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autore |
ADRIAN SNODGRASS |
titolo |
ARCHITETTURA, TEMPO, ETERNITA’ |
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editore |
BRUNO MONDADORI |
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luogo |
PARMA |
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anno |
2004 |
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lingua |
ITALIANO |
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Titolo originale: Architecture, Time and Eternity |
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Argomento e tematiche affrontate |
Nel libro “Architettura,
tempo, eternità” l’autore cerca di descrivere il modo in cui il simbolismo astrale
si traduce in architettura. Ad una parte introduttiva di carattere filosofico
segue una analisi accurata degli aspetti legati alla simbologia, ai miti e
all’architettura nelle diverse tradizioni e culture del mondo. Molto attento
è lo studio delle relazioni fra l'eternità degli astri e la misura del
costruire, infatti le grandi architetture del mondo sono presentate come
riflesso e miniatura dei fenomeni cosmici.
Come spiega Snodgrass nell’incipit del suo libro:
“Le forme dell’ambiente costruito non sono sempre e dovunque determinate da “solidità, utilità e bellezza” ma sono anche regolate da significati. In molte tradizioni infatti è il simbolismo a dettare la composizione, la collocazione, l’orientamento, la geometria, la proporzione e la decorazione dell’architettura. La forma costruita diventa quindi imago mundi, esprime una visione del mondo e deriva da un Principio primo”.
Il simbolismo architettonico è affrontato senza trascurare l’aspetto “tempo”, infatti la molteplicità che deriva dall’Unità, da una parte si dispiega nel modo spaziale dall’altra nel modo temporale, spazio e tempo diventano quindi le due coordinate della molteplicità. L’architettura della tradizione, studiata da Snodgrass, ha tra le sue caratteristiche proprio quella di essere un cronografo: una similitudine statica dei moti astrali, una proiezione degli schemi tracciati dalle rivoluzioni stellari. All’interno di una data tradizione i vari modi di espressione
simbolica formano una rete di significati coincidenti. Nessun simbolo esiste
isolato, ognuno è un aspetto di una totalità integrata e coesa, che, insieme
ad altri simboli, costituisce una trama di riferimenti interconnessi la cui
somma sintetica è la tradizione. Lo studio di Snodgrass si rivolge a edifici appartenenti
a tradizioni di volta in volta diverse, allo scopo di dimostrare la
persistenza di temi simbolici attraverso e oltre i confini temporali e
spaziali delle tradizioni particolari. Il confronto fra tradizioni disparate
ha il fine di rivelare l’ubiquità, la permanenza e la ricorrenza dei concetti
simbolici. Le forme architettoniche sono analizzate dapprima nel contesto della
tradizione cui appartengono e in riferimento ai significati specifici di
quella tradizione; vengono poi nel corso dell’opera confrontate con esempi
tratti da altre tradizioni, al fine di farne emergere i significati perenni. |
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Giudizio Complessivo: 8 (scala
1-10) |
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Scheda
compilata da: Giulia Scagliotti |
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Corso di
Architettura e Composizione Architettonica 2 a.a.2012/2013 |
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Autore |
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Adrian
Snodgrass è architetto,
