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autore

REM KOOLHAAS

titolo

DELIRIOUS NEW YORK

editore

MONDADORI ELECTA

luogo

MILANO

anno

2013

 

 

lingua

ITALIANO

 

 

Titolo originale: Delirious New York. A retroactive Manifesto for Manhattan

 

 

 

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Argomento e tematiche affrontate

La grande debolezza dei manifesti è la loro mancanza di concretezza, il problema di Manhattan è l’opposto: una montagna di concretezza priva di un manifesto. Questo libro è un manifesto retroattivo che vuole esprimere Manhattan come prodotto di una teoria non ancora formulata: il Manhattanismo, ossia l’esistere in un mondo artificiale interamente fabbricato dall’uomo, vivere nella fantasia.

Manhattan è la Stele di Rosetta del XX secolo.

Non solo ampie porzioni del suo territorio sono occupate da mutazioni architettoniche (Central Park, il Grattacielo), frammenti utopici (il Rockefeller Center, la sede dell’Onu) e fenomeni irrazionali (Radio City Music Hall), ma per di più ogni isolato è coperto da molteplici strati di architettura fantasma, che ha assunto la forma di insediamenti esistenti, progetti mai realizzati e fantasie popolari, che forniscono un’immagine alternativa a quella della New York attuale.

Questo testo è costituito da una serie di episodi urbanistici che danno sostanza alla teoria del Manhattanismo, si tratta di quelli in cui il progetto è maggiormente visibile e convincente.

 

Dal punto di vista strutturale, il libro vuole riproporre la griglia di Manhattan: una sequenza di isolati la cui vicinanza e il cui accostamento ne rafforza i significati individuali.

I primi capitoli mostrano l’affermazione (e il successivo declino) della scelta di Manhattan di estraniare il più possibile il proprio territorio dalla sfera naturale.

Ripercorrendo la storia di New York, Koolhaas individua le tappe fondamentali della nascita del Manhattanismo:

·       la Griglia, che nel 1811 suddivide l'isola di Manhattan in 2028 lotti uguali e vuoti

·       a cavallo tra ‘800 e ‘900, la realizzazione di universi fantastici a Coney Island, che, partendo come ambiente naturale incontaminato, diventa con il tempo luogo artificiale per antonomasia, meta del turismo di massa e sede di diversi parco-giochi (il Luna Park originale, ad esempio), veri e propri incubatori della rivoluzione, che poco dopo sarebbe esplosa a Manhattan

·       i primi grattacieli

·       la maturità

·       la fine del movimento dopo la Seconda Guerra Mondiale.

 

L'autore considera le idee del passato ancora attuali, ecco perché al saggio vero e proprio segue una conclusione immaginaria, in cui le parole lasciano il posto ad una serie di progetti, che costituiscono una sintesi del materiale presentato nei capitoli precedenti.


Il Manhattanismo è la sola ideologia urbanistica che fin dall’inizio si è nutrita degli splendori e delle miserie della condizione metropolitana (l’iper-densità), considerandola come fondamento per la cultura moderna. Il Manhattanismo vive grazie alla congestione, che viene attuata con strategie e teoremi, che lo portano a rivendicare un ruolo tra le teorie urbanistiche contemporanee.

Prendendo Manhattan come guida, questo libro rappresenta un progetto per una “cultura della congestione”.

 

Ciò di cui Noè avrebbe avuto bisogno era il cemento armato.
Ciò di cui ha bisogno l'Architettura Moderna è un diluvio.

 

Giudizio Complessivo: 10 (scala 1-10)

Scheda compilata da: Marica Teresa Rocca

Corso di Architettura e Composizione Architettonica 2 a.a.2012/2013

 

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Autore

Rem Koolhaas (Rotterdam, 1944) lavora negli anni ’60 come giornalista e sceneggiatore. Si laurea nel ‘72 all’Architectural Association School di Londra. Successivamente si trasferisce negli Stati Uniti, dove frequenta l’Institute for Architecture and Urban Studies (New York). Nel 1975 fonda a Londra con Elia e Zoe Zenghelis l’Office for Metropolitan Architecture (OMA). Nel 1978 pubblica Delirious New York. A retroactive Manifesto for Manhattan.

