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   autore   | 
  
   MVRDV  | 
 
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   titolo   | 
  
   KM3 Excursion on Capacities  | 
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   editore   | 
  
   ACTAR  | 
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   luogo  | 
  
   BARCELLONA  | 
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   anno  | 
  
   2005  | 
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   lingua  | 
  
   INGLESE  | 
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   Argomento e tematiche affrontate  | 
  
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   KM3 è la storia di
  un mondo che ha bisogno di spazio e di idee innovative per riuscire a
  soddisfare tutte le esigenze di una popolazione in continuo aumento.  KM3 è una città pensata a grande scala, larga (e alta)
  alcuni chilometri, in grado di ospitare milioni di persone; è una città che,
  ripetuta più volte, cambia la superficie terrestre andando al di là dello
  sviluppo orizzontale e slanciandosi in verticale; è una città in tre
  dimensioni che racchiude tutti gli spazi e i servizi necessari alla vita
  dell’uomo. Per ora è solo un’idea, un progetto, una possibile teoria urbana:
  alcuni problemi rimangono irrisolti, e la società non sarebbe ancora in grado
  di vivere in tre dimensioni. Essa apre però la strada verso un nuovo modo di
  pensare la città e lo spazio, non più diffuso e basato sullo “zoning” ma denso, compatto e sinergico: oltre al consumo
  di suolo, si ridurrebbero anche i consumi di energia, acqua, tempo. Research is less sexy than photo spreads of architecture KM3 nasce da una ricerca condotta dagli MVRDV in
  collaborazione con il Berlage Institute
  sull’andamento della popolazione in rapporto alle risorse rimanenti. Da qui
  emerge la necessità di “inventarsi” nuovo spazio, non prima di aver sfruttato
  al meglio quello esistente, in base alle specializzazioni e attitudini di
  ciascun territorio.  Gli MVRDV descrivono quindi gran parte dei loro progetti,
  realizzati nell’ottica di una città densa ed in tre dimensioni, dimostrando
  che anche a piccola scala è possibile portare avanti un progetto globale.  | 
  
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   Giudizio
  Complessivo: 9   | 
  
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   Scheda compilata da: Ilaria Bonfanti  | 
  
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   Corso di Architettura e Composizione Architettonica 2
  a.a.2012/2013  | 
  
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   Autore: MVRDV  | 
  
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   Il gruppo MVRDV nasce a Rotterdam (Paesi Bassi) nel 1993
  dalla collaborazione tra Winy Maas,
  Jacob Van Rijs e Nathalie
  De Vries. I tre architetti lavorano in stretta collaborazione ed i loro studi
  coinvolgono architettura, urbanistica e paesaggio. I primi progetti, come la
  villa VPRO e i WoZoCo apartments,
  residenze per anziani ad Amsterdam, portano gli MVRDV alla fama internazionale. I progetti realizzati comprendono il padiglione olandese
  per il World Expo 2000 di Hannover, il Flight Forum a Eindhoven, il Complesso
  residenziale Silodam ad Amsterdam, il Centro
  Culturale Matsudai in Giappone, il campus Unterföhring nei pressi di Monaco, l'Hotel Lloyd di
  Amsterdam, la biblioteca a Spijkenisse, una piazza
  della cultura a Nanjing, il Didden Village sui tetti di Rotterdam, il quartiere residenziale
  Mirador a Madrid, solo per citarne alcuni. Il lavoro di MVRDV è esposto in tutto il mondo e ha
  ricevuto numerosi riconoscimenti internazionali. Le pubblicazioni
  monografiche FARMAX (1998) e KM3 (2005) illustrano il lavoro dello studio di
  Rotterdam.  | 
  
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   MVRDV: WIny Maas, Jacob Van Rijs
  e Nathalie De Vries  | 
  
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   CAPITOLI  | 
  
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   Capitolo 1 – CAPACITY Observation  | 
  
