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autore

 

CHRISTIAN NORBERG-SCHULZ

titolo

GENIUS LOCI. Paesaggio Ambiente Architettura

editore

ELECTA

luogo

MILANO

anno

1992

prima edizione originale 1979

 

 

Lingua

 

ITALIANO

 

 

 

 

  

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ARGOMENTO E TEMATICHE AFFRONTATE

Obiettivo principale dell’autore è l’indagine delle implicazioni psichiche dell’architettura. Abitare è lo scopo ultimo dell’architettura e se, come diceva Heidegger, l’uomo abita quando riesce ad orientarsi ed identificarsi in un ambiente; allora gli spazi in cui la vita si svolge devono essere luoghi nel vero senso della parola. Spazi dotati di caratteri distintivi.

Il genius loci è lo spirito del luogo e il compito dell’architetto è quello di creare luoghi significativi. Se il genius loci sopravvive alle modifiche dovute ai diversi assetti funzionali, allora conferisce un carattere indelebile ai paesaggi. Il genius loci rende fenomeni architettonici differenti “parti di un’unica e riconoscibile esperienza”.

L’autore si sofferma sulla descrizione del termine luogo, ne studia le principali caratteristiche e distingue i fenomeni del luogo naturale e di quello artificiale. Passa poi alla lettura di tre esempi di città (Praga, Khartoum e Roma) in cui è possibile indagare sul genius loci; per infine tornare ad interrogarsi sul luogo e a dare una descrizione del luogo oggi. 

 

Giudizio Complessivo: 8

Scheda compilata da: Carolina Bottazzi

Corso di Architettura e Composizione Architettonica 2 a.a.2012/2013

 

  

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Christian Norberg-Schulz

 

AUTORE

 Nato a Oslo nel 1926, Christian Norberg-Schulz si è laureato in architettura al Politecnico di Zurigo nel 1949.

Ha studiato Storia dell’architettura alla Harvard University e a Roma, conseguendo la libera docenza nel 1964. Ha ricevuto la laurea ad honorem a Hannover nel 1978. Dal 1966 è professore presso la facoltà di architettura di Oslo.

Ha costruito pochissimi edifici, ma come teorico dell'architettura ha avuto un'influenza notevole. I suoi libri sono stati tradotti in numerose lingue.

Ha pubblicato tra l’altro Michelangelo Architetto (1958), Intention in Architecture (1971), Kiliam Ignaz Dientznhofer e il barocco boemo (1969), Existence, Space and Architecture (1971), On the Search for Lost Architecture (1975), Between Earth and Sky (1978), La maison Behrens (1980), Bauhaus (1980), Louis I. Kahn, idea e immagine (1980).

Per i tipi Electa sono apparsi Architettura barocca e Architettura tardo barocca (1971), Il significato nell’architettura occidentale (1974), L’abitare (1985), e Sverre Fehn.

 

CAPITOLI

 Capitolo 1 – LUOGO?

L’analisi dell’autore si apre con la descrizione del luogo in quando “fenomeno”, perché gli atti e gli eventi nell’esistenza quotidiana hanno luogo e perché è impossibile immaginare un avvenimento senza riferirsi immediatamente ad un luogo specifico. Il luogo non può essere semplicemente una localizzazione, ha un preciso carattere, ricco di sfumature che solo insieme possono descriverlo in modo totalizzante.  Si fa riferimento alle parole di George Trakl, per introdurre i concetti di interno ed esterno e di conseguenza quello di soglia in cui si manifesta il problema dell’abitare.

