BIBLIOTECA CONDIVISA   

> ELENCO LIBRI

 

 

autore

STEVEN HOLL

titolo

PARALLAX: ARCHITETTURA E PERCEZIONE

editore

POSTMEDIA SRL

luogo

MILANO

anno

2004

 

 

lingua

ITALIANO

 

 

Titolo originale: Steven Holl, Parallax, Princeton Architectural Press, New York 2000

(Prima edizione)

 

 

 

Argomento e tematiche affrontate

Il libro studiato è strutturato come una trattazione puntuale, per capitoli, dei vari temi inerenti la poetica dell’architettura di Steven Holl, analizzati e spiegati dall’autore in termini filosofici accompagnati da esempi progettuali (realizzati o rimasti tali) che servono sia ad esemplificare in chiave pratica la realizzazione dell’idea di base sia ad argomentare ancor di più, con immagini, il tema proposto nel capitolo. Questo libro si propone come ponte tra il pensiero e la sensazione, poiché questa è la finalità dell’opera, aiutare a comprendere le scelte concettuali che portano alla creazione di spazi architettonici così articolati come quelli dell’autore. Più in generale l’opera ha l’obbiettivo di far comprendere tutte quelle relazioni che si instaurano tra i diversi elementi architettonici. I fili conduttori di tutto il libro sono sicuramente lo spazio e la percezione dello stesso, che accompagnano ogni tema affrontato durante la trattazione. Si parla perciò  di dinamismo spaziale e di percezione in movimento. A questo proposito in Parallax riunisce due temi fondamentali dell’ architettura di Steven Holl: i fenomeni naturali e scientifici e l’aspetto sperimentale dell’architettura.

Steven Holl infatti sostiene che la nostra capacità di comprendere l’architettura dipenda dalla percezione che abbiamo di essa che, “con l’aumento della conoscenza, ci consente di capire lo spazio, offrendoci nuove idee all’immaginazione spaziale”.

 

Giudizio Complessivo: 8

Scheda compilata da: Davide Mazzella

Corso di Architettura e Composizione Architettonica 2 a.a.2012/2013

  

 

Autore

Nato a Bremerton, Washington, nel 1947, Steven Holl ha costituito lo studio Steven Holl Architects nel 1976. Conseguito il titolo professionale presso l'università di Washington, ha studiato architettura a Roma e alla Architectural Association di Londra. Ora è docente della Graduate School of Architecture della Columbia University e ha tenuto corsi presso vari altri istituti, fra cui l'università di Washington a Seattle, il Pratt institute di New York e l'università della Pennsylvania. Holl ha vinto nel 1990 il premio Arnold W. Brunner per l'architettura e nel 1998 ha ricevuto la medaglia Alvar Aalto. Riconosciuto come uno dei più importanti architetti di questi anni (nel 2001 “Time Magazine” lo ha definito come “America’s best  architect) ha costruito una delle più belle costruzioni viste di recente, il museo Kiasma a Helsinki (inaugurato nel 1998). Ha vinto nel 1990 il premio Arnold W. Brunner per l'architettura e nel 1998 ha ricevuto la medaglia Alvar Aalto. Elenco delle maggiori opere:ampliamento del Cranbrook Institute of Science a Bloomfield Hills, nel Michigan, ultimato nel 1999; villa Texas Sterro House a Dallas (1992); il complesso residenziale a Makuhari in Giappone (1995); la cappella di St. Ignatius dell'università di Seattle (1995); il Padiglione per conferenze di Amsterdam (2000); e l'art Museum di Bellevue (2001); Palazzo del cinema a Venezia (2000); Residenza universitaria MIT, Massachusetts (2001); Higgins Hall Center, New York (2005), Linked Hybrid, Bejing, Cina (2009).

Steven Holl

 

CAPITOLI

Capitolo 1 – Orizzonti Elastici

Il libro si apre con una riflessione tra la correlazione tra le scoperte scientifiche degli ultimi trent’anni e il conseguente cambiamento del modo di pensare dell’uomo. Infatti, proprio grazie alle scoperte della scienza e alle nostre esperienze possiamo avere oggi una percezione diversa dello spazio attraverso il nostro corpo.  Due esempi significativi possono essere quello della metropoli di notte, che “sconvolge la posizione del nostro corpo e le sue percezioni”, e il fatto che da un determinato punto di vista hanno origine diverse prospettive. Le scoperte scientifiche hanno fatto in modo che l’orizzonte del nostro globo si contraesse, causando una espansione della nostra conoscenza personale. “Dobbiamo raggiungere una conoscenza approfondita dello spazio e del tempo sulla vasta scala degli eventi astronomici, senza però perdere la prospettiva vista da un microscopio”.