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   Should we change our behavior, our technology, and our territory, or
  should we extend? Gli
  MVRDV, con l’aiuto del Berlage Institute,
  conducono una serie di ricerche sull’andamento della popolazione e sullo
  sfruttamento delle risorse: gli studi rivelano un costante aumento della
  popolazione che si deve confrontare con una lenta diminuzione di specie,
  risorse e terreni coltivabili.  Agli
  inizi del terzo millennio, abitiamo quindi in un mondo che è più denso e
  popolato di quanto non sia mai stato e necessita di maggiore spazio per
  vivere, per produrre le materie prime per la sopravvivenza (energia, acqua,
  cibo) e per assicurare la compensazione ecologica e la fornitura di ossigeno. Questa
  processo messo in atto dall’uomo ha trasformato il pianeta in un unico grande
  spazio colonizzato ed urbanizzato dall’uomo, la “Città Universale”. Procedendo
  in questo modo, con la popolazione in continuo aumento, sarà impossibile
  continuare a soddisfare tutti questi bisogni, se non apportando
  un’innovazione nel modo di gestire lo spazio. Questa
  innovazione può risiedere nell’idea di Capacity,
  una nuova città che aumenta le sue possibilità e che riesce a soddisfare le
  necessità dell’uomo utilizzando tutti gli spazi esistenti al meglio, anche
  quelli attualmente poco sfruttati (mari, sottosuolo, cielo…).  | 
  
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   Capitolo 3- (IM)POSSIBLE WORLDS Speculations  | 
  
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   When and where can new spatial capacities be expected? Per
  capire meglio quali sono gli attuali meccanismi e come procedere nella
  gestione dello spazio, gli MVRDV hanno ipotizzato una serie di possibili
  scenari futuri. Questo metodo di studio porta ad avere infiniti scenari
  possibili, ma riducendo il numero di variabili e considerandone una alla
  volta, è possibile immaginare alcune situazioni interessanti. -       
  Studio dei cambiamenti climatici
  e dei loro effetti sulla gestione dello spazio Problemi
  emersi: surriscaldamento globale, scomparsa dei ghiacciai,
  siccità Soluzioni
  possibili: ridurre l’emissione di CO2
  diminuendo l’uso di mezzi privati ed utilizzando energia alternativa, oppure
  intervenire artificialmente sul clima. -       
  Studio dei fenomeni migratori Problemi
  emersi: l’impossibilità di spostarsi liberamente da un territorio
  all’altro provoca un disastro ecologico. L’esistenza di confini (politici,
  storici, religiosi, ecc) limita fortemente le possibilità di crescita del
  pianeta. Soluzioni
  possibili: eliminazione dei confini e
  possibilità di muoversi (e di fermarsi) liberamente. L’assenza di confini
  porta anche ad uno scambio libero di beni, capitali e lavoro, che comporta un
  migliore uso delle risorse globali. -       
  Studio sull’ottimizzazione del
  territorio Problemi
  emersi: risorse insufficienti per mantenere e nutrire la
  popolazione in un immediato futuro (risorse energetiche limitate, foreste
  insufficienti per assorbire la CO2 prodotta, aumento della desertificazione a
  discapito di foreste e terreni agricoli). Soluzioni
  possibili: pensare ad un mondo “aperto”,
  appartenente a tutti, con un mercato libero e senza              confini di alcun genere. In
  questo modo, ogni cosa può essere prodotta nel territorio migliore e più
  efficiente. Questo processo porta ad un mondo equilibrato, interdipendente ed
  ottimizzato.  | 
  
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   Capitolo 4- WORLD OF REGIONS Specializations   | 
  
