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autore |
VITTORIO UGO |
titolo |
I LUOGHI DI DEDALO – ELEMENTI TEORICI
DELL’ARCHITETTURA |
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editore |
EDIZIONI DEDALO |
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luogo |
BARI |
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anno |
1991 |
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lingua |
ITALIANO |
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Prima edizione |
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Argomento e tematiche affrontate |
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L’autore cerca di dare una definizione di che cosa
sia la teoria dell’architettura attraverso un approccio filosofico alla
materia. Per questo, grande importanza rivestono le contrapposizioni, i
paragoni e la commistione di termini, ma non solo: Vittorio Ugo si focalizza
sugli aspetti linguistici, studiando la provenienza greca e latina di molti
termini, facendo così comprendere come parole che sembrano
completamente distaccate l’una dall’altra siano invece legate
etimologicamente da un significato molto profondo. In questo senso, la teoria
si relaziona alla storia, gli elementi che stanno alla base
dell’architettura assumono diverse connotazioni (elementi primigeni, ma
anche principali, considerati come nucleo di partenza, come parti e
componenti). L’architettura è vista sia come disciplina
a sé stante, con propri manuali e trattati specifici per ogni suo
aspetto, sia in relazione, ovviamente, all’uomo e alla natura: quindi
l’architettura deve essere considerata anche nei suoi aspetti tecnici e
tecnologi, oltre che sociali, artistici, storici e critici. Sono
perciò sfaccettature architettoniche tutti i luoghi che possono essere
vissuti come spazi, che creano dei pieni e dei vuoti, oppure un dentro e un
fuori, un aperto e un chiuso; in particolare i concetti esposti sono quelli
del labirinto, della capanna, del ponte per quanto concerne l’assetto
culturale, e quelli della foresta, del giardino e della radura per quello
naturale. Forte è il rapporto che si precisa tra il
costruire, l’abitare e il pensare, creando un sistema tripartico che
esplicita la relazione tra risorse e materiali con gli strumenti e i
procedimenti del costruire e ancora, attraverso il progetto, con il
linguaggio architettonico e l’elaborazione teorica. |
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Giudizio
Complessivo: 7 |
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Scheda compilata da: Eleonora D’Uva |
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Corso di Architettura e Composizione Architettonica 2
a.a.2012/2013 |
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Autore |
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Vittorio Ugo (1938-2005) ha insegnato nelle
Università di Palermo e Bari, e presso il Politecnico di Milano. Le
sue ricerche vertono sulla rappresentazione
e sulla teoria dell’architettura nei suoi aspetti storici, filosofici ed epistemologici. Ordinario di
“Teoria e storia delle forme di rappresentazione”,
Vittorio Ugo ha insegnato anche “Composizione architettonica”,
“Storia della critica” e diverse materie
nel settore della rappresentazione. Ha anche tenuto corsi e seminari in
Italia e all’estero nel campo della teoria e
dell’estetica dell’architettura. Tra le sue pubblicazioni in
volume: “La questione architettura” (Venezia 1990, con R. Masiero),
“Fondamenti della rappresentazione architettonica” (Bologna
1994), “Temi e codici del disegno d’architettura” (Roma,
1992, con R. de Rubertis e A. Soletti), “Architectura ad vocem”
(Milano 1996), “Stile” (Milano 1997, con E. Franzini). |
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Vittorio Ugo |
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Contenuto |
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Lo scopo dell’autore è quello di cercare di
dare un approccio teorico a tutto ciò che è
l’architettura nel suo insieme. Partendo da un’analisi
linguistica e etimologica delle parole (soprattutto greche) da cui deriva il termine
teoria, si capisce come questa sia una parola molto complessa, che può
essere connessa a parole come idea, storia e critica. I rapporti con la
storia sono più complessi, poiché per gli architetti è
