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autore |
LUDOVICO QUARONI |
titolo |
PROGETTARE UN EDIFICIO. OTTO LEZIONI DI ARCHITETTURA |
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editore |
GANGEMI EDITORE |
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luogo |
ROMA |
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anno |
1993 |
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lingua |
ITALIANO |
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Prima edizione: Ludovico Quaroni,
Progettare un edificio, Roma 1977 |
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Argomento e tematiche affrontate |
Vista la mancanza di un ordine e la confusione che si
poteva trovare in alcuni passaggi del fare architettura, Quaroni decide di
fare una "ricomposizione disciplinare" di questi argomenti da
dedicare soprattutto agli studenti. Descrive quindi, in maniera molto
sistematica, tutte le fasi e i problemi dell’iter progettuale, con
riferimento a un edificio, che dovranno manifestarsi tramite una progettazione
integrata e portare alla realizzazione di un organismo architettonico (struttura) completo. Tutto è mirato al
controllo e all’unità della progettazione. |
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Giudizio
Complessivo: 8 (scala 1-10) |
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Scheda compilata da: Riccardo Succi |
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Corso di Architettura e Composizione Architettonica 2
a.a.2012/2013 |
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Autore Ludovico Quaroni nasce nel 1911 a Roma, dove compie studi
classici e universitari, laureandosi nel ‘34 e rimanendo nell’Università come
docente (a Roma e Napoli). Partecipa alla campagna di Libia del ‘40, restando
nei campi P.O.W. inglesi, in India, per cinque anni. Dal ‘55, insegna
urbanistica nella Facoltà di Architettura di Firenze fino al ’64 e
Composizione Architettonica a Roma dove dirige l’istituto fino all’82. È
stato membro e presindente del C.T. dello I.U.S. di Reggio Calabria, Visiting professor al M.I.T., responsabile delle
relazioni culturali fra le Università di Roma e di Tehran (Architettura). Si
è occupato attivamente dell’I.N.U. al fianco di Adriano Olivetti, ricoprendo
anche cariche direttive; è stato presidente, per l’Italia, dell’U.I.A.,
membro del Consiglio Superiore dei LL.PP., del Consiglio Nazionale dei Beni
Culturali, presidente all’accademia Nazionale di S. Luca. Ha ottenuto
numerosi premi e riconoscimenti, fra i quali il premio Olivetti per
l’Urbanistica (1956), la medaglia d’oro della Triennale di Milano (1961), la
medaglia d’oro alla cultura dell’Università di Sana’a (1987). Ha pubblicato
moltissimi articoli su riviste specializzate; i suoi libri più importanti
sono: “La Torre di Babele” (1996), “Immagine di Roma” (1970), “Progettare un
Edificio” (1977), “La città fisica” (1981). Ha fatto parte del comitato
scientifico per numerose riviste e ha esposto le sue opere in molte mostre di
architettura. Progettista per numerosi Piani Regolatori e vincitore di molti
concorsi di architettura. Muore a Roma nel 1987. |
Ludovico Quaroni |
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Contenuto |
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Il libro si apre con uno dei seminari tenuti da Quaroni presso la
facoltà di Architettura di Roma, pubblicato anche su Domus, intitolato
“Parole agli studenti”. Organizzato sotto forma di elenco, riporta consigli e
accorgimenti che gli studenti sia in università che fuori dovranno tenere a
mente. Il suo obiettivo è quello di chiarire il valore che
certe operazioni hanno nella progettazione e che potrebbero sembrare noti a
tutti, ma in verità non molti ne sono coscienti. La mancanza di una concezione
unitaria dell’architettura e del progetto come organismo integrato nel quale
si rapportano le componenti vitruviane, la volontà di rifondare le basi, lo
spingono a pubblicare queste otto lezioni, da leggere come raccolta di
osservazioni: Lezione prima – La progettazione integrata Lezione seconda – Analisi e fasi della progettazione Lezione terza – Organismo e struttura: analisi e primi
approcci progettuali Lezione quarta – Lo spazio architettonico Lezione quinta – La dimensione tecnica della progettazione Lezione sesta – La geometria dell’architettura Lezione settima – Materiali, superfici, colori Lezione ottava – La qualità progettuale e il suo
controllo Fa prima acquisire le varie parti del discorso per poi
unficare e omogeneizzare il tutto. |
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FASI DEL PROGETTO |
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LEZIONI |
