|
|
||
autore |
BJARKE INGELS |
|
titolo |
YES IS MORE. Un’archifumetto sull’evoluzione
dell’architettura. |
|
editore |
TASCHEN |
|
luogo |
KOLN |
|
anno |
2011 |
|
|
|
|
lingua |
ITALIANO |
|
|
|
|
Titolo originale: Yes is
more. An Archicomic on Architectural Evolution Prima edizione: 2009 |
||
|
|
Argomento e tematiche affrontate |
|
Yes is More è una monografia dedicata esclusivamente a BIG,
un team di architetti, designer e pensatori di Copenaghen che si occupa di
architettura, urbanistica, ricerca e sviluppo. Questo libro è un manifesto di
cultura popolare, dove vengono descritti gli strumenti, i metodi e gli
approcci alla disciplina utilizzati da questo gruppo dai caratteri
anticonvenzionali, inattesi e produttivi sintesi del mondo in cui il team
lavora riaffermando continuamente la propria missione con un deciso “Yes”.
Parlano della quotidianità portando il lettore nel cuore dei loro progetti facendogli
condividere la creatività dell’architettura con uno strumento di
comunicazione alla portata di tutti: il fumetto. BIG dimostra come il suo
team risponde ai requisiti richiesti di volta in volta, alle regole, ai
vincoli e all’alta specializzazione che sono propri della società
contemporanea, giungendo a soluzioni concrete attraverso percorsi artistici
che richiamano lo stupore del pubblico oltre che quello degli appassionati
d’architettura in tutto il mondo. Ingels vuole
raccontare i retroscena dell’architettura, da come nasce un’idea a come si
modificano le forme. L’architettura evolve a partire dallo scontro tra
interessi politici, economici, funzionali, logistici, culturali e strutturali
ancora sconosciuti e imprevisti. Per raccontare in modo semplice cose tanto
complesse decidono di trasmettere con il loro libro l’energia dell’incontro
faccia a faccia con l’architetto, anziché mettere in fila saggi adottano il
fumetto per combinare parole e immagini e raccontare la storia che si
nasconde dietro ad ogni progetto. Ciascun capitolo è una storia a sé e mostra
come ogni opera nasca da una particolare combinazione d’ingredienti, vogliono
rivelare le condizioni caotiche in cui lavorano ma non ridicolizzare la loro
incapacità di controllare il processo creativo dato che proprio improvvisando
e adattandosi agli ostacoli inattesi compiono i maggiori progressi. Da ogni
problema sorto loro riescono a ricavare tantissimo infatti il motto diventa:
“yes is more”, le idee sostenibili si concretizzano
solo dopo moltissimi tentativi andati a vuoto e a volte le buone idee vengono
riesumate dai fossili di precedenti evoluzioni. |
|
|
|
|
|
Giudizio
Complessivo: 10 |
|
|
Scheda compilata da: Laura Collura |
|
|
Corso di Architettura e Composizione Architettonica 2
a.a.2012/2013 |
|
|
|
|
|
|
Autore |
|
Bjarke Ingels
ha fondato il Gruppo BIG-Bjarke Ingels
nel 2005, dopo essere stato, nel 2001, co-fondatore di PLOT Architects e aver lavorato presso OMA, a Rotterdam.
Grazie ai molti premi ricevuti per progetti ed edifici, Bjarke
Ingels si è guadagnato fama internazionale di
esponente di una nuova generazione di architetti che coniugano analisi acuta,
sperimentazione giocosa, responsabilità sociale e humour. Nel 2004 ha ricevuto
il Leone d’Oro alla Biennale di Venezia per la Stavanger Concert House e
l’anno seguente si è aggiudicato il Forum AID Award per le case VM. The
Mountain ha ricevuto numerosi premi sin dal suo completamento, tra cui il
World Architecture Festival Housing Award, il Forum
Aid Award e il MIPIM Residential
Development Award. Recentemente, Bjarke è stato
inserito nell’elenco delle 100 persone più creative dalla rivista Fast
Company di New York. Opere:
|
||
Bjarke Ingels |
|
|
|
|
|
Contenuto |
|
|
Yes is more racconta attraverso delle vignette i
caratteri generali ed i processi che hanno portato alla realizzazione o alla
progettazione delle seguenti opere: ·
People’s building ·
The danish pavilion ·
Little Denmark ·
The VM houses ·
The mountain ·
8 house and a little tower ·
Scala Tower ·
Lego Towers ·
Escher Tower ·
Tojhuset ·
The battery ·
Vilnius World Trade Center 1 ·
Vilnius World Trade Center 2 ·
Zira Zero Island ·
Superharbour ·
Vejle houses ·
W towers ·
The Fan Buildings ·
Holbaek harbour ·
Maritime Youth House ·
Danish maritime museum ·
Helsingor psychiatric hospital ·
Sjakket Youth Club ·
Water culture house ·
Stravanger concert hall ·
Landsbanki ·
Slussen ·
The housing Bridge ·
The Clover Block ·
Holy road ·
Art Cross ·
Roovre Tower ·
VMCP hotel ·
Leadership Tower ·
5 Pilars of Bawadi |
|
|
|
||
Esposizione del libro nella Technische Universität München di Monaco 2011 |
|
|
|
|
|
CAPITOLI |
|
|
Capitolo 1 - Found in traslation |
|
|
I Big partecipano
alla gara di progettazione per il padiglione dell’expo danese 2010 a Shanghai
con un hotel diviso in due parti, per far passare tra le gambe ottenute un
viale. Una gamba deve approdare in acqua creando una piscina e l’altra a