  

Capitolo 2 - Incroci

Comincia qui, nel secondo capitolo l’analisi dello spazio e della sua percezione. Lo spazio viene definito dall’autore come “il mezzo essenziale dell'architettura”: L'architettura viene considerata tale ed è possibile solo nel momento in cui viene collocata in uno spazio. Lo spazio si compone attraverso una serie di elementi: il vuoto è un particolare tipo di spazio, tutto ciò che sta intorno ad un'architettura è spazio, il paesaggio è uno spazio e l'architettura stessa è uno spazio. Steven Holl sottolinea l'importanza della percezione: per lui infatti non sono le dimensioni delle cose a creare uno spazio, ma esso è una qualità connessa alla percezione: solo attraverso quest'ultima noi creiamo uno spazio.”

 

Incrocio_spazio differente a seconda delle posizioni dello spettatore.

Viene qui introdotto il concetto di parallasse, che indica il cambiamento delle disposizioni delle varie superfici di uno spazio: cambiando le posizioni si modifica anche il punto di vista dell'osservatore e quindi la sua percezione dello spazio. La chiave di questa nuova percezione dello spazio,secondo, l’autore è data proprio dagli spostamenti verticali e obliqui. Il corpo, e quindi il soggetto, è l’elemento di connessione tra noi e l’architettura e diventa inoltre lo strumento di misura dello spazio. Solo attraverso un’esperienza diretta è possibile percepire l’architettura: se questa viene sostituita con fotografie o immagini di riviste diminuisce la nostra percezione, tanto da renderne impossibile la comprensione. Attraversare e comprendere un architettura, secondo Holl permette alla stessa di diventare viva, darle modo di mostrarsi in tutta la sua complicatezza e darle la possibilità di mutare, farsi percepire in maniera diversa ogni volta, poiché la luce, altro elemento che permette una esperienza globale dell’architettura, non sarà mai la stessa della volta precedente. Vivere lo spazio è l’incrocio di tutte queste esperienze apparentemente disgiunte, poiché è l’uomo che deve vivere lo spazio, misurarlo, comprenderlo e valutarlo.

  

Capitolo 3 – L’esperienza che irretisce

Come detto precedentemente l’Architettura, secondo l’autore si manifesta nella percezione, poiché con l’esperienza dello spazio si forma una fusione tra campo e oggetto che provoca sensazioni soggettive. Visitando uno spazio architettonico ben pensato c’é un continuo sovrapporsi di spazi, di materiali, luci e solo l’unione di questi elementi può portare ad una conoscenza completa dell’Architettura in questione. Nell’attraversare uno spazio avviene una fusione soggettivo, le sensazioni provocate dall’attraversamento del luogo e un campo oggettivo che è la morfologia e la volumetria dello spazio stesso. La logica progettuale alla base di ogni architettura deve essere strettamente legato alla percezione finale che si vuole ottenere dello stesso spazio architettonico, qui sta la bravura del progettista che deve immaginarsi di percorrere e immaginare lo spazio come sarà costruito e provare a immaginare le sensazioni e le emozioni che lo stesso spazio potrà far scaturire. Lo spazio, il colore, la luce, la geometria, il dettaglio e i materiali sono un esperimento continuo e una volta scelti e realizzati diventano una cosa sola, inscindibili nella condizione finale e provocheranno, tutti insieme una certa percezione dello spazio.

  