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   In questo periodo di trasformazione globale si oscilla tra un processo
  di globalizzazione tecnico-economica ed una ricerca di identità
  socio-culturale. In questa opposizione sparisce il concetto di centralità
  (comunicazioni e trasporti rendono ogni luogo ugualmente accessibile) ed
  emerge l’importanza delle regioni. Ognuna di esse è in competizione
  con le altre: mette in luce le proprie peculiarità per attrarre l’attenzione
  su di sé e per sopravvivere come identità. Ogni regione aspira ad avere al
  suo interno una centralità, che la rende unica ed importante per l’intero
  pianeta; l’unicità e l’identità di ogni regione è legata alla sua
  specializzazione (in ambito industriale, agricolo, energetico, economico,…),
  che a sua volta dipende dal territorio. È ancora valido il concetto di
  specializzazione in un mondo ormai globalizzato? Gli MVRDV rispondono a queste domande studiando casi problematici di
  alcune regioni; osservando criticità e potenzialità di ciascuna regione
  emergono i punti di forza che possono portare la regione stessa a diventare
  una centralità nazionale o addirittura mondiale.  | 
  
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   Capitolo 5 – THE 3D CITY Intensification  | 
  
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   What is the solution to the overwhelming process of global space
  consumption? È necessario inventare una “Capacity” che permetta di risolvere il
  problema (bidimensionale) del consumo di suolo, che elimini il bisogno di
  prevedere grandi spazi vuoti attorno al centro urbano per una futura
  espansione, che sia più compatta e densa per essere più produttiva. Per
  creare questa nuova città bisogna abbandonare l’approccio bidimensionale e
  pensare in tre dimensioni. Gli MVRDV hanno studiato un modello di città compatta, basata sugli
  standard olandesi, in grado di ospitare al suo interno tre milioni di persone
  e tutti i servizi (residenze, terreni agricoli, foreste,…) necessari alla
  loro sopravvivenza. Per capire quanto spazio fosse necessario, sono state studiate le sue
  funzioni: per inserirle tutte in modo compatto sarebbero necessari 1800 km²,
  che corrispondono a 38km3 in un cubo di lato 3.7 km; a questo
  volume va aggiunto però lo spazio necessario per la circolazione di aria,
  luce e vento, fondamentali per la vita: il volume del cubo quindi aumenta
  fino a raggiungere i 125 km3 (5x5x5km). Le 8 funzioni sono così organizzate: -       
  Agricoltura: per far ricevere
  il giusto apporto di luce naturale, i terreni agricoli sono organizzati in
  valli. Ogni coltivazione è disposta secondo una particolare geometria,
  studiata in base all’intensità di luce e alla temperatura necessaria per la
  fotosintesi. -       
  Foresta: necessita di maggior
  volume rispetto alle altre funzioni. Sono necessari 39 km2 per
  assorbire la CO2 prodotta da uomini e fabbriche, 228 km2 per
  ricavarne materiali da costruzione e carta, 158 km2 per la nuova
  generazione di foreste. Anche il territorio boschivo è disposto su valli e
  differenziato in base alla necessità di luce, acqua e temperatura. -       
  Energia: la città necessita di
  minor energia rispetto ad una città 2D perché è compatta e sinergica. Le
  fonti di energia sono la biomassa (30%), il vento (35%) ed il sole (35%);
  essa viene raccolta rispettivamente attraverso centraline che smaltiscono i
  rifiiuti organici, mulini e pannelli fotovoltaici. -       
  Rifiuti: i rifiuti organici
  (34%) vengono bruciati ed il calore raccolto è riutilizzato; quelli
  inorganici vengono riutilizzati, riciclati o inceneriti. -       
  Acqua: potabile, per
  l’irrigazione, per l’umidificazione, per la vita dei pesci, per le emergenze
  di siccità. Tutta l’acqua utilizzata viene purificata e riutilizzata; quella
  evaporata viene sostituita con l’acqua piovana, raccolta in bacini sopra la
  città e in 3 laghi all’interno della città stessa. -       
  Industria: sono previste 16
  produzioni diverse, divise in 496 processi produttivi. Posizionate vicino
  alla loro fonte di approvvigionamento, si dividono in grandi industrie (XL),
  vicine tra loro per sviluppare la massima sinergia, e industrie minori (S, M,
  L), sparse nella città ed eventualmente spostabili. -       
  Svago: servizi per il tempo
  libero distribuiti equamente nella città (circa una struttura per il tempo
  libero ogni 300m) -       
  Residenze e uffici: spazio
  relativamente piccolo rispetto alle altre funzioni del Cubo. Vengono
  progettate 25 torri di 104x104m di base, interrotte nel momento in cui
  incontrano una valle agricola o forestale. Sono posizionate una vicino
  all’altra, ma ad una distanza che permette ad ognuna di ricevere il giusto
  apporto di luce naturale. Alcuni aspetti della città sono sicuramente migliorabili (maggior volume
  d’aria per evitare spazi claustrofobici, idea di città molto lontana da
  quella odierna, studio più accurato della sinergia di settori differenti,
  studio della sua fattibilità costruttiva, costi), ma essa introduce
  importanti innovazioni (assenza di strade, sostituite da nuove
  infrastrutture; possibile sviluppo della città in ogni direzione).  
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   Capitolo 6- GENEALOGY Comparisons  | 
  
