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autore |
BRUNO MELOTTO; ORSINA SIMONA PIERINI |
titolo |
HOUSING PRIMER. LE FORME DELLA RESIDENZA
NELLA CITTÀ CONTEMPORANEA |
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editore |
MAGGIOLI EDITORE |
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luogo |
SEGRATE (MILANO) |
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anno |
2012 |
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lingua |
ITALIANO |
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Prima edizione |
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Argomento e tematiche affrontate |
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Primer è il titolo che Alison Smithson diede alla
raccolta di saggi del Team 10. Si è voluto quindi riprendere questo titolo,
per proporre un lettura critica basata sulle tematiche dell’architettura
resindenziale, partendo dunque da tematiche
propriamente urbane. Si propone di verificare le possibilità di un
rinnovato legame tra sperimentazione architettonica e realtà urbana, verificando
se e come le recenti esperienze europee, possano essere ricondotte ad un
numero lititato di principi. Questa ricerca nasce dalla collaborazione
tra scuola, passione, curiosità e altre discipline
artistiche come la voglia di viaggiare e di andare a vedere di persona i
luoghi dell’abiitare che gli autori si sono presi la briga di studiare. Il
lavoro di ricerca è stato impostato a partire dalla schedatura di 200 case
studies, le planimetrie dei quali compongono l’Atlante Urbano della Residenza
che conclude il volume. Tentativo qui proposto è quello di fornire delle
chiavi di lettura per esplorare il repertorio abitativo, viene anche
introdotto un capitolo sull’architettura della casa con questioni legate alla
sostenibilità e alle normative. Si delinea dunque un possibile metodo di
lavoro con mutazioni significative in grado di lasciare un segno. Orsina
Simona Pierini mette a punto delle categorie capaci di descrivere le
esperienze e le ricerche progettuali che non sono riconducibili a tipologie,
per cercare di capire l’housing urbano contemporaneo come i cambiamenti di
scala, il carattere domestico e la categoria dell’ interpretabilità,
suggerita da Bruno Melotto per orientarsi nella topografia dell’alloggio. La
prima parte del volume affronta i caratteri dell’urbanità nel linguaggio
dell’architettura della casa, cercando di metterne a fuoco gli strumenti
interpretativi e progettuali. Le variazioni di scala, il ritorno alla
scacchiera urbana,la ricerca dell’altezza giusta, identificati nella
produzione contemporanea, diventano le basi per un lavoro di progettazione
ispirato, a un uso concreto dell’esperienza storica. La seconda parte del
volume affronta invece la questione dal punto di vista dell’abitante,
verificando quanto la casa sia ancora il luogo ideale alla realizzazione di
una vita formale, sociale e personale significativa e quali siano gli
strumenti progettuali adeguati. Dal presupposto che esista una relazione tra
le forme che l’abitare può assumere e i significati che sottende si indaga su
quel punto critico su cui si fonda ogni idea di casa, home e house, punto in
cui si mettono reciprocamente in crisi. |
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Giudizio
Complessivo: 7 (scala 1-10) |
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Scheda compilata da: Elena Ricca |
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Corso di Architettura e Composizione Architettonica 2 a.a.2012/2013 |
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Autore |
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Bruno Melotto nasce nel 1975, studia architettura a
Milano e Porto (Portogallo). Si laurea in Architettura nel 2002 e nel 2008
consegue il titolo di Dottore di Ricerca in Architettura, Urbanistica e
Conservazione dei Luoghi dell’Abitare e del Paesaggio presso il Politecnico
di Milano, dove attualmente insegna Composizione Architettonica. Dopo varie
esperienze, nel 2003 fonda il gruppo deARQ, con cui svolge attività
professionale e di ricerca fino al 2008. Dal 2006 al 2009 è stato socio di
Coop Arch G.1 con il ruolo di capo-progetto, occupandosi sia di nuove
realizzazioni che di interventi sul costruito, dalla scala urbanistica a
quella architettonica e di interior design. Nel 2010 ha fondato, con Maria