è vissuto in India, Giappone, Hong Kong e Indonesia. Si è occupato in particolar modo dell’arte buddista ed è rinomato per i suoi numerosi e autorevoli libri sull'arte asiatica e sul simbolismo. Tra questi ricordiamo The Symbolism of the Stupa (Ithaca, New York 1985) sullo Stupa buddhista e The Matrix and Diamond World Mandalas in Shingon Buddhism (Aditya, New Delhi 1988) un vasto studio sui Mandala del buddhismo Shingon. Snodgrass ha sviluppato importanti teorie nel campo della filosofia ermeneutica, anche in relazione al progetto di architettura. Egli insegna all’Università di Sydney, è Ricercatore Associato presso la Facoltà di Architettura, Design e Pianificazione ed è Senior Research Fellow alla Scuola di Lingue e Culture presso la stessa università. E’ co-editor della rivista Architectural Theory Review e editor di Architectural Theory, inoltre è membro onorario a vita di The Asian Arts Society of Australia (TAASA) e Presidente dell'Associazione Australasian di Studi buddisti (AABS). |
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Contenuto |
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Questo studio di Snodgrass affronta e
cerca di dimostrare i seguenti temi: 1. L’architettura tradizionale possiede un contenuto simbolico. Il simbolismo
regola e determina le forme degli edifici tradizionali. 2. La forma costruita intesa come simbolo è un’imago mundi che
esprime il processo da cui la molteplicità, nei suoi due modi, spaziale e temporale,
si manifesta dall’Unità primordiale. L’autore analizza in particolar modo
l’aspetto temporale di questo simbolismo. 3. Il contenuto simbolico dell’architettura fa parte di un sistema che
comprende una serie intrecciata di elementi simbolici. I significati della
forma architettonica si rivelano quando essa è studiata nel contesto di una
griglia di significati. 4. I significati simbolici generati da una forma architettonica non sono
confinati alla singola tradizione cui la forma architettonica appartiene, ma
si estendono ad altre tradizioni, costituendo una rete transculturale. 5. Questa rete definisce i significati orizzontali della forma
architettonica. L’esegesi del simbolo architettonico procede tracciando tali
strutture reticolari simboliche, rinforzando in tal modo i significati del
simbolo a livello sensibile, al fine di fornire la base per una percezione
immediata e intuitiva del significato verticale. |
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CAPITOLI |
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Capitolo 1 – Simbolismo |
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L’introduzione
allo studio del simbolismo viene affrontata richiamando la Dottrina
platonica e ricordando il concetto di mondo sensibile, mondo delle
apparenze, in divenire, che è solo un riflesso parziale e imperfetto di
un mondo che è reale, immutabile e perfetto: il mondo intellegibile. Il
mondo sensibile per Platone è proiezione o estensione del mondo
intellegibile. Questa distinzione è legata alla dottrina delle Idee, nella
quale vengono anche esplicati i concetti di uguaglianza, disuguaglianza,
imitazione e partecipazione, a cui fa riferimento Snodgrass. Ma cos’è il simbolo? La parvenza sensibile della realtà
sovrasensibile, e la visione simbolica è l’abilità di cogliere all’interno
della percezione sensoriale degli oggetti sensibili la realtà invisibile
dell’intellegibile che sta al di sopra di essi. Il simbolo contiene una
pluralità di significati sia sul piano verticale (configurazione gerarchica a
più livelli in relazione causale) sia sul piano orizzontale (confronto tra
affini). Per una migliore comprensione di questo studio è necessario conoscere
i principi generali del simbolismo architettonico: lo spazio sacro o cosmico,
il Centro, l’Asse verticale, la Croce a sei bracci, i Principi complementari
(i significati di ciascun principio sono riportati nel glossario). La forma architettonica è quindi immagine del cosmo, nel suo procedere
dinamico. L’edificio rappresenta il macrocosmo ma anche il microcosmo
costituito dall’uomo. Il centro della forma architettonica corrisponde al
centro unitario dell’universo e al centro più intimo di ogni essere, così
come il corpo del tempio che si identifica sia con il corpo del cosmo sia con
il corpo dell’uomo. Emerge quindi una omologia tra edificio, uomo e cosmo.
