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autore |
JORN UTZON |
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titolo |
IDEE DI ARCHITETTURA Scritti e conversazioni con un inedito di Rafael Moneo |
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editore |
CHRISTIAN MARINOTTI |
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luogo |
MILANO |
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anno |
2011 |
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lingua |
ITALIANO |
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Titolo originale: Conversaciones y otros escritos, edizione a cura di Moisés Puente (2010) |
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Argomento e tematiche affrontate |
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Il libro è costituito da una raccolta di
sette scritti di Jorn Utzon
e in appendice viene integrato l' inedito di Rafael Moneo
"La costruzione dell'Opera di Sidney". Scritti in un periodo di oltre
cinquant'anni, questi saggi descrivono tuttavia un preciso punto di vista
dell'architettura, gli obiettivi che essa dovrebbe porsi e l'approccio nei
confronti della progettazione. Trattandosi di diversi scritti le tematiche
affrontate sono differenti, con un linguaggio semplice e colloquiale resta
leggibile la visione architettonica dell'autore ed il suo approccio profondo
e accurato alla progettazione. Le descrizioni sono caratterizzate da
frequenti riferimenti alle proprie opere e motivazioni delle
scelte architettoniche a sostegno delle teorie descritte nei saggi. Lo sviluppo di un edificio è un processo
non banale, l'evoluzione avviene secondo accurate fasi a partire dall'idea fino
alla realizzazione. L'ideazione può nascere dalla
semplice immaginazione dello spazio, Utzon racconta
spesso di Maria di Mallorca, una signora che lavora insieme al proprio
architetto descrivendo accuratamente l'immagine della casa che vorrebbe vivere:
" Sono in piedi su un soppalco, vedo una luce che piove da una finestra
alta sul pavimento...". Il fruitore dell' edificio non è solo il
destinatario ma anche lo scrittore del proprio luogo. Dall'esempio è leggibile l'approccio
che si avrà dinanzi ad un progetto, l'architettura come benessere umano,
questa espressione racchiude l'intenzione e l'obiettivo dell'architetto in un
progetto. Architettura come creazione di spazi, ma si tratta in primis di
spazi vissuti dall'uomo, quindi prendono vita nell'istante in cui essi
possono essere percepiti. L'edificio tuttavia viene visto dall'autore sempre
in relazione al contesto in cui nasce. Qual è lo strumento per sviluppare
le nostre idee? E' presente più volte nei vari scritti la citazione di un
intervento fatto da Kahn in una cerimonia a Zurigo, l'artista rivolgendosi
agli studenti descrive come l'università sia ponte tra l'oscurità dove
troviamo i nostri sogni e la luce, individuata nella conoscenza. L'università
può darci i mezzi per realizzare i nostri sogni. Ora, come costruire? Il processo di
costruzione è davvero complesso, dall'istante in cui il progetto fuoriesce
dalla carta e prende vita subentrano diverse problematiche. Con quali elementi costruire? quali
materiali? Come la struttura (si pensi all'Opera di Sidney), quali maestranze
lo realizzeranno? L'architettura di Utzon
si sviluppa principalmente da pochi elementi ben studiati. Un'opera non
semplice come quella di Sidney, in realtà è l'interazione di un elemento
deciso come la piattaforma con spicchi di sfera che lo coprono; eppure ciò
che ne viene fuori non è del tutto banale. La scelta del materiale è davvero
importante, non tanto quale usiamo, ma quale uso ne facciamo. E' interessante
inoltre, la posizione che l'autore prende sul metodo della prefabbricazione,
processo edilizio molto attuale. Utzon apprezza molto questa procedura, ne promuove l'uso sostenendo
che con questo metodo si possa arrivare a soluzioni davvero di qualità. |
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Giudizio Complessivo: 8 (scala 1-10) |
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Scheda compilata da: Francesca Scalzone |
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Corso di Architettura e Composizione
Architettonica 2 a.a.2012/2013 |
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Jorn Utzon |
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(1918-2008) è architetto danese di
fama internazionale. Dopo gli anni di formazione, spesi tra Danimarca, Svezia
e Finlandia- dove lavora con Alvar Aalto, suo riconosciuto maestro- si stabilisce a
Copenaghen dove apre il proprio studio professionale. In questi anni realizza
due abitazioni unifamiliari ed una lottizzazione di 63 case a patio a Elsinore. Nel 1957 vince il concorso per il teatro
dell'Opera di Sydney, progetto che gli vale un posto di primo piano sulla
scena architettonica mondiale. Nel corso della carriera riceve numerosi premi
e riconoscimenti, tra cui l'insigne Pritzker Prize nel 2003. Tra le sue opere più conosciute la Chiesa
di Bagsvaerd a Copenaghen, e il Palazzo del
Parlamento del Kuwait, opera dello studio Utzon
& Associates gestito dai figli Jan e Kim. |
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Jorn Utzon |
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CAPITOLI |
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Capitolo 1 - L'essenza dell'architettura |
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La percezione di ciò che ci circonda
avviene secondo un processo inconscio. Diventiamo consapevoli nel momento in
cui la relazione che ci lega si esprime secondo impressioni e sensazioni.