terra con un centro conferenze e un auditotium. Il
progetto però fallisce perché non è coerente al contesto ma viene realizzato
in Cina con dimensioni triplicate, il simbolo infatti in questa lingua vuol
dire “people”. Così viene riadattato al nuovo ambiente e un lato viene
dedicato alla cura del corpo, l’altro a quella della mente con un centro
conferenze, le due torri si fondono in un hotel a cinque stelle. I Big creano
atri panoramici e collocano l’ascensore nel punto di congiunzione delle due
aree, introducono inoltre i cinque elementi tipici della cultura del luogo:
il fuoco è il triangolo che dalla città porta all’acqua, la terra è un
quadrato perfetto che si riscontra nella piazza pubblica all’ombra della
congiunzione delle due torri, il metallo è il cerchio della rete a maglie che
forma la struttura portante della torre, l’acqua è l’onda del profilo del complesso
con piscina e sala conferenze, infine il legno è un rettangolo cioè il
profilo della torre dal terrapieno. |
|
|
|
||
People’s
building |
|
|
|
|
|
Capitolo 2 - A
welfairytale |
|
|
Decidono
di donare alla città 1001 bici per l’expo 2010 di Shanghai, quindi
strutturano il loro padiglione come una sorta di pista ciclabile avvolta su se stessa. Creano
nel cuore del padiglione una struttura balneare con la vera acqua del porto
di Copenaghen e decidono di porvi al centro la vera sirenetta danese. Si
tratta di una struttura lineare che si avvolge a doppio anello con piscina al
centro e biciclette sul tetto: si arriva, si visita l’esposizione, si sale
sul tetto e si sceglie la bici, si pedala per l’ultima parte della mostra e
per gli altri padiglioni. La struttura è un sistema tubolare reticolare
autoportante. La facciata è traforata in maniera differente a seconda delle
sollecitazioni strutturali causate dalla struttura reticolare, crea luci ed
ombre e riflette persone e biciclette all’interno del padiglione. Per il
trasporto della sirenetta sorge un dibattito che ne fa fallire la nuova
collocazione. |
|
|
|
||
The danish pavilion |
|
|
|
|
|
Capitolo 3 - Learning from Lomborg |
|
|
In questo capitolo
parlano dell’utilizzo delle risorse rinnovabili come fonte energetica e
coniano il termine “ecolomia” in cui si fondono
ecologia ed economia ed arrivano alla conclusione che è possibile progettare
un ecosistema in cui ogni prodotto sia rimesso in circolo come fonte di
alimentazione. Ad esempio il calore in eccesso prodotto dai frigoriferi di un
supermercato può scaldare gratis un’intera piscina pubblica. Cercano un’area
da trasformare in un ecosistema ecologico ed economico e trovano la zona del Rigsarkiv in Danimarca. Inclinano le facciate dei blocchi
strutturali per ricavare il massimo guadagno termico solare ed installano
nelle zone mai ombreggiate pannelli solari fotovoltaici. Le zone in ombra al
massimo due ore al giorno vengono destinate alle abitazioni, mentre quelle
coperte per più di questo periodo vengono eliminate. Usano diverse tipologie
costruttive, le abitazioni occupano i pendii a sud, gli uffici le facciate
verticali a nord per non avere eccessiva luce e calore, le attività pubbliche
e di parcheggio la zona centrale. Concepiscono una piramide come una pila di
uffici e unità residenziali disposti attorno ad un impianto sportivo,
un’altra è costituita da spazi di lavoro e abitativi in cui viene intagliata
una zona commerciale ed un bar. Creano la biblioteca comunale ed un
parcheggio coperto da un tetto di case a schiera, la prima è una rampa
ininterrotta che ospita nello spessore del pavimento un parcheggio, gli
appartamenti sopra invece hanno un terrazzo alberato verso sud. Ultimano
l’opera con un albergo con piscina e supermercato per usufruire dello scambio
di calore. |
|
|
|
||
Little Denmark |
|
|
|
|
|
Capitolo 4 - Urban tetris |
|
|
Questo progetto è
collocato nel nuovo quartiere residenziale di Copenaghen. Prendono due
strisce parallele e le piegano e ruotano per garantire il maggior numero di
vedute sul paesaggio circostante e per evitare che gli abitanti si guardino
dentro casa. Il lato ovest dell’edificio sulla città nuova raggiunge i 12
piani mentre il lato opposto sulla periferia si ferma a 4. La V house è
pensata come un condominio con balconi. La M come un’interpretazione nuova
dell’unitè d’habitation
dove i pianerottoli entrano ed escono da un lato all’altro e sono bene
illuminati grazie all’andamento dell’edificio mentre le aperture si
trasformano in zone di passaggio e socializzazione. Gli appartamenti sono
duplex e triplex con pareti mobili per permettere agli abitanti di meglio
adattarli alle loro esigenze, le vetrate sono ampie e ci sono 225 unità
abitative di cui 80 sono pezzi unici. Il trattamento della facciata con ampie
vetrate, legno ed alluminio fa risaltare all’esterno dell’edificio i giochi
compositivi che si creano grazie ai diversi tagli degli alloggi come in una sorta di tetris.