Si passa poi ad un’altra distinzione: elementi naturali, quali dati in termini geografici ed elementi artificiali, quali costruiti dall’uomo; concetti ripresi dettagliatamente nei capitoli successivi. Esiste un’analogia strutturale diretta tra i luoghi artificiali e quelli naturali; basti pensare ai confini dello spazio costruito: pavimento, parete e soffitto, riconducibili a terreno, orizzonte e cielo. Per descrivere il modo in cui uno spazio si chiude, grazie agli elementi suddetti, rispetto al contesto è necessario introdurre anche il concetto di carattere come componente indiscutibile di ogni oggetto, rappresentativo di tutte le sue proprietà. È evidente come uno spazio non sia soltanto qualcosa di tridimensionale ma anche un campo di percezione e il carattere denota proprio quell’atmosfera generale. È necessario capire le diverse connotazioni di un luogo al cambiare delle stagioni, della luce; le caratteristiche del terreno e del cielo.. solo tutte queste sfumature insieme possono trasformare un sito generico in un luogo. E questo è fare architettura.

Lo scopo esistenziale dell’edificare presuppone la necessità di orientamento nell’ambiente. L’autore utilizza spesso i termini orientamento e identificazione perché un uomo che abita uno spazio è esposto anche al suo carattere. È necessario scendere a compromessi con il genius loci della località, anche se questo concetto era molto più sentito nell’antichità. Nonostante questo, è tutt’ora fondamentale raccogliere le complessità della vita in un’opera d’arte; l’architettura deve concretizzare il genius loci comprendendo la vocazione del luogo.

 

Capitolo 2 – IL LUOGO NATURALE

L’autore ripercorre lo sviluppo delle facoltà mentali di un individuo per mettere a fuoco gli elementi che compongono il processo di crescita e che dipendono dall’ambiente locale. Evidenzia così cinque categorie basilari, le cui proprietà variano nelle culture differenti.

La cosa. Quindi la natura riscontrata in elementi concreti, quali il cielo, la terra, l’acqua e ancora la montagna, l’albero, la vegetazione.. e tutti quegli “oggetti” significativi per la cultura di alcuni popoli, per le emozioni che possono provocare oppure perché sfondi o protagonisti di racconti tramandati nel tempo.

L’ordine cosmico. È una conoscenza della natura basata sul concetto di mondo in quanto spazio con direzioni principali che determinano significati differenti. L’est, per esempio, in quanto direzione del sorgere del sole, rappresenta la nascita e la vita in alcune culture; vincolando così anche l’edificazione di oggetti architettonici.

Il carattere. La definizione di luoghi grazie a caratteristiche umane, cioè un’antropomorfizzazione della natura.

La luce. Componente fondamentale, anche se non tangibile nella realtà, che è in continuo mutamento e che porta alla definizione dell’ultima categoria:

il tempo. Capace di plasmare il genius loci di un luogo, rende il carattere partecipe della vita all’interno di uno spazio.

Per descrivere la struttura del luogo naturale, è possibile distinguere i diversi paesaggi secondo categorie. Ci si può concentrare sull’estensione o sulla modalità dell’estensione stessa, sul rapporto dimensionale in proporzione all’uomo, sulle variazioni di superfici ecc.. In questo modo si vanno a definire luoghi che diventano familiari: continenti, regioni; ma anche pianura, collina e così via.

L’autore passa poi a studiare lo spirito del luogo, secondo la percezione di forze natuali più o meno evidenti:

Il paesaggio romantico, in cui le impressioni e le atmosfere naturali sono ancora di importanza rilevante. Ne è un esempio il mondo nordico.

Il paesaggio cosmico. Come per esempio il deserto, dove tutto dipende dal percorso del sole e niente è vittima di ambiguità.

Il paesaggio classico. In cui l’individuo non “entra” nella natura ma crea con essa dei rapporti perfetti e riesce a mantenere la sua individualità.

È evidente come le suddette tipologie compaiano di rado in forma pura. È quindi ammissibile, se non scontato, che esistano paesaggi misti, composti da elementi appartenenti a più di una categoria.