Secondo l'autore, sono l'approfondimento, l'attenzione, l'attenta analisi di
questi effetti che ci guidano verso l'essenza dell'architettura. L'architettura viene vissuta da noi
stessi, l'uomo è il principale protagonista. Partendo da questa posizione Utzon afferma che il processo per la conoscenza
dell'architettura non inizia dall'architettura stessa, bensì dalle emozioni
che essa scaturisce in colui che la vive. Tuttavia il tempo ed il contesto
nel quale un'architettura è stata ideata sono sempre differenti, mentre
l'essenza resta la medesima. Quindi bisogna guardare l'architettura con
attenzione, farsi influenzare ma allo stesso tempo capire le scelte fatte
secondo le circostanze nel quale sono state fatte. Bisogna toccarla con mano,
conoscere i materiali e saperli utilizzare con maestranza. Utzon afferma "ambire al benessere è fondamentale in
architettura se vogliamo raggiungere l'armonia tra gli spazi che creiamo e le
attività che in essi si svolgono". Bisogna saper sfruttare la
conoscenza, cogliere il meglio dalle esperienze che possiamo fare in prima
persona ed infine è importante possedere la capacità di immaginazione. |
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Capitolo 2 - Platform
and plateaus: idee di un architetto danese |
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"La piattaforma è un affascinante
elemento architettonico". Il fascino deriva dalla sua grande forza
espressiva. La semplicità e allo stesso tempo la varietà dimensionale fa si
che questo espediente architettonico riesca a trasmettere grandi e diverse
sensazioni. Nell'immensa distesa dello Yucatan (Img.1) la presenza di
una piattaforma di imponenti dimensioni diventa un gesto forte, è un simbolo
di elevazione, di giusta scala o di isolamento. La determinazione di
questi usi si oppone invece alla leggerezza delle piattaforme orientali, in
Giappone le piattaforme delle case vengono trattate come superfici pregiate da
rispettare (Img.2). Come afferma lo scrittore, molti dei suoi
progetti si basano sull'elemento architettonico della piattaforma.
"Oltre alla sua forza architettonica, la piattaforma è una buona
risposta ai problemi attuali del traffico". Oltre che un elemento
di elevazione fisica o sensoriale, essa può divenire un elemento divisorio,
ordinatore. Nel caso in considerazione, la piattaforma può costituire
una divisione orizzontale tra il traffico cittadino e gli edifici o come nel
caso dell'Opera di Sidney, una divisione funzionale tra spazi primari e di
servizio. Infine, lo scrittore vuole precisare il
rapporto che deve esserci tra la piattaforma e la copertura (Img.3).