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Lezione Prima – La Progettazione Integrata |
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- Approccio Disciplinare Nella prima lezione
Quaroni spiega come l’architettura debba essere necessariamente formata
dall’integrazione di tutte le sue parti, sia in senso lato (cultura
interdisciplinare) sia nel dettaglio delle fasi e delle parti di progetto. “Nell’architettura,
oltre alla necessità di mettere in relazione la cultura disciplinare della
materia con la cultura più vasta che uno possiede – e nella quale
l’architettura deve venire collocata al posto giusto – esiste la necessità di
evitare di ridurre l’architettura ad una parte sola di essa.” Considerando l’iter
progettuale, definisce la metaprogettazione, cioè
progettazione del progetto, non come una fase, ma come un’insieme di
operazioni che accompagnano la progettazione dall’inizio alla fine, e che
sono necessarie per un percorso equilibrato
che tenga conto di esigenze, possibilità, tempi, ecc. Premette che la fase
dell’iter progettuale della quale si occupa è il design. Bisogna controllare
il progetto in ogni scala, ogni segno e ogni modifica devono risultare
coerenti se visti a tutte le scale. Va perciò portato avanti ogni livello di
dettaglio in parallelo, non partendo dalla scala sola scala urbanistica e
scendendo nel dettaglio, ne viceversa. Le componenti che
devono intervenire per una corretta progettazione sono state già chiarite e
codificate in passato nei dieci libri sull’architettura di Marco Vitruvio
Pollione, in particolare vengono ricordate le tre componenti vitruviane
necessarie in ogni costruzione: firmitas
(solidità), utilitas (utilità) e venustas (bellezza). Chi progetta architettura deve
utilizzare la conoscenza culturale della venustas
per amalgamare le conoscenze razionali di firmitas
e utilitas (successione di operazioni razionali e
irrazionali). Non bisogna considerare una di queste tre componenti più
importante delle altre e concorrere al suo raggiungimento a discapito del
resto. Ne sono degenerazioni il funzionalismo, il “progettare un contenitore”
e la Tour Eiffel. È molto importante tenere sempre presente la necessità di
integrare tutto: “un dialogo che s’intreccia armonicamente nella mente”. |
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Schema: la
progettazione avviene lavorando prima separatamente in ogni vertice e successivamente si
percorrono i lati di connessione tra le parti |
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Lezione Seconda – Analisi e fasi della progettazione |
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- Fasi dell’iter progettuale La prima fase è la
fase di programmazione: dopo analisi preventive vengono scelte le linee guida
e le basi che dovrà seguire la progettazione. Si dovrà tenere conto delle
richieste della committenza e le caratteristiche del luogo. La seconda fase
consiste nella progettazione (in senso stretto, design). Questa è la fase nella quale viene pensato, studiato e
costruito il design dell’oggetto. Si possono individuare tre sottofasi del design:
impostazione (proposte progettuali), progetto di massima (sviluppo schematico
di una proposta a piccola scala) e esecutivo (sviluppo, successivo
all’approvazione della proposta di massima, di tutti i disegni necessari al
cantiere). La terza fase è l’attuazione:
in questa fase si passa alla realizzazione del progetto. Durante la
realizzazione possono sorgere problemi che costringono a modificare (di
solito in peggio) l’esecutivo. Un progetto buono -
scrive – è una “struttura” cioè un
insieme al quale non può essere aggiunto, tolto o sostituito nulla senza
causare la perdita dell’unità. Con la terza fase si
conclude qui l’iter di progettazione, vi è però una quarta fase, quella di
gestione e fruizione. - La programmazione Si capisce la
necessità di un legame stretto tra le fasi: se il lavoro è portato avanti da
una persona o da un gruppo di progettazione, il legame tra la prima e la
seconda fase sarà automatico (così anche per le successive). Oggi si tende a far
fruttare al massimo la fase di programmazione, investendoci anche molto più
tempo rispetto alle altre fasi, in modo da spingere la fase progettuale entro
limiti ben definiti da “far perdere quasi il carattere di operazione
culturale” che ha avuto in passato e ha ancora oggi. È problema comune la
messa a punto del modo di precedere e trovare un modo per massimizzare la
resa che i metodi moderni di controllo scientifico possono portare. Per la fase di
programmazione, volendo provare a schematizzarla, bisogna per prima cosa
definire l’obiettivo sociale, formulare il “modello istituzionale”, capire il
ruolo che l’oggetto avrà all’interno del contesto (architettonico,
