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autore

ALDO ROSSI

titolo

L’ARCHITETTURA DELLA CITTA’

editore

CITTA’ STUDI EDIZIONE

luogo

MILANO

anno

1995

 

 

lingua

ITALIANO

 

 

Prima edizione:  Milano, 1966

 

 

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Argomento e tematiche affrontate

L’architettura della città affronta la teoria dei fatti urbani espressa da Aldo Rossi nei primi anni ’60 in merito alla definizione dello spazio urbano. Per architettura della città si possono intendere due aspetti diversi; nel primo caso è possibile assimilare la città a un grande manufatto , un’opera di ingegneria e di architettura , più o meno grande, più o meno complessa, che cresce nel tempo; nel secondo caso possiamo riferirci a degli intorni più limitati dell’intera città, a dei fatti urbani caratterizzati da una loro architettura e da una loro forma. Nell’uno e nell’altro caso l’architettura non rappresenta che un aspetto di una realtà più complessa, di una particolare struttura ma nel contempo essa costituisce il punto di vista più concreto con cui affrontare il problema.

Il libro in questione affronta tali tematiche in quattro capitoli in cui l’autore, a partire dalla definizione di fatto urbano, arriva a chiarire i concetti chiave della sua teoria: vale a dire gli elementi primari, le aree residenza ed infine l’architettura. All’interno di queste sezioni, Aldo Rossi cita a sostegno della sua tesi esempi reali di fatti urbani presi dall’antichità e dalla modernità in cui focalizza l’ attenzione sul ruolo svolto dall’architettura nella complessità dei fatti urbani di una città. Le tematiche affrontate sono di conseguenza molteplici e associate alla  teoria urbana di Rossi: nel testo si affrontano il tema dell’individualità dei fatti urbani, la critica al funzionalismo ingenuo, l’area e il quartiere, i processi di trasformazione di una città, i problemi tipologici della residenza, il concetto di locus, la storia e il tema della memoria collettiva.

Nell’ultimo capitolo, l’autore studia la città da un altro punto di vista, assimilandola ad un campo di applicazione di forze di natura prevalentemente economica in cui , riferendosi a tesi di economisti illustri, tenta di comprendere quali siano i meccanismi economici in atto nell’evoluzione dei fatti urbani. Da quest’ultima analisi Aldo Rossi lancia un monito alla politica sul futuro della città, sottolineando il ruolo principale di attore che essa riveste nell’evoluzione dinamica urbana.

 

Giudizio Complessivo: 8 (scala 1-10)

Scheda compilata da: Nicolò Nichetti

Corso di Architettura e Composizione Architettonica 2 a.a.2012/2013

 

 

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Autore

Aldo Rossi è stato uno dei più significativi protagonisti dell’architettura italiana del secondo dopoguerra. Nato nel 1931, diventa un personaggio di spicco quando negli anni’60 inizi ad affrontare il tema della città e il rapporto del contesto con la realtà storica. Grande teorico dell’architettura, ha il merito di riscoprire le architetture di Ledoux e Boullee, dai quali sarà molto influenzato nella sua poetica. Di pensiero platonico, aspira ad un’architettura costituita da forme geometriche perfette che, mediante la memoria collettiva di ognuno di noi, possano essere calate nella realtà. Autore di molti progetti quali l’ampliamento del cimitero di Modena e il monumento celebrativo di Pertini a Milano, diventa celebre nel mondo per il complesso Gallaratese di Milano che riassume i caratteri della sua architettura. Protagonista della Biennale di Venezia del 1979 con il Teatrino Scientifico, muore nel 1997 a seguito di un incidente stradale.

Aldo Rossi

 

Contenuto

L’architettura della città di Aldo Rossi, pubblicato per la prima volta nel 1966, è un testo importante da collocare all’interno del dibattito architettonico sul concetto della città. La città, in questo libro, viene intesa come architettura, vale a dire un manufatto architettonico costruito nel tempo e analizzato dall’ autore mediante i fatti urbani, vale a dire piccole porzioni di città caratterizzati da una loro forma e struttura. È importante a questo proposito ricordare la definizione di architettura più celebre fornita dall’autore: “L’architettura è la scena fissa delle vicende dell’uomo, carica di sentimenti, di generazioni, di eventi pubblici, tragedie private, di fatti nuovi e antichi”. Questa definizione, espressa nell’introduzione del testo, riassume la visione collettiva dell’architettura di Rossi e permette di comprendere il ruolo svolto da questa disciplina nel contesto urbano e sociale.

