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 | autore  | REM KOOLHAAS | |
| titolo  | DELIRIOUS NEW
  YORK | ||
| editore  | MONDADORI
  ELECTA  | ||
| luogo | MILANO | ||
| anno | 2013 | ||
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| lingua | ITALIANO | ||
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| Titolo
  originale: Delirious New York. A retroactive Manifesto for Manhattan | |||
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 | Argomento e tematiche affrontate | |
| La grande debolezza dei manifesti è
  la loro mancanza di concretezza, il problema di Manhattan è l’opposto: una montagna di concretezza priva di un
  manifesto. Questo libro è un manifesto retroattivo che vuole esprimere
  Manhattan come prodotto di una teoria non ancora formulata: il Manhattanismo,
  ossia l’esistere in un mondo artificiale interamente fabbricato dall’uomo,
  vivere nella fantasia. Manhattan è la Stele di Rosetta del
  XX secolo. Non solo ampie porzioni del suo
  territorio sono occupate da mutazioni architettoniche (Central Park, il Grattacielo),
  frammenti utopici (il Rockefeller Center, la sede dell’Onu) e fenomeni
  irrazionali (Radio City Music Hall), ma per di più ogni isolato è coperto da
  molteplici strati di architettura fantasma, che ha assunto la forma di
  insediamenti esistenti, progetti mai realizzati e fantasie popolari, che
  forniscono un’immagine alternativa a quella della New York attuale. Questo testo è costituito da una
  serie di episodi urbanistici che danno sostanza alla teoria del Manhattanismo,
  si tratta di quelli in cui il progetto è maggiormente visibile e convincente. Dal punto di vista strutturale, il
  libro vuole riproporre la griglia di Manhattan: una sequenza di isolati la
  cui vicinanza e il cui accostamento ne rafforza i significati individuali.  I primi capitoli mostrano
  l’affermazione (e il successivo declino) della scelta di Manhattan di
  estraniare il più possibile il proprio territorio dalla sfera naturale.  Ripercorrendo la storia di New
  York, Koolhaas individua le tappe fondamentali
  della nascita del Manhattanismo:
   ·       la Griglia, che nel 1811 suddivide
  l'isola di Manhattan in 2028 lotti uguali e vuoti  ·       a cavallo tra ‘800 e ‘900, la
  realizzazione di universi fantastici a Coney Island, che, partendo come
  ambiente naturale incontaminato, diventa con il tempo luogo artificiale per
  antonomasia, meta del turismo di massa e sede di diversi parco-giochi (il
  Luna Park originale, ad esempio), veri e propri incubatori della rivoluzione,
  che poco dopo sarebbe esplosa a Manhattan ·       i primi grattacieli ·       la maturità  ·       la fine del movimento dopo la
  Seconda Guerra Mondiale.  L'autore considera le idee del
  passato ancora attuali, ecco perché al saggio vero e proprio segue una conclusione
  immaginaria, in cui le
  parole lasciano il posto ad una serie di progetti, che costituiscono una
  sintesi del materiale presentato nei capitoli precedenti.  
 Prendendo Manhattan come guida,
  questo libro rappresenta un progetto per una “cultura della congestione”. Ciò di cui Noè avrebbe avuto bisogno era il cemento armato. | ||
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| Giudizio Complessivo: 10 (scala 1-10) | ||
| Scheda compilata da:
  Marica Teresa Rocca | ||
| Corso di
  Architettura e Composizione Architettonica 2 a.a.2012/2013 | ||
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 | Autore | |
| Rem Koolhaas
  (Rotterdam, 1944) lavora negli anni ’60 come giornalista e sceneggiatore. Si
  laurea nel ‘72 all’Architectural Association School di Londra. Successivamente si
  trasferisce negli Stati Uniti, dove frequenta l’Institute
  for Architecture and Urban Studies (New York). Nel
  1975 fonda a Londra con Elia e Zoe Zenghelis
  l’Office for Metropolitan Architecture (OMA). Nel 1978
  pubblica Delirious New York. A retroactive
  Manifesto for Manhattan. Nel 1980
  trasferisce il proprio studio a Rotterdam, dove ha sede tuttora. Nel 1995 il MoMA gli dedica una mostra in occasione della quale esce
  il suo libro SMLXL (sintesi del
  lavoro di OMA), premiato nel 1997 con il Book Award dall’American Institute of Architects (Aia).
