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autore

LUDWIG HILBERSEIMER

titolo

GROSZSTADT ARCHITEKTUR – L’ARCHITETTURA DELLA GRANDE CITTA’

editore

CLEAN EDIZIONI

luogo

NAPOLI

anno

1998

 

 

lingua

ITALIANO

 

 

Prima edizione

 

 

 

 

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Argomento e tematiche affrontate

Questo libro è in realtà la sintesi degli studi di Hilberseimer compiuti sul problema della grande città negli anni ’20. Egli indaga le origini e ragioni della metropoli contemporanea, non solo dal punto di vista architettonico ma anche sociologico ed economico. Le considera una nuova forma urbana che presenta problematiche alle quali è necessario rispondere con un approcio teso alla realizzazione della massima funzionalità, alla soddisfazione delle esigenze e necessità concrete. L’architetto deve così uniformarsi ai principi che guidano l’ingegnere,  abbandonando il decorativismo. Punto focale del pensiero di Hilberseimer è l’unità tra struttura e forma, creatività e calcolo, in quanto basi fondamentali per la realizazzione di un’architettura perfetta. Materiali e sistema costruttivo a telaio devono essere i nuovi protagonisti. Insiste sulla necessità dell’impiego del cemento del ferro in tutte le tipologie edilizie, non solo in grattacieli ed edifici industriali.

Nei suoi studi analizza le varie tipologie presenti nella grande città e ne fa un’analisi circa le caratteristiche e gli esempi concreti già realizzati.

Giudizio Complessivo: 7

Scheda compilata da: Giulia Mazzoletti

Corso di Architettura e Composizione Architettonica 2 a.a.2012/2013

 

 

 

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Autore

Ludwig Hilberseimer (1885-1967) negli anni Venti si impose come una delle voci più autorevoli della nuova architettura. Lavorò come professionista a Berlino fino al 1928. L’anno precedente aveva partecipato all’esposizione del Werkbund di Stoccarda, realizzando una casa sulla collina del Weißenhof, e aveva pubblicato Internationale neue Baukunst e Großstadt Architektur. Oggetto privilegiato del suo interesse è sempre stato il problema della grande città. Del 1928 è Beton als Gestalter, scritto con Julius Vischer, e del 1931 Hallenbauten, in cui vengono esaltate le potenzialità dei nuovi materiali da costruzione quali ferro e cemento armato. Dal 1929 al 1933, chiamato da Hannes Meyer, insegnò urbanistica in qualità di “Meister” al Bauhaus. Nel 1938 si traferì a Chicago, dove divenne docente all’Illinois Institute of Technology, per poi essere nominato direttore del Department of City and Regional Planning.

Ludwig Hilberseimer

 

CAPITOLI

Capitolo 1 – La grande città

Compito fondamentale dell’uomo è la costruzione dell’ambiente, di cui fanno parti le grandi città. Esse non costituiscono un organismo autonomo ma sono indissolubilmente legate a chi le ha create e, attraverso l’economia, a tutto il resto del mondo.

Le città dell’età moderna sono creature del sistema economico capitalistico, non sono mera consistenza demografica ma accumulazione di capitali,  produzione di bisogni e di energia in surplus. Basandosi sullo stesso sistema economico, esse si assomigliano tutte, non essendo rapportabili ad un determinato territorio.

La caratteristica principale delle grandi città è la disorganizzazione, conseguenza dell’incapacità di incanalare le energie nascenti in epoca industriale a vantaggio della collettività. Il tutto è alla rinfusa mancando un principio organizzatore e la colpa è del capitalismo che fa un uso distorto della città, sfruttando indiscriminatamente le risorse e badando al profitto anziché all’uomo.  Oggi la città sopravvive perciò solo se produce, è necessario così trovare un altro tipo urbano che non si fondi sulla speculazione e gli interessi di pochi.

  

Capitolo 2 – La struttura urbana

È compito dell’urbanista stabilire un piano di sviluppo per la città e la vita urbana del futuro, che tenga conto delle trasformazioni che la città affronterà in ogni campo. È importante stabilire innanzitutto le comunicazioni, suddividere i quartieri per destinazione d’uso, prevedere gli effetti negativi della speculazione, anteponendo sempre gli interessi della collettività a quelli privati.

Nel corso dei secoli si sono sviluppati 2 tipi urbani, i quali si contrappongono l’un l’altro:

La citta’ naturale: si adatta completamente al paesaggio ed è prodotto di un lento sviluppo organico: la città medioevale. Si tratta di un modello non più applicabile oggi in quanto risultato di un lento processo.