sempre stato fondamentale rapportarsi con il passato, come fonte a cui
attingere non per copiare, ma per trovare modelli da studiare, in quanto idee
e modalità costruttive. I modelli per eccellezza sono i monumenti, che
quindi fungono da punti fermi nella mente, da elementi da cui partire per attuare
l’imitazione: i monumenti vengono così considerati documenti
storici, in modo tale che l’oggetto dell’imitazione sia
l’esito di un giudizio critico e dell’elaborazione. La risultante
il processo di ricostruzione ideale a partire da dati originari è
invece l’archetipo, che, al contrario del monumento, resta su un piano
puramente teorico. Un’analisi conoscitiva critica di un’opera
architettonica deve rapportarsi alla teoria e alla toria e condurre a
determinarne i materiali, le tecniche costruttive, il senso, le relazioni, la
funzione e l’uso, la memoria; quindi, la conoscenza critica
dell’opera può avvenire sia per nozioni che per archetipi. Per riuscire in questa analisi occorre fare riferimento
al saggio del filosofo tedesco Heidegger “Bauen wohnen denken”,
il cui titolo è formato dai verbi che significano rispettivamente
costruire, abitare, pensare. In particolare, vengono studiate le coppie bauen/wohnen e wohnen/denken. Bauen/wohnen si riferisce al binomio natura/cultura con riferimento a
materiali/tecniche. La relazione tra costruire e abitare si fonda sulle
tecniche come insieme di strumenti e procedure in grado di trasformare i
materiali rispondendo alle esigenze funzionali. Perfetto esempio del rapporto
bauen/wohnen è Robinson Crusoe,
il quale, dopo aver preso atto delle risorse disponibili sull’isola
(materiali) e di quelle che ha in se stesso (memoria, conoscenze, cultura),
organizza il luogo del suo abitare attraverso un progetto che mette appunto
in relazione esigenze, funzioni, risorse e tecniche. L’esempio di
Robinson introduce anche il secondo rapporto wohnen/denken, basato su un sistema teorico-etico che descrive i
rapporti natura/cultura, individuo/società, agire/pensare, ma anche
una mediazione tra l’uso delle cose, la loro memoria storica, la
critica. Quindi proprio il concetto di abitare funge da perno dei
rapporti bauen wohnen denken, e si
può introdurre la cosiddetta cultura dell’abitare. D’altro
canto, la cultura si relaziona direttamente alla natura. Il pensiero greco
classico, fondato sul lògos,
istituisce una discriminazione tra il dominio della natura quello umano della
cultura, che, insieme, danno luogo agli spazi della residenza umana, alla
storia, al linguaggio e alla poesia. Se natura e cultura (nel caso, architettura) sono
strettamente connesse, allora possiamo definire gli archetipi fondamentali
che andranno a formare un sistema di archeologie, ovvero l’archeologia
dell’architettura e l’archeologia della natura. Queste devono
essere definite dagli elementi primigeni (archetipi) che sono rispettivamente
rappresentati dalle triadi labirinto capanna ponte e foresta giardino radura. I primi ovviamente descrivono opere costruite
dall’uomo e con cui l’uomo si relaziona a un livello
socio-culturale. Il labirinto riproduce le capacità di fare,
conformare, costruire per un fine. Il labirinto e il suo artefice vengono
accettati come simboli di un sapere tecnico e costruttivo che prescinde la
semplice soddisfazione delle esigenze naturali. È un modo di costruire
per cercare di dominare e soggiogare la natura; consiste anche in una sfida
per lo stesso costruttore, sia nel momento in cui lo progetta, sia quando, a
fine costruzione, deve decifrarlo per uscire (riferimento classico è
il mito di Dedalo). La capanna riconduce al tema delle origini, come primo
edificio costruito, e sarà cara alla cultura illuminista e
rinascimentale. Il ponte è visto con una certa dualità
fino dall’antichità: per i Greci era un sacrilegio contro la
natura e gli dei, mentre i Romani sono stati grandi costruttori di ponti per
superare gli ostacoli frapposti dalla natura, pur non sminuendone il
carattere sacro. Anche se sembra distaccarsi come significato
dall’abitazione, il ponte possiede in realtà tutti i tratti
connotanti una vera architettura. Inoltre un ponte può costituire
punto di riferimento, può ospitare al di sopra (ma anche
all’interno) abitazioni e negozi, diventa insomma un luogo urbano. L’architettura trasforma l’ambiente, produce