Capitolo 4 – Chimica della Materia

“La fenomenologia è quell’esperienza che inserisce l’essenza nella percezione”. Questa la frase di esordio del capitolo che sottolinea come per un esperienza completa e assoluta di uno spazio architettonico sia fondamentale anche un esperienza sensoriale e tattile che può essere data solamente dalla cura del dettaglio. Quando si somma alla percezione di un luogo la sua dimensione sensoriale entrano in gioco, secondo l’autore, dimensioni psicologiche uniche ed irripetibili. L’evoluzione della tecnica e l’introduzione in architettura di nuovi materiale hanno dato nuove potenzialità a materiali antichi. Con questa innovazione tecnologica sarà possibile, secondo Holl, ridefire il mondo tattile. L’autore si sofferma in particolare sulle nuove potenzialità che possono assumere il vetro, il metallo e, in particolar modo, l’acqua in architettura. Quest’ultima infatti gioca con la luce in modo straordinario trascendendo da qualsiasi regola matematica della rifrazione, ha la possibilità di creare giochi di luci uniche e diverse da un attimo con l’altro. Anche l’utilizzo di materiali che invecchiano è molto apprezzato da Steven Holl che sostiene che essi danno l’idea psicologica del tempo che scorre, facendo invecchiare la struttura e dandole in questo modo vita. Nonostante l’innovazione tecnologica possa essere utilizzata dai progettisti per creare un nuovo mondo tattile è sempre l’elemento naturale, la luce o l’acqua per esempio, che da quell’extrasensorialità alla materia.

 

   

Capitolo 5 – Velocità dell’ombra

Viene qui analizzata e spiegata l’importanza della luce per la progettazione e la percezione dello spazio architettonico. “Faccia a faccia con la luce in un volume, lo spazio luminoso diventa onirico.” La luce all’interno di un volume accende nell’osservatore e nel fruitore della spazio l’intuizione e il sentimento. La luce, come materia è invisibile ma grazie alla sua dualità luce-ombra è perfettamente percepibile dall’occhio umano. In uno studio sul comportamento della luce che passa da una cavità, ci si rende conto che le ombre che vengono proiettate non sono simili agli oggetti che la luce ha attraversato e che la proiettano, ma bensì la luce crea dei fasci lucenti e fasce scure senza contorni netti creando quella fascia di penombra che è un mistero e sfugge dalla matematica della luce. Steven Holl propone l’esempio dello studio della luce che stava realizzando per il progetto del Museo della Citta di Cassino e sottolinea come sia impossibile lavorare con la luce al computer e che ha dovuto lavorare su dei modelli fisici per poter capire il comportamento della luce all’interno dei suoi locali. In realtà, precisa che anche con questa metodologia di lavoro il risultato finale non era uguale a quello del modello ma ancor diverso, poiche si dovrebbe modellare la il volume a dimensioni reali per poter capire esattamente il comportamento della luce. Per Steven Holl la luce, e conseguentemente l’ombra, sono tra i materiali più importanti e con più potenzialità dell’architettura, e lo sono fin dall’antichità perché danno origine a nuovi spazi che compaiono e ricompaiono grazie alla luce stessa. Le conseguenze della luce e delle relative capacità di assorbimento e riflessione della stessa da parte dei materiali rendono la realtà così come la conosciamo noi, è soltanto grazie alla luce che percepiamo i colori e più in generale tutta la realtà che ci corconda in questa maniera.

  

Capitolo 6 – Spazio Cromatico

Come detto precedetemene il colore è una conseguenza diretta della luce, poiché varia a seconda della capacità del materiale di assorbire o riflettere il fascio di luce. Questa è la spiegazione fisica e chimica della teoria del colore, ma è enigmatico e in qualche modo magico, secondo Holl come l’esperienza di uno spazio cromatico provochi delle sensazioni mistiche e con un potenziale filosofico nelle persone che vivono questo tipo di spazio. In questo capitolo viene ulteriormente sottolineato come la scienza e la percezione siano due pensieri completamente su spazi opposti. La prima legata alla ragione e alla conoscenza ha la potenzialità di farci capire il funzionamento del mondo ma la seconda trascende da qualsiasi tipo di conoscenza ed, essendo istinto, è legata alla soggettività. L’Architettura deve essere il mezzo attraverso il quale queste due tipologie di leggere la realtà si devono intersecare e deve diventare il catalizzatore dell’immaginazione. L’Architettura è arte e scienza allo stesso tempo e deve tenere in considerazione entrambi i mondi a tutte le scale. I colori della natura sono incongrui con la vita metropolitana e forse, in futuro, sostiene l’autore, si riuscirà a trovare le potenzialità di diversi tipi di luce, magari anche quella artificiale di uno schermo, per scatenare il mondo sensoriale. Ma queste, continua Holl, non potranno mai sostituire i fenomeni naturali, perché sono “crudi e vividi” e rimangono comunque una forza connettiva biologica. “Nello spazio cromatico la luce è fenomeno, mistero e lunghezza d’onda”.

