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autore

REM KOOLHAAS

titolo

SINGAPORE SONGLINES. Ritratto di una metropoli Potemkin … o trent’anni di tabula rasa

editore

QUODLIBET

luogo

MACERATA

anno

2010

 

 

lingua

ITALIANO

 

 

Prima edizione: Tratto da “S,M,L,XL”, 1995

 

 

Argomento e tematiche affrontate

“Singapore Songlines, Ritratto di una metropoli Potemkin …o trent’anni di tabula rasa” tratta di urbanistica e delle trasformazioni delle moderne città prendendo come esempio la metropoli asiatica. Sono presenti considerazioni di carattere economico, politico e sociale che determinano la nascita lo sviluppo e le prospettive di una città che è diventata un modello del mondo capitalistico.

 

Giudizio Complessivo: 8.5 (scala 1-10)

Scheda compilata da: Giovanni Pancotti

Corso di Architettura e Composizione Architettonica 2 a.a.2012/2013

 

Autore

Rem Koolhaas (1944) si forma come giornalista e sceneggiatore in Olanda, studiando architettura dalla fine degli anni Settanta prima a Londra all’Architectural Association School e poi a New York dove frequenta l’Institute for Architecture and Urban Studies. Nel 1975 fonda con Elia e Zoe Zenghelis l’Office for Metropolitan Architecture (OMA). Nel 1995 da vita ad AMO (Architecture Media Organization) laboratorio che si occupa più di idee a carattere intellettuale che di costruzioni. Nel 2000 vince il Pritzker Prize.

Progetti recenti: Negozi Prada di New York e Los Angeles

Sede della televisione cinese CCTV, Pechino

Dallas Center for Performing Arts

Scritti: Delirious New York

S,M,L,XL

Junkspace

Remment Koolhass

 

Contenuto

 Koolhaas racconta la storia di Singapore a partire dal 1959, data dell’indipendenza dalla Gran Bretagna, fino agli anni 2000 soffermandosi sulle scelte che hanno condizionato la demolizione e la succesiva ricostruzione.

“Praticamente tutta Singapore ha meno di trent’anni: la città rappresenta la produzione ideologica degli ultimi tre decenni nella sua forma pura, incontaminata da residui contestuali sopravvissuti. E’ guidata da un regime che ha esculso l’accidente e la casualità; anche la sua natura è completamente rifatta. E’ pura intenzione; se c’è caos è un caos ideato; se è brutta è una bruttezza progettata; se è assurda è di un’assurdità voluta. Singapore rappresenta un caso unico di ecologia del contemporaneo.

 

CAPITOLI

Introduzione

 L’introduzione descrive lo stato attuale di Singapore che è una metropoli occidentale vittima di un processo di modernizzazione forzata. La città che è composta da diverse etnie (in ordine: cinesi, malesi, indiani) è controllato da un governo dittatoriale che sta cancellando ogni tipo di traccia storica per lasciare spazio ad un complesso ipermoderno e super controllato. Le libertà personali sono sospese a favore di uno sviluppo crescente distaccandosi cosi dal modello occidentale per creare un caso particolare e molto interessante nel dibattito internazionale. Le cause di questo panorama urbanistico sono da cercarsi nell’emergenza demografica riscontrata negli anni Sessanta che ha portato la necessità di costruire un innumerevole volume di sostanza urbana.

Lee Kuan Yew ideatore di Singapore

 

Intermezzo

L’intermezzo descrive la situazione nel 1959 quando, dopo l’indipendenza, l’avvocato Lee stravince le elezioni e si trova un’isola formata da un’enorme Chinatown circondata da paludi. Le condizioni di vita sono precarie, l’economia è stagnante e l’aumento demografico inarrestabile.

Queste condizioni rafforzano il programma di città-stato e la sopravvivenza è diventata lo scopo di una politica votata allo sviluppo.

Nel 1960 è istituito l’Housing and Developement Board (Hdb) che nel giro di sei anni costruisce prima Queenstown (160000 abitanti) e poi Toa Payoh (180000 abitanti) piazzando delle stecche a contorno di aree comuni che tentano di assolvere i bisogni della vita come: centri commerciali, parchi giochi e luoghi di culto.

Nei venti anni successivi ci si accorgerà che il pragmatismo e la spasmodica necessità di risolvere il problema demografico non hanno permesso un’adeguata ricerca e progettazione ma solo una caotica sperimentazione.