  

Capitolo 3 – IL LUOGO ARTIFICIALE

Lo spazio naturale appena descritto funge da sfondo per i luoghi ad opera dell’uomo, il quale si stabilizza in un ambiente e crea con esso un rapporto. È da questo presupposto che inizia l’analisi del luogo artificiale e  l’autore ripercorre la storia delle prime costruzioni che trovano giustificazioni nel contesto naturale: dalle grosse pietre ad un sistema di verticali ed orizzontali grazie ad un procedimento di astrazione. Vengono riprese le cinque categorie descritte nel capitolo precedente con una serie di esempi che ne dimostrano l’importanza all’interno dei processi decisionali. Si accenna allo schema “cardo e decumano” che riprende l’ordine cosmico, al carattere che deriva dalla composizione degli elementi in modi diversi, alla luce che dal medioevo in poi è stata uno degli strumenti principali ed infine al tempo, che l’uomo riesce ad interpretare non negli edifici ma nei collegamenti, nei percorsi che creano movimento.

Per comprendere la struttura del luogo artificiale, l’autore si domanda quale sia il modo in cui un insediamento si riferisce all’ambiente. La delimitazione di uno spazio implica una chiusura, un mutamento di linguaggio ed il modo in cui si manifesta questo incontro tra interno ed esterno (muro), determina risultati differenti. Insieme a quest’ultimo concetto, il carattere di un luogo è inoltre determinato dalla modalità con cui poggia sul terreno e si eleva verso il cielo; con una qualche importanza a materiali e colori.

Nella descrizione dello spirito del luogo, ci si trova di nuovo di fronte alle categorie di romantico, cosmico e classico.  L’architettura romantica, che si manifesta con aspetti più soggettivi che logici; quella cosmica, caratterizzata da ordine assoluti ed infine l’architettura classica, in cui ogni parte riconduce al tutto. Anche in questo caso si sta facendo riferimento ad archetipi che però aiutano ad affrontare lo studio del genius loci.

 

 Capitolo 4 – PRAGA

 

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La prima indagine sul genius loci, viene svolta dall’autore sulla città di Praga. Città ricca di mistero, che a volte trasmette inquietudine ma in cui ogni parte riconduce al carattere generale. Lo slancio verticale, le guglie, la propensione verso l’alto; sono elementi percepibili ovunque.

Il ponte rappresenta un oggetto fondamentale perché collega la Città Vecchia e la Città Piccola, diventando così portatore di molteplici significati. Dal ponte tutto è vissuto come un 'ambiente' nel pieno senso della parola.

Praga è il centro della Boemia, per questo predestinata a diventare fin dal medioevo un fulcro in cui convergono significati differenti. Dal punto di vista territoriale, a destra del fiume è situata la Città Vecchia, su quella sinistra la Città Piccola e successivamente fu aggiunta la Città Nuova. Le delimitazioni nette tra le varie parti di città, accentuate talvolta da cinta murarie, vennero meno con la trasformazione di Praga in capitale industriale. La Città Nuova, a differenza delle altre di impostazione medioevale, è costituita da uno schema radiale in cui le tre piazze diventano caratterizzanti dello spazio. Le vie sorgono da collegamento tra questi fulcri urbani e hanno un taglio angusto; sono presenti passaggi interni tra cortili diversi e chi attraversa Praga può avere la sensazione di penetrarla sempre più a fondo. La città è a aperta a interpretazioni differenti, è complessa e da conoscere come una sorpresa. Kafka scrisse: <Ancora vivono in noi gli angoli bui, i vicoli misteriosi, le finestre cieche, i cortili luridi, le taverne rumorose e le locande reticenti.>

L’architettura tratta normalmente di strutture a due piani, dalla fisionomia massiccia e con forme che si liberano verticalmente verso l’alto. Le facciate contigue non allineate, movimentano lo spazio in modo ritmico. In definitiva, il genius loci è ben pronunciato e richiama influssi diversi quali il carattere orientale, germanico , i rapporti francesi o ancora le correnti italiane che insieme hanno creato un mosaico impeccabile.

 

Capitolo 5 KHARTOUM

 

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 L’analisi sul genius loci prosegue con la regione di Khartoum, territorio delimitato dal Nilo Bianco e dal Nilo Azzurro, suddiviso in tre città percepibili distintamente.  Tuti è la principale delle tre , perché si trova nei pressi della confluenza dei fiumi e diventa così rappresentativa del rapporto tra natura e uomo. È innanzitutto su questo rapporto che si manifesta il genius loci del luogo; più si conosce il territorio e più diventa significativo. Nonostante la grandiosità del deserto circostante, esiste un connubio perfetto con l’interno, in situazioni specifiche come il suk (mercato) in cui l’individuo ritrova l’interiorità.