paesaggistico, sociale) in cui andrà inserito. In seguito bisognerà anche
capire le caratteristiche degli spazi, il tipo e il “segno” in base alle
necessità del futuro utente. Infine vi sarà la scelta del sistema di
costruzione, fatta in relazione anche al mercato del lavoro. Sta al progettista
poi soddisfare con interpretazioni progettuali le scelte della committenza. - La committenza alternativa La committenza
alternativa ,in un’ottica futuristica, è un’equipe di tecnici specializzati
ed esperti per i contenuti politici, sociali e di altro genere che dovrà
condurre nel prossimo futuro la programmazione di un progetto. Il compito
consisterà nel dover interpretare le esigenze della committenza (che spesso
non saprà nemmeno di averle), la quale agirà per rispondere alle necessità di
futuri fruitori (la popolazione). La partecipazione di questa e gli
interventi nelle discussioni preliminari sarà fondamentale: il progettista
potrà qui cogliere molte informazioni utili. Tuttavia si è ancora lontani da
questa partecipazione a causa dei frequenti conflitti tra committenza
politica e fruizione. Rimarranno poi da definire in sede di programmazione (se
non sono già stati decisi) i seguenti aspetti: scelta del luogo per
l’intervento e acquisizione, calcolo dei costi, scelta dei sistemi
costruttivi e appalto ai lavori, scelta dei finanziatori. - Analisi e progetto Spesso sarà il
progettista a doversi occupare di raccogliere tutti i dati necessari alla
futura progettazione. Le analisi da fare sono di varia natura: una prima
serie è condotta sul luogo di progetto e riguarda planimetria, regolarità,
altimetria, esposizione e orientamento rispetto ai punti cardinali,
vegetazione esistente, qualità idrogeologiche, rapporti con l’intorno, veduta
del terreno dall’esterno, accessi al terreno (sia dal punto di vista
funzionale che visuale). Un secondo gruppo di
analisi è mirato a verificare la possibilità di realizzazione del progetto,
considerando la somma preventiva, scelta del sistema costruttivo e dei
materiali (in relazione anche ai costi e ai tempi), studio attento e verifica
dei riferimenti normativi vigenti per la zona. Una terza serie di
analisi riguarda il carattere e i valori dell’istituzione per la quale si sta
progettando. Quando l’architetto
rimarrà solo con il progetto gli occorrerà “una concentrazione sul
significato interno della istituzione per coglierne qualche aspetto
fondamentale che suggestioni un’idea per la progettazione stessa. Per questa
fase di suggestione e illuminazione riporta le parole di Louis Kahn che,
parlando di esperienze di progetto, dice: “Ecco perché ritengo essenziale che
l’architetto non segua mai l’elenco, il programma che gli viene dato, ma lo
consideri solo in punto di partenza per quanto si riferisce alla quantità,
mai alla qualità. Per la ragione stessa che il programma non è architettura,
è semplicemente un’indicazione, come potrebbe essere la ricetta per un
farmacista.” |
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Lezione Terza – Organismo e struttura: analisi e primi approcci progettuali |
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- Logica Di solito nella
progettazione si dovrebbe iniziare dalle scale grandi e scendere poi alla progettazione
dei dettagli, cioè dal generale al particolare (logica reale). Tuttavia nella
scuole si insegna prima a padroneggiare le scale inferiori per far capire
tutti i problemi che potrebbero sorgere, in modo che poi si possa considerare
tutto implicito nelle scale maggiori. - Organismo e struttura Un edificio è
struttura (organismo unitario), come già anticipato, quando ogni suo spazio e
ogni suo elemento è in stretto rapporto con tutti gli altri. Questa struttura
comprende sia forma che contenuti, struttura fisica e tecnologica. Un
edificio può essere considerato come unità e parte di un sistema più grande a
cui appartiene, il contesto urbano, formando così un’ulteriore struttura. Si
crea così una serie continua di strutture. Si possono
individuare, con una scomposizione analitica, più strutture: o
Struttura degli spazi: contenitore per lo svolgimento di funzioni o
Struttura tecnologica: realizza materialmente gli spazi o
Struttura figurativa: rappresenta l'immagine dell’edificio - Verifiche reiterate Considerando come
parametri le tre componenti vitruviane, ad ogni operazione che si compie sarà
necessario verificare che peso ha rispetto all'equilibrio di ogni altro
parametro. Con la verifica del comportamento si capisce il rapporto che ha
con le scelte fatte. Per queste verifiche è necessario un passaggio continuo
su più scale, ogni considerazione va effettuata alla scala di adeguata
percezione, che possono essere così classificate: 1.