L’autore definisce così la città mediante una nuova teoria definita dei fatti urbani, secondo cui la città, essendo un manufatto architettonico in continua evoluzione nel tempo, viene divisa in due grandi elementi: elementi primari e aree-residenza. Gli  elementi primari sono i cosiddetti monumenti, vale a dire i segni della volontà collettiva espressi mediante i principi dell’architettura; sono dei punti fissi che segnano le vicende architettoniche della città e che,secondo Aldo Rossi, devono essere elementi propulsori della dinamica urbana. Le aree residenza sono invece quelle aree che assolvono il ruolo principale della città: l’abitare.

L’integrazione di questi due aspetti definisce la visione della città in cui lo sviluppo urbano è regolamentato dall’interazione continua tra gli elementi primari e le aree residenza. L’architettura dei fatti urbani,  ovvero degli intorni limitati di città, rappresenta così questa particolare struttura urbana ed, essendo , secondo l’autore, il dato ultimo verificabile nella realtà, costituisce il punto di vista più consistente con cui definire la città stessa.    

 

CAPITOLI

Capitolo 1 – Struttura dei fatti urbani

Nel primo capitolo del libro, Aldo Rossi definisce il concetto principale della sua teoria in merito alla definizione della città: la struttura dei fatti urbani. Secondo l’autore quando si giudica una città ci si può porre di fronte ad essa con due ottiche differenti: una riferita all’immagine complessiva urbana del manufatto architettonico, l’altra inerente all’analisi dei fatti urbani, vale a dire degli intorni più limitati della città caratterizzati da una loro architettura e da una loro forma. A questo proposito Aldo Rossi cita il Palazzo della Ragione di Padova, in cui individua tutto il significato della sua teoria dei fatti urbani: un edificio dalle diverse funzioni, trasformato nel tempo ma impresso nell’immagine della città. Chi vive e percorre questo spazio associa delle impressioni positive o negative : la sommatoria di queste sensazioni ci restituisce l’immagine della città. I fatti urbani vengono così assimilati a delle opere d’arte tanto da far pensare alla città come “la cosa umana per eccellenza”, costruita con la fatica da parte dell’uomo.

Aldo Rossi a questo punto critica l’idea di chi ipotizza la città come un elemento architettonico plasmato dalla funzione: è una critica al funzionalismo ingenuo, utile per la classificazione ma non esaustivo per poter definire la nascita di una città. Il problema della classificazione viene affrontato da Rossi mediante due punti di vista autorevoli: per Tricart “la città è un contenuto sociale” mentre per Marcel Poetè il concetto della strada è l’elemento da cui partire per l’analisi di una città. Da quest’ultimo aspetto Rossi percepisce la validità della sua tesi, individuando nei tracciati stradali, nelle vie di comunicazione di una città il significato degli elementi primari, i punti fissi del passato urbano, che talvolta possono essere considerati elementi patologici ma che in realtà devono divenire elementi propulsori della dinamica urbana.

“Il processo dinamico di una città – dice Rossi- tende più all’evoluzione che alla conservazione”: questo aspetto, unito al tema delle aree residenza, definisce la città.          

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Padova, Palazzo della Ragione, veduta da Piazza delle Erbe

 

Capitolo 2 – Gli elementi primari e l’area

Il secondo capitolo del libro affronta due elementi fondamentali della teoria dei fatti urbani teorizzata da Aldo Rossi: gli elementi primari e l’area. Innanzitutto l’autore definisce il concetto di area: l’area è l’elemento fondamentale dal quale partire per conoscere i fatti urbani ed è considerata come un’opera civile, essendo parte dell’architettura della città. L’area definita da Rossi è nominata area-studio, vale a dire una porzione dell’area urbana, un’astrazione dello spazio della città: questo comporta una visione urbana parcellizzata e divisa in parti che secondo l’autore possono essere riassunte in aree residenza ed elementi primari.