La facciata sul parco ospita un nuovo tipo di balconi a forma di cuneo che
consente un minimo d’ombra con un massimo d’aggetto. Per non fare apparire
glaciali gli ingressi ricoprono la superficie con piastrelle da bagno di
colori diversi, disposte in modo da formare i ritratti dei due committenti. |
|
|
|
||
The VM houses |
|
|
|
|
|
Capitolo 5 - Vertical suburbia |
|
|
Creano ad Orestad un edificio a forma di pendio dove la base è il
parcheggio che sale verso l’alto in un sinuoso zig zag da nord a sud facendo
da podio alle abitazioni che si spalmano su di esso con ampi giardini e bella
vista. Il lato sud della costruzione è un pendio terrazzato di cortili
privati, le case a schiera sono ad L e vi si accede tramite un ascensore
inclinato, dal basso. Il lato nord è un parcheggio dalla struttura aperta e
con facciata traforata in modo da creare l’immagine del massiccio del monte
Everest. Con questo progetto rompono il paesaggio pianeggiante della
Danimarca con una montagna fittizia. |
|
|
|
||
The mountain |
|
|
|
|
|
Capitolo 6 - Infinity Loop |
|
|
Si addentrano nel
progetto di un grande caseggiato e una piccola torre ad Amager
Faelled. Il complesso ha la forma di una corte
tagliata per creare una pizza urbana e non fondere la torre col complesso
introducendola al centro di questa. Essendo stretta ed alta i piani superiori
non hanno alcun problema ma quelli inferiori guardano proprio sul retro
dell’edificio allora ruotano questa parte in modo da far affacciare gli
appartamenti a sud-ovest, sulla piazza. La forma che ne risulta è un frontone
a punta con un tetto a capanna. Il complesso ha le dimensioni di un intero
quartiere in cui sovrappongono in altezza strisce di funzioni diverse: parte
commerciale alla base, alloggi con un vialetto che è in realtà un tetto a
giardino che costeggia le abitazioni collocate più in basso, come nelle
tradizionali case a schiera danesi; uno strato di appartamenti di tipo
classico e infine una copertura di due piani di case a schiera con tetto a
giardino e giardino sul davanti. Per permettere il passaggio alla piazza
centrale trasformano il rettangolo in un otto creando un nodo e due nuove
piazze, abbassano negli angoli a sud la zona degli uffici sfavorita dal
soleggiamento eccessivo e invece sviluppano in altezza i locali commerciali
in un complesso di uffici di 4 piani, sollevano le case a schiera e gli
appartamenti in cima portandoli a sud-ovest. Schiacciano quasi a terra un
angolo per aprire il cortile e tutti i suoi appartamenti alla vista di Amager Faelled creando così un
sentiero di montagna che corre lungo tutto il complesso. Gli spazi collettivi
eccetto il caffè sono collocati nei punti d’intersezione dell’”8”. |
|
|
|
||
8 house and
a little tower |
|
|
|
|
|
Capitolo 7 - Danish steps |
|
|
Progettare torri a
Copenaghen è estremamente complesso a causa del vincolo di non costruire oltre
i 21 metri e del paragone con le altre in loco, così quando si trovano a
dover affrontare questo problema decidono di reinterpretare la torre storica
della città utilizzando un corpo sottile ed un basamento in scala con gli
edifici circostanti. La torre ospita un albergo e una spa panoramica, il
basamento tutte le parti pubbliche dell’edificio. Questi elementi si fondono
in una cascata di gradini a spirale che si arrampicano sulla facciata. Creano
una piazza pubblica sul tetto che sovrasta la piazza della città e i giardini
di Tivoli. |
|
|
|
||
Scala Tower |
|
|
|
|
|
Capitolo 8 - Modular mania |
|
|
La Danimarca è caratterizzata
da un’edilizia fondata su elementi modulari prefabbricati simili ai lego
così, dovendo realizzare un complesso polifunzionale in un lotto piuttosto
piccolo, decidono di omaggiare il sistema modulare vigente tracciando un
paesaggio pixellato di colline e valli
caratterizzato dalla presenza di due torri. Ai livelli più alti le terrazze
diventano balconi destinati agli uffici, ai piedi delle torri gli altipiani
si fondono formando piazze e anfiteatri. I negozi ed i parcheggi si trovano
sotto i giardini. La luce nelle unità abitative arriva in maniera
massimizzata grazie al fatto che esse sono tutte ad angolo. |
|
|
|
||
Lego Towers |
|
|
|
|
|
Capitolo 9 - Scandinavian skyscraper |
|
|
Devono progettare un
grattacielo scandinavo e per farlo optano per una forma del tutto nuova:
torre centrale dritta invece quelle laterali cambiano posizione dal pianterreno
agli attici con una rotazione del volume di 90° ottenendo il massimo punto
d’appoggio. Il risultato finale viene battezzato torre di Esher
e cambia forma a seconda del punto di vista: bottiglia, clessidra, calice e
un disegno di Escher, da cui il nome. |
|
|
|
||
Escher Tower |
|
|
|
|
|
Capitolo 10 - Bureaucratic beauty |
|
|
Si tratta di un intervento
nell’area di nuova trasformazione urbanistica al centro di Copenaghen con
blocchi residenziali e scatole di vetro per uffici che si specchiano
nell’acqua. Devono progettare un parcheggio accanto ai magazzini e destinarlo
a funzioni residenziali con una densità molto elevata date le esigue
dimensioni dell’area e i vincoli costruttivi vigenti sulle altezze. Fanno
quindi uno studio sulle massime altezze possibili per ogni punto del
fabbricato in modo da poter sfruttare la maggior superficie utile. L’opera ha
successo poiché al cliente piace l’incremento di metri quadrati,
all’urbanista la relazione tra edificio e contesto, a loro l’espressività del
volume. |
|
|
|
||
Tojhuset |
|
|
|
|
|
Capitolo 11 - Urban integration |
|
|
Dato che il precedente
tentativo di costruire una moschea in Danimarca è fallito quando ai Big è
assegnato l’incarico di progettare un’area ad altissima densità abitativa,
quattro volte superiore agli standard, trovano in questa un’occasione per
realizzare l’edificio religioso tanto richiesto. Questo progetto consente
loro di integrare tre quartieri tra loro slegati in un unico centro
d’attività oltre che la cultura islamica e danese. Partono dallo stemma di
Copenaghen e decidono di dare nuova energia alla formula alchemica contenuta
in esso: torri acqua e diversità creano una città viva. Usando lo stesso
metodo dei vincoli per definire le altezze usato nel progetto precedente
definiscono un crinale montuoso. Lo dividono poi in singole montagne con il
passaggio dei collegamenti tra i quartieri, le torri a sinistra essendo
larghe vengono destinate ad usi pubblici, collegano poi a livello della
strada i singoli rilievi creando un luogo unico coperto e aprono le caverne
alla luce e alla vista. La valle offre un’oasi protetta e quindi vi collocano
l’asilo nido di quartiere, le caverne costituiscono uno spazio pubblico di
dimensioni variabili dall’umano al colossale e ospitano un bazar, dei negozi,
infrastrutture sportive, una spa e un asilo. Nel cuore del complesso una cupola
a nervature e una guglia diventano la prima moschea costruita in territorio
danese. |
|
|
The Battery |
|
|
|
|
|
Capitolo 12 - Baroque network |
|
|
Viene chiesto ai Big
di progettare un nuovo World Trade Center di fronte
alla città barocca di Vilnius, intervento che ha le dimensioni più di un’
opera urbana che locale ed inoltre deve confrontarsi con il tema della scelta
tra la città barocca o quella moderna, quella organica o quella ortogonale.