  Nel 1999 costituisce con Dan Wood l’AMO, società parallela all’OMA che si
  occupa di comunicazione multimediale e di consulenza integrata d’immagine.
  Suoi progetti e realizzazione sono stati pubblicati sulle più importanti
  riviste specializzate del mondo. Nel 2000
  vince il Pritzker Prize. Attualmente insegna Architecture and Urban
  Design a Harvard. | ||
| Rem Koolhaas | ||
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| CAPITOLI | ||
| Capitolo 1 - Introduzione | ||
| Manifesto  La debolezza dei manifesti è la
  loro mancanza di concretezza, il problema di Manhattan è l’opposto: una montagna di concretezza priva di un
  manifesto. Questo libro è un manifesto retroattivo
  che vuole indicare Manhattan come prodotto di una teoria non ancora
  formulata: il Manhattanismo, ossia l’esistere in un mondo interamente
  fabbricato dall’uomo e quindi vivere dentro la fantasia. Densità  Prendendo Manhattan come guida,
  questo libro rappresenta un progetto per una “cultura della congestione”. Progetto Tra tutti gli episodi urbanistici vengono isolati solo
  quelli in cui il progetto è maggiormente visibile e convincente. | ||
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| Foto di Manhattan | ||
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| Capitolo 2 – Preistoria                                                       | ||
| Programma La “razza” che per prima popolò
  l’isola di Manhattan c’era, ma ora non c’è più. A metà ‘800 si manifesta
  un’improvvisa consapevolezza dell’unicità di Manhattan come teatro del progresso,
  basata su principi distruttivi con lo scopo di sostituire la civiltà europea
  alla “barbarie” nordamericana. Progetto Per le persone in Europa le vicende
  di New Amsterdam non erano di alcun interesse, finché nel 1672 un incisore
  francese fa conoscere al mondo una veduta a volo d’uccello della città.
  Questa è completamente falsa in quanto la città è rappresentata come un
  catalogo di modelli architettonici: tutto ciò di desiderabile sparso per il
  Vecchio Mondo è ora riunito in un solo luogo. Colonia Escludendo gli indiani, che da
  sempre abitavano quelle zone, Manhattan viene scoperta da Hudson nel 1609
  alla ricerca di una nuova rotta per le Indie, per conto della compagnia
  olandese delle Indie orientali. Nel 1623 trenta famiglie salpano dall’Olanda
  alla volta di Manhattan per fondare una nuova colonia. Gli olandesi
  pianificano l’insediamento di Manhattan come fosse un’estensione della loro
  patria. Nel 1626 Peter Minut acquista dagli indiani
  l’isola per 24 dollari, si tratta di una frode, i venditori non sono i
  proprietari, non vivono nemmeno lì, sono solo di passaggio. Profezia Nel 1807 a deWitt, Morris e
  Rutherfor viene affidato l’incarico di progettare il modello definitivo di
  Manhattan. Dividono la città in 2028 isolati, con una griglia che cattura
  tutto il territorio. Si tratta del più coraggioso atto profetico della
  civiltà occidentale: la terra che spartisce è vuota, la popolazione che
  descrive ipotetica, gli edifici che individua fantasmi, le attività che
  concepisce inesistenti. Rapporto Fra le prime questioni che si
  posero vi fu la forma della pianta delle città. Si tenne conto che una città
  è composta principalmente dalle abitazioni degli uomini e che le case con
  facciate lisce e angoli retti sono le più economiche. L’effetto di queste
  riflessioni fu decisivo. La griglia è una speculazione concettuale: è
  indifferente alla topografia, rivendica la superiorità della costruzione
  mentale sulla realtà. Lo schema di strade e isolati rivela che la sua
  ambizione è l’annullamento della natura. Tutti gli isolati sono uguali,
  questo invalida tutta la storia dell’architettura. Costringe i costruttori a
  sviluppare nuovi valori formali e strategie per differenziare tra loro i vari
  isolati. Poiché l’isola ha una superficie finita e il numero degli isolati è
  stato stabilito, la città non potrà crescere in modo convenzionale. Ogni
  isolato (l’area più estesa che può essere sottoposta a controllo
  architettonico) sviluppa un massimo ego urbanistico e, poiché non c’è
  speranza che aree più ampie dell’isola possano essere dominate da un solo
  architetto, qualsiasi volontà sarà conclusa nei limiti dell’isolato stesso.