Insime al deserto, sono presenti altri elementi naturali che caratterizzano il territorio: il cielo privo di nubi e la luce solare che pervade gli spazi e rende insignificante la distinzione tra “fuori” e “dentro”.

Lungo la riva del fiume è presente una lunga fascia di vegetazione continua che diventa un elemento di separazione nei confronti delle strade urbane. Per rispondere alla sfida del deserto, la città si sviluppa come un labirinto compatto così da preservare in ogni caso l’intimità, già citata precedentemente.

 

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Il reticolo geometrico delle strade, rende le piazze dei “passaggi” più che delle mete come a dire che non è presente una partenza/arrivo nel percorso ma è qualcosa di continuativo ed infinito.

All’interno delle abitazioni si ritrovano nicchie e portici che indirizzano la transizione tra le stanze; configurazione che ricorda l’abitazione araba.

Il carattere di Khartoum è determinato dai colori predominanti della sabbia che a seconda delle ore, delle stagioni e della luce, offre sfumature differenti.

Nel territorio tutto è determinato dalla natura e la vita qui è possibile solo se si riesce ad interagire con essa e ad  accettare le sue regole. L’architettura è ai limiti dell’essenziale, il muro è lo shermo principale verso il deserto, all’interno si passa dal suk agli spazi più privati come in successione.

La regione ha la grande qualità di non far sentire il visitatore come uno “straniero”, genti bianche, brune e nere si mescolano e difficilmente si riesce a percepire la diversità della città stessa rispetto ad altri territori più “comuni”.

L’autore evidenzia infine “che il deserto continua a rappresentare una sfida, con la sua costante conferma della probabilità della morte. Tuttavia, il fiume introduce una promessa, che attraverso la comparsa della vegetazione diventa autentica speranza.”

  

Capitolo 6 ROMA

 

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Città eterna, caput mundi, centro della chiesa cattolica, monumentale e grandiosa; non vi è altra capitale come Roma. L’autore ci porta per ultimo questo esempio, per ricercare il genius loci li dove l’attaccamento alla natura è sempre stato fondamentale. Per conoscere Roma bisogna quindi sperimentare il paesaggio. Tre sono gli elementi principali da evidenziare: l’universo ctonio, sotterraneo, delle forre, il mondo classico e non meno importante, lo schema cardo-decumano.

La città è un’addizione di spazi, di architettura, di luoghi aperti in cui ci sente comunque “all’interno”, dove non manca mai l’intimità. È presente una grande varietà di forme ricoperte da volte e cupole che raggiungono la più alta manifestazione nel Pantheon. La casa tradizionale romana è un edificio unificato, con caratteri pesanti e scultorei; per quanto riguarda l’architettura sacra i temi sono ricorrenti: chiusura e assialità. Le scale, infine, riesumano l’articolazione del terreno e accrescono il senso di “appartenenza”.

Anche in questo esempio, la luce assume un ruolo dominante nei confronti del costruito con la sua capacità di mettere in risalto la scultoreità degli oggetti.

Roma è un “luogo forte”, come anche i due esempi precedentemente descritti, che presuppone l’esistenza di una corrispondenza significativa di sito, insediamento e dettaglio architettonico.