Decidono di guardare i quartieri sull’altra riva del fiume e hanno così
l’idea di sovrapporre la mappa della città vecchia con il loro sito ma
siccome si ottengono così corpi separati dalle strade questa viene invertita
con come risultato una struttura reticolare, un groviglio di radici e
collegamenti con tutte le strade vicine, cortili e giardini penetrano
ovunque. Collocano il centro conferenze al centro e da qui sviluppano le
funzioni contigue in tutte le altre direzioni, protese o verso la città
vecchia o il fiume o il parco. Il museo va verso l’acqua. La banca verso le
vie stradali. Creano poi, per armonizzarsi al contesto e aumentare la densità
al centro del complesso, una seconda collina sull’altra riva del fiume. Il
progetto piace sia al committente in quanto rispondente alle esigenze di
collegamento, sia al proprietario perché si sfrutta proficuamente il terreno,
sia alla municipalità in quanto reinterpretazione del reticolo cittadino ma
per diverbi tra le parti l’affare fallisce. |
|
|
|
||
Vilnius
World Trade Center 1 |
|
|
|
|
|
Capitolo 13- Baroque city upside down |
|
|
I Big si trovano a
dover realizzare il progetto precedente in una nuova area ma purtroppo questa
non è idonea all’intervento essendo tagliata a metà da una grande arteria
stradale che rende impossibile l’idea di reticolo ininterrotto. Decidono di
capovolgere il progetto trasformando la vetta del WTC1 in tre piedistalli:
creano una struttura stabile simile alla chioma di un albero. Al suolo si
trovano aree verdi e parcheggi, sul tetto un parco a struttura reticolare
circondato da spazi pubblici, atri e ristoranti. Dall’interno della struttura
si vedono le automobili in transito nella zona sottostante o il cielo, le
chiome accrescono le dimensioni dell’immobile. |
|
|
|
||
Vilnius
World Trade Center 2 |
|
|
|
|
|
Capitolo 14 - The 7 peaks of Azerbaijan |
|
|
In Azerbaijan Zira è stata una base navale ora abbandonata e il
presidente non ha mai autorizzato trasformazioni urbanistiche per paura
rovinassero l’intera vista della capitale Baku sul Caspio. Chiede ai Big di
creare una nuova città per la cultura e il tempo libero da cui siano visibili
le sette vette dello stato. Decidono allora di creare un’isola ad emissioni
zero concentrando lo sviluppo edilizio nella zona pianeggiante dislocata su
sette montagne collegate tra loro da parchi è sentieri. Utilizzano gli schemi
dei vortici di vento per progettare la distribuzione degli alberi e degli
spazi pubblici: dove la turbolenza è più intensa la vegetazione si
infoltisce, rallentando il vento e rendendo più accogliente l’atmosfera.
Tutti gli edifici sull’isola sono riscaldati e raffrescati da pompe di calore
collegate al mar Caspio, i pannelli solari forniscono acqua calda e le celle
fotovoltaiche alimentano piscine e parchi acquatici, le acque reflue vengono
recuperate per l’irrigazione e le parti solide vengono lavorate per essere
usate come fertilizzanti, grazie ad un parco eolico l’isola ha le sue riserve
di energia. Savalan è la prima montagna che
dall’albergo centrale si ramifica in appartamenti e in un reticolo di strade
e negozi, Ayidagh è progettata come un cumulo di
unità residenziali e commerciali sovrapposte al centro una sala, Ilandag è la montagna più scoscesa con due profili che si
intersecano, Shandagh ricorda in pianta una grande
scacchiera, Kapaz è la montagna della corona
nuziale e si avvolge attorno al porto esistente: una sottile soletta forma un
sinusoide a livello del terreno e le sue deformazioni creano terrazze
digradanti e caverne protette sui due lati della montagna, Beshbarmaq è un insieme di torri connesse da un’unica
strada, Babadagh è un gigantesco cortile avvolto
attorno ad un porticciolo, le residenze si staccano dal suolo in modo che si
possa accedere al porto sia via terra che via mare. Tutte sono unite da un
sentiero che permette di scalarle in un solo giorno. |
|
|
|
||
Zira Zero Island |
|
|
|
|
|
Capitolo 15- The big picture |
|
|
Si tratta del progetto
di un unico grande porto che consenta di bypassare Rotterdam. Liberando i
litorali della Danimarca dal porto le dimensioni di ogni centro cittadino
raddoppiano e questi valgono venti miliardi di euro che forniscono più del
capitale necessario per l’ opera. Disegnano un porto a sette punte simbolo
dello stato rappresentante e ogni molo viene destinato ad una funzione
diversa. Purtroppo il progetto fu bocciato perché considerato inadeguato a
gestire i traffici internazionali. |
|
|
|
||
Superharbour |
|
|
|
|
|
Capitolo 16- Urban typography |
|
|
I BIG si rendono partecipi
di una serie d’Interventi nel porto di Vejle, che ha impedito alla vita
cittadina di svilupparsi fino al mare. Progettano una striscia residenziale,
ma un rettangolo di cemento avrebbe impedito la vista e l’accesso allora
realizzano cinque piccole torri di diverse tipologie che formano il nome
della città. |
|
|
|
||
Vejle houses |
|
|
|
|
|
Capitolo 17- Split personality |
|
|
I Big devono
realizzare una torre a destinazione mista a Praga che sia in armonia con il
panorama, con negozi al piano terra , gli uffici sopra e i condomini in cima;
doveva essere una barriera acustica e consentire il passaggio della metro. Ruotano e torcono l’edificio
per riadattarlo al contesto e massimizzare l’illuminazione e le vedute.
