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Descrizione: Description: COPERTINA

autore

HELIO PINON

titolo

TEORIA DEL PROGETTO

editore

MAGGIOLI EDITORE

luogo

VALENCIA

anno

2003

 

 

lingua

ITALIANO

 

 

Titolo originale: Teoria do projeto

 

 

 

Descrizione: Description: COPERTINA

Argomento e tematiche affrontate

Il libro tratta di come lo stesso Helio Pinon sia in contrasto con il giudizio e l’interpretazione fatta dai critici nei confronti del Movimento Moderno.

L’autore evidenzia come questo errore contribuisca a un errato utilizzo e impiego del movimento all’interno dell’architettura che si ripercuote anche all’interno dell’insegnamento, dovute anche a una mancanza di conoscenza e praticità.

Nella Teoria del progetto è raccolta la sua attività di ricerca progettuale degli ultimi anni e l’insieme delle riflessioni sulla modernità maturate dall’inizio della sua carriera ad oggi. A partire da come intende il rapporto tra l’uomo-architetto e il mondo si può comprendere che la sua prima preoccupazione è la forma: il fatto estetico che comunque non può prescindere dalla costruzione e dai materiali. Egli è fermamente convinto che non può esserci architettura senza materia

L’argomentazione di ogni suo capitolo evidenzia questo suo contrasto specificando ogni passaggio della progettazione come sia mutata nel tempo, confrontando l’attualità con la storicità

Pinon in questo suo libro giunge alla conclusione che l’atto di creare e di ordinare le forme del bello passi dallo sguardo decidendo di non descrivere i progetti, ma piuttosto di essere colti con lo “sguardo” alternando le pagine di testo con quelle delle immagini delle opere  senza che esse siano in alcun modo affrontate.

 

 

Giudizio Complessivo: 5 (scala 1-10)

Scheda compilata da: Valerio Quaini

Corso di Architettura e Composizione Architettonica 2 a.a.2012/2013

 

Descrizione: Description: AUTORE

Autore

Helio Pinon nasce nel 1942 a Onda (Castellon) in Spagna. Nel 1966 si laurea in Architettura e nel 1976 consegue il dottorato alla Escola Tecnica Superior d’Arquitectura di Barcellona ( ETSAB) dove agli inizi degli anni Settanta intraprende l’attività di docente.

Si forma come architetto collaborando con Albert Viaplana nel periodo che va dal 1967 al 1997. E’ stato membro fondatore  della rivista Arquitectura Bis e, dal 1979, è professore ordinario di Proyectos de Arquitectura.

Ha scritto numerosi libri sul tema del senso estetico e della vigenza dell’architettura moderna ed è anche autore di numerosi articoli pubblicati su riviste specializzate spagnole e straniere.

                         Helio Pinon

  

CAPITOLI

Capitolo 1 – Modernità e progetto

- Sulla nozione di teoria:

 

Il progetto assume il ruolo centrale e ci obbliga a comprenderlo come modo specifico di ottenere la forma in ogni caso e non come semplice strategia di gestione di soluzioni che diano verosimiglianza al prodotto risultante.

I concetti basilari dell’architettura moderna si rapportano direttamente con il progetto, nella misura in cui stabiliscono l’ambito dei giudizi sopra i quali si va a costruire la sintesi della forma .

La teoria della modernità architettonica è un insieme coerente di risposte a domande essenziali capaci di spiegarla come sistema estetico. Si presterà particolare attenzione ai materiali del progetto, agli elementi e ai criteri che la storia mette a disposizione di chi progetta, dinanzi l’architettura e dinanzi agli altri; in definitiva davanti alla storia.

Volendo individuare il problema fondamentale con cui noi architetti ci confrontiamo non c’è  dubbio che la maggiore inquietudine la costituisca il non avere criteri al momento di decidere.

Non si tratta di apprendere una tecnica che possa garantire la qualità del prodotto, ma di essere capaci di identificare la qualità. Non è una questione di sicurezza, ma  di convinzione.

 

-Movimento moderno, International Style o semplicemente architettura?

 

L’architettura sarebbe solamente una conseguenza di una passione più generale per il moderno, di cui la manifestazione collettiva avrebbe acquisito gli attributi di un autentico movimento. La maggior parte dei trattati (che secondo Pinon inappropriati) si impegnò a proporre spiegazioni più profonde benché ciò comportasse la rinuncia a delimitare il profilo della nuova architettura, a definire gli attributi che l’identificano come sistema estetico.