  

Capitolo 7 – Lavorare nel Dubbio

L’architetto americano sostiene che l’architettura si trovi in un periodo fantastico poiché può approfittare delle novità tecnologiche di altre discipline. L’architetto non è più costetto a partire dall’architettura ma può essere ispirato da diverse discipline come ad esempio la musica, la poesia, la scultura o fenomeni naturali.  L’idea è la base su cui fonda tutto il progetto e una buona architettura deve trarre l’idea strettamente collegata al sito e alle circostanze, questa la definizione che Steven Holl da di “limited concept”. Se un architettura si basa su questa idea di base, le sue combinazioni possibili saranno infinite e il risultato finale sarà sicuramente qualcosa di non-organico e non lineari.Il progetto avanza verso qualcosa di sconosciuto, abbracciando il dubbio. L’architettura, nella sua parte progettuale si compone, secondo l’autore, delle seguenti 4 caratteristiche: Dimensione, Proporzione numerica, Integrazione algebrica di struttura dinamica e Forma. Queste sono le basi del limited concept e per la natura delle stesse saranno differenti a seconda delle circostanze e del sito preso in considerazione. Oggi, l’architettura ha la qualità di essere dinamica e interattiva nelle sue forme e nei suoi spazi e senza questi caposaldi non si potrebbe avere Architettura (intesa da Holl come assoluta, non va intesa come costruzioni edili). Ad aggiungersi alle precedentemente citate caratteristiche si ha la sfida di assimilare le nuove tecnologie le une con le altre. L’Architettura, dunque, sfida il generico, poiche in fase di realizzazione si da praticità ad un idea predefinita con la realizzazione di forme specifiche. Si parte dal generale (idea) per arrivare al particolare (realizzazione) sempre strettamente collegato e quasi conseguenza dell’idea di partenza. Questa metodologia di lavoro non sarebbe possibile senza il lavorare nel dubbio, senza la capacità di dubitare di ogni scelta e riflettere sempre sulla soluzione più giusta da ricercare sulla base dell’idea che c’e a monte.

   

Capitolo 8 – Durata.

La cultura occidentale moderna sulla base delle riflessioni di Bergson sostiene che il tempo non è piu esprimibile sottoforma di presente, passato e futuro, ma si parla della correlazione che questi tre tempi hanno tra di loro: il concetto di durata. Si tratta di un tempo legato allo spazio, se letto in questa chiave. Gli uomini, hanno una durata limitata nel tempo, hanno periodo di vita in cui svolgono la loro abituale attività e l’architettura davanti a questa considerazione, secondo l’autore non si deve piegare alla logica del temporaneo ma anzi deve mirare all’assoluto. Il tempo, come “durata vissuta”, sulla base della teoria della relatività che ha cambiato i pensieri di tutti,  è relativo ed è legato all’individualità della persona cosi come lo spazio. L’Architettura può dunque giocare su questo binomio per creare orizzonti spaziali e temporali diversi, proprio come fa il cinema, lavorando dall’interno all’esterno, con la creazione di spazi dilatati, dinamici e assoluti sempre utilizzando le proprietà della luce.

  

Capitolo 9 – Programmazione Correlazionale.

La vita moderna, con la sua velocità di scorrimento è caratterizzata dalla “fluttuazione programmatica”, senza una scaletta ordinata. Nel progetto di architettura succede la stessa cosa, Holl dice che si e costretti a tornare indietro piu volte per errori o per cambiamento delle richieste. Per l’autore questo mancanza di linearità nello svolgimento del progetto può essere visto come un vantaggio poiché da una ricchezza programmatica e il ripensare ad una diversa soluzione permette di rivalutare più idee e più soluzioni. Viene qui sottolineato come non si tratti di architettura disordinata ma bensì una architettura che ricerca nuovi ordini, nuove relazioni poiché non esiste mai una situazione uguale all’altra, non esiste nessun momento del progetto, simile o uguale al precedente. Questa tipologia di ragionamento ha portato alla realtà odierna ad organizzarsi secondo quest’ottica con molti edifici che contengono al loro interno varie funzioni diverse. Anche questa, per Steven Holl è una potenzialità enorme perché costringe il progettista a pensare agli incroci, a nuove relazione tra spazi architettonici e anche urbani che possano correlare le due zone con diverse funzioni.

  

Capitolo 10 – Spazio Cerniera.