Chiara Piraccini, ARCOMETA-itinerari attraverso la città contemporanea,
associazione culturale che vuole promuovere la conoscenza e la valorizzazione
del patrimonio di cultura contemporanea presente nelle città, attraverso
progetti di condivisione, viaggio, workshop e formazione. Nel 2011 ha
pubblicato “Ars domestica. Riflessioni sullo spazio dell’abitare”. Svolge la
libera professione a Milano. |
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Bruno Melotto |
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Autore |
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Orsina Simona Pierini, è nata a Milano il 3 Dicembre 1962. Laureata a
Milano in Architettura nel 1989 presso
il Politecnico di Milano, ha conseguito il dottorando di Ricerca in Composizione
Archiettonica a Venezia nel 1995. Dal 1999 è ricercatrice in Composizione
Architettonica e Urbana presso il Dipartimento di Progettazione dell’
Architettura del Politecnico di Milano. Dal 1985 al 1989 ha collaborato con
Virgilio Vercelloni, con cui ha pubblicato diversi libri su Milano, e sull’
inconografia urbana. Dopo aver lavorato nello studio di Giorgio Grassi, di
cui ha curato i volumi “Giorgio Grassi: progetti per la città antica” e
“Giorgio Grassi: i progetti, le opere e gli scritti”, si è trasferita nel
1989 a Barcellona, dove è iniziata la collaborazione con Carlos Martì e Pep
Quetglas, concretizzata nella pubblicazione dei volumi su J.M. Sostres, dei
testi su Coderch e dei più recenti “passaggio in Iberia” e Alejandro de la
Sota, “Dalla materia all’ astrazione”. Recentemente ha pubblicato “Sulla
facciata. Tra architettura e città”, Rimini 2008. Nell’ultimo anno ha inoltre
approfondito con Bruno Reichlin gli strumenti critici per l’architettura,
presso la EPFL. |
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Orsina Simona Pierini |
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Contenuto |
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Questo lavoro è il risultato di una ricerca iniziata nel
2008 con l’intenzione di sistemare una serie di conoscenze, interesse e
curiosità che gli autori hanno sviluppato nell’ambito della loro attività di
ricerca e sperimentato nell’attività didattica. In questa ricerca vengono
analizzate 200 case studies che compongono l’Atlante Urbano della Residenza,
in ognuna delle quali viene rappresentata: planimetria, pianta, sezione e
foto dell’edificio. L’ordine in cui sono disposte non è chiaro perché gli
autori hanno preferito che fossero i lettori
a determinare l’ordine secondo la propria interpretazione. Questa
ricerca si occupa anche dell’urbanità correlata ad un’ idea di città compatta,
rivisitata con gli occhi di chi conosce le conquiste sullo spazio moderno,
ipotizzando una diffusa urbanità, riconoscibile nelle diverse scale e
caratteri dell’abitare. Uno degli autori di uno dei capitoli pensando
all’idea di città parla del balcone e da come viene usato da alcuni architetti
nelle proprie opere. Nei vari capitoli si parla quindi di urbanità,
dell’abitare e dell’abitante. L’ interesse dei ricercatori riguarda la
densità come strumento qualitativo, per
arrivare a porsi la domanda se costruire in altezza o per blocchi. Infine
vengono poi trattate le interazioni
tra casa e città, dove la casa è sempre elemento di mediazione: tra
pubblico e privato, tra singolare e plurale, tra fisso e variabile. |
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(1) Delugan Meissl Associated, Wienerberg City Loft, Wien ., 2004 (2) OFIS
Architects, Tetris Apartments, Ljubljana, 2005-2007 (3) OFIS,
Lace Apartments, Nova Goricia, 2004-2008 (4) Bevk Perovic Architekti, Housing Complex Pilon,
Ljubljana, 2004-2008 (5) Renzo
Piano Building Workshop, Central St. Giles, London, 2010 (6) Sadar
Vuga Architekti, Condominium Trnovski Pristan, Ljubljana, 2002-2004 |
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CAPITOLI |
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Capitolo 1 - INVARIANZA E PERTURBAZIONI, Massimo Fortis |
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In questo capitolo Massimo Fortis dopo aver precisato
che il punto di vista di chi scrive è più portato a meravigliarsi per la
stabilità delle forme dell’ abitare che ad esaltarsi per l’ esibizione di
nuovi apparati figurativi, riconosce l’ esistenza di alcuni conflitti su cui
vale la pena riflettere, elencandone alcuni. CORALITÀ VERSUS PROTAGONISMO:
Nella casa normale dell’edilizia residenziale in un certo periodo storico, la
coralità è ottenuta mediante la ripetizione del tipo edilizio o attraverso
l’omogeneità della regola costruttiva. L’accostamento di tante individualità
può dar luogo ad una omogeneità ambientale. Qualcosa del genere è accaduto ai
palazzoni del periodo eclettico, re-inglobati nella texture del paesaggio
urbano. UNDERSTATEMENT DEL DOMESTICO VERSUS ENFASI ESPRESSIVA: la legge
primaria della casa normale riguarda la componente espressiva. La legge
costitutiva della casa è quella dell’ oikos-nomia, un principio di necessità
e utilità dove ogni spazio, ogni dettaglio deve trovare senso e ragione, dove
gli elementi stilistici sono dichiarati in versione minimal e la bellezza
viene sostituita dalla grazia. L’attenzione sull’oggetto architettonico, il
controllo dello spazio aperto all’interno del cluster residenziale esprime un
desiderio nel voler migliorare la “qualità dei luoghi dell’abitare”. MISURA
VERSUS MAGNILOQUENZA: importante è la dimensione. Si pone il tema di
attribuire all’ emergenza residenziale un ruolo primario nel dare forma e
struttura ai paesaggi della città dissociata, cosa che aveva già fatto Carlo
Aymonino per il complesso Monte Amiata al Quartiere gallaratese di Milano
(Immagine 1 e 2). PROVE DI RIACCORPAMENTO URBANO: nel repertorio sono stati
fatti dei tentativi di lavoro sulla contiguità e relazione con gli spazi
pubblici con lo scopo di sancire l’appartenenza dei luoghi dell’abitare con
il complesso urbano. Le operazioni di ricomposizione trovano un terreno
fertile e predisposto dove l’ossatura delle città, del plan, è ancora definita
come il caso di Barcellona. In Europa si è più orientati verso la
ricostruzione piuttosto che la nuova espansione. EXISTENZMEDIUM: la
produzione dell’alloggio sembra essersi assestata su una medietas
innanzitutto dimensionale e le conseguenze sono la riduzione del nucleo
famigliare e delle possibilità economiche. Le novità introdotte sono poche,
come il secondo servizio, le cabine armadio, anse per la postazione
informatica, quindi un’ attenzione maggiore rivolta alla dotazione di gadgets
tecnologici più che allo spazio primario. Un fattore non trascurabile per i
mutamenti che possono indurre alla variazione dell’ interfaccia spazio
interno/spazio pubblico, è la domande di elementi aggiuntivi che estendono le
prestazioni dell’ abitazione tradizionale come logge, verande, patii e
terrazzi. L’attenzione dei progettisti è concentrata su ciò che circonda
l’alloggio o arricchisce le sue dotazioni. Sorge dunque il dubbio che il vero
obiettivo sia formale e non pratico. HOUSING COLLAGE: se raduniamo i 191 esempi
analizzati in un solo luogo, l’impressione potrebbe essere quella di una
sostanziale omogeneità di linguaggio, come se l’evocazione dell’immagine
tradizionale della casa fosse delegata alla produzione edilizia corrente. |
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(1) Carlo Aymonino,
complesso abitativo “Monte Amiata” Quartiere Gallaratese, Milano, 1967-1972,
Plastico (2) Carlo Aymonino, complesso
abitativo “Monte Amiata” Quartiere Gallaratese, Milano, 1967-1972,veduta
dall’edificio B |
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Capitolo 2 – VERSO UN’ URBANITÀ DIFFUSA, Orsina Simona Pierini |
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L’analisi degli autori sulla città contemporanea costruita, ha assunto il carattere
di verifica delle urgenze del contemporaneo con gli strumenti di sempre, ma
l’interesse dei ricercatori riguarda la densità come strumento qualitativo,
per arrivare a porsi la domanda se
costruire in altezza o per blocchi, invece di pensare alle urgenze
ecologiche che ci costringono alla densità. Per descrivere l’urbanità dei
nuovi spazi dell’abitare bisogna passeggiare nelle architetture o percepire
una dimensione domestica all’interno di una sequenza urbana seguendo la traccia
del possibile abecedario che gli autori hanno voluto sperimentare. Per descrivere questi progetti
hanno utilizzato dei termini disciplinari come: spazio, corpo di fabbrica,
arretramento, strada, rotazione, limite, apertura ecc. Gli esempi
scelti sono quelli i cui caratteri dell’urbanità hanno un significato e
possono quindi offrirsi all’abitante come evocazioni di idee di città, come
invarianti urbane, da verificare nelle variazioni della contemporaneità.