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   L’idea di ambiente urbano denso e sviluppato verticalmente è
  già stato studiato e proposto, tra gli anni ’30 e ’60. In particolare nel ’68
  si è sviluppata una linea di pensiero basata sull’architettura a grande scala
  (città mobili, infinite, pensate in 3D), diretta da gruppi di architetti
  quali Constant, Superstudio,
  the Metabolists e da progetti “manifesto” come Spangen, LelyStadt, Bijlmermeer, Toulouse-Le Mirail,
  Bofill’s Walden. I progetti a grande scala della generazione successiva sono
  stati invece fortemente criticati per la loro uniformità e ripetitività (negazione
  di un’individualità), pur essendo basati sul desiderio di progettare insieme
  città e paesaggio. In questo tempo, 
  fenomeni come la globalizzazione, il mercato libero, gli spostamenti
  quasi illimitati obbligano a pensare a larga scala; allo stesso tempo il
  protocollo di Kyoto ha accentuato la necessità di compattezza. Questo
  processo in atto porta quindi a lavorare sul concetto di densità.  È possibile combinare
  pensiero a larga scala con ecologia ed individualità? Per rispondere a queste domande gli MVRDV ripercorrono la
  storia dell’architettura dall’inizio del Novecento ad oggi, studiando gli
  esempi di architettura e città dense su più livelli. Inizio ‘900: interesse ed ossessione per i grattacieli americani e per
  la loro potenzialità di aumentare la capacità delle città più congestionate.       Walker, Skyscraper - Moses King, The Cosmopolis
  of the Future - Harvey W. Corbett, New York Future Dal 1910: i mezzi di trasporto diventano accessibili a tutti:
  necessità di valorizzarli con l’architettura. I veicoli vengono rialzati
  rispetto al terreno.                       
   Antonio Sant’Elia, La Città Nuova -
  Giacomo Matte-Trucco, FIAT Lingotto 1920: viabilità diverse su livelli diversi; divisione verticale
  delle funzioni.                 Le Corbusier,
  Ville Contemporaine, - Ludwig Hilberseimer,
  Vertical City 1930: Infrastrutture stradali come veri e propri edifici
  lineari           Le Corbusier, Unité d’Habitation de
  Marseille, - Alison&Peter Smithson,
  Golden Lane Anni ‘60 ·       città visionarie che si alzano
  rispetto al suolo; Città nello spazio         Walter Jonas, Intrapolis
  - Yona Friedman, La Ville Spatiale ·       città come “frame” nello spazio.
  Ricerca di alloggi flessibili. 
 Kenzo Tange, Boston Harbor ·       città compatta                        Walter Pichler, Compact City – Paul Maymont, City Under the Seine ·       Città 3D, città verticali con
  diverse funzioni                                 Spur, Asian City of Tomorrow – Bertrand Goldberg, Marina City ·       Moduli ammassati 
 Moshe Safdie,
  Habitat ’67 Fine anni ’60: Radicalismo e cinismo                    Superstudio, Continuous Monument – Archizoom, NonStopCity 1990: Scarsità di suolo: le torri.                            
   Norman Foster, Millenium
  Tower – Tsui, Ultima Tower 2000: il disastro dell’11 settembre 2001 stimola nuovo interesse
  per l’urbanistica in tre dimensioni. I nuovi obiettivi sono sicurezza,
  economicità, stabilità.                                     MVRDV, Kissing
  Towers – SOM&SANAA, WTC In cosa consiste
  quindi la città 3D? La città 3D consiste in un assemblaggio di densità, pubblico
  accesso, differenziazione di spazi e funzioni, mix di funzioni.  Gli MVRDV individuano inoltre una serie di parametri per
  poter valutare una città 3D. Attraverso i seguenti parametri vengono prese in
  esame le architetture 3D del ‘900 e viene dato loro un voto. Parametri:  -       
  Floor Area Ratio (FAR): rapporto la superficie totale costruita
  e la superficie del lotto -       
  % di livelli accessibili dal pubblico -       
  Numero di diverse funzioni -       
  Mix di funzioni  | 
  