oggetti nuovi, quindi qualsiasi nostro intervento sulla natura ha carattere
fortemente alterante. Da un altro lato, l’architettura sta ampliandosi
da un ambito urbano verso uno più territoriale. I tre concetti dell’archeologia della natura
vorrebbero costituire oggetto per un confronto possibile a cui la progettazione
possa confrontarsi. La foresta è condizione pura della natura, rinvia
(etimologicamente – silva in
latino) ai concetti di selvaggio, non domato, quindi in partenza non
abitabile. I concetti che tentano una “addomesticazione” e
ricerca di abitabilità rispetto la foresta sono il giardino e la
radura. Il giardino è la controparte ordinata della
foresta, è un’utopia, come poteva essere l’Eden, è
il luogo della comprensione e dell’accordo, un luogo in cui la natura
elargisce i propri doni agli uomini. Il giardino si configura come una casa,
grazie alle sue prerogative geometriche, apre a una natura controllata, che
offre le sue sembianze più provvidenziali. La radura è l’aprirsi della silva affinchè possa
penetrarvici la luce; è un vuoto, si connota come luogo perché
viene identificato da una estensione, da una geometria. La radura è
messa nello stesso rapporto di un patio, di una corte, una piazza che spezza
il tessuto urbano: tutti gli spazi che si aprono su una silva (nel senso di un fitto di oggetti o opere) per stabilirvi
il principio dell’insediamento possono essere considerate radure. Tutti questi concetti non vogliono dichiarare delle
regole sul come si deve fare architettura, ma proporre degli spunti di
pensiero su cui riflettere e impostare un discorso (anche) etico. |
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CAPITOLI |
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Capitolo 1 – La parola teorica |
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Vengono da subito
introdotti i concetti chiave, i loro significati e relazioni, che si
ritroveranno nel corso del libro, ovvero teoria, storia, critica, archeologia,
modello, elemento. L’autore dà una definizione di architettura
su cui si baseranno i capitoli successivi. Si stabilisce il tono del discorso
attraverso pensieri di autori di diverse epoche e discipline; in particolare
maggiormente citati sono e saranno Wittgenstein, Heidegger,
Vitruvio, Alberti, Loos, Le Duc,
Euclide, Diderot, l’abate Laugier,
Foucault. |
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Capitolo 2 – Un sistema di nozioni critiche |
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In questo secondo
capitolo il discorso si amplia con l’introduzione della triade bauen wohnen denken che conduce direttamente a considerare la
convivenza in architettura della tecnica, delle finalità
costruttive-abitative, delle intenzioni progettuali. Importante è la
citazione del Robinson Crusoe di De Foe come
esempio delle capacità di ogni uomo, anche inconsce, di mettere in
relazione quei tre concetti per organizzare un sistema residenziale
funzionale e fruibile. |
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Capitolo 3 – Una “Archeologia” |
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Dopo una dissertazione sui vari modi
in cui possono essere percepiti e considerati gli elementi, Ugo passa a
trattare dell’archeologia dell’architettura in contrapposizione
all’archeologia della natura, focalizzandosi sulle modalità con
cui gli uomini vivono determinati spazi e si relazionano ad essi. Buona parte
del discorso è incentrata sulle tradizioni mitologiche e sulle
credenze greche, oltre a rimandi al mito di Adamo ed Eva e del Paradiso
terrestre. |
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GLOSSARIO |
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Teoria – La teoria identifica, attraverso un discorso critico,
l’entità e le regole dell’architettura come disciplina, ne
redige l’archivio storico, fornisce e ufficializza l’insieme
degli enunciati validi riguardo la maniera d’apparire, d’esistere
e di scomparire dei luoghi dell’abitare, oppure circa le loro
condizioni di impossibilità di esistere. |
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Storia – Intesa come archivio di modelli – da analizzare e con cui rapportarsi, mai
da copiare – opportuni a soddisfare determinate esigenze attuali.