Tornare al centro dello spazio significa rigenerarsi spiritualmente, risalire
l’asse dell’edificio significa tornare al Centro supremo, in un regno aspaziale e atemporale, che è quindi Infinito ed Eterno. |
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Capitolo 2 – Il simbolismo del tempo |
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Questo capitolo si apre con un
excursus storico-filosofico sulla concezione del tempo. Conosciamo il passato
attraverso la memoria, il presente per mezzo della percezione e il futuro
mediante l’attesa: ma se il tempo è nel passato che non è più e nel futuro
che non è ancora, dov’è il tempo? Agostino risponde a questa domanda
individuando la sede del tempo nella mente e nell’immaginazione; l’unico
tempo reale esiste esclusivamente nel presente, senza estensione, istantaneo
e non misurabile. La dottrina agostiniana è una variazione su un tema
condiviso da tutte le tradizioni: il tempo è illusorio e la realtà risiede
nel presente puntuale all’incrocio tra passato e futuro. L’Eternità non è il
tempo che si estende perpetuamente, bensì l’Atemporale, incondizionato da
limiti temporali. Invece l’estensione indefinita del tempo è aevum. Il mondo sensibile è il mondo del Tempo; il
mondo intellegibile è il mondo dell’Eternità. Il Tempo è solo una copia, una
imitazione dell’Eternità. Platone sostiene che il tempo, misurato dal moto delle stelle, è
l’immagine in movimento dell’Eternità, esorta quindi allo studio dei cieli
per conoscere l’Atemporale. Per Platone il tempo non è reale, solo le forme
lo sono, e il tempo è l’immagine della Forma del cerchio. I movimenti dei
corpi celesti sono associati ai significati simbolici del cerchio e misurano
vari cicli di tempo. Sia per i greci sia per gli indiani e i cinesi il tempo
è ciclico, circolare e ripetitivo, dunque si approssima il più possibile
all’Eternità nel riavvolgersi in una successione continua. In tutte le tradizioni ricorre il simbolismo del Sole centrale; il
Sole è il Centro da cui i mondi si dispiegano, da cui lo spazio si espande in
ogni direzione, il punto d’aggancio a cui i mondi sono legati per mezzo delle
sei direzioni, il Sole dunque è l’Architetto dello spazio. Oltre al Sole, che
si trova allo zenit ed è il centro invisibile della volta del cielo, esiste
anche un centro visibile, il perno intorno a cui ruotano le stelle fisse, la
sua posizione è segnata dalla Stella polare. In alcune forme di simbolismo
astrale è proprio la Stella polare ad individuare l’apice dei cieli e il
centro immobile da cui i cicli di tempo si dispiegano. Lo spazio e il tempo sono parametri del nostro mondo e la forma
architettonica, per essere un simbolo adeguato del cosmo totale, deve includere
significati sia spaziali sia temporali. L’architettura è un’arte spaziale ma
è in grado di trasmette significati temporali grazie alla connessione che
esiste tra lo spazio ed il tempo, quest’ultimo essendo ineffabile può essere
trattato solo per mezzo di analogie spaziali. Il tempo può essere concepito
come lineare o come ciclico e non è misurato direttamente ma solo per mezzo
del movimento di un corpo nello spazio. Gli elementi spaziali fondamentali quali il centro, l’asse verticale,
la croce, la relazione tra base cubica e cupola, che abbiamo già trattato
assumono non solo un significato spaziale ma anche un significato temporale.
Il centro della forma costruita è l’omologo del centro del cielo intorno a
cui ruotano le stelle, l’asse verticale dell’edificio è l’asse cosmico nella
forma di un raggio risplendente che si diparte dal Sole apicale o dalla
Stella polare. La congiunzione tra la cupola e la sua base rappresenta
l’unione del tempo e dello spazio, la pianta a croce di edifici o di città, orientata
verso i punti cardinali è immagine del ciclo quadripartito dell’anno solare.