Nel 1980 trasferisce il proprio studio a Rotterdam, dove ha sede tuttora. Nel 1995 il MoMA gli dedica una mostra in occasione della quale esce il suo libro SMLXL (sintesi del lavoro di OMA), premiato nel 1997 con il Book Award dall’American Institute of Architects (Aia). Nel 1999 costituisce con Dan Wood l’AMO, società parallela all’OMA che si occupa di comunicazione multimediale e di consulenza integrata d’immagine. Suoi progetti e realizzazione sono stati pubblicati sulle più importanti riviste specializzate del mondo.

Nel 2000 vince il Pritzker Prize.

Attualmente insegna Architecture and Urban Design a Harvard.

Rem Koolhaas

 

CAPITOLI

Capitolo 1 - Introduzione

Manifesto

La debolezza dei manifesti è la loro mancanza di concretezza, il problema di Manhattan è l’opposto: una montagna di concretezza priva di un manifesto.

Questo libro è un manifesto retroattivo che vuole indicare Manhattan come prodotto di una teoria non ancora formulata: il Manhattanismo, ossia l’esistere in un mondo interamente fabbricato dall’uomo e quindi vivere dentro la fantasia.

 

Densità

Prendendo Manhattan come guida, questo libro rappresenta un progetto per una “cultura della congestione”.

 

Progetto

Tra tutti gli episodi urbanistici vengono isolati solo quelli in cui il progetto è maggiormente visibile e convincente.

Descrizione: introduzione

Foto di Manhattan

  

Capitolo 2 – Preistoria                                                     

Programma

La “razza” che per prima popolò l’isola di Manhattan c’era, ma ora non c’è più.

A metà ‘800 si manifesta un’improvvisa consapevolezza dell’unicità di Manhattan come teatro del progresso, basata su principi distruttivi con lo scopo di sostituire la civiltà europea alla “barbarie” nordamericana.

 

Progetto

Per le persone in Europa le vicende di New Amsterdam non erano di alcun interesse, finché nel 1672 un incisore francese fa conoscere al mondo una veduta a volo d’uccello della città. Questa è completamente falsa in quanto la città è rappresentata come un catalogo di modelli architettonici: tutto ciò di desiderabile sparso per il Vecchio Mondo è ora riunito in un solo luogo.

 

Colonia

Escludendo gli indiani, che da sempre abitavano quelle zone, Manhattan viene scoperta da Hudson nel 1609 alla ricerca di una nuova rotta per le Indie, per conto della compagnia olandese delle Indie orientali. Nel 1623 trenta famiglie salpano dall’Olanda alla volta di Manhattan per fondare una nuova colonia. Gli olandesi pianificano l’insediamento di Manhattan come fosse un’estensione della loro patria. Nel 1626 Peter Minut acquista dagli indiani l’isola per 24 dollari, si tratta di una frode, i venditori non sono i proprietari, non vivono nemmeno lì, sono solo di passaggio.

 

Profezia

Nel 1807 a deWitt, Morris e Rutherfor viene affidato l’incarico di progettare il modello definitivo di Manhattan. Dividono la città in 2028 isolati, con una griglia che cattura tutto il territorio. Si tratta del più coraggioso atto profetico della civiltà occidentale: la terra che spartisce è vuota, la popolazione che descrive ipotetica, gli edifici che individua fantasmi, le attività che concepisce inesistenti.

 

Rapporto

Fra le prime questioni che si posero vi fu la forma della pianta delle città. Si tenne conto che una città è composta principalmente dalle abitazioni degli uomini e che le case con facciate lisce e angoli retti sono le più economiche. L’effetto di queste riflessioni fu decisivo. La griglia è una speculazione concettuale: è indifferente alla topografia, rivendica la superiorità della costruzione mentale sulla realtà. Lo schema di strade e isolati rivela che la sua ambizione è l’annullamento della natura. Tutti gli isolati sono uguali, questo invalida tutta la storia dell’architettura. Costringe i costruttori a sviluppare nuovi valori formali e strategie per differenziare tra loro i vari isolati. Poiché l’isola ha una superficie finita e il numero degli isolati è stato stabilito, la città non potrà crescere in modo convenzionale. Ogni isolato (l’area più estesa che può essere sottoposta a controllo architettonico) sviluppa un massimo ego urbanistico e, poiché non c’è speranza che aree più ampie dell’isola possano essere dominate da un solo architetto, qualsiasi volontà sarà conclusa nei limiti dell’isolato stesso. La città diventa quindi un mosaico di episodi, ognuno con la sua durata.