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   Capitolo 8- EXPERIMENTS Applications  | 
  
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   Un mondo più “denso” può essere costruito piano piano, pezzo dopo pezzo.
  Questo è però un processo lungo e pesante, che necessita di una solida
  copertura economica;  È possibile
  perseguire l’obiettivo della 3D City attraverso tanti piccoli interventi,
  anziché pochi e grandi? Per esempio, in un progetto a piccola scala come un
  quartiere residenziale, come si possono
  conciliare desideri del cliente e piani urbani? Come si possono gestire
  contemporaneamente il generale e lo specifico, il globale e il locale, la
  grande e la piccola scala? Gran parte dei progetti degli MVRDV partono da questo
  approccio: come esperimenti, testano il potenziale di “piccoli” programmi
  rimanendo nell’ottica di una prospettiva più ampia. La loro architettura si basa su “gesti” apparentemente
  semplici: 
 Come si può
  contrastare questo fenomeno? Gli MVRDV pensano ad un’architettura visibile da lontano
  che esprima esplicitamente la propria appartenenza alla città o regione. àHoek van Holland, NL, 2005 
 BEND  Spazio definito da curve che creano diversi livelli,
  segnano spazio aperto/chiuso, separano funzioni diverse, cambiano il rapporto
  con il suolo. àCinema complex, Busan, KR, 2005 
 CLIMATIZE Spazi chiusi da un involucro trasparente, che aumenta
  l'importanza del rapporto tra interno ed esterno. L'involucro trasparente
  permette di far entrare la luce naturale durante il giorno -come se si fosse
  in uno spazio esterno- e di essere visto nel buio durante la notte,
  attraverso l'illuminazione artificiale interna. àPublic library, Spijkeniss,
  NL, 2003-2007 
 CONNECT Connessioni all'esterno degli edifici, in cui insediare
  servizi o infrastrutture: questo permette di rendere utilizzabile l'intera
  superficie  dell'edificio. Connessioni verticali/orizzontali. Spazi diversi per
  distinguere le funzioni (lavoro/svago/servizi) àTarra Tower, office building, Buskavel Almere, NL, 1999-2002 (le connessioni esterne
  previste nel progetto originario non sono state realizzate. Al loro posto
  sono state lasciate le loro tracce) 
 COVER Copertura per diversificare, separare, unire, nascondere, circoscrivere
  l’edificio o renderlo un tutt’uno con ciò che sta intorno. àSummer Pavilion for the Serpentine
  Gallery,  Kensington Gardens London, UK, 2004 
   DIG Progettare uno
      spazio scavato nel terreno permette di lasciare inalterato
      l'esistente (che sia esso costruito o naturale),
      risolvendo il rilevante problema di rapporto tra vecchio e nuovo. Lo
      spazio sottostante e quello sovrastante possono lavorare
      insieme ed essere comunicanti oppure essere completamente
      differenziati e non parlarsi. Spazio scavato nel terreno
      per necessità o per il vincolo di avere un numero fissato di
      piani fuori terra. Sviluppo dell'edificio al di sotto del suolo.
      Ambienti totalmente diversi: illuminato ed areato naturalmente
      il piano terra, buio quello interrato (spazi diversi per
      funzioni diverse). àUrban plan Forum Les Halles,
      Paris, FR, 2004 
 Rinnovare un edificio esistente, con costi non elevati.
  Aumentare lo spazio interno mantenendo la struttura esistente. àBusiness Center all’interno del Rinderhalle