L’urbanità ricercata è correlata a un’idea di città compatta, rivisitata con
gli occhi di chi conosce le conquiste sullo spazio moderno, ipotizzando una
diffusa urbanità, riconoscibile nelle diverse scale e caratteri dell’abitare.
Per cercare di capire la città storica e moderna, si devono imparare ad usare
i ferri del mestiere. VARIAZIONI SULLA SCALA: nella città otto-novecentesca la scala
urbana è stata associata all’idea di crescita senza misura, con
l’introduzione di un nuovo sistema di
rapporti dimensionali. La città moderna spostava il tema della scalla sulla
quantità, sulla densità e sulla crescita urbana in altezza: una concreta
risposta ai blocchi urbani fuori misura della città ottocentesca, era stata
la proposta di un nuovo tipo urbano, il grattcielo. Nei progetti di Feilden
Clegg Bradley o MacCreanor Lavington, per Accordia a Cambridge, o il
quartiere Sanpolino a Brescia di Mauro Galatino, i progettisti sono riusciti
ad integrare la scal più minuta con altre idee urbane di scala maggiore,
mentre in altri casi si accetta la nuova dimensione, fino a snaturarla nella
costruzione di interi quartieri di torri, come succede a Pechino, dove non si
riconosce più il tema dell’edificio in altezza, ma ci si trova a dover
confrontarsi con una intera città costruita dalla ripetizione di questo tipo
edilizio, facendogli perdere il ruolo di eccezionalità e il suo carattere di
urbanità. Esempi di Variazioni sulla scala:
il progetto dello studio HVDN per Het Kasteel ad Amsterdam (Immagine
1) e De Albatros Housing Complex sempre ad Amsterdam, il progetto di Jean
Nouvel per l’edificio Soho a New York, il progetto di Lalou e Lebec a Lille e
il progetto di E. Belzunce, L. Diaz-Maurino e J. Garcia Millan a Bilbao. DISINVOLTURA TIPOLOGICA: in alcuni progetti, come il Landtong realizzato a Rotterdam dal gruppo
olandese de Architeckten Cie, sono scomponibili e leggibili le diverse
tipologie abitative e le diverse idee di città che queste tipologie edilizie
descrivono. Ma questo esempio, si mostra come la sommatoria escplicita di
tipi, quindi nel caso di Peter Behrens a Berlino per la AEG, ci permette di
intuire come il valore di uno strumento compositivo, come la compattezza, può
avere nel progetto contemporaneo e che possiamo riconoscere come strumento
progettuale usato alle varie scale, fino alla misura della singola palazzina
a blocco. Esempi: il progetto dello studio de architectengroep Dick Van
Gameren, Liburg ad Amsterdam (Immagine 2), il progetto dello studio de
architectengroep H. Schulten Housing Complex ad Almere, il progetto di Bevk
Perovic Arhitekti Housing Complex Pilon a Ljubljana, il progetto di A. Gomez,
B. Lopez, J. Haider Virgen de la Encina a Madrid il progetto di Riken
Yamamoto Jianwai SOHO a Beijing. LA SCACCHIERA URBANA: negli anni recenti, la dismissione dei
grandi reparti industriali cj ha obbligati al ragionamento sul frazionamento
del territorio, che ha riportato all’attualità i concetti di trama, isolato,
maglia stradale, dimensione del lotto, la loro definizione architettonica e i
loro caratteri, approfondendo i temi della cortina stradale, dello spazio
interno a corte e riconfermando la divisione tra interno ed esterno, che la
città moderna aveva cercato di smantellare. In questo lavoro sulla scala
dell’isolato, ritorna efficace la proposta di definizione di un limite, di un
interno e di un esterno, utile a portare identità e protezione al luogo della
residenza. Esempi: il progetto dello studio de Architekten CIE, Botana
Housing Complex ad Amsterdam (Immagine 3), il progetto dello studio KCAP
Architects & Planners Stadstuinen a Rotterdam, il progetto di Moriko Kira
Block 65B, Ljburg ad Amsterdam, il progetto di Klaus Theo Brenner Reichenau,
Konstanz a Berlino e il progetto di Adrian Streich Architekten Werdweies
Housing a Zurigo. NUOVE SOGLIE URBANE: ora ci si
occupa di leggere, in negativo, le diverse spazialità che il ritorno al
blocco suggerisce, nella necessità di ridefinire nuovamente i caratteri degli
ambiti che separano cittadino e abitante. La residenza assume nel suo
carattere architettonico un duplice significato: su strada risponde
all’esigenza di un fronte urbano, mentre l’altra faccia, più intima e
riservata, può assolvere ai bisogni della domesticità. Oggi non è più
possibile riconoscere alla strada solo il ruolo pubblico o alla corte solo
quello di spazio privato, perché il tema della strada e tutte le sue
variazioni, è diventato occasione per rompere i limiti dell’edificio, per
stabilire nuove relazioni tra interno ed esterno. Esempi: il progetto di O’