Comprensione di parti nella loro esatta struttura (formale, tecnica, funzionale)
– scale 2:1, 1:1, 1:2 2.
Porzioni architettoniche, valutazione delle relazioni e congruità degli
insiemi – scale 1:5, 1:10, 1:20 3.
Porzioni di edificio – scale 1:20, 1:50 4.
Facciata – scale 1:50, 1:100, 1:200 5.
Valutazione dell’edificio e dell’insieme immediato di cui fa parte –
scale 1:100, 1:200, 1:500 La percezione comunque prosegue, e
così anche le scale. - I primi passi Riprendendo Kahn e
quanto detto nei capitoli precedenti il precorso più corretto è quello
deduttivo diretto, che parte dall’analisi, dall’esame delle attività da
svolgere nell’edificio e dalla valutazione delle dimensioni e qualità
spaziali necessarie. Dopo una corretta analisi verranno fuori ipotesi con
disegni schematici e alternative per l’organizzazione degli ambienti o da
mettere in un contenitore (come facevano i razionalisti) o da disporre con
diversa articolazione. Raccolto un certo numero di idee e alternative, si
passa alla classificazione delle ipotesi che orienta il progettista e lo
aiuta ad un’autocritica costruttiva. Potrebbe capitare che giunti a quel
punto non si è convinti di nessuna ipotesi e si ricominci tutto da capo.
Potrebbe ancora capitare che questo accada quando si passa da schemi e
schizzi a disegni in scala, quando proprio si diventa più coscienti delle
scelte del progetto di massima. È però necessario evitare di trasformare lo
schema logico dell’analisi in progetto; trasformando con piccoli cambiamenti
un modello, correggendo e migliorando continuamente (persistenza) si giungerà
ad un buon risultato. |
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Lezione quarta – Lo spazio architettonico |
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- I termini “modello” e “tipo” Quatremère de Quincy, Dizionario storico
sull’architettura: “La parola tipo non rappresenta tanto l’immagine di una
cosa da copiarsi o da imitarsi
perfettamente quanto l’idea di un elemento che deve esso stesso servire di
regola al modello. […] Il modello inteso secondo la esecuzione pratica
dell’arte, è un oggetto che si deve ripetere tale e quale; il tipo è al
contrario un oggetto secondo il quale ognuno può concepire delle opere che
non si assomiglieranno punto tra loro.” Il modello è un
unico originale e concreto che si distingue per ricchezza e perfezione; il
tipo è una sintesi a posteriori, classificatoria e non creativa. Nella progettazione
si può far riferimento ad un modello e scegliere di usare un determinato tipo
(edilizio, architettonico). Considerando le due
strutture città ed edificio, si nota che la ripetizione e la disposizione di
un tipo determina certi aspetti morfologici e a sua volta l’aspetto
morfologico risulta compatibile solo con alcuni aspetti tipologici. Il tipo ha un
duplice significato: modello tipologico, che crea realtà architettoniche del
tutto diverse, e modello morfologico, che variando solo le forme del terreno
crea risultati molto diversi tra loro. - Spazio La realizzazione di
un progetto altera l’ambiente esistente tanto più quanto più saranno forti le
differenze tra le qualità dell’esistente e quelle del progettato, facendo così
un’alterazione spaziale. Tutta la progettazione concorre a creare degli
spazi, interni, esterni e dipendenti dall’uomo. Le superfici di un edificio
dividono gli spazi ai quali si possono così attribuire qualità differenti e
proprie del dato spazio (ad esempio lo spazio esterno avrà caratteristiche
proprie dell’ambiente urbano mentre quello interno avrà caratteristiche
proprie dell’edificio). La creazione
dell’architettura è quindi una creazione e un’utenza di spazi: un insieme
spaziale di rapporti spaziali. Il concetto di
spazio non è un concetto assoluto, ma relativo, infatti varia rispetto alla
posizione e al movimento del fruitore. Con il muoversi intorno e attraverso
le superfici dei volumi architettonici si percepiscono diversi effetti
spaziali, anche molto diversi tra loro, che Quaroni ci descrive attraverso