Il capitolo si apre con una classificazione diversa di due tipi di spazi: lo spazio autonomo e lo spazio interattivo. Lo spazio autonome è quello spazio rigidamente definito da muri e può corrispondere ad una stanza mentre lo spazio interattivo è uno spazio dove i muri partecipano tra loro per la definizione di un diverso spazio. Negli anni 60 era prevalente la prima tipologia mentre oggi, sempre per la fluttuazione programmatica della vita si cercano sempre di piu spazi multifunzionali, composti da elementi che collaborano tra loro per formare uno spazio sempre differente a seconda delle esigenze. La geometria di questi spazi è statica ma lo spazio diventa dinamico perché in grado continuamente di cambiare e per la sua natura ibrida, di assumere varie connotazioni e creare spazi combinativi.

 

  

Capitolo 11—La Pietra e la Piuma (paesaggio dentro l’architettura).

Il capitolo si apre con la celebre domanda che Buckminster Fuller era solito fare agli architetti: “Quanto pesa il tuo edificio?”. Questa frase portò molti dei suoi interlocutori a ripensare alla struttura troppo pesante del loro edificio e portò quindi a sostituire la pietra come materiale strutturale a favore della leggerezza delle strutture in acciaio. Steven Holl sostiene che ha dato invece una nuova possibile interpretazione per i materiali pesanti ,perché secondo lui una architettura fenomenica richiede sia pesantezza che leggerezza, sia pietra che piuma. La luce trae forza dalla grande massa e permette giochi di luce che compongono uno spazio dinamico. Il principio tettonico che lega pesante e leggero punta a creare un legame tra natura e uomo, poiché anche in natura il pesante grava nel leggero. Questo, secondo Holl, va utilizzato con le giuste proporzioni come in musica dove il suono basso da il tempo al suono alto per creare in architettura un armonizzazione degli spazi.

  

Capitolo 12—Storia di uno strano Attrattore.

Questo capitolo descrive la scelta di trattare i percorsi e di conseguenza lo spazio architettonico di edifici pubblici come per esempio musei. La riflessione sui flussi parte, come spesso accade nelle riflessioni dell’autore, da una matrice scientifica; è infatti basata sugli attrattori di Lorentz. Questi sono oggetti geometrici rappresentativi del moto di un sistema continuo nello spazio.

 

Questa base porta Holl a pensare spazi in cui la centralità del visitatore è messa in evidenza, dando all’uomo la possibilità di non percorrere mai lo stesso percorso due volte e sempre diversificato. Questa tipologia di ragionamento porta logicamente alla conformazione di uno spazio con tanti incroci che diventano occasione per la creazione di uno spazio particolare e con potenzialità uniche.  I flussi e la forma, infatti, sono per l’autore due aspetti molto differenti ma con la stessa importanza. La dinamicità del percorso creerà intersezioni che devono essere percepite anche dal punto di vista volumetrico con rotazioni in pianta ed in sezione. Il museo, come l’architettura in generale, deve unire arte, scienza e tecnica nello stesso volume che deve creare connessioni di forma per la triplicità intrinseca che l’architettura sta manifestando. Il passaggio dalle varie funzioni crea naturalmente delle torsioni di tensione dello spazio e del volume stesso per fondere lo spazio e il tempo che l’architettura sta rappresentando.

 

  

Capitolo 13 – Porosità (Da Tipologico a Topologico).

Il capitolo parte con una critica alla teoria dell’architettura che parte dal tipo, poiché Holl sostiene che in questo mondo è incolmabile il divario tra analisi e sintesi. Invece “grazie alle capacità riflessive della fenomenologia, a una visione intrinseca dello spazio e un passaggio puro dal segno al significato è possibile passare dal particolare all’universale.” In questa chiave di lettura lo spazio e lo spettatore non sono più due realtà diverse ma lo spazio sembra capire l’osservatore che lo attraversa. Steven Holl sostiene che Merlau-Ponty ha un ruolo fondamentale nei nostri metodi architettonici poiché sosteneva che gli ambienti dovessero contenere delle linee di forza e, se percepibili dall’osservatore, anche dei forti significati. Porosità significa apertura e implica intrinsecamente l’orizzonte. La volontà dell’autore è quella di utilizzare questa per aggregare una serie di componenti per comporre un nuovo orizzonte ad un livello diverso che si manifesta come fusione di interno ed esterno. La porosità, come possibilità dello spazio venie categorizzata in quattro tipologie: Porosità orizzontale, verticale, obliqua e globale. Si tratta ora di interventi a grande scala, il che permette di far diventare questi vuoti attivisti dello spazio, mutevoli e che permettono scorci diversi dell’orizzonte secondo la parallasse.