Donnel e Tuomey, Timberyard Housing a Dublino (Immagine 4), il progetto dello
studio Coll-Leclerc Arquitectos Housing Complex a Barcellona, il progetto di
JSA Jeroen Schipper Architecten Housing Complex a Den Haag, il progetto dello
studio MDW Architecture Residential Complex Le Lorrain a Bruxelles e il
progetto degli ANA acrhitecten Lootsbuurt Housing Complex ad Amsterdam. ALTEZZA CONFORME: per molto tempo
la città è stata decisa in pianta, la sua terza coordinata non era una
scelta, ma era dettata dai limiti della tecnica costruttivae decretata dalla
normativa edilizia. L’architetto Portzamparc propone una normativa, per il
progetto dello ZAC Massena delegando ai singoli progettisti le scelte
architettoniche della sua realizzazione, che impone l’uso di altezze diverse
nella composizione volumetrica di una piccola frazione. La dimensione ridotta
del lotto, rende forse troppo frammentario il risultato d’insieme nella
città, pur riconoscendo il risultato ottenuto dalle scelte progettuali dei
singoli progettisti. John Beckman riesce ad interpretare questa norma
urbanistica nel progetto di Parigi e quetso tentativo è ben riuscito. In
questo progetto però, fa delle scelte tipologiche e architettoniche precise,
che permettono all’abitante di avere giardini e terrazze alle quote più alte
e per compensare l’effetto troppo frammentato che la norma aveva imposto,
utilizza pannelli prefabbricati in cemento colorato. Alcuni progetti dichiarano una quota massima, disegnano una
linea orizzontale continua, utile ad articolare nella parte sottostanze le
possibili variazioni del corpo di fabbrica. Il tema dell’ altezza e della
misura giusta può essere interpretato anche dal basso. Esempi: il progetto di
DOMUS, Faelladhaven Housing Complex a Kobenhavn (Immagine 5), il progetto di
Jhon Beckmann Social Housing, Z.A.C. Massena a Parigi, il progetto di Abiro
Dunajski Vogal, Ljbljana, il progetto di Herman Hertzberger
Architectuurstudio HH Middelburg e il progetto di DKV Architecten Zalmhaven a
Rotterdam. DOMESTICITÀ ESIBITA: Il progetto della casa del
nostro tempo deve assumere nel suo linguaggio quella disponibilità
all’adattamento, alla mobilità, che tiene insieme i cittadini nella crescita
per il futuro, contrapposta al mantenimento dei caratteri della polis.
Esempi: il progetto di Zigzag Arquitectura, Social Housing a Mieres (Immagine
6), il progetto di Lluis Clotet, Ignacio Paricio Housing in Sant Pere deRibes
a Barcellona, il progetto di Emre Arolat Gokturk Arketip Housing ad
Instanbul, il progetto dello studio de architectengroep – D. Van
GamerenFunenpark ad Amsterdam e il progetto di Sadar Vuga Rhitekti Gradaska
Apartment Building a Ljubljana. |
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(1) HVDN Architecten,
Het Kasteel Housing Complex, Amsterdam, 2007 (2) de architectengroep Dick Van Gameren, Liburg, Amsterdam, 2005 (3) de Architekten CIE, Botana Housing Complex, Amsterdam, 2002 (4) O’ Donnel e Tuomey, Timberyard
Housing, Dublino, 2007-2009 (5) DOMUS, Faelladhaven Housing
Complex, Kobenhavn, 2006 Zigzag
Arquitectura, Social Housing, Mieres, 2004-2007 |
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Capitolo 3 – APPUNTI DAL BALCONE, Carmen Dìez Medina |
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Carmen Dìez Medina in questo capitolo parla del balcone e di come viene usato da
alcuni architetti nelle loro opere. Il balcone è quel luogo della casa che si trova in ogni
tipo di abitazione. La sua forma e la sua funzione dipendono da diversi
fattori come la cultura, il momento storico, i gusti architettonici
dell’epoca, la dimensione dell’abitazione, la sua ubicazione (città o
campagna) e la sua funzione sociale. Il balcone ha un duplice utilizzo: viene
utilizzato da chi si affaccia dall’interno
per vedere il mondo che lo circonda, mentre per colui che osserva da
fuori, si presenta come un’ imboccatura che invita ad immaginare l’interno
della casa. Oltre ad essere un elemento di comunicazione tra chi si trova
dentro casa e coloro che stanno fuori, è anche un intimo spazio che viene
trattato con molta attenzione dagli architetti. L’ autore poi fa alcuni esempi di come viene trattato il
balcone dagli architetti del
Novecento. Adolf Loos conferisce al balcone un maggior significato facendone
un uso sorprendente, diventa uno spazio ambiguo, inatteso e carico di
attenzioni. Nelle sue ville Loos, usa i balconi interni come strumenti per
dare senso ad uno spazio in cui il proprietario si sente psicologicamente
dominante, come le case modello per la Werkbundsiedlung, Vienna 1932.