 

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Queenstown

 

La missione Onu

In questo capitolo Koolhaas racconta l’evento che da legittimità alla megalomane operazione che il governo di Singapore avrebbe attuato nei venti anni successivi.

Nel 1963 l’Onu invia tre esperti l’americano Charles Abrams, il giapponese Susumu Kobe e il tedesco Otto Koenigsberger per stilare un rapporto: “Crescita e rinnovamento urbano a Singapore” e per consigliare la giusta strategia di urbanizzazione. I punti fondamentali di questo processo devono essere la conservazione, la riabilitazione e la ricostruzione, quindi il primo passo è di trovare sul territorio i punti di pregio e quelli deboli per poterli rinforzare. Viene anche specificato che è un intervento di modernizzazione e che quindi essendo in rapida crescita, soprattutto demografica, si avrà bisogno di nuove abitazioni e di nuovi interventi, circa cinque quartieri nuovi per ogni quartiere distrutto.

La missione ha come esito non tanto un piano regolatore, considerato troppo rigido, ma un manifesto formato da tre parti: concetto guida, programma d’azione, mappa d’azione. A questo è associata una volontà di coinvolgere l’iniziativa privata e dopo aver compreso che l’isola di Singapore e la città sono un’unica entità urbana optano come modello insediativo quello olandese della “città ad anello”. ”Vent’anni attorno ad una rattrappita riserva centrale l’intera isola è trasformata in New town”.

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Rapporto Onu proiezione della citta ad anello sull’isola di Singapore.

 

Tabula rasa

La tabula rasa secondo l’autore è il metodo scelto dalla repubblica di Singapore per ricostruire la città.

L’estrema povertà spinge il governo a utilizzare le poche risorse che hanno a disposizione: il suolo. Inizia quindi una catena di espropri (1200 in venti anni) e di mobilitazione di famiglie (270000 circa un terzo della popolazione). La superficie dell’isola è aumentata del 25% in trentacinque anni sbancando le colline e addirittura vengono comperate delle isole dall’Indonesia che sono trapiantate sulle coste.

Vengono ridistribuiti anche gli abitanti che vanno a vivere in una delle venti New town che circondano il centro. Nel 1989 87% della popolazione vive in alloggi del Hdb per un totale di 2,3 milioni di persone.

In questo periodo dove il fare ha sottomesso il pensare gli intellettuali asiatici riflettono sul problema urbanistico e rinnegano la tabula rasa modernista. Fumihiko Maki scriverà che il rimuovere il distruggere e il rimpiazzare in modo meccanicistico è il peggior modo per creare mescolanza cosmopolita, mentre a Singapore adottano questo programma disutopico senza sosta. Il progetto diventa manifesto delle capacità dello stato che nonostante sia uno dei massimi esempi di capitalismo riesce a prendersi cura di tutta la sua popolazione e Koolhaas stesso lascia in sospeso le motivazioni della riuscita di questo piano che in Europa ha molte volte fallito. Mentalità asiatica o maggiore autoritarismo?

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Territori rubati al mare

 

Lavagna Barthina

L’autore paragona Singapore al lavoro di Roland Barthes che disvela dei sistemi apparentemente imperscrutabili. Definisce cosi la metropoli asiatica come una lavagna barthiana sulla quale si possano sperimentare gli effetti della politica sul territorio (impero della semantica). Un altro confronto è fatto poi con la cucina e Singapore risulta essere un insieme di culture totalmente isolate tra di loro (a differenza del crogiuolo americano) ma manipolate nell’identità da un ambiente totalmente nuovo. Anche i sistemi educativi e quello dei divieti sono segni di una politica forte che ha lobotomizzato una modernità priva di ambizioni artistiche, incontrollabili e sovversive.

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Singapore is a “fine” city

 

Contesto architettonico

In questo capitolo è descritto il contesto architettonico degli anni Sessanta durante lo sviluppo di Singapore. Il movimento più interessante secondo l’autore è quello giapponese con a capo Maki: i metabolisti.

Con investigation in collective forms mina alla base la rigidezza schematica del modernismo sostenendo che la società moderna è caratterizzata: da una grande eterogeneità, da una crescente rapidità di comunicazione e di espansione della struttura sociale e dal progresso tecnologico. Da quest’analisi Maki estrapola: ”La forma collettiva” e ne analizza in particolare la forma a gruppi poiché questi elementi sono in grado di creare un’infinità di fattori comuni formali e funzionali. Lo spazio fondamentale è quello pubblico di mediazione che come un’agopuntura rivitalizzerebbe i centri delle città attraverso la progettazione di corridoi urbani e stanze urbane.