  La città diventa quindi un mosaico di episodi, ognuno con la sua durata. Idolo Nel 1845 un modello della città
  viene esposto a New York. Le icone religiose sono rimpiazzate da quelle
  architettoniche. L’architettura è la
  nuova religione di Manhattan. Tappeto Nel 1850 la possibilità che la
  crescente popolazione di New York possa occupare lo spazio restante nella
  griglia comincia a farsi reale. Nel 1853 questo pericolo viene sventato
  grazie alla nomina di commissari chiamati ad acquistare terreni per la
  realizzazione di un parco. Central Park è un atto di conservazione della
  natura destinato ad illustrare il dramma di una cultura che prende le
  distanze dalla natura. “Interferire il meno possibile e accrescere e valorizzare il paesaggio”,
  Central Park è ancora di più il risultato di un complesso di trasformazioni
  attuate sulla natura “salvata”. I laghi sono artificiali, gli alberi
  trapiantati, gli imprevisti progettati. Central Park è un tappeto arcadico
  sintetico. Torre  L’esempio dell’esposizione
  internazionale di Londra dal 1851 al Crystal Palace scatena l’ambizione di
  Manhattan di rivendicare la propria superiorità. Vengono realizzate due
  strutture, un nuovo Crystal Palace e una torre, considerabile come il primo
  grattacielo del mondo. Sfera Il Crystal Palace di Manhattan
  ospita stravaganti articoli vittoriani e nuove invenzioni rivoluzionarie. Tali
  invenzioni saranno destinate a trasformare Manhattan in “contenitore” delle
  nuove tecnologie. Fra gli oggetti esposti importante
  è l’ascensore, presentato al pubblico come spettacolo teatrale. Giunta al
  punto più alto e reciso il cavo, la piattaforma non precipita. Otis, l’inventore, introduce nella
  teatralità urbana l’anticlimax, ossia il non-evento come trionfo. Manhattan è
  un accumulo di disastri possibili che non si verificano. Contrasto La torre e la cupola del Crystal
  Palace introducono un contrasto archetipico che continuerà a ricomparire
  nella storia di Manhattan: l’ago e il globo. Rappresentano i due estremi del
  vocabolario finale di Manhattan. L’ago: massimo impatto fisico con
  minimo impiego di suolo. Il globo: massimo volume interno
  entro la minima superficie esterna. La storia di Manhattan è una
  dialettica fra l’ago che vuole diventare globo e il globo che tenta di
  trasformarsi in ago. Ibridi di successo combineranno la capacità dell’ago di attirare
  l’attenzione occupando poco suolo con l’ampia ricettività della sfera. | ||
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| Veduta a volo d'uccello di New Amsterdam, 1672 | ||
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| La proposta della Commissione per la griglia di
  Manhattan, 1811 | ||
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| Central Park, un Tappeto arcadico sintetico inserito
  nella griglia, 1870 | ||
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| Il Crystal Palace e il Latting
  Observatory alla prima Esposizione Mondiale di New
  York, 1853. Al principio e al termine del Manhattanismo:
  l'ago e il globo. | ||
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| Capitolo 3 – Coney Island:
  la tecnologia del fantastico | ||
| Striscia Coney Island, scoperta un giorno
  prima di Manhattan da Hudson, è una penisola all’imbocco del porto naturale
  di New York. Tra 1600 e 1800 la sua conformazione geografica si modifica
  sotto l’intervento umano e delle sabbie spostate dalle onde, che la
  trasformano in una Manhattan in miniatura. Nel 1750 un canale la separa
  definitivamente dalla terraferma. Collegamento Coney è il luogo incontaminato
  delle vacanze di Manhattan. Tra 1823 e 1860 sulla sua estremità orientale
  vengono realizzati alberghi, all’estremità opposta si rifugiano criminali. Binari Nel 1864 le rotaie raggiungono
  Coney Island, che viene presa d’assalto da nuovi visitatori. Il bisogno di
  divertimento ha la meglio e Coney Island affronta questo problema con gli