(immagine 1 e 2) Le Corbusier invece, usail balcone come elemento per
articolare la composizione come Villa Stein a Garches (1926/1929), in cui la
facciata risponde a criteri di matrice strettamente composita. Nell’Unitè d’
Habitation, i balconi-patio invadono tutta la facciata, cessando di essere
elementi puntuali rigorosamente disegnati. Nell’edificio Mirador dello studio
MVRDV, il balcone è ottenuto svuotando il volume del fabbricato, un
parallelepipedo che assume la forma di un arco di trionfo. Altro esempio è
l’Edificio Mirador dello studio MVRDV in cui un enorme balcone è ottenuto
svuotando il volume del fabbricato, un parallelepipedo che assume l’aspetto
di un arco di trionfo. L’icona urbana dell’edilizia sociale prende la forma
di un balcone. L’ultimo esempio citato dall’autore è il progetto del concorso
di edilizia residenziale popolare Nuestra Senora de Los Angeles di Alejandro
Gomez (immagine 3 e 4), progetto che rappresenta un blocco regolare a forma
di parallelepipedo basato sul tema del balcone: giardini sospesi a doppia
altezza, anelli di una catena verde che mette in comunicazione i diversi
piani che permettono di stabilire una relazione interna tra vicini. I
giardini sospesi destinati ad un uso condominiale, creano una spaccatura
verticale nell’edificio introducendo nelle case uno spazio verde, così ancora
una volta il balcone genera un ambiente a sé, tra pubblico e privato,
ambiente privilegiato tra la casa e il mondo. |
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(1)- (2) Adolf Loos, Case modello per la Werkbundsiedlung,
Vienna, 1932 (3)-(4) MVRDV, Edificio Mirador,Madrid, 2005 |
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Capitolo 4 – L’ INQUIETUDINE DELL’ ABITANTE, Bruno Melotto |
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Questo capitolo ha
l’obiettivo di analizzare le interazioni
tra casa e città partendo da diversi casi di architetture residenziali
e focalizzando le metodologie progettuali impiegate, ha inoltre lo scopo di
studiare il progetto della casa, dal punto di vista dell’abitante, ovvero
rispetto alle sue necessità, istanze, desideri o frustazioni. All’interno di
questo capitolo ci sono 3 sottocapitoli, la
città dentro casa, la finestra di fronte e il mutevole abitare, contiene
inoltre un implicito riferimento ad altrettante dualità, all’interno della
quali la casa è sempre elemento di mediazione: tra pubblico e privato, tra
singolare e plurale, tra fisso e variabile. LA CITTÀ DENTRO CASA IL BASAMENTO COME ELEMENTO DI MEDIAZIONE: Uno dei temi che
la residenza si trova ad affrontare è quello dell’attacco a terra, il punto
fisico in cui l’intimità degli spazi domestici tocca il suolo urbano
collettivo. Dal punto di vista funzionale questo può essere risolto con la
collocazione al piano terra di spazi a servizio della residenza, come per
esempio il progetto dell’edificio Smartinska dello studio Abiro a Ljubljana e
il progetto di Hendriks Schulten Architecten per il centro di Geleen
(Immagine 1). Dove l’ancoraggio a terra, in termini prettamente architettonici,
non è possibile, si ricorre all’uso del basamento come per esempio nel
progetto The Lighthouse di Lundgaard & Tranberg a Copenhagen, il progetto
dei Mecanoo Architecten ad Amsterdam e il progetto del gruppo EM2N a Zurigo. IL CORPO DI FABBRICA E LE RELAZIONI INTERNO-ESTERNO:
anche il funzionamento interno dell’edificio o la conformità stessa dei
singoli alloggi possono essere, in questo caso, rivelatori: la casa è il
primo filtro tra noi e il mondo e il suo grado si permeabilità deciderà quanto
di noi vogliamo comunicare all’esterno e quanto dall’esterno siamo disposti a
far entrare nei nostri spazi. Il progetto di case sociali di Fernandez