  esistente, St. Marx, Vienna, AT, 2002 
 FLIP Ribaltare l’edificio portandolo verticale. Azione utile per
  costruire con un basso consumo di suolo (elevato costo del terreno). Vista
  panoramica. àMirador, Madrid, ES,
  2001-2005 
 GROUND Appoggiare l’edificio su un suolo diverso dal terreno. àDidden Village,
  Rotterdam, NL, 2002-2006 
 HANG “Appendere” elementi al volume principale dell’edificio.
  Quest’azione permette di aumentare la volumetria dell’edificio senza
  ulteriore consumo di suolo. àTorre Huerta, Valencia, ES, 2005                                                 
 LAND Far atterrare gli edifici su un terreno che mantiene le sue
  forme naturali. Gli edifici si appoggiano ad esso. Gli edifici si differenziano
  naturalmente l’uno dall’altro, perché hanno inevitabilmente rapporti diversi
  col suolo. Varietà di spazi. àHousing in Milan, IT, 2005 
 LIFT Sopraelevare gli edifici per lasciare libero il passaggio
  ai loro piedi, per la presenza di acqua, o semplicemente per avere una vista
  migliore dalla sommità dell’edificio. àWatervillas Ypenburg,
  The Hague, NL, 1999-2005 
 MIX HORIZONTAL Differenziare gli edifici disposti uno di fianco all’altro per
  differenziarne le funzioni o per ripetere lo stesso tipo con piccole
  variazioni, in modo da creare un complesso (edificio o quartiere) unico, in
  cui ogni singolo elemento mantiene una propria identità e riconoscibilità. àHagen Island, Ypenburg,
  The Hague, NL, 2000-2003 
 MIX VERTICAL  Differenziare gli edifici in senso verticale, per creare un
  unico complesso (edificio o edificio-quartiere) con diverse funzioni e
  trattamento degli spazi interni. àSilodam, Westerdoksdijk,
  Amsterdam, NL, 1995-2003 
 OPEN Bucare l’edificio per creare una terrazza coperta che
  permette di godere di una vista rialzata rispetto al suolo. L’apertura
  all’interno dell’edificio, soprattutto se questo è alto ed imponente,
  permette di favorire la ventilazione e creare uno scorcio visivo attraverso
  l’edificio. àCelosia, Sanchinarro, Madrid, ES, 2001-2006 
 SPIRAL Percorso distributivo a spirale, che permette di avere un
  camminamento continuo senza interruzioni ed inoltre non ostacola mai la vista
  su uno spazio centrale. Distribuzione adatta per percorsi
  espositivi/librerie. àBrabant Library,
  Hertogenbosch, NL, 2001 
 STACK Tipo di edificio ancora in fase di sperimentazione.
  Permette di risparmiare spazio (maggiore densità), energia, acqua, tempo ed
  infrastrutture. Allo stesso tempo però crea problemi nella distribuzione
  uniforme di luce e aria.  àDutch Pavillion
  World EXPO, 2000, Hannover, DE, 1997-2000  | 
  
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   Capitolo 10- OUT OF SPACE Escapes  | 
  
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   In questo capitolo conclusivo si prende in considerazione
  la possibilità di espandersi nello spazio, creando satelliti terrestri
  interessati da specifiche funzioni. Per fare questo è necessario sviluppare tecnologie
  innovative e risolvere i problemi principali che l’uomo incontra nel momento
  in cui si allontana dal suolo terrestre: mancanza di gravità, attraversamento
  dei diversi strati dell’atmosfera, radiazioni, ecc.  | 
  
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