una passeggiata tra volumi, solidi
metafisici e i vuoti che creano sia al loro interno che tra loro. Si passa da
spazi statici a spazi dinamici, che ti invitano ad andare in una direzione
piuttosto che in un’altra. Nella città moderna
vi è una forte divisione tra fruizione spaziale dei percorsi esterni e
fruizione spaziale dei percorsi interni. Lo spazio esterno è reso come un
continuum di spazi esterni a tutti gli edifici, mentre ogni interno è a sé. Nell’iter
progettuale la definizione puntuale e precisa degli spazi si compie con la
formulazione dello schema progettuale vero e proprio, misurando e disegnando
posizioni e grandezze esatte di ogni elemento del progetto di massima. |
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Morfologia urbana di Bath |
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Lezione Quinta – La dimensione della progettazione |
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Lo spazio si concretizza con la combinazione
di elementi architettonici quali muri, pilastri, fondazioni, solai e
coperture. Anche Leon Battista Alberti, passando per il concetto di unità e
integrazione delle parti, dice: “[…]una costruzione consiste tutto nel
ricavare da diversi materiali, disposti in un certo ordine e congiunti ad
arte, una struttura compatta e – nei limiti del possibile – integra e
unitaria”. Quindi unità e ordine nella disposizione delle parti, la struttura
è un insieme di elementi legati fra loro da una relazione logica; sviluppata
da una tecnica che deve garantire requisiti di resistenza e protezione. Sta
al progettista scegliere la struttura più adatta, prendendo in considerazione
l’impiego architettonico, i materiali, la tecnica e i costi. Quaroni, poi,
riporta un excursus delle strutture e dei loro materiali nella storia
dell’architettura: dalla pietra da taglio, solida e massiccia nell’antichità,
passando alla storia dei telai in ferro con le prime sperimentazioni e le
tecniche sviluppate, qui rimanda alla parola modulo; ancora le costruzioni in
acciaio, fino al telaio in calcestruzzo armato. Di ognuna analizza vantaggi e
problematiche come la rapidità e/o difficoltà di messa in opera, il problema
di trovare maestranze specializzate e la resa finale dell’opera completa. Infine classifica i
sistemi costruttivi dal punto di vista architettonico, riprendendo i concetti
della seconda e terza lezione: ribadisce che sta al progettista decidere
quale ruolo dare alla struttura all’interno della sua composizione creando un
sistema più o meno continuo e uniforme al resto: - sistema continuo e
omogeneo: il materiale è dichiarata e appare bene in vista - sistema
discontinuo e disomogeneo: la differenza tra i tipi di membrature è chiara e parallelamente - strutture
intelaiate o reticolari: elementi orizzontali e verticali dello stesso
materiale - strutture palesi: in vista,
dichiarano il comportamento statico, dinamico o di protezione delle varie
parti |
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Diversi tipi di strutture Il Centre Pompidou a
Parigi, Piano e Rogers 1976 Porta dei leoni a Micene, 1300
a.C. |
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Lezione Sesta – La geometria dell’architettura |
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La geometria è lo strumento con il
quale il progettista delinea, precisa e forma lo spazio; è l’ “economia” dello
spazio, regola quantità e qualità. La conoscenza della geometria è necessaria
per l’architettura e per il disegno architettonico, inteso con il duplice
significato di design e operazione grafica. È un mezzo disciplinare per il
trattamento della composizione degli spazi. Tuttavia essa non è sufficiente
per progettare un organismo architettonico,
poiché il progetto nasce dal confronto della capacità creativa con le
analisi anteriori alla progettazione. Perché l’occhio
umano percepisca, riconosca e distingua le forme è necessario che queste