Gonzalez a Castellon, il progetto di case sociali di J.T. Cepeda a Conil de
la Frontera e il progetto di case sociali dello studio ACXT a San Sebastian,
mettono in luce lo spazio collettivo/distributivo in favore degli alloggi,
che riescono così a godere del doppio affaccio. In altri casi nordamericani
vengono proposti spazi neutri d’ingrsso con dimensioni di vere e proprie
stanze come ad esempio il progetto del Sunrose Condominiums di Holst
Architecture a Portland (immagine 2). LA FINESTRA DI FRONTE nel primo
gruppo di casi studio analizzati, gli spazi collettivi diventano momento di
relazione tra un gruppo ristretto di persone con cui condividere interessi,
attività e modelli abitativi; nel secondo gruppo invece, gli spazi collettivi
vengono utilizzati come mediazione tra l’esterno urbano e l’interno
domestico. LA DISTRIBUZIONE COME MOMENTO RAPPRESENTATIVO: un tema
affrontato nei progetti di architetture residenziali presi in esami, è quello
di ridefinire il ruolo degli spazi collettivi rispetto agli spazi urbani veri
e propri da un lato e agli spazi privati dall’altro, lavorando su ambiti
collettivi nei quali gli abitanti siano in qualche modo portati ad
interagire. Un modo con cui ricreare questa complessità controllata è il
ricorso al mix tipologico, come il progetto Stadstuinen di KCAP a Rotterdam.
Altri progetti lavorano sulla ricerca di una spazialità adeguata,
ridisegnando al proprio interno una spazialità minuta come il progetto
Shinonome Canal Court a Tokyo di Riken Yamamoto. In altri casi ancora, il
progetto scompone le masse volumetriche in favore di un approccio più
morfologico come il progetto Beaumont Quarte di S333 a Auckland (Immagine 3).
Altri progetti ricorrono a tipologie distributive tradizionali comeil
progetto Gelaagd Hof di ANA Architecten e il progetto di case sociali a
Carabanchel di Alberola. I progetti sopracitati hanno in comune la ricerca di
un preciso carattere in grado di connotarli e renderli significativi dal
punto di vista sociale. SPAZI COLLETTIVI E SOCIALIÀ DELL’ABITARE: in questa
categoria sono stati inserite le architetture che funzionano come integratori
sociali, pensate a partire dalla volontà di far interagire le persone e i
luoghi. Esempi: il progetto di case sociali in Vara de Rey a Madrid di
Alberola e Martorell con Luis Maurino, il progetto dello studio Querkraft
nell’edificio per appartamenti KSM a Vienna (Immagine 4), il progetto di case
sociali Poljane di Bevk Perovic Arhitekti a Rotterdam, l’intervento a Cusano
Milanino di Quattroassociati e il progetto di Mecanoo presso Nieuw Terbregge
a Rotterdam. IL MUTEVOLE ABITARE L’INTERPRETABILITÀ DEGLI SPAZI DELLA CASA: la contemporaneità
è ricca di abitazioni costruite che possono declinarsi in configurazioni
temporanee trattenendo su un piano lo spazio domestico e consentendo così
agli abitanti di esprimere al meglio il proprio specifico modo di abitare, di
interpretare la propria casa. Uno dei temi compositivi principali è quello
del rapporto tra la libertà e l’adattabilità degli spazi domestici. L’interpretabilità può riguardare il modo
in cui il progetto predispone una spazialità neutra, che sia pronta ad essere
allestita, interpretata appunto, dall’abitante. Esempi: il progetto di case
sociali di Aranguren e Gallegos a Carabanchel (Immagine 5), il progetto di
case sociali de Leclerc a Lleida, l’edificio per appartamenti LEE dello
studio Querkraft a Vienna, il progetto
dello studio Atelier in der Schonbrunnstrasse su Donaufelderstrabe a
Vienna e il progetto di case sociali di Gigon Guyer Architekten a
Zurigo. VARIETÀ ABITATIV E COMPATTEZZA FORMALE: nel momento in
cui ogni casa è adattabile alle necessità del nucleo che lo abita, essa