Le suddivisioni della croce possono riferirsi anche ad altri cicli celesti,
ad esempio la divisione in dodici descrive le posizioni del sole
sull’eclittica nei dodici mesi e le dodici costellazioni zodiacali
corrispondenti. In tutte le tradizioni particolare attenzione è posta all’orientamento
dell’edificio. In alcune culture questi sono rivolti a est, dove sorge il
sole. L’est è dunque associato ai concetti di rinnovamento, rinascita e
rigenerazione. Altre culture dispongono l’edificio a ovest, il lato del sole
che tramonta, quello del compimento e della realizzazione. Altri sono rivolti
a sud, lato della massima luce, altri ancora a nord verso la Stella
polare. Anche la configurazione degli edifici può avere particolari
significati, possono essere organizzati ad imitazione di una costellazione
astrale, piuttosto che a livelli rappresentando le diverse sfere planetarie.
Le proporzioni dell’edificio spesso sono dettate da rapporti numerici che si
rifanno a cicli solari, lunari e planetari. Ed in ognuno dei casi precedenti
il simbolismo si avvolge attorno al concetto di centro geometrico. |
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Capitolo 3 – Architettura indiana |
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Snodgrass
analizza il tempio hindu, nel quale emergono molti dei temi intravisti nel
capitolo precedente. Il tempio hindu è imago mundi, il suo
tracciato viene ricavato da un cerchio ed è un quadrato suddiviso in quattro
parti da assi orientati secondo le direzioni cardinali, il quadrato delinea i
confini entro i quali si ha lo spazio sacro. Il tempio incorpora le due forme
geometriche fondamentali: il cerchio, figura dinamica, è l’immagine della
mutabilità del Mondo terrestre, mentre il quadrato, figura statica, è
l’immagine dell’immutabilità del Mondo celeste (vedi glossario - Principi
complementari). La pianta quadrata del tempio, viene suddivisa in quadrati più piccoli, che sono assegnati a divinità, invitate a scendere all’interno e a prendere possesso delle posizioni loro assegnate, invece i quadrati centrali sono destinati a Brahma, il Creatore, Centro primigenio dell’universo. I quadrati del mandala intorno al nucleo centrale sono occupati dagli Aditya, i reggenti dei dodici soli, le dodici posizioni del sole sull’eclittica del ciclo dell’anno. La fascia più esterna è assegnata a trentadue divinità, che comprendono le ventotto case lunari (le costellazioni che la luna attraversa durante il suo corso mensile), oltre agli dei delle direzioni. Nel mandala il tempo viene trasmutato in spazio, è una geometrizzazione, una “cristallizzazione” dei cicli di tempo. Nel mandala il tempo è fissato e catturato in una configurazione spaziale. I tempi propizi alle fasi di costruzione dell’edificio, le sue proporzioni e il suo orientamento sono determinati in base ai movimenti solari e lunari rappresentati graficamente dal mandala.
La strutturazione cruciforme del cosmo oltre ad essere incorporata nelle piante di innumerevoli edifici indiani viene riproposta anche nel tessuto urbano di villaggi e città. La città deve avere pianta quadrata e dodici porte collegate da strade che dividono l’area in sedici quartieri, i dodici accessi rappresentano i dodici Aditya già citati. Si tratta di un modello planimetrico comune alle città di tutta l’Asia. |
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Capitolo 4 – Architettura greca e romana |
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Nell’architettura romana vengono riproposti gli stessi temi. Lo spazio
sacro delimitato per le celebrazioni rituali è il templum,
suddiviso in quattro parti da due linee: il cardo (da nord a sud) e il decumanus (da ovest a est). Le quattro sezioni del cielo
formate dall’intersezione tra i due assi venivano ancora suddivise, ciascuna
in quattro parti, in modo da individuare 16 sezioni, che erano ciascuna
dimora di una divinità. Il templum terrestre, la traccia sulla terra della configurazione cruciforme, era il principio ordinatore dei templi, delle città, degli accampamenti militari, delle abitazioni e delle suddivisioni dei campi etruschi e romani. I rituali di fondazione di una città romana rimandavano al simbolismo del Sole stazionario, centro del cosmo. Come narra la leggenda, Romolo dapprima scavò una buca, il mundus, al centro della futura città di Roma, il confine perimetrale venne tracciato solo successivamente con il solcus primigenius, in senso antiorario seguendo un percorso levogiro, perché la sinistra era, per i romani, il lato propizio. Sul mundus Romolo costruì un altare del fuoco, il focolare centrale della città-cosmo. Anche le città greche erano costruite attorno ad un focolare sacro, modello poi ripreso dalle abitazioni sia grche sia romane, che avevano al centro un altare su cui bruciava un fuoco sacro. |
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Capitolo 5 – Architettura del Medio
Oriente |
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Tutte le città della Mesopotamia avevano
un significato cosmologico: erano circondate da sette mura concentriche, che corrispondevano
ognuna ad una sfera planetaria o ad un cielo, governato da un dio. Il potere
del dio aumentava in proporzione alla vicinanza al Sole, di conseguenza
l’altezza delle mura delle città aumentava con il loro avvicinarsi al centro.