  stessi mezzi tecnologici del progresso nel resto del mondo. Cianfrusaglie  L’isola diventa luogo di accumulo
  per frammenti futuristici e cianfrusaglie meccaniche. Ponte Con il ponte di Brooklyn viene rimosso
  l’ultimo ostacolo che tratteneva le masse a Manhattan. Nelle domeniche estive
  Coney Island diventa il luogo più densamente popolato del mondo. Per
  mantenere il carattere di luogo di vacanze quest’isola è costretta a
  trasformarsi nell’opposto della natura. Elettricità Visto il numero di persone che si
  riuniscono sulla superficie insufficiente di Coney Island, l’introduzione
  dell’elettricità nel 1890 rende possibile la creazione di una seconda
  giornata di luce: i turisti la invadono sia di giorno che di notte. Formula Nel 1897 Tilyou
  ha creato il primo parco di divertimenti: Steeplechase
  Park Astronauti Nel 1903 Thompson e Dundy aprono un secondo parco: Luna. Luna Park dà ancora un maggior
  estraniamento dalla realtà rispetto a Steeplechase
  Park: i visitatori, trasformati in astronauti, vengono trasportati su un
  frammento della Luna. Luna appare come una moltitudine di
  pinnacoli e torri bianche che si stagliano contro il cielo. Si tratta però di
  una realtà quasi esclusivamente di cartone. Thompson ha progettato e
  costruito l’apparenza, i suoi edifici sono privi di funzioni. Scrivania Reynolds elabora il parco che porrà
  fine a tutti i parchi: Dreamland. Le tre personalità di Tilyou, Thompson e Reynolds si riflettono nel carattere
  dei loro parchi. Steeplechase à la tipologia del parco viene
  inventata accidentalmente sotto la pressione di richiesta di divertimento Lunaà con una struttura tematica e
  coerente Dreamland à in cui i risultati precedenti
  vengono innalzati a un piano ideologico da un politico di professione. Con Dreamland
  è la prima volta che si realizza un luogo di divertimenti per tutte le classi
  sociali. Dreamland posta di fronte al mare vuole
  apparire metaforicamente “sommersa”: un’Atlantide trovata ancora prima di
  essere perduta.   Penuria Questi parchi hanno alienato parte
  della superficie terrestre dalla natura più di quanto non sia mai riuscita a
  fare precedentemente l’architettura. Fuoco Nel Maggio 1911 per un
  cortocircuito dell’impianto di illuminazione, Dreamland
  viene rasa al suolo dal fuoco in tre ore. Gioia Nel 1914 anche Luna Park viene
  distrutto dalle fiamme. Soltanto con il palazzo della Gioia (1919) Coney fa
  un’altra conquista: si tratta di un pontile che contiene la più grande
  piscina coperta del mondo, una sala da ballo e una pista di pattinaggio. | ||
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| Vista di Coney Island | ||
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| Lo skyline di Luna Park di giorno e di notte | ||
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| Pianta di Dreamland | ||
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| Veduta a volo d’uccello della parte centrale di
  Coney Island, 1906. Una metropoli irrazionale: Steeplechase
  (a sinistra), Luna Park (al centro), Dreamland (in
  primo piano a destra) | ||
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| Dreamland brucia | ||
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| Capitolo 3 – La doppia vita
  dell’utopia: il grattacielo | ||
| La frontiera del cielo Il grattacielo di Manhattan nasce
  tra 1900 e 1910, rappresenta l’unione di tre conquiste urbanistiche:  ·       la riproduzione del mondo ·       l’annessione della torre ·       il singolo isolato La riproduzione del mondo A partire dal 1870 con l’ascensore
  di Otis, vengono recuperati i piani superiori a quello terreno: maggiore è la
  distanza da terra, più si fa stretto il rapporto di ciò che resta della
  natura (luce e aria). Teorema Descrive la prestazione ideale di
  un grattacielo: esile struttura metallica che sorregge 84 piani con stesse
  dimensioni. Ogni livello è trattato come se tutti gli altri non esistessero. Alibi La condizione di Manhattan, con i
