del dialogo,
costruire e conoscere. Fondamentale è comprendere l’aspetto teorico quanto
quello pratico, costruire per conoscersi (Eupalinos)
e fare per farsi (Tridone). Il vero artista e
costruttore secondo Valéry: <<Colui che giunge a possedere una conoscenza di se
stesso spinta fino alla pratica e all’impiego automatico della propria
personalità, della propria originalità>>. In Eupalinos
l’opera d’arte diviene una costruzione in cui analisi, organizzazione,
calcolo e pianificazione sono fondamentali. <<Ricondurre l’arte che situiamo nell’opera alla
fabbricazione dell’opera>>, cioè la generazione dell’oggetto, la
composizione. Problematica della forma: <<La filosofia è una questione di forma, essa è la
ricerca d’una forma capace di tutti i punti di vista di cui può disporre un
individuo>>. Poetica di Paul Valéry: la forma di un’opera, sul modello
fornito dall’architettura e dalla musica, dovrà sempre rimandare a qualcosa
d’altro; non è quindi un caso che la forma scelta per Eupalinos o l’Architetto sia quella dialogica. |
||
GLOSSARIO |
||
Conoscere – Socrate ha
basato tutta la sua vita sulla conoscenza, sulla ricerca di idee e modelli
ideali. Come filosofo mirava ad averaìe sempre di più una visione universale
e completta di tutto. Nell’ambito della conoscenza e delle parole i
particolari non contano, perché non potranno mai cadere quei modelli ideali
costruiti dallo stesso filosofo; ciò non accade negli altri campi (ad esempio
in quello della medicina). Il conoscere però lascia solo parole a spettatori
avidi, non basta per fare di se stessi una persona completa, non basta
unicamente la teoria. |
||
Costruire –
Operazione che parte dalla ricerca di modelli formali e che si basa sulle
idee, ma che successivamente sfocia nella realizzazione dell’opera. Deve
diventare l’incontro tra teoria e pratica, unire l’analisi alla sensibilità
estetica fondamentale per coporre l’opera. Nel costruire bisogna tenere
conto di ogni minimo particolarre e ciascuno di essi farlo diventare parte
dell’opera e quest’ultima farla diventare a sua volta un particolare. Combinare
nell’opera anche le esperienze vissute, che hanno “costruito” noi stessi; la
costruzione, appunto, diventa fondamentale in quanto ci costruisce, ci
completa sotto tutti gli aspetti. |
||
Musica – Sottrazione
grazie a una volontà inetriore, che genera mobilità immobili. Definisce
proporzioni e leggi universali che la fanno diventare una delle poche arti
che racchiude gli innumerevoli aspetti compositivi e artistici. La musica è
anch’essa basata su idee e modelli ma, come avviene per la costruzione, di
essa rimane l’opera musicale, che sia una sonata, un preludio, una sinfonia o
un minuetto. Quando viene “applicata” nel campo architettoico crea geometrie
e proporzioni che stabiliscono leggi interiori umane infinitamente più grandi
dell’uomo stesso. |
||
Architettura – Sottrazione
grazie a movimenti. L’arte più completa che rappresenta l’incontro tra teoria
e pratica, dove l’analisi, il calcolo e la pianificazione si incrociano con
l’estetica, la bellezza e la forma. Per poter creare un opera architettonica
bisogna conoscerla sotto tutti gli aspetti, non da meno quello estetico.
Richiede una conoscenza profonda della natura e una capacità di rubare
segreti da quest’ultima. È composta da tre principali aspetti: § Corpo
(utilità) § Anima
(bellezza) § Solidità
(durata) |
||
Filosofo – Colui che
ricerca la conoscenza, i raginametni e le parole. Vuole stabilire dei modelli
ideali nei quali può “muoversi liberamente” per decretare analogie e similitudini
con il mondo. Non vede mai crollare i suoi ideali, né fallisce proprio perché
tutto quello su cui si basa è in definitiva fittizio. Non lascia nulla di
tangibile, solo parole e discussioni rivolte ai suoi allievi. |
||
Architetto – Colui che
compone forme e si serve degli strumenti tecnici per realizzarle. Utilizza i
materiali della terra per costruire oggetti solidi e durevoli nel tempo.
Utilizza la materia come essa vorrebbe essere, la sua idea dialoga con la
forma: idea dell’architetto + idea che si trova già nella materia, cioè egli
imprime qualcosa che nonostante si faccia iprimere dà degli impulsi
all’architetto stesso (spirito + spirito materia). Raggiunge l’immortalità
attraverso la forma, l’opera tangibile. |
||
Linguaggio
costruttore – Definisce il moto con una sola proposizione, in modo
preciso. Una linea casuale diventa geometrica quando è definibile da poche
parole, un’idea che la contraddistingue. Esempio: Cammina = non definito,
posso camminare come voglio e in qualsiasi direzione; Cammina diritto =
definisce tutto con un solo gesto. |
||
Plurimo – Ognuno di
noi nasce plurimo, cioè molteplice, con più figure in se stesso. Non siamo
subito indirizzati ad un’unica strada ma abbiamo la possibilità di scegliere
infinite vie, alcune più chiare di altre nel tempo. Socrate nasce plurimo ma
la volontà del filosofo e della conoscenza si impone su di lui, sopprimendo
una celata volontà artistica, quella dell’architetto. |
||
Morte – Una combinatoria,
cioè un momento determinante al fine di realizzare interamente le
combinazioni particolari ed uniche che costituiscono la vita di un individuo. |
||
Congruenza – Il ritratto
= il modello rispetto a un determinato effetto ugualmente prodotto (Esempio:
evocare il nome di qualcuno). |
||
Cosmogonicità – Origine
dell’universo riletta in chiave socratica; gli atti del Demiurgo che divideva
l’informe si ripercutono sulla visione di costruttore e architetto che ha
Socrate. L’Anti-Socrate vive quindi in un’eternità, quasi fittizia, dove il
mondo non ha alcuna importanza, dove le parole sono solo suoni emessi da
ombre. |
||
Entelechia – Realtà che
ha inscritta in se stessa una meta finale verso cui essa tende ad evolversi. |