La modernità architettonica istituisce un nuovo modo di creare in cui, paradossalmente, la nozione di stile, sprovvista dei tratti basilari degli stili storici, può agire come entità mediatrice tra la necessaria identità dell’oggetto e l’universalità essenziale dei valori su cui si basa la sua struttura formale. Uno stile inteso come un modo di creare, nel quale l’esperienza collettiva non si trasmette attraverso il tipo, come succedeva nell’architettura di discendenza classica, ma è assunta dall’autore , in funzione della sua attitudine dinanzi ai materiali architettonici.

 

Capitolo 2 – La forma moderna                                    

- Forma e stile

 

La concezione moderna cerca uno specifico criterio formale, basato su criteri irriducibili a sistemi o regole di carattere generale. In questo senso, si nega la nozione tradizionale di stile. Se lo stile si intende come un modo di creare, appoggiato su valori che generano criteri spaziali e formali, ha senso parlare di International Style.

L’architetto agisce liberamente, senza nessun altro condizionamento che quello di procurare la condizione di forma ad una struttura organizzativa che dia identità all’opera. La modernità architettonica nell’abbandonare la convenzione tipologica accentua la dimensione formale delle opere. La modernità è un modo di intensificare la costruzione della forma: libera dalla costruzione dei compositivi classicisti, ma senza minimamente rinunciare alla precisione e consistenza della struttura formale dell’oggetto.

Più che interrogarsi sulla forma di un edificio che può indurre a semplificazioni indesiderabili, è conveniente essere capaci di distinguere il formale, dallo stilistico e dal figurativo.

 

-Forma e funzione

 

L’architettura moderna è funzionale quando trova nel programma lo stimolo basilare per la sua costituzione, senza che quello significhi che la verifica della qualità del manufatto si possa ridurre ad un accertamento del grado di soddisfazione funzionale che si propone. In questo senso si può parlare del funzionalismo come la determinazione funzionale della forma

Spostando l’interesse del progetto dall’ambito della forma a quello dell’immagine, e a quello della “espressione” di valori ed abitudini in altri, si determina un cambiamento di competenza: il programma non è più uno stimolo per la creazione perché non si tratta più di creare in senso stretto di generare un manufatto genuino dotato di identità propria,bensì di gestire alcune immagini riferite alla storia o alla tecnica di cui la verosimiglianza architettonica dipende da come riescano a portare a termine il programma.

Questo abbandono dell’attenzione per il programma come stimolo ed elemento di identità del progetto si deve alla perdita di capacità di astrazione da parte degli architetti: benché possa sembrare un controsenso, la capacità di pensiero visuale favorisce l’applicazione del programma, mentre la perdita della condizione visuale che determinò l’abbandono dei criteri moderni provocò l’incapacità di svolgerlo come meriterebbe.

 

- Forma e identità

 

L’idea di forma moderna come quella classica si basa su un insieme di relazioni interne all’oggetto, ma a differenza di quest’ultima non è determinata da nessun sistema o regola. Questa struttura propria di ogni manufatto gli conferisce un’identità concreta: lo fa essere qualcosa senza necessità pertanto di somigliare a nient’altro. La peculiarità che caratterizza la falsa architettura moderna è che si pone col proposito di essere come un’altra architettura, considerata come modello, impostando il progetto come costruzione genuina.

L’idea moderna di forma conta sulla capacità del progettista di portare alla luce oggetti o episodi architettonici che acquisiscano un’identità precisa in funzione delle condizioni della loro genesi rispondendo a criteri di universalità, in ciò risiede la grandezza della creazione moderna ed è anche questa la difficoltà principale a cui si espone chi l’affronta

Capitolo 3 – Idea e forma

- Originale o genuino?

La nozione di originalità a proposito dell’architettura moderna sorge dalla condizione basilare della modernità: la rinuncia all’imitazione.

Le opere dell’architettura moderna sono originali non sono copie di niente. L’originalità è un attributo essenziale dell’architettura moderna che si concepisce senza rifarsi a modelli.