 

Idolo

Nel 1845 un modello della città viene esposto a New York. Le icone religiose sono rimpiazzate da quelle architettoniche. L’architettura è la nuova religione di Manhattan.

 

Tappeto

Nel 1850 la possibilità che la crescente popolazione di New York possa occupare lo spazio restante nella griglia comincia a farsi reale. Nel 1853 questo pericolo viene sventato grazie alla nomina di commissari chiamati ad acquistare terreni per la realizzazione di un parco. Central Park è un atto di conservazione della natura destinato ad illustrare il dramma di una cultura che prende le distanze dalla natura.

Interferire il meno possibile e accrescere e valorizzare il paesaggio”, Central Park è ancora di più il risultato di un complesso di trasformazioni attuate sulla natura “salvata”. I laghi sono artificiali, gli alberi trapiantati, gli imprevisti progettati. Central Park è un tappeto arcadico sintetico.

 

Torre

L’esempio dell’esposizione internazionale di Londra dal 1851 al Crystal Palace scatena l’ambizione di Manhattan di rivendicare la propria superiorità. Vengono realizzate due strutture, un nuovo Crystal Palace e una torre, considerabile come il primo grattacielo del mondo.

 

Sfera

Il Crystal Palace di Manhattan ospita stravaganti articoli vittoriani e nuove invenzioni rivoluzionarie. Tali invenzioni saranno destinate a trasformare Manhattan in “contenitore” delle nuove tecnologie.

Fra gli oggetti esposti importante è l’ascensore, presentato al pubblico come spettacolo teatrale. Giunta al punto più alto e reciso il cavo, la piattaforma non precipita.

Otis, l’inventore, introduce nella teatralità urbana l’anticlimax, ossia il non-evento come trionfo. Manhattan è un accumulo di disastri possibili che non si verificano.

 

Contrasto

La torre e la cupola del Crystal Palace introducono un contrasto archetipico che continuerà a ricomparire nella storia di Manhattan: l’ago e il globo.

Rappresentano i due estremi del vocabolario finale di Manhattan.

L’ago: massimo impatto fisico con minimo impiego di suolo.

Il globo: massimo volume interno entro la minima superficie esterna.

La storia di Manhattan è una dialettica fra l’ago che vuole diventare globo e il globo che tenta di trasformarsi in ago. Ibridi di successo combineranno la capacità dell’ago di attirare l’attenzione occupando poco suolo con l’ampia ricettività della sfera.

Veduta a volo d'uccello di New Amsterdam, 1672

La proposta della Commissione per la griglia di Manhattan, 1811

Central Park, un Tappeto arcadico sintetico inserito nella griglia, 1870

Il Crystal Palace e il Latting Observatory alla prima Esposizione Mondiale di New York, 1853.

Al principio e al termine del Manhattanismo: l'ago e il globo.

  

Capitolo 3 – Coney Island: la tecnologia del fantastico

Striscia

Coney Island, scoperta un giorno prima di Manhattan da Hudson, è una penisola all’imbocco del porto naturale di New York. Tra 1600 e 1800 la sua conformazione geografica si modifica sotto l’intervento umano e delle sabbie spostate dalle onde, che la trasformano in una Manhattan in miniatura. Nel 1750 un canale la separa definitivamente dalla terraferma.

 

Collegamento

Coney è il luogo incontaminato delle vacanze di Manhattan. Tra 1823 e 1860 sulla sua estremità orientale vengono realizzati alberghi, all’estremità opposta si rifugiano criminali.

 

Binari

Nel 1864 le rotaie raggiungono Coney Island, che viene presa d’assalto da nuovi visitatori. Il bisogno di divertimento ha la meglio e Coney Island affronta questo problema con gli stessi mezzi tecnologici del progresso nel resto del mondo.