Il simbolismo della città mesopotamica dalle sette mura si ripeteva nella ziggurat a sette livelli, i sette piani della ziggurat e le sette cinta murarie sono simbolicamente equivalenti, le sette terrazze della ziggurat rappresentano i sette pianeti, i sette cieli, le sette zone della terra. Nella maggior parte delle città del Vicino Oriente la città si sviluppava su un tessuto quadrato e gli edifici erano rivolti a sud, direzione del paradiso e polo della luce. Anche i babilonesi e gli egizi orientavano gli edifici generalmente a sud, gli ultimi consideravano il sud la direzione della sorgente di vita, poiché vi scorreva il Nilo, mentre l’est, ove sorge il sole, rappresentava la nascita e l’ovest la morte o la vita dopo la morte. |
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Capitolo 6 – Architettura cristiana |
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Come nelle forme
architettoniche greche, romane e orientali, anche nell’architettura cristiana
compare una quadripartizione a croce. I bracci della chiesa con pianta a
croce rivolti verso le direzioni cardinali indicano le posizioni dei solstizi
e degli equinozi e il centro individuato da essi rappresenta simbolicamente
il Cristo che, nella tradizione cristiana, è equiparato al Sole metafisico. La croce oltre a riassumere idealmente le leggi fondamentali del cosmo, nella sua estensione spaziale e nella sua durata temporale, condensa in sé gli eventi della storia spirituale come la storia della Passione, che ha Cristo crocifisso come simbolo. I quattro bracci della croce hanno un rapporto con i quattro evangelisti, le quattro lettere del nome di Dio (Yhvh), le quattro del primo uomo (Adam) ma anche con le quattro stagioni, le quattro fasi della luna e le direzioni cardinali. La pianta a croce della chiesa cristiana è omologa del corpo di Cristo, che giace supino con le braccia distese e la testa ad est, ma la croce è anche il corpo dell’uomo, disteso come Cristo a formare una croce iscritta in un quadrato. Le chiese cristiane spesso erano orientate sull’asse est-ovest, in cui l’est è il lato della luce e della vita, l’ovest invece delle tenebre e della morte, alcune volte però è possibile trovare chiese orientate verso il luogo in cui sorge il sole nel giorno della festa del patrono al quale la chiesa è consacrata. |
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Capitolo 7 – Architettura cinese |
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Anche la città
cinese tradizionale era caratterizzata da un orientamento verso i punti
cardinali, aveva forma vicina al quadrato ed un asse nord-sud. Qui il concetto dei principi complementari diventa fondamentale e si può esemplificare con il T’ai Chi o yin-yang, in equilibrio perfetto nell’Uomo vero, che partecipa in egual misura del Cielo e della Terra e che è prodotto dell’unione di questi. L’Uomo si pone al centro dello spazio, tra il Cielo che lo copre e la Terra che lo sostiene ed è il canale di comunicazione tra Terra e Cielo, i quali derivano dal T’ai Chi, sinonimo di Grande Unità. In Cina ogni configurazione terrestre rifletteva una configurazione celeste, ogni città dell’impero corrispondeva ad una stella e ogni stato feudale ad una costellazione. Il palazzo-tempio cinese, la Casa della Luce, incorpora molti dei riferimenti astrali caratteristici dell’architettura cinese,; la Casa della Luce è ripartita in nove zone e riprende la suddivisione del territorio cinese in nove regioni, come racconta il mito. Ma le descrizioni sono ambigue e possono anche essere interpretate in modo diverso, l’edificio poteva avere anche pianta cruciforme con quattro stanze disposte nelle direzioni cardinali attorno a una quinta stanza al centro. Le otto stanze periferiche della Casa della Luce si riferiscono direttamente a otto trigrammi, simboli