E’ preferibile accettare semplicemente che nel mondo dell’architettura ci siano architetti che si appoggiano maggiormente sulla forma ed altri che si impegnano ad esacerbare l’espressività della loro opera, dipendendo tanto dalla loro struttura psicologica come dal modo di assumerne la storicità.

L’architetto esprime mediante gesti il suo stato d’animo, esprime se stesso e questo trascende il giudizio sugli strumenti e sui criteri che utilizza per farlo. Le sue opere saranno apprezzabili per il fatto di essere espressione autentica dei suoi sentimenti e del suo passato.

Abbandonando il tipo si rinuncia all’esperienza sociale e storica, è ragionevole agire con la massima attenzione all’esperienza personale, cosa che non implica ripetere edifici,ad esempio, Mies e Le corbusier dimostrano esattamente che la fedeltà alle loro rispettive esperienze non ha omogeneizzato la loro architettura.

Non c’è dubbio che l’ossessione per l’accezione più banale di originalità è alla base del discredito di una delle pratiche su cui tradizionalmente si è basato l’apprendistato: la coppia.

La coppia diventa un’autentica riproduzione,cioè, una corsa a produrre l’edificio di riferimento, dopo aver conosciuto i criteri che incisero alla produzione dell’originale.

Il disprezzo della coppia è un fenomeno recente: gli architetti della terza generazione per le circostanze della loro inclusione al progetto all’inizio degli anni cinquanta, quando l’architettura moderna incominciava ad acquisire una certa maturità, fecero della coppia il mezzo di apprendistato essenziale. Il grado di diffusione e di livello di qualità che raggiunse l’architettura alla fine di quel decennio è conseguenza diretta della capacità di osservare.

 

-   Parole e pregiudizi

 

La realtà varia a seconda del modo di chiamarla così come non si hanno prime idee e dopo si cerca la forma più appropriata per esprimerle,ma le idee sorgono quando gli si da forma verbale

L’architettura non fa eccezione: nello stesso modo in cui l’uso di termini inadeguati confonde la percezione sensibile dalla realtà materiale dell’architettura, il trovare le parole giuste per ogni caso facilità la maniera d’affrontare il progetto e pertanto di trovare la soluzione

 

-   Concetto e giudizio

 

L’architettura ha un’aspirazione all’universalità che si può definire come concettualità senza concetto, prodotto di una serie complessa di giudizi estetici di carattere intuitivo e visivo.

La “concettualità” visuale sarebbe la condizione di un oggetto costruito mediante concetti visuali che agirebbero come strutture essenziali concepite dalla visione in interazione con l’immaginazione e l’intelletto. Il giudizio riconosce la dimensione formale dell’opera; in altre parole identifica quella concettualità senza concetto cioè formalità senza gli elementi di cui si compone una struttura coerente, genuina e consistente gli conferisce identità

Il concettualismo sorse come un prodotto della cattiva coscienza versus la forma, provocato dalle critiche al presunto stilismo dell’architettura della seconda metà degli anni cinquanta: si pensò che, dirottando la creazione verso l’intelletto si sarebbero evitati le tentazioni “formaliste” e risolte così le interferenze sempre pericolose dei sensi.

 

-   Critica all’ideazione del progetto

 

L’abbandono dei criteri visuale della modernità consumata quaranta anni fa obbligò gli architetti a ricorrere all’idea, come istanza capace di stimolare il progetto da un lato e di garantire la sua verifica dall’altra parte. L’architettura così si allontana dal dominio dell’arte, per collocarsi in quella della ragione.

L’architettura dell’idea riduce il riconoscimento della sua consistenza formale all’identificazione del concetto che l’ispira, questo limita l’esperienza estetica ad un semplice rebus: si direbbe che l’identificazione dell’argomento sarebbe, in questo caso motivo di piacere.

 

- Visualità e intuizione

 

Tentando di identificare e riconoscere gli attributi che garantiscono la qualità dell’opera, appare come inevitabile la nozione di giudizio estetico: azione che non deve intendersi come sanzione o qualificazione dell’oggetto da parte di un’autorità indiscutibile bensì come il riconoscimento degli attributi formali e culturali che gli conferiscono identità. Avere la capacità di giudizio esige di riconoscere l’ordine con lo sguardo ed identificare i valori dell’oggetto in una cornice estetica, agire con coscienza storica.