 

Cianfrusaglie

L’isola diventa luogo di accumulo per frammenti futuristici e cianfrusaglie meccaniche.

 

Ponte

Con il ponte di Brooklyn viene rimosso l’ultimo ostacolo che tratteneva le masse a Manhattan. Nelle domeniche estive Coney Island diventa il luogo più densamente popolato del mondo. Per mantenere il carattere di luogo di vacanze quest’isola è costretta a trasformarsi nell’opposto della natura.

 

Elettricità

Visto il numero di persone che si riuniscono sulla superficie insufficiente di Coney Island, l’introduzione dell’elettricità nel 1890 rende possibile la creazione di una seconda giornata di luce: i turisti la invadono sia di giorno che di notte.

 

Formula

Nel 1897 Tilyou ha creato il primo parco di divertimenti: Steeplechase Park

 

Astronauti

Nel 1903 Thompson e Dundy aprono un secondo parco: Luna.

Luna Park dà ancora un maggior estraniamento dalla realtà rispetto a Steeplechase Park: i visitatori, trasformati in astronauti, vengono trasportati su un frammento della Luna.

Luna appare come una moltitudine di pinnacoli e torri bianche che si stagliano contro il cielo. Si tratta però di una realtà quasi esclusivamente di cartone. Thompson ha progettato e costruito l’apparenza, i suoi edifici sono privi di funzioni.

 

Scrivania

Reynolds elabora il parco che porrà fine a tutti i parchi: Dreamland.

Le tre personalità di Tilyou, Thompson e Reynolds si riflettono nel carattere dei loro parchi.

Steeplechase à la tipologia del parco viene inventata accidentalmente sotto la pressione di richiesta di divertimento

Lunaà con una struttura tematica e coerente

Dreamland à in cui i risultati precedenti vengono innalzati a un piano ideologico da un politico di professione.

Con Dreamland è la prima volta che si realizza un luogo di divertimenti per tutte le classi sociali.

Dreamland posta di fronte al mare vuole apparire metaforicamente “sommersa”: un’Atlantide trovata ancora prima di essere perduta.

 

Penuria

Questi parchi hanno alienato parte della superficie terrestre dalla natura più di quanto non sia mai riuscita a fare precedentemente l’architettura.

 

Fuoco

Nel Maggio 1911 per un cortocircuito dell’impianto di illuminazione, Dreamland viene rasa al suolo dal fuoco in tre ore.

 

Gioia

Nel 1914 anche Luna Park viene distrutto dalle fiamme. Soltanto con il palazzo della Gioia (1919) Coney fa un’altra conquista: si tratta di un pontile che contiene la più grande piscina coperta del mondo, una sala da ballo e una pista di pattinaggio.

Vista di Coney Island

Descrizione: IMG_20130522_0002

Lo skyline di Luna Park di giorno e di notte

Pianta di Dreamland

Veduta a volo d’uccello della parte centrale di Coney Island, 1906.

Una metropoli irrazionale: Steeplechase (a sinistra), Luna Park (al centro), Dreamland (in primo piano a destra)

Dreamland brucia

  

Capitolo 3 – La doppia vita dell’utopia: il grattacielo

La frontiera del cielo

Il grattacielo di Manhattan nasce tra 1900 e 1910, rappresenta l’unione di tre conquiste urbanistiche:

·       la riproduzione del mondo

·       l’annessione della torre

·       il singolo isolato

 

La riproduzione del mondo

A partire dal 1870 con l’ascensore di Otis, vengono recuperati i piani superiori a quello terreno: maggiore è la distanza da terra, più si fa stretto il rapporto di ciò che resta della natura (luce e aria).

 

Teorema

Descrive la prestazione ideale di un grattacielo: esile struttura metallica che sorregge 84 piani con stesse dimensioni. Ogni livello è trattato come se tutti gli altri non esistessero.

 

Alibi

La condizione di Manhattan, con i due fiumi che ne impediscono l’espansione orizzontale, incoraggia a ricercare spazio verso l’alto.

 

Trionfo

L’architettura non consiste più nell’arte di progettare edifici, ma nell’illimitata estrusione verso il cielo.