La citta’ geometrica: prodotto coloniale, utile per definire a grandi linee territori destinati ad un rapido sviluppo urbano. Oggi risulta essere un sistema primitivo e spesso applicato in maniera irragionevole, per mancanza di idee.

In realtà è sbagliato affermare che i due sistemi urbani si contrappongano completamente: è possibile dare forme geometriche anche tra le asperità del terreno.

 

Le metropoli americane sono l’esempio del tipo grande città. Il loro impianto originale, rete stradale rettilinea che va a formare isolati rettangolari (Manhattan), si è progressivamente disperso a causa della crescita indisciplinata dettata da meri criteri economici. Ad oggi sono due i principali sistemi da seguire circa l’ampliamento:

concentrico: sviluppo ad anelli concentrici attorno al nucleo della città. Inadeguato per le grandi città.

radiale: lo sviluppo segue dei raggi che dipartono dal nucleo. Anche questo sistema risulta essere inadeguato.

I due principali problemi che l’urbanista deve affrontare sono l’abitazione e la circolazione.

Uno schema d’espansione  efficace può essere quello delle città satelliti, nate in Inghilterra consistono nella completa divisione tra zona di lavoro, la city, e la zona residenziale, la città satellite. Le due zone sono collegate con un efficiente rete viaria che permette ai lavoratori di raggiungere facilmente il loro posto di lavoro e di  tornare la sera nella propria abitazione. È necessario poi prevedere il risanamento del centro storico per la creazione della city, senza nostalgie romantiche, come fece Haussmann a Parigi.

La soluzione data dallo schema a satelliti è però parziale; risolve il problema dell’abitazione ma non quello del traffico, che nella city risulta essere congestionato. Se guardiamo a new york è un miracolo che ci si possa muovere per le strade, questa situazione critica è data dalla ridotta dimensione delle strade e dei marciapiedi e dalla costruzione incontrollata di grattacieli che contengono un numero esagerato di persone. Non si è rispettata la regola fondamentale urbanistica  che vuole che non si costruiscano edifici su una strada che siano più alti della larghezza della strada stessa. Il caos a cui assistiamo è dovuto allo sviluppo casuale che le città seguono, è invece necessario individuare i maggiori problemi attuali e futuri e approntare un piano urbanistico adeguato,   che preveda case comode, isolati aperti e ariosi, circolazione diversificata secondo il tipo di traffico. Si hanno due tentativi teorici che si basano su uno schema ordinato:

La città per 3 milioni di abitanti_Le Corbusier

La struttura urbana si costituisce di un centro compatto, la city,  e di una zona estesa che è l’area industriale nella quale trovano spazio le città giardino, destinate alla residenza. Tra le due zone si sviluppa un’area non edificabile destinata a verde. La popolazione è suddivisa in urbana, coloro che lavorano e vivono in città, suburbana, coloro che lavorano nella zona delle fabbriche e vivono nelle città giardino  e in mista, coloro che abitano nella città giardino ma lavorano nella città.

La city: ospita gli edifici pubblici e amministrativi, residenze, parchi e spazi commerciali. Il 5% della superficie è occupato da grattacieli cruciformi, alti 60piani e destinati ad accogliere dai 10.000 ai 50.000 impiegati, per ciascuno dei quali è calcolato uno spazio di lavoro di 10 mq.

La città giardino: vi alloggiano 2 milioni di persone in edifici alti 3 piani, dotati di giardino ed orto.

Sistema stradale e ferroviario: stazione centrale smista tutto il traffico su rotaia che avviene su 2 livelli sotterranei: il primo la metropolitana, il secondo le linee ferroviarie extraurbane; sul tetto vi è invece la pista aerea. Anche il traffico cittadino avviene su più livelli ed è smistato in traffico pesante e leggero attraverso strade molto larghe.

Ne risulta una città spaziosa ed ordinata ma le corbusier ha compiuto un  grave errore: egli ha destinato ad ogni persona 10mq sia che siano destinati a spazio di lavoro sia ad abitazione. Mentre per la prima destinazione d’uso sarebbero più che sufficienti, si calcolano non meno di 30mq a persona per fini abitativi. L’alta densità che egli raggiunge nella city è perciò fittizia.

Un ulteriore criticità sta nell’altezza degli edifici: all’inizio e fine dell’orario di lavoro o in caso di emergenza si verificherà un ingorgo pedonale.