diviene specifica, diversa, unica. Deve quindi rispondere all’immagine che di
se ha o si vuole dare; all’architettura residenziale viene richiesto di
rendere riconoscibile all’esterno tale specificità. Gli esempi di progetti
che trattano questo tema sono: il progetto
Condominium Trnovski Pristan di Sada Vuga Arhitekti a Ljubljana, il
progetto Settecase di C&P a Jesolo
(Immagine 6), il progetto Habitat 825 di LOHA a West Hollywood, il progetto
BLA dello studio RBA a Musile del Piave e il progetto Willoughby 7917 sempre
dei LOHA a West Hollywood. All’interno di questo capitolo c’è un altro sotto
capitolo “UNO SPACCATO URBANO nota sulla sezione come strumento analitico”
scritto da CATERINA MARRA. L’autrice ci dice che per capire come lo spazio
urbano possa interagire con lo spazio dell’abitazione è indispensabile
utilizzare strumenti che permettono di leggere l’edificio in rapporto alla
città, cioè la sezione verticale che permette una lettura degli spazi in
connesione tra loro mettendo in luce il rapporto tra la città e l’edificio.
Progettare con la sezione verticale permette di affrontare temi come
l’attacco a terra, la relazioooneee tra gli
edifici e la strada , la creazione di un interno e un esterno a diversi
livelli di intimità. Inoltre da un punto di vista prettamente urbano permette
di costruire relazioni con il contesto e di articolare la relazione
pubblico-privato e città-abitazione delineando diverse interazioni con il
suolo che non sono definibili con altri strumenti progettuali. Ciò significa
progettare il legame che l’oggetto “edificio” può creare con la città. |
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1) De Architectengroup, Hendriks Schulten Architecten,
Housing Complex, 66 units, Geleen, 2003-2009 (2) Holst Architecture, The Sunrose Condominiums,
Portland, 2009 (3) S333 Architecture + Urbanism Ltd, Beaumont Quarter,
Auckland, 2001-2005 (4) Querkraft, KSM apartment building, Wien, 2009 (5) Aranguren + Gallegos Arquitectos, Social Housing, 64
units,Carabanchel, Madrid, 2002-2004 (6) C&P Architetti, 7 Case, Jesolo, 2004-2007 |
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Capitolo 5 – ATLANTE URBANO DELLA RESIDENZA, Bruno Melotto e Orsina Simona Pierini |
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In questo capitolo prende forma un
Atlante Urbano della Residenza con le planimetrie urbane di ciascuna delle 27
case studies analizzate, in scala
1:5000. L’ordine in cui sono state disposte le case studies non è chiaro, perché gli
autori hanno preferito lasciarlo intuire al lettore. Un criterio potrebbe
essere la densità; dalla più densa a quella meno densa, oppure la complessità.
Sfogliando l’ Atlante si potrà notare che a volte nello stesso quadro
compaiono più lavori dello stesso progettista (Immagine 1-2-3-4), altre volte
invece lo stesso tema è semplificato da più lavori realizzati sulla stessa
città (Immagine 5-6-7-8). Questo perché l’ Atlante non vuole essere
definitivo , ma provvisorio, non vuole dare una risposta, ma al contrario
vuole suscitare curiosità e interesse nei confronti del lettore. |
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(1) KCAP
Architects & Planners, GWL Terrein, Amsterdam,
1993-1998 (2) de Architekten CIE,Het Funen Housing Complex, Amsterdam, 1996-2005 (3) Herman Hertzberger Architectuurstudio
HH, Paradijssel Housing Project, Capelle aan den Ijssel,
1996-2000 (4) de Architekten CIE, Kop VanZuilen,
Utrecht, 1998-1999 (5) Aranguren + Gallegos Arquitectos,
Social Hosing, Carabanchel, Madrid, 2002-2004 (6) MVRDV,
B. Lleo, Celosia Building, Sanchinarro,
Madrid, 2009 (7) Nodo17 arcuitectos, 12 Towers, Vallecas,
Madrid, 2008 (8) Estudio
LamelaArquitectos, Social Housing, Sanchinarro, Madrid,
2001-2002 |