Il declino della visualità, cioè la perdita di rilevanza della visione come elemento di giudizio, è uno dei fattori determinanti della decadenza dell’architettura a cui assistiamo da alcuni decenni: nessuno si fida dello sguardo perché l’hanno addestrato a fidarsi solamente della ragione.

Normalmente si definisce l’intuizione come una visione diretta ed immediata della realtà,

non si può assimilare l’intuizione con la percezione, processo nel quale l’uso della ragione trasforma la pura sensazione in conoscenza.

 

-   Realtà materiale e realtà visiva

 

L’architettura si appoggia su una finzione: la sua realtà è visuale differente e distinta da quella materiale, ma in nessun modo estranea a questa ultima o indipendente da lei. La realtà che vedo è diversa dalla realtà che c’è.

Si apprezza la doppia realtà dell’oggetto architettonico ed è chiaro che non risulta facile vedere il salto costante dal visuale al materiale o viceversa.

In effetti stabilire con chiarezza la differenza essenziale che distingue la realtà che vedo dalla realtà che c’è è la condizione basilare per affrontare la costruzione di una qualsiasi architettura genuina.

Avere una chiara consapevolezza di entrambe le realtà, essere capaci di distinguerle e conoscere in che modo una decisione interessa l’una o l’altra, sono condizioni basilari tanto per il progetto quanto per l’esperienza dell’architettura. La realtà visuale è risolta spesso dall’abitudine generalizzata di associare la visione con l’identificazione delle immagini.

Per acquisire capacità di giudizio, probabilmente il deficit più comune tra gli architetti, il che spiega il disorientamento dell’architettura attuale, è necessario esercitare il riconoscimento di strutture non evidenti che invece sono responsabili di questo ordine nascosto, che identifica e dà senso ai prodotti dell’architettura. Esige di sviluppare la coscienza dell’occhio, cioè la capacità di stabilire con chiarezza tanto i principi della realtà visuale quanto quelli della realtà materiale come le relazioni tra l’una e l’altra

 

Capitolo 4 – Forma e materia

- Non c’è progetto senza materia

 

La costruzione è uno strumento per creare non una tecnica per risolvere. Il suo destino è contribuire in modo decisivo alla sistematicità congenita dell’edificio.

Qualunque edificio migliora sostanzialmente solamente rispettando gli aspetti costruttivi che si sono previsti per la sua realizzazione, ciò non significa naturalmente applicargli meccanicamente soluzioni costruttive elaborate senza proposito

L’attenzione alla costruzione è semplicemente una condizione basilare dell’atto di concepire.

 

-   Costruzione e tettonicità

 

Quando il risultato soddisfa pienamente le aspettative del disegnatore si tenta di risolvere la costruzione, il che comporta l’elaborazione di alcuni complessi disegni di dettaglio orientati a dimostrare che, nonostante le difficoltà del progetto, è possibile costruirlo

In realtà uno degli attributi di cui questa architettura è diventata creditrice è l’assenza di tettonicità. L’uso puramente pratico della costruzione ha condotto negli ultimi decenni ad alcune costruzioni prive di tettonicità basate su un uso artigianale della tecnologia.

Questa architettonica non è tettonica ma tecnicistica per la stessa ragione che non è visuale bensì ottica; né formale ma allegorica; né ordinata ma regolate o irregolare.

La tettonicità è la condizione strutturale della costruzione, quella dimensione dell’architettura nella quale l’ordine visuale ed il materiale confluiscono in uno stesso criterio di ordine.

Non si tratta pertanto di subordinare al sistema costruttivo sia la configurazione che l’apparenza dell’edificio, bensì di controllare la tensione che lega il come si costruisce con il come si vede.

 

- Materiali da costruzione e materiali di progetto

 

Entrambe le concezioni di materiale sono state viste come impedimenti da evitare, dato che compromettono la desiderabile originalità che caratterizzerebbe l’architettura moderna: così si è costruito il mito impossibile di un’architettura spontanea, senza un’altra materia prima che i materiali da costruzione e senza un’altra limitazione che la capacità inventiva dell’artefice.

L’impossibilità di separare la dimensione materiale dalla dimensione estetica porta a considerare l’opera come un ente complesso composto al contempo da materia e progetto, che si nutre di materiali tanto fisici quanto teorici.