La città verticale_Hilberseimer

Descrizione: Gross Stadt-blz 18.jpgI singoli elementi urbani sono disposti,in base alla loro funzione, nel senso dell’altezza, in un unico blocco, di 100m per 600m, che costituisce un intero isolato. Ne risultano due città sovrapposte: sotto la città degli affari ( i primi 5 piani) con la circolazione nel sottosuolo di metro e ferrovia, sopra la città residenziale (15 piani) con il suo traffico pedonale e i servizi di cui necessita. Grazie alla sovrapposizione i percorsi all’interno della città avverranno per lo più in verticale all’interno di ogni singolo blocco.

Il sistema stradale in superficie è orientato in base alle necessità di aerazione e illuminazione ed ha larghezza pari all’altezza degli edifici che lo circondano.

La casa isolata scompare e prende forma la casa-albergo dotata di ogni comfort. il blocco residenziale sopra è arretrato rispetto al corpo commerciale sottostante e questo permette di avere lo spazio per le vie pedonali collegate con sovrappassaggi.

La città verticale risolve egregiamente i due grandi problemi dell’urbanistica garantendo abitazioni perfette da tutti i punti di vista e un assetto viario funzionante con riduzione del traffico.

 

  

Capitolo 3 – Edifici ad abitazione

La casa ad oggi è il problema edilizio del presente a causa della disattenzione che si ebbe in epoca industriale quando masse estese di persone si trasferirono  nelle grandi città. Il più vieto materialismo presiedeva i progetti che risultarono essere inadeguati. Le abitazioni risultano prive di ciò di cui più avrebbero più bisogno: sole, aria e luce. È perciò necessario intervenire sulla pianta in modo tale che rispetti tutte le esigenze. La casa deve offrire un alloggio comodo e rispondente a tutti i bisogni con un dispendio minimo di spazio, indispensabili sono la cucina, il soggiorno, la sala da pranzo ,le camere da letto e il bagno. È consigliabile destinare lo spazio minimo agli ambienti privati e dare più spazio agli ambienti comuni come il soggiorno. Affinché non ci sia spreco di spazio e per ottenere il massimo da una stanza molto piccola è necessario prevedere la sistemazione del mobilio, magari con i mobili incassati ed armadi a muro. “la comodità di una casa non dipende dalla sua grandezza ma dalla funzionalità dei suoi ambienti”.

Ad oggi si assiste non solo ad uno spreco di spazio ma anche di denaro, pianificando attentamente il processo produttivo e promuovendo l’industrializzazione delle parti si abbasserebbero notevolmente i costi di costruzione. L’edilizia residenziale, specie quella di massa, richiede una progettazione collettiva e quindi ben si presta alla standardizzazione delle finiture e alla tipizzazione delle unità costruttive.

È necessario poi prestare attenzione all’uso dei materiali di tamponamento poiché, dopo il progresso avutosi con la distinzione tra elementi di portata ed elementi portati, non esiste più la larga pareti di mattoni che assicura un comfort termico sufficiente.

Hilberseimer pensa a degli schemi distributivi per alloggi destinati a 3-4-5-6 e 7 persone che si basano sugli stessi elementi , così da poter soddisfare tutte le esigenze di spazio e avere un processo costruttivo più semplice.

Accanto alla tendenza di realizzare una divisione funzionale degli ambienti domestici, se ne sviluppa una opposta: quella di sfruttare lo spazio in modo che la sua suddivisione possa cambiare volta per volta a seconda delle esigenze:  Mies van Der Rohe a Stoccarda.

 

Uno dei tipi di edilizia residenziale diffusa è la linea, ovvero blocco che si sviluppa in lunghezza e che raccogli su uno stesso piano più alloggi. Esempi di edifici ad appartamenti che hanno tentato di realizzare alloggi funzionali in uno spazio minimo sono:

Frank Lloyd Wright_ “Franciscos terraces” 1984, Chicago

J.J.P. Oud_ alloggi operai a Rotterdam

Anton Brenner_blocco appartamenti 38mq nella Rauchfangkejrergasse

Adoolf Rading_progetto casa ad albergo

 

Le apartment house: si tenta di dare alla casa famigliare I comfort dell’albergo attraverso parti del complesso riservati alla vita comunitaria, personale di servizio in comune, cucina centralizzata:

Le Corbusier_ Immeubles villas

Surf apartment hotel, Chicago

 

Le case a schiera: hanno origine negli insediamenti operai e impiegatizi sorti nei grandi centri industriali. I primi complessi di questo tipo furono realizzati senza un piano preciso, così che oggi sono numerose le lunghe e squallide file di case a schiera, visibili ai margini dei centri. Fries e Bherens proposero un sistema di insediamento a gruppi anziché a schiera in quanto questo permetteva di costruire un numero maggiore di case, a parità di terreno, e di eliminare quella rigida e monotona linearità della disposizione in lunghe file.