L’edificio così si trasforma gradualmente assumendo di volta in volta le
forme ideali per la destinazione d’uso: negozi, uffici e alloggi. Al centro
le piante s’incrociano per strutture di uso comune. |
|
|
|
||
W towers |
|
|
|
|
|
Capitolo 18- Twisted Minds |
|
|
Progetto in
collaborazione con i West 8, sono due edifici che riprendono la tipologia dei
magazzini ad essi confinanti, piegati a formare due ventagli di piani
sovrapposti (fan buildings). Rimangono
perpendicolari alla costa per non avere il monopolio del panorama ma torcono
i caseggiati per sfruttare l’orientamento sud-ovest e far convergere meglio
la vista sul mare. Per far sporgere il palazzo di 26 metri s’ispirano al
seggiolone dei bimbi e lo fanno poggiare su un parcheggio interrato, le
pareti divisorie formano una serie di colonne in lieve pendenza lungo tutto
l’edificio fino al basamento. Usano
finestre accavallate come le scaglie di un pesce per risolvere l’inclinazione
della facciata. Come evoluzione dell’unitè d’habitation gli spazi piani del versante soleggiato
ospitano ambienti comuni, cucina e soggiorno con un’ampia terrazza, il lato
nord-est le camere da letto. Le unità
abitative sono lungo il corridoio centrale e ospitano appartamenti su due o
tre livelli. |
|
|
The Fan Buildings |
|
|
|
|
|
Capitolo 19- Cadavre Exquis |
|
|
Edificio a ventaglio
con una serie di terrazze sul tetto e spazi sottostanti a uso pubblico. Dato
che piace molto ne progettano uno accanto: una kasba fitta di villette tri
familiari basse con tetti a terrazza strutturata come un motivo di pentagoni
deformati. Per i parcheggi viene creata una collina che assicura anche la
vista sul mare. Decidono di realizzare un blocco col porto fuori e la marina
all’interno, realizzano case a forma di W, mutazione delle case
perpendicolari al litorale, le case sulla collina spiraliforme e le case a schiera di Holbaek.
Creano un masterplan con stili architettonici
diversi. |
|
|
|
||
Holbaek harbour |
|
|
|
|
|
Capitolo 20- Swept under the carpet |
|
|
Si tratta della
progettazione della Maritime Youth House nel club nautico di Sunndby nell’isola di Amager
considerata una “Shit Island” perché molto
inquinata. Anziché asportare la parte del terreno contaminata decidono di
rivestire l’area con un’ampia copertura in legno con pali di diverse altezze
che creano una spiaggia, spazi per il rimessaggio delle imbarcazioni e la
sede del circolo. In questo modo aggirano anche la norma di lasciare otto
metri dalla riva per il passeggio perché la struttura viene considerata
pubblica, la pendenza in alcuni punti si spinge oltre la massima consentita
poiché la costruzione si configura più come paesaggio che come edificio. Con
questa soluzione risultano contenti sia i bambini sui quali il paesaggio
ondulato ha un effetto energizzante, sia i marinai che hanno un posto per il
loro circolo e un riparo per l’attracco delle barche. Inoltre il luogo viene
frequentato per passeggiate da tutti i cittadini e non più solo da marinai,
assistenti sociali e ragazzi. |
|
|
|
||
Maritime Youth House |
|
|
|
|
|
Capitolo 21- To be and not to be |
|
|
Per questo progetto
si trovano a dover costruire in uno scantinato, dato che il museo è stato spostato
dalla sua collocazione originaria all’interno delle mura del castello
dell’Amleto di Shakespeare. Si tratta di un bacino pieno d’acqua e hanno
inoltre il divieto di sporgersi oltre il terreno, data la vicinanza al sito
dichiarato patrimonio dell’umanità. Per non toccare la struttura che si regge
proprio grazie all’acqua all’interno che fa pressione sulle pareti, decidono
di capovolgere il bacino e progettare tre ponti. Uno per impedire all’acqua
di entrare nel bacino e collegato al lungoporto, il
secondo di collegamento col castello, l’ultimo scende rimbalzando da una
parete all’altra e conducendo i visitatori al museo. Il pubblico è come se
scendesse negli abissi, sotto il livello delle acque circostanti in una
biblioteca, uno spazio espositivo, un auditorium e una caffetteria. Essendo
il bacino un cortile i luoghi di lavoro per lo staff che necessitano di luce
vengono portati all’interno del museo, evitando trasporti inutili. Per
condurre i visitatori al museo studiano un pavimento inclinato leggermente.
Hanno risolto così il problema progettuale costruendo intorno al bacino. |
|
|
|
||
Danish maritime museum |
|
|
|
|
|
Capitolo 22- Color therapy |
|
|
Progettano un
ospedale psichiatrico vicino all’ospedale esistente. Dovendo avere in
quantità di spazi due livelli, data l’area, e per accedere direttamente ad
esso dall’esterno fanno in modo che il paesaggio tracimi sui reparti per
ricavare giardini ritagliati nel manto erboso. Gli altri spazi funzionali
s’inseriscono nel vuoto centrale come padiglioni di vetro in un paesaggio
sopraelevato. Si creano aree collegate ad un punto centrale e che si
irraggiano nell’ambiente ognuna nella sua direzione. Collocano i pazienti da
un lato e i medici dall’altro con gli spazi comuni in mezzo e molti giardini
per creare una sufficiente illuminazione. Affrontano il problema dei
materiali optando per della semplice vernice a causa del budget limitato, ma
si scontrano con i contrasti degli psichiatri che non vogliono le tonalità da
loro suggerite perché considerate troppo forti e causa di disagi nei
pazienti. Propongono allora i colori primaverili presenti nei quadri “i
girasoli” di Van Gogh, rappresentante appunto dei destinatari dell’opera. |
|
|
|
||
Helsingor psychiatric hospital |
|
|
|
|
|
Capitolo 23- Re-Squat |
|
|
Si tratta di un
progetto in una zona disagiata di Copenaghen ed è il riadattamento di una
fabbrica per una banda di ragazzi di strada chiamati Sjakket.