 

 

-   Creazione, rappresentazione e verifica

 

Ricorrere all’idea per affrontare la creazione dell’architettura non sembra essere la migliore strategia per chi progetta, risulta più ragionevole iniziare con criteri di forma, capaci di favorire la sintesi per mezzo dell’ordine.

La descrizione generale dell’edificio mediante i sistemi convenzionali di rappresentazione (piante sezioni prospetti) permette di dare una certa idea dell’organizzazione dell’oggetto, benché accentui l’aspetto distributivo trasformandosi nella rappresentazione privilegiata dell’architettura.

Quando il progetto assume la condizione di processo, in modo che il proposito dell’architetto interagisca con la possibilità della forma, la verifica cessa di essere un operazione meccanica di accertamento di appartenenza o meno della soluzione alle prescrizioni della “idea”.

L’impiego della tecnologia digitale nell’uso dell’architettura costituisce un oggetto di controversia, riducendo il loro apporto a ciò che è strettamente operativo. Da un lato, l’atteggiamento più banale cerca di vendere in queste tecnologie un risparmio di tempo e sforzo, nelle misure in cui permettono di ripetere e di annullare con più efficienza che i procedimenti di disegno artigianale. D’altra parte, c’è chi cerca di usare la macchina per “produrre” immagini strutture sorprendenti che sarebbero incapaci di immaginare e di rappresentare con l’aiuto dei procedimenti tradizionali

 

Capitolo 5Progetto luogo e tempo

-   progetto e luogo

 

L’edificio moderno ha un limite amministrativo che normalmente non coincide col suo confine spaziale. Le relazione che lo definiscono si esauriscono solo dove non arriva più lo sguardo. Pertanto, l’edificio moderno, più che un oggetto delimitato e concluso è un episodio urbano  per definizione. Le Corbusier esprime l’architettura come una forma di abitare il mondo, senza altre barriere che quelle che determinano la protezione ed il controllo climatico.

L’architettura moderna si confonde spesso con uno stile esclusivista e arrogante che cerca di imporsi senza attenzioni verso gli ambienti che lo accolgono; da questa prospettiva, la presunta inurbanità essenziale dell’architettura moderna è più una manifestazione di insensibilità che una dimostrazione di incoltura.

Posto il problema dell’osservazione della realtà, l’attenzione all’ambiente perde ogni dimensione estetica per trasformarsi in un problema di urbanità. E’ proprio nella relazione dell’edificio con il suo intorno che si mette in evidenzia l’insufficienza degli stili  nel modo di guardare e di rispondere alla città.

Il progetto moderno non solo provvede ai dintorni dell’edificio ma non può prescindere dalla loro considerazione. Le condizioni del luogo sono un elemento essenziale per l’identità dell’edificio. La maggioranza dei progetti esemplari della modernità non si possono capire senza una sottile ma intensa considerazione dell’ambiente.

 

 

-   Significato, consistenza e storicità

 

L’opera architettonica ha due componenti essenziali: il senso e la consistenza. Il senso è legato alle relazione dell’oggetto e al suo contesto materiale e culturale. La consistenza è legata alle relazioni interne della stessa forma che sono coerenza, intensità e chiarezza.

L’opera di architettura si pone in un quadro storico che offre all’autore una serie di strumenti teorici, artistici e materiali la cui scelta incide sulla realizzazione dell’opera.

Un architettura per acquisire validità durante il tempo deve incorporare la sua stessa storicità

 

 

Capitolo 6 – Progetto e società

- Ciò che si insegna nelle scuole

 

Ci si è resi conto che le scuole non si sono distinte per la loro azione critica nei confronti dei miti e delle dottrine che hanno appoggiato il processo di banalizzazione progressiva dell’architettura degli ultimi decenni. L’abbandono dei principi della modernità si è seguito nelle scuole con grande naturalezza, si direbbe che la complicità con cui si sono accettate le successive  alternative alla modernità ha provocato, più che preoccupazione o incertezza, una sensazione di sollievo.

L’interesse per il moderno che si osserva ora si orienta più verso l’identificazione stilistica che verso la consistenza dell’ordine, dato che il peso delle abitudini acquisite durante vari decenni di architettura vengono trattate senza alcuna forma. In queste condizioni, la modernità che oggi sembra interessare non è altro che l’adozione di alcune preferenze figurative, con carattere transitorio in attesa che qualcuno proponga qualcosa d meglio.