Quest'ultima non può assecondare la planarità della prima, affinché
conservi la sua forza espressiva la copertura deve contrastarla. |
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Immagine_1:Piattaforme nello
Yucatan in Messico a sinistra e piattaforma Monte Albàn
a destra. |
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Immagine_2:Tempio orientale |
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Immagine_3:Il rapporto tra
copertura e piattaforma |
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Capitolo 3 -
Architettura additiva |
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Con la produzione di elementi costruttivi
prefabbricati, oggi si può davvero pensare ad un'architettura additiva nel
senso più stretto della parola: addizione di singoli elementi per ottenere
l'oggetto compiuto. Dalla somma totale, come afferma Utzon
, si genera il carattere degli edifici, nel quale ognuna di quelle parti
conserva la propria piena espressione. Quindi l'uso del principio additivo
secondo lo scrittore garantisce il grado di libertà della progettazione
offrendo allo stesso tempo soluzioni differenti. |
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Capitolo 4 -L'architettura degli altri e la mia |
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Questo capitolo descrive in differenti
paragrafi alcuni approcci architettonici dell'autore e di altri architetti,
con particolare attenzione al suo maestro Alvar Aalto. Su Alvar Aalto Come racconta
lo scrittore, la sua concezione architettonica è stata notevolmente
influenzata dalla figura di Alvar Aalto. In particolar modo Utzon
fa riferimento all'attenzione di Aalto sulla
standardizzazione e sulla produzione in serie, argomenti davvero all'avanguardia
nel dopoguerra. L'architetto finlandese non si limitava allo studio di
un'architettura che rispondesse ai bisogni industriali, bensì, le opere si
avvicinavano anche al lato umano della costruzione. E' così che Utzon in alcune sue opere di case a patio utilizza questo
"principio di pianificazione urbana" per il quale ogni famiglia è
vista come unità indipendente, con la propria autonomia, ma non sono meno
importanti le relazioni tra più unità. Sempre da Aalto,
lo scrittore apprese l'approccio geometrico nella progettazione,
atteggiamento che lo aiutò ad esempio nella semplificazione dell'Opera di
Sidney. Infatti anche se la struttura sembra molto complessa, essa si legge
come la scomposizione e composizione di frammenti di sfera prefabbricati (Img 4). L'ammirazione dello scrittore per
l'architetto finlandese è stata davvero forte, tant'è che lo descrive così:
"Egli era come un camino attorno al quale ci si siede per trovare calore
e ispirazione". |
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Immagine_4: Modello concettuale dell'Opera di Sidney |
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Su Arne Jacobsen e Antonio Gaudi Utzon nel ritrarre l'amico Jacobsen pone in
evidenzia la sua grandiosa capacità nel controllo del progetto, dall'edificio
all'arredo, dal progetto alla realizzazione. Il modo di lavorare di Arne è stato punto di riferimento per tanti architetti
danesi, tuttavia per lo scrittore i veri maestri restano Asplund
(insegnante di Jacobsen) e Aalto.
Sia in questi ultimi che nell'architetto spagnolo Antonio Gaudi l'autore
apprezza l'approccio geometrico della progettazione. Infatti questi lavorano
e progettano direttamente nello spazio senza il bisogno di rappresentare gli
alzati per capire ciò che ne viene fuori. La casa dell'architetto a Hellebaek, Danimarca (Img 5) Locata in un
bosco, protetta dal clima danese, questa casa si apre a sud per godere del
debole sole, mentre si chiude a nord per difendersi dai venti. Utzon applica questo principio anche nei successivi
progetti di case. Quando si costruisce in paesaggi generosi come quelli delle
foreste danesi, bastano due semplici elementi, un muro ed una copertura, per
creare lo spazio essenziale, senza l'aggiunta di decorazioni. |
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Immagine_5: La casa dell'architetto a Hellebaek,
Danimarca |
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Case a patio, Elsinore