costituiti da tre linee spezzate o continue, che rappresentano rispettivamente yin e yang. Gli otto trigrammi sono legati ai cicli del giorno e dell’anno. Al centro viene posto il T’ai Chi, principio sia del movimento sia del riposo, caratteristiche di ogni cambiamento e trasformazione nell’universo. Invece la Casa della Luce a cinque stanze esprime la teoria dei cinque Agenti, strettamente connessa a quella dei trigrammi. Gli Agenti sono Terra, Legno, Metallo, Fuoco e Acqua, non sono elementi ma forze in movimento ciclico, il loro schema è dinamico, e durante il ciclo dell’anno vi è un alternarsi periodico del predominio di ciascuno di essi. In Cina il sud era il lato privilegiato, poiché era quello della luce e della vita, l’antico palazzo dell’imperatore era rivolto a sud, direzione verso la quale si aprivano anche tutte le porte. Il sud è la direzione dello yang e del Cielo, il nord invece la direzione dello yin e della Terra. |
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Capitolo 8 – Architettura islamica |
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Lo stesso schema cruciforme ricorre anche nell’architettura
islamica e le porte della città islamica segnavano le direzioni dei quattro
punti cardinali, numerosi sono gli esempi di città quadrate divisi in
quadranti da strade assiali che corrono nelle quattro direzioni. La pianta
cruciforme assume anche nella tradizione islamica un significato cosmico, la
croce diventa manifestazione dell’Anima universale e del Respiro del
Misericordioso. Le direzioni sono correlate agli elementi (Terra, Aria,
Fuoco, Acqua), alle stagioni, alle quattro nature (caldo, freddo, umido,
secco), alle quattro parti del giorno e del ciclo vitale e a quattro colori
(giallo, blu, verde, rosso). Gli Elementi corrispondono alle direzioni
intercardinali e formano una gerarchia con la terra in basso e il fuoco in
alto, il coronamento al vertice è rappresentato dall’Etere, Elemento supremo. I musulmani quando pregano si rivolgono sempre verso la sacra Ka’ba della Mecca, di conseguenza l’orientamento di tutte le moschee è verso la città della Mecca. Riprendendo una tradizione del Vicino Oriente, l’Islam orientava la città secondo le quattro direzioni cardinali, quindi la moschea orientata verso la Mecca interrompe lo schema regolare della città, per riconciliare l’asse della moschea con l’asse viario urbano sono state adottate diverse interessanti soluzioni architettoniche (nella foto viene riportato l’esempio di Isfahan). L’orientamento della città e degli edifici islamici verso le direzioni cardinali è un riflesso della struttura cruciforme del cubo del cosmo, le cui facce sono allineate alle sei direzioni dello spazio; la Ka’ba, centro della preghiera dei musulmani, è paradigma di questa configurazione cosmica ed è un cubo che include in sé le corrispondenze e le correlazioni della croce tridimensionale (vedi glossario - Croce a sei bracci). La Ka’ba è la rappresentazione visibile del Trono di Allah, è la parte della terra creata prima di tutto il resto e attorno a cui tutto si estende, inoltre è il punto di comunione tra il mondo inferiore e quello superiore. Ka’bah significa cubo, e la Ka’ba della Mecca ha forma cubica, ma essa rappresenta il Trono, che rimanda alla sfera. La Ka’ba si trova sull’asse diretto verso l’alba del solstizio d’estate e verso il solstizio del tramonto di inverno. Per l’Islam, infatti, il nord è associato alla sinistra, lato infausto, il sud alla destra, lato di buon auspicio, per questo motivo il devoto guarda a est e al sole che sorge. |
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Capitolo 9 – Architettura degli indiani
del Nord America |
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Le comunità indiane
dell’America del Nord concepiscono lo spazio e il tempo in modo unitario.