  due fiumi che ne impediscono l’espansione orizzontale, incoraggia a ricercare
  spazio verso l’alto. Trionfo L’architettura non consiste più
  nell’arte di progettare edifici, ma nell’illimitata estrusione verso il
  cielo. Ben presto ogni nuovo grattacielo
  si sforzerà di essere una città nella città. L’annessione della torre In 50 anni la torre ha accumulato
  il significato di simbolo di progresso tecnologico e universo
  autosufficiente. Il singolo isolato Con Madison Square
  Garden e l’Hippodrome l’area dell’edificio va a
  coincidere per le prime volte con quella dell’isolato. Fermo  immagine Il vero grattacielo è prodotto
  della fusione di moltiplicazione, isolamento e l’edificio torre. A inizio
  ‘900 ciascuna di queste tre caratteristiche appartiene nell’ordine ad uno dei
  3 edifici affacciati su Madison Square: Flatiron Building, Madison Square
  Garden, Metropolitan Life Building. Auto monumento Oltre una certa massa critica ogni
  struttura diviene monumento; come monumento non rappresenta un ideale ma non
  può evitare di diventare un simbolo per quanto è grande . Lobotomia  È la separazione chirurgica della
  connessione tra lobi frontali  e il
  resto del cervello, sconnettendo i processi intellettuali da quelli
  emozionali. Il suo equivalente architettonico separa l’architettura esterna
  da quella interna rappresentando il divario fra contenitore e contenuto. La lobotomia soddisfa le due
  richieste incompatibili che gravano sull’auto monumento: l’architettura di
  facciata che svolge una funzione scultorea nei confronti della città e una
  progettazione d’interni mutante. Scisma La disposizione di piani tematici
  porta a pianificare lo scisma verticale negando la dipendenza dei piani tra
  loro: ogni piano è autonomo. Ombra Con l’Equitable
  Building nel 1915, viene creato un deterioramento dell’ambiente circostante.
  L’ombra dell’edificio fa scendere il prezzo degli affitti in una vasta area.
  Giunge il momento di regolamentare questa aggressione architettonica. Legge    Zoning Law del 1916 individua per ogni
  lotto un involucro che traccia i contorni del massimo volume costruibile. La Zoning Law definisce Manhattan per sempre come una
  collezione di 2028 colossali case fantasma che formano un mega villaggio. I teorici del grattacielo Negli anni 20 iniziano ad emergere
  alcune personalità: i teorici del grattacielo. Ferris Artista, disegna a carboncino per far apparire l’edificio
  “sincero”, libero dagli effetti superficiali. I suoi disegni rappresentano le
  infinite variazioni presenti nella forma descritta dalla Zoning
  Law. Chiarimento A fine anni 20, intellettuali e teorici
  si pongono come obiettivo di porre chiare linee per lo sviluppo futuro. Nei
  fatti la loro attività vuole nascondere gli sforzi per promuovere quel clima
  di oscurità in cui il grattacielo è destinato a svilupparsi. Per assicurarsi
  che il grattacielo possa continuare a creare congestione, essi s’imbarcano
  nella crociata della decongestione. Congestione La proposta più precisa per
  risolvere la congestione proviene da Corbett. Nel suo progetto i passaggi
  pedonali vengono sopraelevati per lasciare l’intero livello stradale solo al
  traffico automobilistico, affinché le città vengano attraversate ancora più
  velocemente. La sua “soluzione” è il caso più evidente di malafede nella
  storia del Manhattanismo.
  Corbett non vuole ridurre la congestione ma aumentare la sua intensità così
  tanto da farle assumere un carattere positivo. Ferris, Corbett e altri architetti
  capiscono che cercare di risolvere i problemi di Manhattan sarebbe un
  suicidio, poiché loro stessi esistono unicamente grazie a questi problemi. La
  loro vera impresa è fondare una “cultura della congestione”. Le vite di un isolato: il Waldorf-Astoria e L’Empire State Building Su un isolato viene costruito nella
  prima metà dell’Ottocento il primo palazzo Astor.