e Fredensborg, Danimarca (Img
6) Si trattava
di case per un concorso in Svezia del 1953, in particolare per abitazioni per
persone non abbienti che praticavano diverse attività. La risposta di Utzon fu il tipo di casa a patio, cosi da poter occupare
meno terreno, l'esterno semplice per esprimere uno spazio comune, mentre
all'interno c'è variazione tra le varie case. Nel caso di Fredensborg
il principio della condivisione è un elemento del progetto, dalla presenza di
una casa comune per mangiare al verde comune. |
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Immagine_6: Case a patio, Elsinore e Fredensborg,
Danimarca |
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La critica In ultimo lo scrittore critica la tendenza
nel classificare i movimenti nascenti. Questi anche se possono sembrare
all'inizio bizzarri, non devono essere etichettati fin dal nascere. Prima di
giudicare bisogna studiare le vere conseguenze che questi porteranno, come è
successo per i fauves. |
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Capitolo 5 - Arte tra scienza e istinto |
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Se si è molto sensibili a ciò che ci
circonda allora si ha qualcosa dell' architetto, se si è capaci anche di
saper trasmettere emozioni agli altri allora si ha qualcosa per diventare un architetto
, un artista. Per essere architetti secondo lo scrittore, non basta avere la
capacità innata, ma bisogna anche avere le conoscenze per realizzare i nostri
sogni, in questo caso la scienza diventa il mezzo per sviluppare le proprie
idee. L'architetto scandinavo Asplund ne è un
esempio, egli non si ferma alla funzionalità degli spazi, ma si occupa anche
del benessere fisico e morale delle persone che lo vivranno . Lo scrittore in
particolare cita il Crematorio a Stoccolma e l'ampliamento del Municipio di
Goteborg (Img7). In entrambi si legge l'attenzione nella creazione di
spazi che trasmettino emozioni, quiete nel primo e calorosità nel secondo. Non può
essere definito un metodo di lavoro unico, sicuramente la continua ricerca,
il costante studio di soluzioni differenti è necessario per giungere a buoni
lavori. Inoltre, il lavoro fatto per un progetto non è lavoro sprecato, può
esser soluzione di un progetto seguente. Infine Utzon
definisce il ruolo dell'architetto con l'aiuto delle parole di Ralph Erskine: "Nello sviluppo di un progetto, lo stile di
vita del cliente è un materiale costruttivo tanto importante quanto lo sono
il cemento, il mattone, la pietra, il legno o l'acciaio. " |
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Immagine_7: Sopra Crematorio a Stoccolma Asplund(1935-40),sotto
ampliamento Municipio di Goteborg(1934-37). |
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Capitolo 6 - Lettera agli studenti della Scuola di Architettura di Aarhus |
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Utzon si rivolge agli studenti di Aaruhus
cercando di trasmettere con parole semplici qual è il giusto approccio alla
progettazione. Per far questo lo scrittore racconta alcune esperienze (Img 8) avute nel corso della sua carriera, dai
progetti residenziali a Fredensborg al grande
Parlamento del Kuwait, anche se si tratta di scale differenti, l'attenzione
si rivolge in primis a colui che vivrà quello spazio. E' così che
nell'ideazione delle case a patio a Elsinore
l'architetto svedese inizia a progettare dall'immagine di coloro che la
vivranno: " C'è una casa per una famiglia con i genitori estremamente
disordinati: conservano in giardino qualsiasi genere di rifiuti e una barca
ancora in costruzione; la madre coltiva piccoli frutti per farne marmellate,
ma i figli, i suoi e quelli dei vicini, che corrono in giro e chiedono da
mangiare in cucina, li hanno tutti rovinati...c'è poi un'altra famiglia, con
cui vive il nonno...". Questo punto di partenza si allontana dai
quartieri funzionalisti del movimento moderno, la casa pensata da Utzon non è a misura dell'uomo ma delle vite e delle
abitudini di coloro che la vivranno. In questo caso la scelta di un quartiere
costituito da case a patio è la risposta ai bisogni delle famiglie di avere
spazi privati per poter viver la loro intimità e allo stesso tempo l'unitarietà