Essendo costituita da due grandi ambienti a volta propongono di riempirne uno
e svuotare l’altro, il primo ospita così il centro giovanile, scuola, uffici
e kickboxing, il secondo si apre ad eventuali spazi collettivi per concerti e
attività sportive. Tra le due volte creano una sorta di terrazzo abitabile
per i ragazzi, l’unica cosa che viene aggiunta è lo studio di registrazione a
forma di container che poggia tra le due volte. |
|
|
|
||
Sjakket Youth Club |
|
|
|
|
|
Capitolo 24- Swimming pool inside out |
|
|
Partecipano al
concorso per il centro acquatico di Aalborg, a nord della Danimarca. Decidono
di organizzare prima di tutto l’acqua e tutto il resto di conseguenza, creano
una piscina per il nuoto, una per il relax, una per i giochi ed una per le
immersioni. La prima forma un canale lungo 150m a cui si collegano le altre
piscine, piegano poi questo canale creando un cerchio e realizzando così una
sorta di grande lago con un’isola al centro. Le penisole sono destinate alle
diverse attività ed in mezzo si trova la postazione del bagnino. Sollevano la
parete di tre metri offrendo ai clienti il panorama a 360° della collina; dei
ponti a trave solcano il soffitto e poggiano su colonne poste nell’isola
congiungendosi alla facciata e sostenendola a sua volta e sono destinati alle
terme, agli spogliatoi e a un atrio/ristorante di raccordo con gli edifici
limitrofi. Il bagno turco è pensato come una grande scalinata con temperature
crescenti salendo in altezza, la sala massaggi ha una finestra ritagliata nel
pavimento per osservare i nuotatori più in basso, ci sono vasche d’acqua
calda da parete a parete e una sauna con vista sulla foresta di betulle. Le
nuove elezioni comunali portano ad un taglio nelle spese e l’edificio non
viene costruito. |
|
|
|
||
Water
culture house |
|
|
|
|
|
Capitolo 25- Public proscenium |
|
|
Si tratta del
progetto di una sala concerti in un’area parcheggio di uno scalo dismesso.
Decidono di creare una sorta di topografia architettonica per intensificare
le relazioni col contesto; l’atrio è posto al centro, affacciato sulla baia e
di raccordo tra due auditorium. Inseriscono questi nell’ambiente creando un
avvallamento tra i rilievi dei due, un valico che dalla città porta al mare.
Ottengono un paesaggio terrazzato con molti gradoni, la valle forma una sorta
di arena pubblica. In questo modo la concert hall è una sorta di
interpretazione architettonica della topografia naturale del posto. |
|
|
|
||
Stravanger Concert Hall |
|
|
|
|
|
Capitolo 26- National stage of Iceland |
|
|
Per progettare una
banca bisogna suggerire ipotesi flessibili e generiche per adattarsi alle
modalità lavorative in cambiamento. Disegnano così una struttura a corte con
1100 postazioni lavorative e gli edifici direzionali intorno ad un ampio
spazio pubblico al piano terra. Inclinano il tetto dell’edificio per creare
volumi differenziati che
rispondano agli immediati intorni:
mare e centro storico raccolto. Da un lato viene creata un’incavatura per
offrire riparo alle persone che passeggiano in piazza, dall’altro si rientra
per creare un palcoscenico urbano proprio nel punto in cui viene celebrata la
festa nazionale. Spingono indietro la
facciata nord per allinearla con il litorale urbano, arretrano la linea del
tetto dell’edificio rispetto al percorso culturale creando un canyon ben
illuminato. Le due concavità formano due caverne luminose e sono di passaggio
sulla corte centrale. Ricoprono le facciate di vetro esterno con pois
argentati che danno vita a giochi di luce all’interno e riflettono immagini
sia all’interno che all’esterno. L’intero paese va in banca rotta ed il
progetto fallisce. |
|
|
|
||
Landsbanki |
|
|
|
|
|
Capitolo 27- Social infrastructure |
|
|
La città di Slussen è stata la culla di Stoccolma ed ha assunto
diversi aspetti nel corso del tempo fino alla forma di raccordo stradale a
quadrifoglio attuale. Decidono di trasformare totalmente lo spazio in modo
che non ospiti più automobili ma persone, tengono i flussi di traffico
originari (auto, treni, autobus) e cancellano tutto il resto. Aggiungono in
cima un’area per accedere al mare forata per far passare l’aria e aprire la
vista, estendono le parti esistenti di Soder per
farle arrivare all’acqua, completano il cortile dello Stockholms
Stadmuseum trasformandolo in un anello continuo,
introducono un nobelmuseet e una biblioteca a est e
ad ovest trasformano l’auditorium in un teatro. Dei lucernai costellano la
pavimentazione dando luce e aria agli spazi sottostanti. La mobilità di auto,
bus e treni coadiuva il fluire della vita cittadina dal centro al mare,
pendii e curve creano luoghi per muoversi, fermarsi, godersi la vita in riva
all’acqua. Prima Slussen vedeva nell’automobile la
forza trainante della città del futuro, adesso è convinto che qualità della
vita e rapporti sociali siano gli unici a determinare la creazione di una
città sostenibile dal punto di vista ecologico, economico e sociale. |
|
|
|
||
Slussen |
|
|
|
|
|
Capitolo 28- Dumus Pontus |
|
|
Progettano un porto
a Copenaghen che congiunge la sirenetta all’accademia reale di belle arti per
risolvere il problema del traffico cittadino e produrre tanto valore
immobiliare da potersi autofinanziare. La sommità del ponte è destinata al
traffico il resto è un complesso edilizio lungo 1 km con residenze e uffici
ed un’altezza variabile da 1 a 15 piani. Sulla terra ferma delle strutture a
destinazione pubblica si rivolgono alla città adiacente, mentre in acqua gli
uffici occupano i piani più ampi con sotto i parcheggi e le abitazioni, che