Ben presto ogni nuovo grattacielo si sforzerà di essere una città nella città.

 

L’annessione della torre

In 50 anni la torre ha accumulato il significato di simbolo di progresso tecnologico e universo autosufficiente.

 

Il singolo isolato

Con Madison Square Garden e l’Hippodrome l’area dell’edificio va a coincidere per le prime volte con quella dell’isolato.

 

Fermo  immagine

Il vero grattacielo è prodotto della fusione di moltiplicazione, isolamento e l’edificio torre. A inizio ‘900 ciascuna di queste tre caratteristiche appartiene nell’ordine ad uno dei 3 edifici affacciati su Madison Square: Flatiron Building, Madison Square Garden, Metropolitan Life Building.

 

Auto monumento

Oltre una certa massa critica ogni struttura diviene monumento; come monumento non rappresenta un ideale ma non può evitare di diventare un simbolo per quanto è grande .

 

Lobotomia

È la separazione chirurgica della connessione tra lobi frontali  e il resto del cervello, sconnettendo i processi intellettuali da quelli emozionali. Il suo equivalente architettonico separa l’architettura esterna da quella interna rappresentando il divario fra contenitore e contenuto.

La lobotomia soddisfa le due richieste incompatibili che gravano sull’auto monumento: l’architettura di facciata che svolge una funzione scultorea nei confronti della città e una progettazione d’interni mutante.

 

Scisma

La disposizione di piani tematici porta a pianificare lo scisma verticale negando la dipendenza dei piani tra loro: ogni piano è autonomo.

 

Ombra

Con l’Equitable Building nel 1915, viene creato un deterioramento dell’ambiente circostante. L’ombra dell’edificio fa scendere il prezzo degli affitti in una vasta area. Giunge il momento di regolamentare questa aggressione architettonica.

 

Legge  

Zoning Law del 1916 individua per ogni lotto un involucro che traccia i contorni del massimo volume costruibile. La Zoning Law definisce Manhattan per sempre come una collezione di 2028 colossali case fantasma che formano un mega villaggio.

 

I teorici del grattacielo

Negli anni 20 iniziano ad emergere alcune personalità: i teorici del grattacielo.

 

Ferris

Artista, disegna a carboncino per far apparire l’edificio “sincero”, libero dagli effetti superficiali. I suoi disegni rappresentano le infinite variazioni presenti nella forma descritta dalla Zoning Law.

Chiarimento

A fine anni 20, intellettuali e teorici si pongono come obiettivo di porre chiare linee per lo sviluppo futuro. Nei fatti la loro attività vuole nascondere gli sforzi per promuovere quel clima di oscurità in cui il grattacielo è destinato a svilupparsi. Per assicurarsi che il grattacielo possa continuare a creare congestione, essi s’imbarcano nella crociata della decongestione.

 

Congestione

La proposta più precisa per risolvere la congestione proviene da Corbett.

Nel suo progetto i passaggi pedonali vengono sopraelevati per lasciare l’intero livello stradale solo al traffico automobilistico, affinché le città vengano attraversate ancora più velocemente. La sua “soluzione” è il caso più evidente di malafede nella storia del Manhattanismo. Corbett non vuole ridurre la congestione ma aumentare la sua intensità così tanto da farle assumere un carattere positivo.

Ferris, Corbett e altri architetti capiscono che cercare di risolvere i problemi di Manhattan sarebbe un suicidio, poiché loro stessi esistono unicamente grazie a questi problemi. La loro vera impresa è fondare una “cultura della congestione”.

 

Le vite di un isolato: il Waldorf-Astoria e L’Empire State Building

Su un isolato viene costruito nella prima metà dell’Ottocento il primo palazzo Astor. Negli anni ‘90 i proprietari decidono di erigere al posto della residenza, un hotel che sembri una residenza.

Viene eretto il Waldorf, presto seguito dall’Astoria, che uniti insieme formano un unico edificio.

Il Waldorf ha innescato la tradizione dell’ultimo grido, e dopo solo 20 anni viene giudicato “vecchio”.

Il suo unico problema è non essere un grattacielo. Viene così concepito l’Empire State Building. Il modello urbanistico di Manhattan è diventato una forma di cannibalismo architettonico: il nuovo si mangia il vecchio.