 

 

-   Architettura e la pratica professionale

 

Le qualità basilari dell’architetto sono: avere il senso comune e il senso della forma ma non come poli di una condotto ascissa bensì come termini di un opposizione dialettica.

Se l’architettura non risolve i problemi della realtà non è architettura, niente impedisce di fare architettura se chi progetta è competente.

Da questa prospettiva si comprende come uno dei problemi è precisamente recuperare la competenza costruttiva come attributo fondamentale dell’attività dell’architetto. Solo il dominio della tecnica permettere di sperare in un eventuale accesso alla pratica artistica.

L’architettura dovrebbe cambiare l’aspettativa del cliente e dell’utente offrendo soluzioni reali al problema della qualità dell’abitazione.

Il controllo della dialettica tra il senso comune e il senso della forma è la migliore maniera di gestire le eventualità che determinano l’incontro dell’architettura con la realtà.

 

- Crisi della paternità e “architettura d’autore”

 

L’irruzione dell’architettura d’autore si diffonde nel momento in cui l’architettura smette di considerarti opera, per essere concepita come prodotto, cosa che suppone  di attribuirgli un senso, oltre al riconoscimento della sua identità formale. In altre parole la nozione di architettura d’autore appare quando l’inserimento dell’architettura tra i prodotti di consumo generalizzato determina l’abbandono del piacere mediante giudizio di istituire il consumo attraverso la persuasione. La fiducia in un consumo basato nell’identificazione dei valori di un’architettura  senza identità si salda con la rinascita del principio di autorità paradossalmente incompatibile con la nozione di paternità.

La crisi nel concetto di paternità che accompagna la generalizzazione della architettura d’autore non è un fenomeno che interessa solo la strategia commerciale dei prodotti, interessa in modo essenziale la loro stessa natura.

Questa circostanza provocò una regressione estetica di proporzioni inaspettate. L’architettura si considerò di nuovo come l’espressione materiale di un discorso in cui l’innovazione sostitui la novità, la sincerità, l’autenticità, la vistosità e la visualità.

 

- La critica e i critici

 

La teoria del progetto  non può ignorare il ruolo della critica nella configurazione  del quadro di riferimento delle decisioni che mediano tra la creazione e l’opera. Il ruolo genuino della critica è svelare le categorie ed i principi sui quali si stabilisce l’una o l’altra forma dell’architettura, con il fine che il pubblico stabilisca i propri giudizi.

 

- Architettura e morale

 

Sorprende la facilità con cui i valori estetici e morali si confondano negli scritti sull’architettura, nonostante che nei discorsi di chi, per la capacità che gli è concessa, dovrebbe delimitarli con chiarezza. All’origine dell’imbroglio c’è, probabilmente  la leggerezza teorica sulla quale si basano la maggior parte delle spiegazioni della modernità architettonica. La rinuncia alla forma come sistema di relazione visuali che acquisiscono senso nel quadro dell’opera, su cui si basarono i tentativi di rettifica dell’architettura moderna degli ultimi anni cinquanta, suppose soprattutto un correttivo morale. Si cerca di recuperare la connessione tra l’architettura ed il corpo sociale, dopo l’allontanamento che l’astrazione aveva provocato. Questa era la mentalità degli obbiettori. In nome del recupero di una complicità con il pubblico che si considerò persa, i realismi rinunciarono al valore più genuino dell’architettura moderna, senza notare  la trascendenza della decisione.

La rinuncia alla cosa essenziale della modernità è alla base di una rettifica morale  che istituisce la finzione figurativa come alternativa populista alla struttura formale che identifica ogni opera di architettura autentica.

 

GLOSSARIO

TEORIA – E’ il tentativo di trovare, mediante la riflessione, spiegazione a fenomeni che non si arriva a capire con il senso comune

FORMA  – E’ il prodotto dell’azione dell’individuo. La forma  non ha un essenza reale, ma è il risultato della proiezione di un apriorismo dell’individuo sulla realtà, nel modo in cui la trasforma con criteri artistici.

TETTONICITA’ si usa in geologia per riferirsi alla struttura della terra, ciò invita a considerarla l’aspetto della costruzione che trascende il suo compito basilare di produzione materiale per alludere alla dimensione costruttiva sulla quale si basa l’identità dei manufatti