Un altro sistema per eliminare l’eccessiva compattezza della fila è l’articolazione del prospetto, attraverso l’arretramento e l’avanzamento dei blocchi abitativi (Jan Wils_Daal en Beerg, L’Aia).

 Per quanto riguarda la pianta sono applicati, anche in questo caso, i principi di organizzazione funzionale e di tipizzazione (Hilberseimer e Le corbusier in particolare). Per evitare un ulteriore soffocamento dato dall’industrializzazione, Gropius propone una tipizzazione dei singoli elementi e non dell’edificio, in modo da garantire libertà illimitata.

 

La casa di campagna e la villa: esse non costituiscono dei tipi in quanto rispondono al gusto soggettivo del proprietario anche si il modello è quello della vecchia residenza signorile.  La casa di campagna si differenzia da quella del passato perché ha acquisito funzione totalmente diversa: da rappresentanza è diventata abitazione vera e propria. Pertanto si rinuncia all’impianto assiale, dettato unicamente da criteri rappresentativi.

Non dovendosi confrontare con un contesto urbano, esse si relazionano prima con il paesaggio e poi con la strada. Queste relazioni si riflettono nello schema distributivo interno, come è evidente nelle case di Wright: vie circostanti in rapporto di parallelismo, aggetti che segnano l’edificio sul paesaggio e così via..

Un’innovazione importante fu portata da Mies Van Der Rhoe con l’uso del cemento armato nelle case di campagna, materiale totalmente nuovo per questa tipologia edilizia.

 

  

Capitolo 4: Edifici commerciali

La necessità di sbrigare tutti gli affari in uni spazio ristretto porta alla nascita della city e dell’edificio commerciale, nuova tipologia edilizia.

I primi edifici commerciali furono i magazzini per i quali si adottavano due linee di composizione:

sviluppare la verticalità:

Magazzini Wertheim_Messel

fabbrica AEG_ Behrens:

Orizzontalismo:

permette risultati migliori in quanto fa sì che l’edificio non si perda nella linearità, come avviene invece con il verticalismo.

Magazzini Carson_Pirie e Scott

Neumann_O. Wagner

Gli edifici commerciali sono terreno di evoluzione e sperimentazione del nuovo sistema costruttivo che separa il tamponamento dalla struttura, si realizzano grandi facciate vetrate separate solamente da venature metalliche.

Hanno uno sviluppo più lento e coerente i palazzi per negozi ed uffici. Essi vengono realizzati in base all’esigenza dell’azienda, per raggiungere la massima funzionalità. Nasce così un tipo di edificio originale da una necessità obbiettiva.

Uffici della Mannesman_Behrens

Larking building_Wright

Anche in questo caso il nuovo sistema costruttivo è il protagonista, si apre un mondo di possibilità nell’uso del vetro, sbalzi e studio della luce. I palazzi per negozi ed uffici, nel loro sviluppo estremo, portano ai grattacieli.

  

Capitolo 5: I grattacieli

Nascono a Chicago in seguito alla sempre maggior concentrazione di del mondo degli affari in città. Poiché nessuno voleva rinunciare ai vantaggi economici che la city offriva, si ricorse ad un utilizzo intelligente del suolo: costruire in altezza, dapprima alzando gli edifici già esistenti, poi costruendo torri. Ben presto i grattacieli si diffusero in tutte le maggiori città americane in modo incontrollato, prescindendo da qualsiasi controllo urbanistico. Ogni singolo edificio dovrebbe rientrare all’interno di una pianificazione urbanistica precisa e questo vale particolarmente per il grattacielo in quanto influenza in modo determinante l’assetto urbano.  L’assenza di un piano ha toccato livelli assurdi a New York dove la speculazione edilizia ha portato al completo caos urbanistico.

Nella sua città verticale Hilberseimer  collega strettamente il grattacielo al piano urbanistico, eliminando così gli inconvenienti legati alla luce, all’igiene e al traffico che invece troviamo nelle città americane.

In Europa il grattacielo assume funzione diversa da quello americano: non è più costruzione allineata ma acquista una fisionomia individuale, esso diventa elemento di ordine e regolarità per il sistema stradale.