Ogni fenomeno è legato ad una direzione e ogni cosa segue uno schema
quadripartito o eptapartito, che si riferisce
rispettivamente alle quattro direzioni o alle sei direzioni e al centro. I
numeri 4 e 7 assumono una valenza sacra presso la maggior parte delle
popolazioni indiane dell’America del Nord. Un esempio dell’espressione della struttura cruciforme è rappresentato dall’architettura dei Sioux: nella loro capanna sudatoria sono individuati i quattro quarti dell’universo mentre il fulcro è rappresentato dal focolare centrale e circolare. Anche presso gli indiani Pueblo, Apache e Delaware si ripresenta un modello quadripartito. |
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Capitolo 10 – Architettura africana |
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In questo capitolo viene presentata
l’architettura dogon, caratteristica di una
popolazione del Mali, che individua il centro del mondo nella Stella-Seme digitaria, di cui l’uomo è immagine. Anche per le
popolazioni dell’Algeria centrale, l’universo nacque da una Stella
primordiale, la Stella-Uovo, dotata di una struttura tripartita, essa esplode
nelle quattro direzioni, generando lo spazio e il tempo e tutti i fenomeni
visibili, combinazioni dei quattro elementi fondamentali. I quattro elementi
compongono il corpo dell’uomo archetipico composto da sette parti, questo
rappresenta lo schema del mondo: tutto ciò che esiste è costituito da quattro
elementi e sette componenti. Questo viene direttamente applicato nell’organizzazione
spaziale delle città del Nord Africa. |
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Capitolo 11 – Architettura degli
Indios del Sud America |
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Alcuni dei temi che ricorrono nel
simbolismo astronomico delle popolazioni del Sud America sono la croce verso
le direzioni intercardinali imperniata sull’asse est-ovest, la suddivisione
dello spazio in quattro o in otto parti basate sull’intersezione degli assi
est-ovest o zenit-nadir, i movimenti dei corpi celesti in relazione
allo zenit e la croce descritta dalla rotazione della Via Lattea. Il villaggio tipico è a struttura circolare suddiviso in quattro parti da due assi nord-sud ed est-ovest. Sia gli edifici dei Barasana, sia il tempio dei Kogi rappresentano il cosmo, il primo è caratterizzato da una partizione in tre strati verticali – cielo, terra e inferi – il secondo è costruito dallo sciamano ed ha una struttura conica, composta da una parte visibile e da una non visibile sotto la terra. La quadripartizione del cosmo si riflette sulla organizzazione dell’Impero degli Inca, suddiviso in province, si ripresenta nel tessuto della capitale Cuzco ed in molti villaggi delle Ande peruviane segnati da sentieri e canali. |
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Capitolo 12 – Architettura mesoamericana |
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Nella tradizione
mesoamericana i concetti di spazio e tempo erano inscindibili. Presso gli
Aztechi lo spazio, partendo da un unico centro si dispiegava nelle quattro
direzioni e siccome le divisioni dello spazio coincidono con quelle del
tempo, anche quest’ultimo si dispiegava dal Presente puntuale in cicli
quadripartiti. Anche il cosmo dei Maya era quadripartito come quello azteco,
aveva quattro angoli, ognuno dei quali possedeva una valenza cromatica, l’est
era di particolare importanza, poiché era il lato da cui sorge il sole. I
regni erano tre – cieli, terra, inferi – ognuno dei quali aveva struttura
cruciforme. L’architettura si conformava al principio regolatore della croce
spazio—temporale. Le città possedevano una planimetria cruciforme, come Tenochtitlan, capitale azteca, estesa a partire da un
centro focale da cui si dipartivano le strade che la suddividevano in quattro