 

Pianificazione onirica

La pianificazione era talmente perfetta e così precisa che gli operai raramente dovevano allungarsi per afferrare ciò di cui avrebbero avuto bisogno. L’Empire State è stato costruito grazie ad un perfetto gioco di squadra.

 

Instabilità definitiva: il Downtown Athletic Club

Edificio predisposto per attività sportive, i cui primi 12 piani sono accessibili solo a uomini. Questo edificio ha l’aspetto di uno spogliatoio grande quanto un grattacielo. È una macchina per scapoli metropolitani.

Il teorema del 1909: il Grattacielo come strumento utopico per la produzione di un illimitato numero di territori vergini su un unico lotto metropolitano

Madison Square nel 1909, fotografia ritoccata.

Da destra a sinistra: Flatiron Building, Metropolitan Life Building e Madison Square Garden, tre distinte variazioni architettoniche prima che la loro fusione formi il Grattacielo vero e proprio.

Variazioni di Ferris sulla Zoning Law del 1916

Sezione assonometrica del nuovo Hotel Waldorf-Astoria

Downtown Athletic Club, 1931

  

Capitolo 4 – Quanto perfetta può essere la perfezione: la creazione del Rockefeller Center

Il talento di Raymond Hood

Teoria

Hood ha una propria teoria sul grattacielo: vede Manhattan come una città di torri.

 

Hood vuole adattare la nuova epoca a Manhattan. La “città sotto un unico tetto”. La sua teoria prevede che si viva nello stesso palazzo in cui si lavora. “Mettete un lavoratore in una struttura integrata e difficilmente questi dovrà mettere piede fuori durante l’arco della giornata” . Tutti i movimenti che contribuiscono alla congestione vengono sostituiti da movimenti verticali negli edifici.

 

Barriera

Il proposito è di risolvere la congestione creandone una maggiore. La congestione viene rimossa dalle strade per essere inghiottita dall’architettura.

 

Tutti i Rockefeller Center

Il Rockefeller Center deve far coesistere il massimo di congestione con il massimo di luce e spazio. L’edificio può essere letto come somma di 5 progetti distinti ma coesistenti in un unico luogo:

·       il piano interrato, dove si trova la metropolitana, è una composizione Beaux Art

·       il salone d’ingresso si rifà a Luna Park e Dreamland

·       i 10 piani sono destinati alla congestione elettronica di radio e televisione

·       i tetti giardino sono collegati con ponti

·       i giardini pensili fanno da tetto per gli edifici più bassi e da piano terra per le torri

Raymond Hood

Descrizione: http://24.media.tumblr.com/tumblr_magv4muRHS1r9uonxo1_500.jpg

Veduta a volo d’uccello del progetto definitivo del Rockefeller Center

  

Capitolo 5Europei: attenti Dalì e Le Corbusier conquistano New York

Verso la metà degli anni ’30 Le Corbusier e Dalì, che si detestano reciprocamente, visitano per la prima volta New York.

 

Metodo paranoico critico

Quando Dalì inventa il Metodo paranoico critico la paranoia è di moda a Parigi. “La realtà del mondo esterno viene usata come dimostrazione e prova al servizio della realtà della nostra mente”.

Le Corbusier propone di distruggere New York. La sua campagna denigratoria è resa possibile solo dal fatto che lui non ha mai conosciuto l’oggetto della sua aggressione. Le Corbusier è un detective paranoide che s’inventa la vittima, ricostruisce l’aspetto del criminale e evita la scena del delitto.

Le Corbusier denigra New York ma in realtà si nutre della riserva di anticipazione e di modelli della città.

Elabora il grattacielo orizzontale “Ville Radieuse” che tenta di impiantare dapprima a Parigi. Il suo vero obiettivo è risolvere realmente i problemi della congestione tuttavia ovunque proponga le sue torri, offrendo a città caotiche l’opportunità di essere l’esatto contrario di Manhattan, non ha successo .

Il Plan Voisin viene progettato usando il teorema surrealista del “Cadavre Exquis”: vuole rappresentare un’anti-Manhattan e non una nuova Parigi.