  Negli anni ‘90 i proprietari decidono di erigere al posto della residenza, un
  hotel che sembri una residenza. Viene eretto il Waldorf,
  presto seguito dall’Astoria, che uniti insieme formano un unico edificio. Il Waldorf
  ha innescato la tradizione dell’ultimo grido, e dopo solo 20 anni viene
  giudicato “vecchio”. Il suo unico problema è non essere
  un grattacielo. Viene così concepito l’Empire State Building. Il modello
  urbanistico di Manhattan è diventato una forma di cannibalismo
  architettonico: il nuovo si mangia il vecchio. Pianificazione onirica La pianificazione era talmente
  perfetta e così precisa che gli operai raramente dovevano allungarsi per
  afferrare ciò di cui avrebbero avuto bisogno. L’Empire State è stato
  costruito grazie ad un perfetto gioco di squadra. Instabilità definitiva: il Downtown
  Athletic Club Edificio predisposto per attività
  sportive, i cui primi 12 piani sono accessibili solo a uomini. Questo
  edificio ha l’aspetto di uno spogliatoio grande quanto un grattacielo. È una
  macchina per scapoli metropolitani. | ||
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| Il teorema del 1909: il Grattacielo come strumento
  utopico per la produzione di un illimitato numero di territori vergini su un
  unico lotto metropolitano | ||
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| Madison Square nel
  1909, fotografia ritoccata. Da destra a sinistra: Flatiron
  Building, Metropolitan Life Building e Madison Square Garden, tre distinte variazioni architettoniche
  prima che la loro fusione formi il Grattacielo vero e proprio. | ||
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| Variazioni di Ferris sulla
  Zoning Law del 1916 | ||
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| Sezione assonometrica del nuovo Hotel Waldorf-Astoria | ||
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| Downtown Athletic Club,
  1931 | ||
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| Capitolo 4 – Quanto perfetta può essere la perfezione: la creazione del
  Rockefeller Center | ||
| Il talento di Raymond Hood Teoria Hood ha una propria teoria sul
  grattacielo: vede Manhattan come una città di torri. Hood vuole adattare la nuova epoca
  a Manhattan. La “città sotto un unico tetto”. La sua teoria prevede che si
  viva nello stesso palazzo in cui si lavora. “Mettete un lavoratore in una
  struttura integrata e difficilmente questi dovrà mettere piede fuori durante
  l’arco della giornata” . Tutti i movimenti che contribuiscono alla
  congestione vengono sostituiti da movimenti verticali negli edifici. Barriera Il proposito è di risolvere la
  congestione creandone una maggiore. La congestione viene rimossa dalle strade
  per essere inghiottita dall’architettura. Tutti i Rockefeller Center Il Rockefeller Center deve far
  coesistere il massimo di congestione con il massimo di luce e spazio.
  L’edificio può essere letto come somma di 5 progetti distinti ma coesistenti
  in un unico luogo: ·       il piano interrato, dove si trova
  la metropolitana, è una composizione Beaux Art ·       il salone d’ingresso si rifà a Luna
  Park e Dreamland ·       i 10 piani sono destinati alla
  congestione elettronica di radio e televisione ·       i tetti giardino sono collegati con
  ponti ·       i giardini pensili fanno da tetto
  per gli edifici più bassi e da piano terra per le torri | ||
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| Raymond Hood | ||
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| Veduta a volo
  d’uccello del progetto definitivo del Rockefeller Center | ||
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| Capitolo 5 – Europei:
  attenti Dalì e Le Corbusier
  conquistano New York | ||
| Verso la metà degli anni ’30 Le Corbusier e Dalì, che si
  detestano reciprocamente, visitano per la prima volta New York. Metodo paranoico critico Quando Dalì
  inventa il Metodo paranoico critico la paranoia è di moda a Parigi. “La
  realtà del mondo esterno viene usata come dimostrazione e prova al servizio
  della realtà della nostra mente”. Le Corbusier
  propone di distruggere New York. La sua campagna denigratoria è resa
  possibile solo dal fatto che lui non ha mai conosciuto l’oggetto della sua
  aggressione. Le Corbusier è un detective paranoide
  che s’inventa la vittima, ricostruisce l’aspetto del criminale e evita la scena
  del delitto. Le Corbusier
  denigra New York ma in realtà si nutre della riserva di anticipazione e di
  modelli della città. Elabora il grattacielo orizzontale
  “Ville Radieuse” che tenta di impiantare dapprima a
  Parigi. Il suo vero obiettivo è risolvere realmente i problemi della
  congestione tuttavia ovunque proponga le sue torri, offrendo a città caotiche