Questo concetto vale in architettura, ma anche in altri ambiti. Il passato
storico è visto a volte come un ostacolo, in quanto inadeguato alle
nuove problematiche del mondo contemporaneo. |
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Archeologia – Secondo Foucault, è la disciplina dei monumenti, degli
oggetti abbandonati dal passato, che un tempo acquistava significato solo
mediante un discorso storico, ma a cui la storia attualmente tende. |
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Critica – Disciplina con ruolo valutativo, propositivo e connettivo fra la
riflessione teorica e l’edificare. Oggi il critico dovrebbe diventare
uno specialista e essere compreso nel momento della progettazione, insieme ad
architetti e ingegneri. Oppure dovrebbe fare una “diagnosi”,
cioè spiegare e ricercare gli eventuali errori iniziali e i valori intrinsechi
dell’architettura odierna. |
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Architettura – Citando direttamente l’autore, l’architettura
consiste nella “forma” storicamente conferita e
fenomenologicamente riconosciuta – tramite l’azione di
edificazre, l’uso e la riflessione critica – ai modi di esistenza
del sistema di rapporti: natura/cultura, materiali/tecniche, spazio/luogo,
memoria/progetto, in funzione dell’”abitare”. Le parole
forma e abitare, analizzate etimologicamente, si ricongiungono al verbo
avere, nel senso di modo d’essere, di proprietà, di rapporto
degli individui con il territorio. |
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Architetture – Termine che può avere due accezioni: la prima, in quanto
insieme delle produzioni concrete che si creano dal fare architettura come
forme costruttive; la seconda, come metafora delle opere che presentano delle
analogie con le prime, pur non essendo direttamente connesse ad un ambito
residenziale (per esempio, architettura di un computer, di un brano musicale,
etc.). |
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Elemento – Anche questo termine ha più di un’accezione.
L’elemento come materiale definisce tutti i dati a partire dai quali si
organizza il processo progettuale (localizzazione, distribuzione, tecnologie,
dati strutturali, criteri scientifici e culturali). L’elemento come
componente privilegia aspetti più tecnici, rinvia all’assemblaggio
e alla componibilità (mattoni, la prima pietra). L’elemento come
parte ha un senso prevalentemente formale e strutturale, di sezione precisa
che viene organizzata nel tutto. L’elemento come tipo si definisce come
una caratteristica particolare comune a più architetture, come
impronta, schema. L’elemento-nucleo rappresenta il punto originario da
cui è derivata l’intera opera. L’elemento può anche
essere visto come limite, nel senso di separazione, di confine,
contestualizzazione di uno spazio ben definito. L’elemento-frammento
nasce dal processo inverso a quello costruttivo, non considerando questo
necessariamente un aspetto negativo; il frammento ci racconta un’opera
architettonica e ci spinge verso una ricostruzione ideale. L’elemento
come origine e principio denota sia un inizio cronologico sia un assioma
fondamentale. Per ultimo, l’elemento-sintassi, che permette una
teorizzazione almeno elementare dell’architettura. |
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Modello – Dispositivo che possiede tre caratteristiche: assume sinteticamente
i principi storici della disciplina, ponendosi come genesi della
progettazione; traduce l’elaborazione teorica nella realizzazione
costruttiva; “funziona da solo”, cioè acquista autonomia
man mano che si attua il suo funzionamento, coinvolgendo anche la cultura che
l’ha prodotto. |