Mentre Le Corbusier impiega 15 anni cercando di provare che Manhattan non è ancora moderna, Dalì comprende lo spirito di New York il primo giorno che arriva in città: Manhattan non vuole essere moderna, infatti invecchia edifici nuovissimi con il nero–fumo per farli apparire più autentici, mentre le città europee costruiscono edifici lucidissimi aspirando a quella modernità che New York rifugge.

New York non era una città moderna. Per il solo fatto di esserlo stata fin dall’inizio, prima di ogni altra città, ora essa inorridisce al solo pensiero”. Quando nel 1935 Le Corbusier arriva a New York risulta invisibile, mangiato e digerito dalla città.

Schema dei meccanismi interni del Metodo Paranoico Critico: congetture deboli e indimostrabili sostenute dalle “stampelle” della razionalità.

 

Diagramma della costruzione in cemento: un liquido color grigio topo con la consistenza del vomito, sostenuto da armature in ferro calcolate in base ai principi razionali della fisica newtoniana; estremamente malleabile all’inizio, poi duro come la roccia

 

Capitolo 6 – Autopsia

La conoscenza di Manhattan era immagazzinata nelle menti di una cerchia ristretta di architetti. Tale strategia di conservazione conduce alla propria estinzione poiché non rivelando mai le loro vere intenzioni, nemmeno a loro stessi, gli architetti di Manhattan le portano con sé nella tomba.

Verso la fine degli anni ’30, Manhattan era diventata un’eredità enigmatica che la generazione successiva non sarebbe stata in grado di decifrare. Il Manhattanismo non possedeva alcun mezzo di difesa contro la virulenza di una qualsiasi ideologia esplicita.

 

Capitolo 7 – Appendice: una conclusione immaginaria

Libro scritto per mostrare come Manhattan abbia generato la propria urbanistica metropolitana, una cultura della congestione

 

Capitolo 8 – Postfazione

Koolhaas fa riemergere alla coscienza quanto di rimosso giace nell’inconscio del “paziente” provocandogli il “disturbo”. Il disturbo di New York è il Manhattanismo: esistere in un mondo interamente fabbricato dall’uomo e quindi vivere dentro la fantasia. L’analisi termina non con la scomparsa del “disturbo” ma allorché questo cessa di essere percepito come un problema.

 

Costruzione

In Delirious New York Koolhaas privilegia alcuni “snodi” piuttosto che altri. Tra tutti gli episodi questo libro isola quelli in cui il progetto è maggiormente visibile e convincente.

Koolhaas parla di Manhattan come una colonia romana modernizzata (Impero Romano fuori dalle colonne d’Ercole e fuori tempo massimo). Manhattan, come Roma, non spiega, non chiarisce: è oggetto.

L’origine della cultura della congestione è proprio ciò su cui Roma si fonda.

 

Delirio

Il delirio inteso come  alterazione, confusione, allucinazione,… è interamente presente a Manhattan.

Delirante è ciò che oltrepassa i limiti imposti.

 

Delirious New York

Manifesto retroattivo di una storia urbanistica mai formulata, ormai inattuale.

Ritornando, nel 1985, sui temi del libro, Koolhaas ne fornisce una nuova interpretazione:

“il genio di Manhattan consiste nella semplicità con cui l’apparenza si scinde dalla realizzazione.

L’architettura si relaziona alla forze del Groβstadt come un surfista alle onde”.

Grandi onde e surfisti, di questo precisamente tratta Delirious New York.

Pubblicità di Delirious New  di Delirious New York, da “Skyline”, 1979

 

GLOSSARIO

Congestione – ingombro causato da un eccessivo affolamento

Manhattanismo  – teoria non ancora formulata, il cui programma – esistere in un mondo interamente fabbricato dall’uomo, e quindi vivere dentro la fanstasia – era così ambizioso che, per essere realizzato non potè mai essere esplicitamente dichiarato.

Lobotomia è la separazione chirurgica della connessione tra lobi frontali  e il resto del cervello, sconnettendo i processi intellettuali da quelli emozionali. Il suo equivalente architettonico separa l’architettura esterna da quella interna rappresentando il divario fra contenitore e contenuto.