  l’opportunità di essere l’esatto contrario di Manhattan, non ha successo . Il Plan Voisin
  viene progettato usando il teorema surrealista del “Cadavre
  Exquis”: vuole rappresentare un’anti-Manhattan e
  non una nuova Parigi. Mentre Le Corbusier
  impiega 15 anni cercando di provare che Manhattan non è ancora moderna, Dalì comprende lo spirito di New York il primo giorno che
  arriva in città: Manhattan non vuole essere moderna, infatti invecchia
  edifici nuovissimi con il nero–fumo per farli apparire più autentici, mentre
  le città europee costruiscono edifici lucidissimi aspirando a quella
  modernità che New York rifugge. “New York non era una città moderna. Per il solo fatto di esserlo
  stata fin dall’inizio, prima di ogni altra città, ora essa inorridisce al
  solo pensiero”. Quando nel 1935 Le Corbusier
  arriva a New York risulta invisibile, mangiato e digerito dalla città. | ||
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| Schema dei
  meccanismi interni del Metodo Paranoico Critico: congetture deboli e
  indimostrabili sostenute dalle “stampelle” della razionalità. Diagramma
  della costruzione in cemento: un liquido color grigio topo con la consistenza
  del vomito, sostenuto da armature in ferro calcolate in base ai principi
  razionali della fisica newtoniana; estremamente malleabile all’inizio, poi
  duro come la roccia | ||
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| Capitolo 6 – Autopsia | ||
| La conoscenza di Manhattan era immagazzinata
  nelle menti di una cerchia ristretta di architetti. Tale strategia di
  conservazione conduce alla propria estinzione poiché non rivelando mai le
  loro vere intenzioni, nemmeno a loro stessi, gli architetti di Manhattan le
  portano con sé nella tomba. Verso la fine degli anni ’30,
  Manhattan era diventata un’eredità enigmatica che la generazione successiva
  non sarebbe stata in grado di decifrare. Il Manhattanismo non possedeva
  alcun mezzo di difesa contro la virulenza di una qualsiasi ideologia esplicita. | ||
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| Capitolo 7 – Appendice: una conclusione immaginaria | ||
| Libro scritto per mostrare come
  Manhattan abbia generato la propria urbanistica metropolitana, una cultura
  della congestione | ||
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| Capitolo 8 – Postfazione | ||
| Koolhaas fa riemergere alla coscienza
  quanto di rimosso giace nell’inconscio del “paziente” provocandogli il
  “disturbo”. Il disturbo di New York è il Manhattanismo: esistere in un
  mondo interamente fabbricato dall’uomo e quindi vivere dentro la fantasia.
  L’analisi termina non con la scomparsa del “disturbo” ma allorché questo
  cessa di essere percepito come un problema. Costruzione In Delirious
  New York Koolhaas privilegia alcuni “snodi”
  piuttosto che altri. Tra tutti gli episodi questo libro isola quelli in cui
  il progetto è maggiormente visibile e convincente. Koolhaas parla di Manhattan come una
  colonia romana modernizzata (Impero Romano fuori dalle colonne d’Ercole e
  fuori tempo massimo). Manhattan, come Roma, non spiega, non chiarisce: è
  oggetto. L’origine della cultura della
  congestione è proprio ciò su cui Roma si fonda. Delirio Il delirio inteso come  alterazione, confusione, allucinazione,… è
  interamente presente a Manhattan. Delirante è ciò che oltrepassa i
  limiti imposti. Delirious New York Manifesto retroattivo di una storia
  urbanistica mai formulata, ormai inattuale. Ritornando, nel 1985, sui temi del
  libro, Koolhaas ne fornisce una nuova
  interpretazione: “il genio di Manhattan consiste
  nella semplicità con cui l’apparenza si scinde dalla realizzazione. L’architettura si relaziona alla
  forze del Groβstadt come un surfista alle
  onde”. Grandi onde e surfisti, di questo
  precisamente tratta Delirious New York.  | ||
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| Pubblicità di Delirious
  New  di Delirious
  New York, da “Skyline”, 1979 | ||
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| GLOSSARIO | ||
| Congestione – ingombro causato da un eccessivo
  affolamento | ||
| Manhattanismo  – teoria non ancora formulata, il cui programma
  – esistere in un mondo interamente fabbricato dall’uomo, e quindi vivere
  dentro la fanstasia – era così ambizioso che, per essere realizzato non potè
  mai essere esplicitamente dichiarato. | ||
| Lobotomia – è la
  separazione chirurgica della connessione tra lobi frontali  e il resto del cervello, sconnettendo i
  processi intellettuali da quelli emozionali. Il suo equivalente
  architettonico separa l’architettura esterna da quella interna rappresentando
  il divario fra contenitore e contenuto. | ||