  

Capitolo 6: Gallerie e teatri

Nel XIX monumentalità,sperpero di forme e abusi stilistici dominano gallerie e teatri. Queste tipologie edilizie si prestano invece ad una forte chiarezza compositiva, dove la forma scaturisce dall’architettura stessa e costruzione esterna corrisponde a impianto funzionale interno. purtroppo in questi edifici spesso la struttura è soffocata da reminescenze storiche ed è ignorata quell’unità tra forma e struttura a cui bisognerebbe tendere.

Il Crystal palace di Paxton è un esempio da prendere a modello di perfetta corrispondenza tra struttura e forma.

Un problema che si riscontra nell’organizzazione del teatro è quello di dare un’articolazione unitaria al corpo del palcoscenico e a quello della sala. Erroneamente gli architetti contemporanei si rifanno ai teatri di corte del passato, fondati su esigenze sociologiche completamente diverse, oggi infatti non si ha più la necessità di creare posti a sedere divisi tra le classi, anzi è necessario renderli il più possibili equivalenti.  Il nuovo teatro deve essere “popolare”. Un modello efficace è il teatro americano ad una galleria in quanto nasce con l’intenzione di creare il maggior numero possibile di posti equivalenti. Inoltre elimina l’angolo di visuale molto ripido che si crea nelle gallerie poste ai piani più alti del teatro europeo.

  

Capitolo 7: Stazioni, aeroporti e ponti

La stazione è elemento unificante tra il traffico ferroviario e quello stradale ed il radicale mutamento sopravvenuto nelle condizioni di traffico metropolitano ha influito sulla fisionomia delle stazioni. Portando il traffico ferroviario nel sottosuolo scompare la galleria, elemento  caratteristico. Il presupposto fondamentale per le nuove stazioni dovrà essere la razionale organizzazione e distribuzione delle vie di traffico della città per evitare che questa vada in tilt. Si distinguono 3 tipi di stazione:

di testa:  Rush city_ J. Neutra, binari nel sottosuolo, raccordo con linee tramviarie e metropolitane.

 di transito: progetto di Mart Stam per Ginevra, binari posti al di sopra del livello stradale.

di incrocio: progetti di Hilberseimer per Berlino, stazione centrale in cui confluiscono tutte le linee. Binari parte al di sotto e parte al di sopra del livello stradale.

Un’adeguata regolazione del traffico deve essere prevista anche per la circolazione libera, sia nella forma degli autobus che in quella autonoma delle automobili private. Oltre a creare una rete stradale adatta si necessita di grandi parcheggi atti a ospitare il numero sempre maggiore di automobili, oggetti ormai di consumo di massa. Nasce così la nuova tipologia dei parcheggi multipiano, spesso interrati al di sotto delle piazze e che permettono il parcheggio libero, senza box. 

Problemi del tutto nuovi sono posti dal traffico aereo in espansione. Nel progettare gli aeroporti è essenziale studiare una giusta ubicazione in rapporto alla città. Non è più possibile prendere a modello gli aeroporti militari in quanto quelli civili hanno bisogno di un dimensionamento maggiore ed esigenze diverse.

I ponti sono il più alto esempio di corrispondenza tra struttura e forma, in nessun’altra costruzione è tanto evidente la dipendenza della forma dal calcolo. Secondo le sollecitazioni che sono in grado di sostenere e secondo il modo in cui gli sforzi sono scaricati sui punti di appoggio, i ponti si possono condurre a 3 sistemi fondamentali:

ponte a travata: trasmette il carico verticalmente. Può essere a travata piena, unico elemento su piccola luce, o a mensola, due elementi che si congiungono al centro.

Ponte ad arco: trasmette il carico in obliquo. L’impalcato può trovarsi al di sopra della struttura oppure al suo interno o sospeso al di sotto.

Ponte sospeso: trasmette il peso verticalmente ma con un altro sistema di distribuzione statica delle forze rispetto al primo. L’impalcato è sostenuto da cavi sostenuti da alti piloni.

Esiste poi il sistema composto che prende elementi da tutte e 3 le tipologie.