del quartiere crea una sorta di piccola comunità. Con un simile approccio Utzon
racconta delle sue scelte progettuali per la chiesa di Bagsvaerd
(Img 9) (1968-1976). In quel periodo viveva
alle Hawaii, lo scrittore descrive come la semplicità del paesaggio
trasmettesse un senso di pace, quelle stesse emozioni che avrebbe voluto
trasmettere nel suo edificio. E' così che nacque il primo schizzo con poche
persone, la spiaggia e il mare; successivamente conservando il suo punto di
partenza passò allo studio di come poter realizzare ciò che immaginava: un
luogo di pura meditazione e separazione dal mondo reale. Sullo stesso
pensiero troviamo l'idea di Khan "una casa vuole essere", come
descrive Utzon " vuole essere qualcosa di
qualche tipo, e se si lavora contro ciò che vuole essere, l'edificio opporrà
resistenza".. L'Assemblea Nazionale del Kuwait (Img 10) 1972-1984 si colloca in un luogo
davvero particolare: una grande distesa pianeggiante accompagnata
dall'infinità dell'oceano, da che punto iniziare? la risposta dell'architetto
è stata: "Bisogna trovare un legame, una connessione, tra la vastità
dello spazio esterno, l'insicurezza che il mare provoca e la massa
dell'edificio sotto il sole". Ancora una volta, anche se la scala
diventa sempre meno controllabile, l'intenzione resta invariata. E' così che
prende forma una grande copertura capace di contenere e raccogliere
l'incontro tra l'Emiro e il popolo. Inoltre, l'architetto segue con
attenzione anche la fase di costruzione scegliendo la prefabbricazione,
metodo da seguire secondo Utzon per lavorare con le
forme in cemento. Il poter creare gli elementi con vari stampi a seconda del
bisogno garantisce un miglior controllo ,una maggiore modellabilità, ciò che
forse un ingegnere avrebbe risolto modificando direttamente le forme per
semplificare i calcoli. Invece bisogna proseguire fino in fondo per ottenere
un risultato per il quale puoi affermare, come afferma Utzon:
"Ah, ecco come è venuto!" |
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Immagine_8: Concorso per case economiche Skansa,
Svezia,1953,planimetria e varianti di case a patio |
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Immagine_9: Chiesa di Bagsvaerd
(1968-1976) , dallo schizzo iniziale all'interno. |
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Immagine_10: Assemblea Nazionale del Kuwait, (1972-1984) , dallo
schizzo iniziale alla strada interna. |
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Capitolo 7 - Architettura come benessere umano |
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In questa intervista riportata dallo scrittore
emerge chiaramente il fine principale dell'architettura , il compito
dell'architetto è assicurare che " il progetto serva per il benessere
delle persone". Progettare è un processo continuo che va dall'ideazione
alla realizzazione, nel farlo bisogna avvicinarsi alla realtà, instaurare una
relazione con le persone che vivranno gli edifici, con coloro che lo
costruiranno, con il luogo nel quale nascerà. Lo stesso forte rapporto
bisogna averlo con i materiali, la conoscenza delle loro potenzialità e delle
loro caratteristiche è fondamentale per poterli usare nel miglior modo
possibile: "fare ciò che è corretto con i materiali e con chi ci
lavora". Quando all'autore viene chiesto qual è il suo atteggiamento nei
confronti del materiale egli ricorda la sua scelta per la Chiesa di Bagsvaerd per la quale utilizzò il cemento impastato con
un pò di marmo: anche il materiale più bruto può
divenir nobile se lo si usa nel modo migliore. "Scegli i materiali come
scegli il cibo che mangi o i vestiti che indossi. Nulla è troppo economico;
esistono però scelte sbagliate". Inoltre nel testo Utzon
racconta degli incontri avuti con Mies van der Rohe e Frank Lloyd Wright
durante i suoi viaggi. Di quest'ultimo ricorda il suo modo di fare
architettura: fare spazio, quello che oggi l'uso del computer sta eliminando,
in particolar modo dall'architetto americano Utzon
racconta di aver appreso da lui "una sorta di ordine",in molte
delle case di Wright egli riconosce l'uso di un modulo. Infatti si può notare
nelle architetture dello scrittore, come viene messo in evidenza