scendono fino al mare. Il ponte ha gigantesche arcate di diverse dimensioni
per consentire il passaggio delle imbarcazioni ed essendo un unicum i suoi
autori ricevono il loro primo brevetto. |
|
|
|
||
The housing
Bridge |
|
|
|
|
|
Capitolo 29- Battlefield |
|
|
Questa area era adibita
ad aeroporto e poi diventa un grosso centro sportivo caratterizzato da lande
deserte ideali per essere edificate, ma non si può eliminare questa risorsa
senza essere sgraditi a nessuno perciò i BIG decidono di ricavare una
striscia di 30m lungo il confine del lotto. Variano l’altezza del complesso
per rispettare i vicini e garantire la vista delle guglie, creano grandi
porte, arcate e ampi accessi per garantire il collegamento fisico e visivo
tra cloverfield e i dintorni, abbassano la
struttura in tre punti in modo tale da fargli toccare il suolo e consentire
l’accesso al parco sul tetto. In questo modo danno vita ad un’opera che
ospita 2000 residenze tre asili e una scuola pubblica e che mantiene
inalterati i campi da calcio. I calciatori gradiscono l’idea di essere
protetti dai forti venti e d’avere nuove sedi per le società sportive mentre
quelli degli orti lanciano una protesta preoccupati per l’arrivo d’immigrati
o per motivi egoistici di legame possessivo ai loro orti. Il dibattito viene
portato avanti anche dai media e quando finalmente la sinistra radicale
decide di andare avanti col progetto tutto si arena a causa del ripensamento
dell’assessore dell’ambiente e delle infrastrutture. Alla fine il concorso
bandito viene vinto dal progetto di un complesso edilizio frammentato e
fagocitante i campi da calcio. Si occupano di un
intervento di ricostruzione nel Khalifa Park ad Abu Dhabi, un parco enorme
totalmente inutilizzato. Riuniscono come nel caso visto in precedenza tutte
le abitazioni in un grande edificio a corte, il tetto si alza e abbassa per
accogliere il più grande percorso di montagne russe del mondo. |
|
|
|
||
The Clover
Block |
|
|
|
|
|
Capitolo 30- Marbled Block |
|
|
Questo è il progetto
di un edificio a destinazione mista nel quartiere ai piedi dell’acropoli di
Atene. A livello del terreno creano un motivo quasi medievale di vicoli e
viuzze, per massimizzare l’intervento residenziale riducono la larghezza
delle strade da 4m a livello del suolo ad 1m ed inclinano i muri per non lasciar passare il
sole cocente. Il volume è un blocco monolitico di marmo, tempestato di crepe
a uso pubblico. Questo intervento viene poi realizzato in un altro sito. |
|
|
|
||
Holy Road |
|
|
|
|
|
Capitolo 31- Istant Icon |
|
|
Si tratta della
progettazione di un deposito e di una sala espositiva nel museo Tamayo in cima ad un pendio affacciato anche su Città del
Messico. Le richieste sono estremamente specifiche e decidono di adottare il
layout esistente: la croce. Il deposito deve però stare in piano per le
attività che vi si svolgono allora danno vita ad una croce aggettante sul
pendio; i visitatori arrivano dalla strada sopra al tetto e scendono nelle
sale espositive, l’area di scarico è collegata direttamente alla strada
sottostante. Sotto l’elemento a sbalzo vengono posizionati gli spazi
pubblici. Le murature sono in mattoni pieni dipinti di bianco con fori tra
loro variabili che creano un quadro di Rufino Tamayo. |
|
|
|
||
Art Cross |
|
|
|
|
|
Capitolo 32- Engineering without engines |
|
|
La torre deve
ospitare due diverse attività: abitare e lavorare che hanno spesso gli stessi
contesti ma esigenze diverse, infatti
le abitazioni utilizzano energia per riscaldare, gli uffici per raffrescare inoltre
richiedono luce naturale ma non solare diretta invece le abitazioni amano il
sole e le terrazze. Decidono quindi di inclinare verso nord le abitazioni
ottimizzando il guadagno di energia solare passiva inoltre così le terrazze
degli appartamenti beneficiano di luce
sempre, gli uffici invece hanno un’inclinazione ideale nord-sud e quindi
opposta alla precedente. Sempre per gli uffici, per evitare un eccessivo
riscaldamento nei mesi caldi inclinano il volume a sud. Il lato nord non è
mai colpito dal sole, mentre sul lato sud l’emissione solare si riduce del
50%, l’esposizione alla luce diffusa da nord aumenta del 40%. Alternano in un
motivo a zig zag queste due parti dell’edificio e ciò stabilizza anche la
struttura. Il progetto non vince il concorso ma anche la costruzione della
variante vincitrice fallisce del tutto a causa di un terremoto. |
|
|
|
||
Roovre Tower |
|
|
|
|
|
Capitolo 33- Royal Treatment |
|
|
Questo è il progetto
per un airport hotel all’aeroporto di Oslo, partono
dalla tipica forma a torre di cui però sbriciolano subito la base in sei
distinti edifici con il paesaggio che si incunea tra queste fino a
raggiungere l’atrio centrale. Data la forma le finestre dei piani più bassi
vengono trasformate in lucernai per offrire la vista del cielo norvegese
piuttosto che dei mediocri dintorni. L’edificio viene chiamato “La piovra” ed
è visibile dagli aerei. Al committente piace così tanto il progetto che ne
commissiona loro uno identico a Stoccolma ma essi si rifiutano e lo
riadattano. Creano una rampa inclinata per l’arrivo delle automobili agli
spazi comuni posti alla sommità, mentre ai piani inferiori collocano le
abitazioni. Questa idea però non piace allora pensano ad un edificio
modernista con finestre orizzontali da parete a parete che creano con le loro
ondulazioni il ritratto di uno dei reali su francobolli. La forma è quella di
un triangolo, gli angoli acuti annullano a tratti la profondità
dell’edificio, producendo l’illusione di un’immagine bidimensionale. La