quartieri. Anche le città dei Maya erano quadripartite, due arterie
principali ne individuavano la croce, orientata verso i punti cardinali. Città ed edifici sono in relazione con la quadripartizione del cosmo attraverso allineamenti con i punti dell’orizzonte a cui sorge e tramonta il sole agli equinozi e ai solstizi. Molti centri cerimoniali mesoamericani sono allineati su un azimut di 285°30’, probabilmente questa disposizione è dovuta ad una relazione con il passaggio del sole allo zenit ed è legata al momento in cui i Maya facevano risalire l’inizio dell’esistenza del mondo. Il simbolismo astrale degli edifici mesoamericani non si esaurisce nel loro orientamento, spesso le forme sono determinate dal simbolismo dei numeri e la struttura è ordinata secondo numeri ciclici, multipli e sottomultipli. |
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GLOSSARIO |
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SIMBOLO – indica o suggerisce
un significato al di là di se stesso, un significato che appartiene a un
dominio che trascende il sensibile e il razionale: è “una rappresentazione
della realtà a un certo livello di referenza attraverso una realtà che gli
corrisponde a un altro livello”. |
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ERMENEUTICA – indica la metodologia
dell'interpretazione, la teoria generale delle regole interpretative. La
parola deriva dal greco antico ἑρμηνευτική
(τέχνη), in
alfabeto latino hermeneutikè, quindi l’arte dell’interpretazione,
della traduzione, del chiarimento e della spiegazione. |
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SPAZIO SACRO O COSMICO – spazio racchiuso e determinato dalla
forma costruita, è denso di significato rispetto all’estensione illimitata
dello spazio profano, è uno spazio ordinato, misurato e regolato che si
contrappone allo spazio disordinato, smisurato e non regolato. |
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IL CENTRO – è proprio dello spazio sacro e cosmico
ed è il punto dal quale l’edificio si espande. Il Centro genera la geometria della forma architettonica, proprio
come, sul piano simbolico, l’Unità produce il mondo del molteplice. Il Centro
simboleggia la Sorgente progenitrice da cui il mondo manifesto si dispiega,
l’Origine aspaziale e atemporale dello spazio e del
tempo, l’Uno che produce pluralità. |
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L’ASSE VERTICALE – è uno dei tre assi che regolano la
forma architettonica ed è immagine dell’axis mundi,
può essere visibilmente presente sotto forma di colonna o solo implicato
nella geometria dell’edificio. E’ identificabile con il perno del mondo, che
centra e collega gli strati sovrapposti di esistenza. L’asse è la linea di
comunicazione tra i due mondi, e tra ciascuno di essi e il punto dell’Unità
da cui si dispiega. |
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LA CROCE A SEI BRACCI – è la configurazione strutturale dalla
quale discendono i diversi tipi di pianta architettonica (cruciforme,
quadrata, circolare). Viene individuata dall’asse verticale e dai due assi
del piano orizzontale, che incrociandosi formano una croce tridimensionale. I
sei bracci della Croce si irradiano verso le sei direzioni dello spazio: i
quattro punti cardinali, lo zenit e il nadir. |
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I PRINCIPI COMPLEMENTARI – i principi complementari della
manifestazione sono l’Essenza e la Sostanza, simultaneamente divisi e
congiunti dall’Asse verticale. Dalla congiunzione dei principi complementari
hanno origine i mondi. Sul piano architettonico la cupola simboleggia il polo
dell’Essenza, principio dinamico, mentre il quadrato in pianta rappresenta la
Sostanza, principio passivo. |