L’area residenza diventa così un aspetto rilevante che Aldo Rossi studia per definire la città, analizzando alcuni esempi europei. A questo proposito si citano gli esempi di Berlino, con lo studio dei tipi edilizi presenti nell’Europa del nord fino ad arrivare all’esperienza del Siedlung di Stoccarda, per poi passare alla Garden City e alla Ville Radieuse, due esempi contemporanei di residenza dell’architettura moderna.

Gli elementi primari sono,invece, l’aspetto che Rossi analizza nella seconda parte del capitolo: si tratta degli elementi fissi della vicenda urbana che possono essere definiti come monumenti, vale a dire processi di trasformazione spaziale del territorio. L’interazione tra area residenza e gli elementi primari permette la dinamica e lo sviluppo della città. Esempio citato da Rossi riguarda la città di Arles in cui un grande anfiteatro romano, poco alla volta occupato e costruito al suo interno, è divenuto il simbolo della teoria architettonica della città: da elemento permanente nella storia della città francese ha subito delle trasformazioni in aree-residenza, diventando una città dentro ad un teatro.

La città cresce quindi per punti ma anche per aree, vale a dire per monumenti e residenze: mentre nei primi è preminente la forma, nella seconda,invece, compaiono i valori del suolo urbano. Questo rapporto non porta sempre a delle unificazioni; talvolta determina dei contrasti come negli esempi di Londra e Berlino in cui si ha la percezione della città divisa in settori. Tuttavia mediante gli elementi primari, catalizzatori della dinamica urbana, la città presenta in se stessa tutte le possibilità di evolversi.  

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Arles. L’anfiteatro in un’incisione del 1686

 

Capitolo 3 – Individualità dei fatti urbani. L’architettura

Il terzo capitolo del libro tratta il concetto di architettura e l’individualità dei fatti urbani. Innanzitutto Rossi si concentra sul significato del termine locus in rapporto al tema della città: il locus è un rapporto singolare e universale che esiste tra una certa situazione locale e le costruzioni in esso inserite. Si fa riferimento al genius loci; nel mondo antico la divinità che presiedeva e curava un luogo. Il locus diventa così elemento spaziale e temporale in cui si colloca la città.

La città è anche costruito, quindi strettamente connessa all’architettura: Rossi lega questo concetto al termine scienza riferendosi a tale proposito alla definizione di Le Duc che vede nell’architettura come scienza l’unica possibilità di risolvere i problemi. “ L’architettura per realizzarsi- dice Rossi- deve diventare città”. A questo punto l’autore ripropone la diatriba in merito al rapporto tra forma e funzione nella nascita della città, criticando la predominanza della funzione nella dinamica urbana. Le forme stesse nel loro costruirsi, che vanno al di là delle funzioni che devono assolvere, definiscono esse stesse il valore di una città.

A questo proposito Rossi dedica un paragrafo ad un esempio rilevante per la dimostrazione della sua tesi: il Foro Romano. Questo luogo, inizialmente paludoso, sparso tra le colline in cui vivevano alcune tribù, diventa nel corso della storia, mediante la creazione di  collegamenti dettati dalla conformazione del terreno, un mercato, una vera e propria piazza. Quando cade l’impero Romano, il Foro decade insieme ad esso nelle sue funzioni ma rimane un fatto specifico all’interno della città, diventando così un fatto urbano di estrema modernità.

Rossi si concentra quindi sul ruolo ricoperto dai monumenti nella dinamica urbana, individuando nell’originalità delle forme architettoniche , espresse da questi segni della volontà collettiva, la crescita della città. La città diventa così depositaria di storia, legata al tema della memoria collettiva: è costruita nel tempo, sulle tracce del passato.  La città è , secondo l’autore, il locus della  memoria collettiva. Esempio conclusivo  del capitolo è la città di Atene, la prima idea chiara della scienza dei fatti urbani: è il passaggio dalla natura alla cultura e questo passaggio si concretizza mediante la costruzione del tempio, delle sedi politiche e degli edifici sociali. Attraverso questi elementi generatori, la residenza si insinua attivamente nella formazione della città, costituendone la forma a noi conosciuta.        