colorazione della moquette sulle pareti di notte crea immagini colorate dei
reali “alla Andy Warhol”. Il volume centrale è attraversato da sale riunione
che s’intersecano ed è rifinito con un materiale molto riflettente che crea
spazi piranesiani. Si nota da quest’opera il loro approccio evoluzionistico
all’architettura: la totale compiacenza come forma alternativa di attivismo. |
|
|
|
||
VMCP hotel |
|
|
|
|
|
Capitolo 34- Sheikh Chic |
|
|
Si tratta di un
gigantesco albergo a Dubai, un cliente del Kuwait rimane affascinato dal VMCP
e ne vuole uno uguale allora progettano un edificio monolitico, alto 300m e
largo 100m, rivestito in marmo bianco e contraddistinto da un reticolo di
finestre quadrate di dimensioni diverse che determinano l’immagine dello
sceicco. La facciata protegge inoltre le finestre dal sole, gli uffici sono
in alto con balconi in ombra tra il vetro e il marmo. Tutti gli interventi
aggiuntivi sono sommersi nella sabbia e ricevono luce tramite cortili seminterrati. |
|
|
|
|
|
Leadership Tower |
|
|
|
|
|
Capitolo 35- Post-petroleum palace |
|
|
Badawi essendo tutta fantasia e niente
realtà non ha alcun contesto in cui deve essere integrata perciò per i BIG è
come costruire 200000mq di abitazioni nel deserto. Decidono di far rientrare
le facciate perché siano in ombra durante le ore in cui il sole è più caldo,
scavano una gigantesca arcata nel volume ipotetico per creare scorciatoie,
viali, piazze e strade secondarie in modo da renderlo un nodo urbano. Gli
spazi a destinazione pubblica formano una gigantesca tettoia, il mercato è
posto al centro, all’ombra. Le stanze godono di una vista sconfinata, gli
atri si aprono verso il cielo e sono illuminati e raffrescati naturalmente.
Al piano terra le lastre di sostegno si riducono a struttura e circolazione,
ma diventano più grandi per accogliere più stanze, sopra si trovano negozi e
spazi abitativi che danno sugli atri invertiti, sotto ci sono ristoranti e
giardini. I piani sopra sono attici esclusivi. Ai cittadini piace molto il
progetto vedendo in esso il simbolo della comunità islamica di spazi pubblici
sotto il firmamento dei cinque pilastri su cui è fondata la loro società. |
|
|
|
||
Post-petroleum
palace |
|
|
|
|
|
GLOSSARIO |
|
|
Coerenza - Conformità tra le proprie convinzioni e l'agire pratico. |
|
|
Semplicità - Elementarità, facilità. |
|
|
Ecolomia – In questa parola si fondono ecologia ed economia. Si può progettare un
ecosistema in cui ogni prodotto sia rimesso in circolo come fonte di alimentazione. |
|
|
Sostenibilità ambientale - Per sostenibilità ambientale si intende la capacità di preservare nel
tempo le tre funzioni dell’ambiente: la funzione di fornitore di risorse,
funzione di ricettore di rifiuti e la funzione di fonte diretta di utilità.
All’interno di un sistema territoriale per sostenibilità ambientale si
intende la capacità di valorizzare l’ambiente in quanto “elemento distintivo”
del territorio, garantendo al contempo la tutela e il rinnovamento delle
risorse naturali e del patrimonio. |
|
|
Eco-tech - Garanzia di ecocompatibilità ed efficienza energetica. |
|
|
Sostenibilità economica - La sostenibilità economica può essere definita come la
capacità di un sistema economico di generare una crescita duratura degli
indicatori economici. In particolare, la capacità di generare reddito e
lavoro per il sostentamento delle popolazioni. All’interno di un sistema
territoriale per sostenibilità economica si intende la capacità di produrre e
mantenere all’interno del territorio il massimo del valore aggiunto
combinando efficacemente le risorse, al fine di valorizzare la specificità
dei prodotti e dei servizi territoriali. |
|
|
Tetris tridimensionale - appartamenti che
si incastrano formando complesse combinazioni trasformando le facciate esterne.
|
|
|
Sostenibilità sociale - La sostenibilità sociale può essere definita come la
capacità di garantire condizioni di benessere umano (sicurezza, salute,
istruzione) equamente distribuite per classi e per genere. All’interno di un
sistema territoriale per sostenibilità sociale si intende la capacità dei
soggetti di intervenire insieme, efficacemente, in base ad una stessa
concezione del progetto, incoraggiata da una concertazione fra i vari livelli
istituzionali. |
|
|
VM houses |
|
|
Simbiosi architettonica - Gravitazione di ciascuna struttura
intorno alla sua collocazione ideale. |
|
|
Alchimia architettonica
- Mescolando normali
ingredienti in combinazioni inattese si può creare un valore aggiunto. |
|
|
Differenze posticcie – Diversità evidente solo
apparentemente ad un primo livello, ma nulla se si scava nei contenuti. |
|
|
Valore simbolico - Che ha valore puramente
rappresentativo, formale. |
|
|
Contraddizione - Opposizione, contrasto, discordanza
tra pensieri, affermazioni, comportamenti, dati di fatto. |
|
|
Evoluzione urbana – Risultato della complessa interazione
tra interessi pubblici e privati foraggiata dagli investimenti e sottoposta a
regole ben precise. |
|
|
Tipografia urbana – Trasformazione di edifici in
insegne della città. |
|
|
Architettura – Essa è la parte artificiale della
geografia del pianeta, “la materia che ci circonda”. |
|
|
Nuova corrente funzionalista –
Corrente basata
non sull’accumulo di macchine ma sulla capacità di modellare gli edifici e
scegliere i materiali per fare in modo che siano le proprietà intrinseche
dell’architettura a soddisfare i requisiti necessari. |
|
|
approccio evoluzionistico
all’architettura - Totale
compiacenza come forma alternativa di attivismo. |
|