 

Capitolo 7 IL LUOGO

L’autore, in questo capitolo, prosegue la sua descrizione del luogo, rimarcando l’importanza di quelle cinque categorie introdotte all’inizio del testo, spiegando come queste interagiscano con l’uomo. L’uomo che vive tra le cose e con l’ordine cosmico, l’uomo che raggiunge la consapevolezza delle cose e quindi ne comprende il carattere, l’uomo che si sincronizza con la luce e vive i mutamenti nel tempo. L’uomo appartiene alla natura, concetto caro al marxismo, in quanto la natura è tale anche senza la consapevolezza dell’individuo. L’uomo si confronta con essa e dovrebbe poterla padroneggiare scoprendo tutte le sue leggi così da non incombere nell’errore comune di quello che l’autore definisce “perdita di luogo”. Per risolvere questo problema, è necessario ed indispensabile saper leggere gli oggetti non solo come strumenti ma per le funzioni che essi svolgono perché sono questi oggetti che costituiscono l’ambiente in cui si vive. L’insieme di questi oggetti, con le relative funzioni, deve inoltre collaborare per una totalità che si deve ben instaurare con tutti gli aspetti della realtà; deve essere quindi evitato l’isolamento e di conseguenza la perdita di contatto con il  mondo.

Di qui si arriva al concetto di cultura che è l’insieme di tutti i significati che l’uomo tramanda e grazie a cui “mette radici nella realtà”. L’architetto deve confrontarsi con tutto questo, deve conoscere il genius loci per inserirsi in un sistema di significati.

L’autore si interroga ora sui luoghi che la natura offre all’uomo per insediarsi. Diventa necessario un compromesso, che parte innanzitutto dal bisogno che ha l’uomo di chiudersi  e lo fa in uno spazio delimitato, solitamente orientato verso il mare o sulla cima delle alture e quasi sempre determinato dalla direzione del sole. Questi sono solo esempi, come anche l’asse est-ovest delle chiese cristiane, non per forza sempre validi o rispetati. In ogni caso, ci si confronta con le funzioni dell’elevarsi, dell’aprirsi, della posizione su/nel/sopra al terreno e così via.. per poi passare allo studio dei rapporti tra l’interno e l’esterno. Quindi, la finestra che comunica il rapporto tra il dentro e il fuori, determina i rapporti con la luce e “spiega il genius loci”.

Per rispettare il genius loci di un territorio bisogna confrontarsi con la storia senza che le intenzioni economiche-sociali intervengano in modo distruttivo perché “i regimi vanno e vengono, i luoghi persistono, e con essi un tipo particolare di identità umana.”

 

Capitolo 8 IL LUOGO OGGI

Il testo si conclude con una breve riflessione dell’autore sui risultati formali dei luoghi contemporanei. Certo è che si è perso in generale quel senso di appartenenza che era molto più sentito nell’antichità; si respira monotonia e e gli edifici sono talvolta collocati “liberamente” tra gli altri. Si è giunti quindi negli anni ad una perdita del luogo sia a livello urbano che a livello internazionale anche se architetti come Aalto hanno ricercato un’organicità dei propri progetti. La contemporaneità ha portato quindi, anche involontariamente, a questa situazione che non deve essere considerata definitiva e in cui è ancora possibile un “recupero del luogo”. Gli strumenti per risolvere la crisi ambientale non mancano e lo scopo che tutti dovrebbero prefissarsi è quello di “comprendere i nostri luoghi per partecipare creativamente e contribuire alla storia”.

 

 

GLOSSARIO

 

Genius loci: spirito del luogo, considerato come quella realtà concreta che l’uomo affronta nella vita quotidiana; che gli antichi riconobbero come quell’opposto con cui l’uomo deve scendere a patti per acquisire la possibilità di abitare.

 

Spazio esistenziale: comprende le relazioni fondamentali tra l’uomo e l’ambiente.

 

Luogo: parte di verità che appartiene all’architettura: esso è la manifestazione concreta dell’abitare dell’uomo, la cui   identità dipende dall’appartenenza ai luoghi stessi.

 

Architettura: incarnazione dell’incontro tra il dentro e il fuori. L’architettura diviene quando un ambiente completo si rende visibile; in generale questo significa concretizzare il genius loci.

 

Significato: rapporto che un oggetto intrattiene con altri oggetti.

 

Struttura: proprietà formali di un sistema di rapporti.

 

Progresso: l’arte del progresso è la preservazione dell’ordine nel mutamento e del mutamento nell’ordine