Il lavoro di Maki è anche interessato allo shopping in quanto, nella cultura asiatica, non assume quel significato puramente consumistico ma essenza della vita urbana al pari dell’agorà.

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Collective form: compositiva, megastruttura, gruppo

 

Lo Spur

Il Singapore Planning and Urban Research Group è la risposta dell’intellighenzia dell’architettura di Singapore alla politica urbanistica adottata dal governo. Fondato nel 1965 da William Lim e Tay Kheng Soon comprendeva una ventina di membri e altrettanti partecipanti occasionali. Esso cercava di dar voce alla popolazione e proponeva una partecipazione all’iniziativa statale, proponeva una pausa di riflessione dopo la febbrile costruzione delle prime New Town e cercava di instaurare un dibattito critico aperto al grande pubblico. Essi vennero lasciati ai margini e mai coinvolti nell’esperienza di rinnovazione in quanto le forti tematiche sostenute dallo Spur come Storia, Contesto e Comunità vennero sempre viste come sottigliezze atte a rallentare il processo di modernizzazione. Su alcuni punti come la grande densità e la necessità di sviluppare gli edifici in altezza erano comuni con il regime ma Lee in persona decise in varie occasioni di prendersi gioco del gruppo di pensatori. S’instaura cosi un paradosso: il gruppo più progressista spingeva per l’arretratezza e la riflessione mentre doveva assistere impotente al successo di una sregolata crescita.

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Prima publicazione dello SPUR

 

Gli effetti dello Spur

Il capitolo riassume brevemente i fatti e pone l’accento su come per una volta il governo sia riuscito ad affrontare e a risolvere un problema in discordia con gli architetti e come la Tabula rasa sia diventata una sorta di parco giochi per i governanti e addirittura con il senno di poi un’opera di avanguardia metabolista.

 

Il metabolismo sulla Beach Road

Siamo nel 1967 e il problema abitativo è stato parzialmente risolto quindi lo stato decide di mettere all’asta alcuni lotti per non soffocare l’iniziativa privata su due strade: la Golden mile di beach road e la Eu Tong Sen Street dove sorgono in pochissimo tempo una decina di opere all’avanguardia. Il People’s park complex racchiude in una stecca e in un podio la versione condensata di una downtown cinese e i concetti di “corridoio urbano” e “città a stanze” teorizzati da Maki. Il complesso più avanzato è il Woh hup: sedici piani a gradonate che racchiude 370 negozi 500 posti auto e uffici. Questo è il primo esempio di Megastruttura asiatica essa scopre le proprie strutture al clima tropicale che legate alla cultura orientale si fonde in un esempio pienamente funzionante di questa tipologia di edificio molte volte scartata in occidente.

Descrizione: Description: ttp://www.kuuworld.com/blog/wp-content/uploads/2012/04/3-Golden-Mile-Complex.jpg

Woh hup complex

 

Dopo-sbornia prometeico: il prossimo giro

Questo capito spiega come singapore si sta muovendo negli ultimi anni dopo la febbre metabolista e sta cercando di trovare una sua identità, anche se lo spettro della tabula rasa rende il tutto fermo ma dal futuro incerto per cui rende impossibile l’Architettura. Dopo l’urbanizzazione disperata Singapore si sta trasformando in un immenso centro commerciale/parco divertimenti perseguendo una politica di “isolanità” più spiagge e più resort . Si è deciso anche di recuperare la natura utilizzando lo stesso meccanismo della tabula rasa e cosi ricreando una natura Potemkin dove il solo clima tropicale rimane autentico che come effetto ha un decadimento accelerato. L’ironia finale sta nella frase “dopo i sampietrini, la spiaggia”

Raffles hotel la storia coloniale di Singapore

 

Proscritto: metastasi

La condizione ancora rurale della Cina collegata alla migrazione di miliardi di persone verso le città e la conseguente massa urbana ancora da costruire rendono l’isola di Singapore un modello per la modernizzazione cinese. Si prevede la nascita di nuove metropoli sul continente che hanno come unica tipologia il grattacielo.

 

Note

Songlines: il termine deriva dall’omonimo libro di Bruce Chatwin dove sostiene che il continente australiano sia attraversato da percorsi lungo cui il cammino del popolo aborigeno si è sedimentato in canti iniziatrici

Potemkin Village: termine giornalistico inglese che sta ad indicare edifici o parti di città costruiti a fini propagandistici