siano chiare e percettibili, in modo da essere caratterizzanti, riconoscibili
e non confondibili con altre. Dovranno perciò essere semplici e regolari per
evitare di indurre in errate percezioni visive. - Moduli, proporzioni e simmetrie Il modulo è, in
architettura, un’entità geometrica o un elemento che ripetuto o composto
costituisce un insieme tale da risultare, sia nel complesso che in ogni sua
articolazione, riconducibile al modulo scelto, assunto come unità. Bisogna
però distinguere il modulo-oggetto, elemento o membratura architettonica
ripetuta, che può essere matrice progettuale, dal modulo-misura, nel quale
tutte le misure sono riconducibili a una dimensione scelta tramite multipli e
sottomultipli. Dall’antichità era
nota l’analogia uomo-struttura formale, seguita dal relativo studio sulle
proporzioni delle parti del corpo. Subito traslate in architettura, si sono
cercati moduli e rapporti dimensionali legati strettamente fra loro, primo a
codificare alcuni di questi rapporti fu Vitruvio. In seguito, soprattutto nel
movimento moderno, si afferma l’idea di fare le cose a misura d’uomo, come il
Modulor (modulo-misura) di Le Corbusier.
Vi sono tuttavia numerosi edifici che traggono bellezza dalla sproporzione e
fuori misura, come gli spazi sacri che devono dare un particolare senso di
rapporto tra uomo e divinità. Anche il Vignola, autore del trattato sui
cinque ordini, usava misure diverse da quelle dettate per appesantire o
alleggerire le sue opere. Sta quindi al progettista trovare le proporzioni (o
sproporzioni) adatte all’idea progettuale per creare atmosfere statiche
(proporzioni e armonia) o dinamiche (sproporzioni), tenendo sempre conto dei
punti di vista reali dai quali si vedrà più spesso la costruzione così da
correggere eventuali deformazioni prospettiche. Si può seguire un
tracciato guida che ricerca le “forme nascoste della progettazione”: esempio
famoso è Le Corbusier nella villa a Garches, che disegna la facciata basandosi su costruzioni
geometriche di rapporti armonici aurei (sezione aurea). Le simmetrie, come
le conosciamo dalla classicità e dalle accademie, cioè equivalenza di parti,
speculare, basata sulla centralità, sono oggi lasciate per “occasioni
speciali” e sostituite da equilibri e assialità bilanciate. Come nella
fisica, l’equilibrio è dato da distanze (braccio) e dimensioni (peso) dei
singoli volumi in composizione. |
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Psicologia e percezione della
forma: i cinque solidi platonici |
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Armonia e proporzioni
I cinque ordini del Vignola Le
scale del Modulor di Le Corbusier,
desunte
dall’analisi del corpo umano |
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Il tracé directeur del lavoro di proporzionamento
diretto delle facciate della villa a Garches di Le Corbusier |
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Lezione settima – Materiali, superfici, colori |
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Oltre a tutti gli aspetti trattati
finora, necessari a completare l’organismo architettonico, bisogna fare altre
scelte, quali scelte tecniche e funzionali dei materiali. Ogni superficie
pensata dovrà avere determinate caratteristiche dettate dalla scelta del
materiale, che potrebbe essere anche semplice rivestimento, e delle sue
qualità: colore, lavorazione e trattamento. Queste scelte possono portare lo
stesso materiale ad assumere caratteristiche molto diverse tra loro. Si va
però perdendo completamente ogni tecnica artigianale, sostituita da sistemi
industriali. Quaroni critica però
i scarsi insegnamenti che vengono dati agli studenti di architettura nella
scelta di determinati colori e materiali, in subordine agli insegnamenti dati
alla scelta delle forme. Non meno importante la scelta della posizione e
della quantità di colore, che crea effetti volumetrici molto differenti in
base alla forma, al volume e alla porzione di superficie su cui è applicato.