   

Capitolo 14 – Ai Margini della Città.

Questo capitolo tratta della situazione critica che si trova nella zona di confine tra città e natura. Steven Holl comincia con un analisi del fallimento delle pianificazioni urbane a lungo termine a causa dello sviluppo capitalista e rapidissimo delle città moderne. La proposta è di pensare ad una pianificazione territoriale che sia fatta e pensata dal punto di vista del paesaggio, ovvero i margini vanno letti come spazi che coesistono con aree naturali. Ora questi margini sono frammenti senza radici e senza relazioni intrinseche, come materia di scarto che si espande come “un sasso nello stagno”. Nello spazio di fusione tra città e natura invece si dovrebbe cercare di creare nuovi spazi di correlazione esintesi tra vita e forma urbana. L’autore sostiene che l’errore è alla base, è la metodologia con cui vengono gestite queste aree che non è in grado di occuparsi delle zone di confine. Lo sprawl sempre più evidente nei dintorni delle grandi metropoli è la causa di questa assenza di pianificazione su grande scala  e la soluzione proposta è di ripartire dalla base, da una rieducazione pubblica per sensibilizzare la gente e la prossima classe dirigente a risolvere il problema. Holl propone inoltre, una riorganizzazione in nuovi centri di vita più piccolo ma vivi, abitabili, urbani per evitare che la popolazione residente in queste zone si contragga, come oggi, verso l’interno, verso la citta. La tesi appena illustrata si basa sull’idea che i popoli in via di estinzione seguano un movimento centrifugo e non centrifugo rispetto alla parte centrale della città come dimostra uno studio effettuato su 245 specie in pericolo o recentemente estinte. La creazione, dunque, di poli attrattivi e abitatbili nell’intorno del centro urbano potrebbero essere “i luoghi nei quali in futuro mantenere viva la specie”.

  

Capitolo 15 – Viaggio Astratto.

Nell’ultimo capitolo del libro l’autore analizza l’operazione progettuale dell’architetto. Innanzitutto comincia con il sottolineare che l’Architettura sia l’unico mestiere in cui si passa da un astratto al concreto, mentre, per esempio, lo scrittore, il poeta, il musicista può trarre spunto dalla realtà per arrivare ad un opera astratta. L’architettura nasce con il concetto. Il concetto a sua volta nasce dall’ interazione tra la mente e l’idea. Appena si affronta un progetto, ci si trova davanti al caos, ad una situazione indefinita, alla confusione, a vincoli e con mezzi limitati. Questi sono i preludi di ogni sfida architettonica. Una volta che l’idea prende forma si sperimenta la funzionalità del costruito e il funzionamento sotto i suoi punti di vista (Luce, Spazio, Materiale). Il Viaggio del progetto è una metamorfosi da idea a forma. Il “Limited Concept” legato alla circostanza e al sito rappresenta al meglio la sfida di lavorare nell’incerto, nel dubbio. La grande qualità dell’Architettura è che, invece di trasformarsi in filosofia da atto concreto, ha la funzione di dare voce, anzi forma alla filosofia. Pur conoscendo le potenzialità del pensiero e della razionalità, l’Architettura non deve mai smettere di tener conto delle percezioni sensoriali che rivelano un altro mondo, il “mondo fenomenico, che è il mondo trasfigurato dell’Architettura”. La radiosità spaziale dell’architettura concretizza i nostri sogni, obbligandoci a trascendere da ciò che sapevamo, aprendoci orizzonti inattesi, inquietanti, elastici. Steven Holl sostiene che questo viaggio richiede molto impegno e una fede straordinaria e la realizzazione di una visione astratta individuale è impresa ancor più audace. Quando dai disegni, dalla carta, l’architettura diventa qualcosa di concreto e reale può e deve essere per qualcuno motivo di eccitazione spaziale e dovrebbe diventare il motivo dello scaturirsi di emozioni nuove.

 

Capitolo 16 – Progetti.