nell'intervista, la ricorrenza dell'uso di un principio additivo. Tuttavia Utzon a differenza di Wright non lavora con lo stesso
modulo. Nel sistema costruttivo Expansiva (1969) (Img11)
vennero studiate ventidue case differenti fino a sintetizzare tre
moduli differenti per dimensioni ed ognuno adattabile a diverse
funzioni: "La costruzione additiva consiste solo negli elementi
necessari". Lo stesso principio è stato applicato all'Assemblea
Nazionale del Kuwait. In pianta è leggibile la ripetizione di un modulo e a
sua volta la sua suddivisione in altri elementi. (Img12) L'architettura
diventa arte nel momento in cui si provano emozioni che non possono essere
spiegate, così come avviene con la musica o con la letteratura. Tuttavia oggi
si sta perdendo l'impronta artistica dell'architettura, questa mancanza forse
è data dalla fretta che ci perseguita forse dalla mancanza nella formazione
dell'architetto di un qualcosa che Utzon individua
nella pratica dell'artigianato. |
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Immagine_11: Sistema costruttivo Elsinora,1969.Possibilità
combinatorie. |
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Immagine_12: Assemblea Nazionale del Kuwait, (1972-1984) ,
pianta. |
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Appendice- La costruzione dell'Opera di Sidney (a cura di Rafael Moneo) |
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L' inedito dell'architetto Rafael Moneo vuole mettere in luce la storia evolutiva dell'opera
diventata ormai il simbolo non solo di Sidney ma dell'intero stato,
ripercorrendo le tappe del progetto e della sua costruzione; lavoro che
trasformò Utzon in una figura carismatica ed
enigmatica. L'Opera (Img13) presenta una cascata di coperture a forma
di vele su un grande basamento contenente i servizi, i due elementi
rispecchiano anche le funzioni svoltesi all'interno: la modellazione del
suolo permette alla piattaforma di includere le esigenze più strette per
l'edificio, mentre la plasticità della copertura accoglie e protegge
l'auditorium. Nei disegni per il concorso restavano irrisolte le difficoltà
che si sarebbero incontrate nella costruzione della copertura (Img14) ,
ma restava leggibile l'intenzione dell'architetto nel dare continuità alle
coperture concatenandole. Di conseguenza dopo la vincita furono necessari
alcuni cambiamenti al progetto, con anche la collaborazione dell'ingegnere
Ove Arup, al fine di convincere sulla fattibilità
dell'opera; e cosi che i lavori iniziarono il 2 marzo del 1959.
Tuttavia la soluzione costruttiva delle vele ancora non era risolta del
tutto. Moneo successivamente riporta l'evoluzione
del processo (Img15) che ha portato alla risoluzione della
struttura e all'approdo di una grande architettura sulla Baia di Sidney ;
"quei gusci che mostrano con estrema chiarezza ciò che l'architettura
può essere"(Img16). Tuttavia dopo l'immenso sforzo per la
costruzione delle coperture Utzon abbandonò la città,
il narratore non si sofferma sulle ragioni dell'architetto, tuttavia accenna
ad un clima politico non favorevole per scelte liberali e cosi il porgetto fu portato a termine diversamente da architetti
australiani, chiudendo con rancore questo episodio. L'interno non è stato
realizzato fedelmente, infatti l'architetto finlandese concepiva i due auditoium come un unico spazio e le grandi vele non
avrebbero dovuto interrompere la continuità delle gradonate. Per concludere Moneo allude con speranza ad un possibile ritorno al
progetto originale di Utzon, al fine di dare
completa giustizia alla grande opera e far si che questa esprimesse al meglio
ciò che avrebbe dovuto essere. |
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Immagine_13: L'Opera di Sidney |
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Immagine_14:In ordine,pianta del secondo
piano presentata al concorso, sezione e modello in legno del piccolo
auditorium. |
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Immagine_15:Evoluzione della
sezione longitudinale dal 1957 al 1961 (a sinistra), dal 1961 al 1963 (a
destra). |
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Immagine_16 |
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