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Giovanbattista Piranesi, ricostruzione del Campo Marzio, 1761-62

 

Capitolo 4 – L’evoluzione dei fatti urbani

L’ultimo capitolo dell’Architettura della città affronta l’evoluzione dei fatti urbani: è la conclusione in cui si analizza la dinamica futura della città. A questo proposito Rossi studia la città analizzando i fattori che hanno causato la trasformazione della dinamica urbana: trasformazioni che, secondo l’autore, avvengono ogni 50 anni, in un periodo di tempo molto ristretto. Le trasformazioni considerate da questo studio risiedono su diversi piani, anche se il fattore economico viene riconosciuto come l’elemento principale dal quale partire per analizzare l’evoluzione della città.

Questo aspetto viene affrontato nel testo mediante due tesi di autorevoli esponenti: la prima, di Maurice Halbwachs, affronta  il tema dell’espropriazione nella città; la seconda , sostenuta da Hans Bernoulli, affronta il concetto di proprietà privata e la parcellizzazione del territorio cittadino. Per quanto riguarda la prima tesi, l’autore definisce l’espropriazione come la considerazione economica principale dalla quale nasce una città. Infatti l’espropriazione viene considerata non come un fatto straordinario della dinamica urbana ma l’elemento più certo  e sicuro dell’evoluzione della città. A supporto di tutto ciò si citano i piani di Milano di Teresa d’Austria dove risulta chiaro come l’elemento economico riuscisse ad essere predominante rispetto alla forma della città: esempio riassuntivo è il progetto del Foro Bonaparteo.

La seconda tesi che Rossi analizza si riferisce invece al concetto di proprietà privata del suolo: secondo questo studio la proprietà del suolo viene vista non come un’innovazione ma quanto una limitazione dello sviluppo della città in quanto i confini di proprietà, che sono tracciati nel passato, sono inamovibili e poco si adattano alla dinamica urbana.

A questo punto l’autore cerca di trovare un pensiero comune a queste due tesi, definendo la dimensione urbana del progetto, introducendo alti fattori quali quelli storici e sociali nell’evoluzione della città. Rossi definisce la storia della città mediante tre fasi: una prima fase in cui la città medioevale abbandona l’economia domestica della bottega, una seconda dove si assiste al fenomeno dell’industrializzazione in cui fisicamente la zona lavoro è separata dalla residenza ed infine la città dei trasporti individuali che ha permesso una totale parcellizzazione della città. Residenze e lavoro diventano così i due aspetti che maggiormente definiscono la dinamica urbana.

L’ultima parte del capitolo viene dedicata dall’autore alla politica e in particolare al ruolo che essa riveste nella costituzione della città. La politica, in ultima istanza, deve fornire le forme della città, deve farsi carico delle proprie responsabilità ed esprimere così il volere della collettività. 

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Milano, il piano napoleonico della Commissione d’Ornato, 1807

GLOSSARIO

ArchitetturaL’architettura è la scena fissa delle vicende dell’uomo, carica di sentimenti, di generazioni, di    eventi pubblici, tragedie private, di fatti nuovi e antichi.

Fatti urbaniintorni più limitati della città caratterizzati da una loro architettura e da una loro forma.

Tipo – enunciato logico che sta prima della forma e che la costituisce

Area- studio – una porzione dell’area urbana che può essere definita o descritta ricorrendo ad altri elementi dell’area urbana presa nel suo complesso.

Locus -  rapporto singolare e universale che esiste tra una certa situazione locale e le costruzioni in esso inserite

Monumento – elemento primario di tipo particolare

Elementi primari -  elementi  capaci di accelerare il processo di urbanizzazione di una città e, riferendoli a un territorio più vasto, degli elementi caratterizzanti i processi di trasformazione spaziale del territorio.

Città -  fatto materiale, un manufatto , la cui costruzione è avvenuta nel tempo e del tempo mantiene le tracce.