L’ultimo capitolo del libro è una spiegazione di 3 progetti esemplificativi del pensiero dell’autore, che servono per capire le analisi, i ragionamenti e le soluzioni progettuali adottate da Steven Holl.

 

PALAZZO DEL CINEMA, Venezia (1990)

 

Temi affrontati:

·       Rapporto con la laguna risolto con la creazione di uno spazio imponente che nei mesi che non interessano il festival del cinema può essere utilizzato anche dai residenti con la creazione di negozi ed un porto turistico.

·       Unione Architettura-Cinema data da tempo e luce: Utilizza inoltre tre tipi di luce per rappresentare tre tempi filmici del cinema: La distorsione della maglia e i relativi giochi di luce creati esprimono il tempo filmico (compressione di un giorno in un minuto e la dilatazione di un minuto in un ora); La luce solare che filtra tra le fessure del volume per riflettersi sull’acqua è espressione del “tempo diafano”; Luce naturale filtrata dal “Pantheon cubico” dell’atrio esprime il tempo assoluto.

·       Volume come rappresentazione di tempo e spazio filmico risolto con una forma di bottiglia aperta dentro il quale si incastrano tutti gli spazi e le sale cinematografiche unite da una scala che si intreccia e che crea diverse configurazioni spaziali.

·       Cinema che perfora architettura con delle interruzioni del rivestimento rosso e monolitico dell’esterno che segnalano la proiezione dei film direttamente sulla struttura delle sale interne. Gli schermi sono infatti escludibili per permettere dei giochi di luce e di colore direttamente sulla struttura.

 

MUSEO DI ARTE CONTEMPORANEA KIASMA, Helsinki (1998)

 

Temi affrontati:

·       Chiasma come intreccio tra volume dell’edificio e la forma geometrica della città e del paesaggio circostante esprime la forma stessa dell’edificio che si configura come una “linea culturale” curva (che unisce l’edificio con il Palazzo Finlandia di Alvar Alto) che si unisce ad una “linea naturale” (che relaziona l’edifico con il paesaggio naturale).

·       Linguaggio del silenzio eliminando dall’edificio la scala intermedia.

·       Spazialità diversa creata dall’asimmetria del corpo di fabbrica che provoca sequenze di spazi sempre differenti.

·       Gestione della luce (tema particolarmente difficile in un museo su livelli multipli) con lo sfruttamento di un taglio orizzontale vetrato che porta luce all’interno e di una copertura con lucernari “a farfalla” che in sezione è curva. Questi due elementi che collaborano garantiscono a tutte le sale del museo un illuminazione naturale.

 

RESIDENZA UNIVERSITARIA MASSACHUSETTS INSTITUTE OF TECHNOLOGY, Cambridge(Massachusetts) (2001)

 

Temi affrontati:

·       Porosità come principio base per la forma del campus e della città stessa.

·       Forma a spugna data dal susseguirsi di funzioni programmatiche e tecniche.

·       Flessibilità e interazione degli spazi data dall’utilizzo di una struttura in “PerfCon”

 

  

GLOSSARIO

Spazio Mezzo essenziale dell’architettura, qualcosa di intrinseco e relazionale.

Parallasse – Cambiamento della disposizione di superfici che definiscono lo spazio come risultato del cambiamento di posizione dell’osservatore.

Movimento e Percezione – Elementi di connessione tra noi e l’architettura.

Esperienza – Mezzo fondamentale per comprendere a fondo un’architettura.

Fenomenologia – Disciplina che inserisce l’essenza nell’esperienza.

Luce – Forza di connessione fondamentale dell’universo. Mezzo per la rivelazione di spazi differenti e di un linguaggio intrecciato.

Dinamicità e Interattività – Qualità proprie dell’architettura contemporanea che la differenziano da quella classica e del movimento moderno.

Tempo –Elemento provvisorio e relativo ad un singolo individuo e ad uno spazio particolare.

Architettura – Viaggio dall’astratto al concreto, metamorfosi di un idea poetica con una finalità coerente verso la forma.  Intersezione tra arte, scienza e tecnologia.

Limited Concept   Lo spazio in cui si forgia il sito, la geometria, il programma, la circostanza e i materiali di un’architettura.

3d069dac-e0d0-4d21-81b7-e589b2def734

Y2:3d069dac-e0d0-4d21-81b7-e589b2def734

 

file:///C:/Users/davide/Desktop/scehda%20libro%20(parallax%20steven%20holl).htm