Bisogna anche tenere in considerazione la luce e i colori del territorio, che
spesso modificano la percezione dei colori, per esempio i cupi cieli del nord
Europa fanno spiccare i colori piuttosto che il sole di Roma, che attiva i
giochi volumetrici con le ombre. |
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Lezione ottava – La qualità progettuale e il suo controllo |
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Anche se a volte le fasi e scelte
che compongono il progetto possono essere state descritte come elementi a se
stanti, al contrario, quando si andrà a progettare, fin dalle prime esperienze,
verranno considerati tutti insieme, ottenendo un’unità organica finale che li
annulla come unità autonome. Qualcuno potrebbe
chiedere qual è l’esatta natura della struttura architettonica da
raggiungere: è necessario farsi una cultura storica dell’architettura, in
modo da poter studiare tutti gli aspetti illustrati nelle precedenti
lezioni su opere del passato. Bisogna
stare attenti all’uso di elementi che appartengono al passato, non bisogna
seguire le codifiche degli ordini che potrebbero far risultare i progetti
incompleti, bisogna adattare le forme e i linguaggi alle proprie idee
progettuali, rielaborando e non semplicemente copiando. Nella realtà
costruttiva attuale vi è la forte proposta dei sistemi industrializzati che
producono materiali omogenei, ben lavorati e di alta qualità, tuttavia sono
disponibili pezzi limitati per forme e dimensioni standard: questo non deve
penalizzare il progetto inducendo semplificazioni o adattamenti in base ai
tagli disponibili; anche un sistema prefabbricato deve integrarsi e dare
continuità al progetto. A volte, per
alleggerire l’unitarietà del progetto, si può inserire un sistema
diversificante, mirato a spezzare l’eventuale monotonia e pesantezza. Per l’apprendimento
si predilige (oggi) il metodo globale: invece di dare tutti gli elementi e
lasciare che lo studente li metta insieme, si lascia lo studente libero, in
modo che entri direttamente e, dopo errori e correzioni, possegga la
struttura completa. Il metodo potrebbe diventare poi globale integrato, dopo
che si è lasciato lo studente libero di apprendere gli si fanno analizzare
tutti i singoli elementi. Quaroni conclude
denunciando la presenza di truffe e corruzioni, che nascono anche dal sistema
burocratico che spinge un architetto a seguire di più il fine economico che
architettonico. È necessario che il popolo (anche attraverso la
partecipazione attiva) controlli e indirizzi il tutto verso una buona
direzione. Questa non sarà una cosa immediata ma bisognerà aspettare
pazientemente. |
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GLOSSARIO |
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Design – progettazione; indica la fase centrale dell’iter
progettuale: processo compositivo
nella quale si realizza la struttura dell’edificio in tutti i suoi
aspetti, espressa e trasmessa attraverso disegni. |
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Organismo e struttura
architettonica – insieme al quale non può essere
aggiunto, tolto o sostituito nulla senza la perdita dell’unità. Un progetto
può definirsi tale solo se viene costantemente controllato e integrato in
ogni sua parte. |
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Modello –
somma di valori riuniti in un oggetto. |
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Tipo – idea di un elemento che deve servire di regola al
modello. |
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Volume – nel linguaggio architettonico è riferito solo a quanto visto
dall’esterno. |
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Spazio – è generato da contrapposizione di volumi e superfici che gli conferiscono
determinate caratteristiche. Può essere esterno o interno, dinamico o
statico. |
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Geometria –
materiale base per l’architettura; strumento con il quale si definiscono i
limiti di uno spazio che poi andranno tradotti in elementi architettonici. |
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Modulo –
oggetto, concreto o astratto, che funge da elemento e unità di base per la
costituzione di un insieme, che entrerà a far parte dell’organismo
architettonico. In particolare si definisce modulo-misura se l’elemento è un
numero, modulo-oggetto se è uno o un insieme di elementi architettonici. |
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Proporzione –
commensurabilità di ogni singolo membro dell’opera e di tutti i membri
nell’insieme dell’opera, per mezzo di una determinata unità di misura o
modulo (Vitruvio). |