È bene evitare un uso distorto dei materiali come la finta imitazione di pietra e utilizzare cemento e ferro nella loro piena potenzialità, lasciando la struttura a nudo. ( ponte Hundewilertobel_Zublin)

  

Capitolo 8: Edifici industriali

Il nuovo sistema costruttivo e la congruenza struttura-forma trovano attuazione negli edifici industriali. Ispirandosi a principi funzionali gli ingegneri riuscirono ad ottenere nuovi risultati architettonici , mentre gli architetti rimasero legati ai vecchi sistemi strutturali e formali. L’edilizia industriale presenta una grande varietà di costruzioni che dipendono dal prodotto lavorato, dalla necessità di impianti particolari, e dal tipo di processo lavorativo. Esistono però alcune caratteristiche comuni: scarna oggettività, assoluto rispetto del dato tecnico ed economico.

Tipologie di edifici industriali:

capannone a volta: combina spaziosità e grande altezza, consente numerose variazioni che lo rendono adattabile ad ogni situazione.

Costruzioni multipiano: devono essere illuminate necessariamente attraverso le pareti laterali, la profondità degli ambienti deve essere stabilità in base al grado di luminosità richiesta. Fiat-lingotto_Mattè-Trucco.

Lo scopo pratico salta agli occhi nelle costruzioni come i container, i silos del grano, i gasdotti, gli impianti minerari, le batterie degli altiforni e così via.

Nel progetto degli edifici industriali gli architetti devono abbandonare il decorativismo e dedicarsi con gli ingegneri al problema costruttivo e funzionale. Deve essere raggiunta l’unità tra il calcolo e la creatività in quanto entrambe sono la vera base dell’architettura.

  

Capitolo 9: L’architettura della grande città

Nell’architettura della grande città implicazioni religiose e culturali sono del tutto assenti , essa nasce dalle necessità reali economiche, sociali e produttive. Essa esprime il modo di vivere dell’uomo di oggi, la sua concezione di vita, non più soggettiva e individuale ma oggettiva e collettiva. L’architettura è creazione dello spazio, modellazione della materia per raggiungere la forma. Interno ed esterno si condizionano reciprocamente e la loro totale coincidenza crea quella proporzione indispensabile ad un’opera perfetta. Questo rapporto è determinato dalla pianta,che deve essere letta sia dal prospetto esterno che quello interno. Il nostro tempo ha cercato invano il proprio stile, inteso come l’impronta caratteristica della creazione artistica di un’epoca. Sì è agito per semplice imitazione, mascherando sotto artifici decorativi il processo costruttivo e perseguendo lo stile come fine quando, questo, dovrebbe essere il risultato finale di un’elaborazione creativa che comprende i più svariati fattori. La grande città pone problemi costruttivi totalmente nuovi che possono essere risolti solo se si aspira alla chiarezza e si è mossi dalla necessità. L’architetto deve uniformarsi ai principi che guidano l’ingegnere, le cui creazioni, sono sempre espressione di una volontà comune. Razionalità, sicurezza negli obiettivi,economicità e precisione devono diventare la base della nuova architettura. Il problema fondamentale dell’architettura è la configurazione spaziale delle masse, la cui plasticità è data dall’alternarsi di luce e ombra. L’architetto deve lasciare indietro la zavorra di forme che si porta appresso e guardare all’uso concreto delle cose, deve ricavare la soluzione dalla struttura e dai materiali senza lasciarsi andare a motivi ornamentali e orpelli che mascherano, senza risolvere, i problemi. È la funzione costruttiva che deve essere percepita come architettura. Importanza fondamentale hanno la suddivisione delle pareti esterne e la distribuzione delle aperture, per la creazione del ritmo e del rapporto luce e ombra.

L’identità tra struttura e forma è presupposto indispensabile dell’architettura. Struttura e materiale da costruzione sono i presupposti concreti e solo la grande città, con le sue moderne esigenze, ha saputo realizzare questa unità. Nell’edilizia della metropoli possono infatti essere usati solo materiali che consentano il massimo sfruttamento dello spazio, che uniscano solidità e resistenza all’usura:  ferro, cemento e vetro sono così usati al pieno della loro potenzialità.

L’elemento del colore è stato sempre trattato con indifferenza o come elemento aggiunto, esso invece deve essere una delle caratteristiche intrinseche del materiale, insieme alla luce. La particolarità di un edificio si nota solo se si manifesta in tutti i suoi organi, così la differenza tra la grande città e le altre forme urbane dovrà notarsi nel singolo edificio. La necessità di plasmare una massa gigantesca secondo una legge formale che sia valida per ciascuno elemento comporta una riduzione della forma architettonica all’essenziale, alle geometrie cubiche che sono gli elementi fondamentali di ogni architettura.

 

GLOSSARIO

La grande città sono le grandi metropoli che noi oggi ben conosciamo ma che al tempo erano un fenomeno completamente nuovo in quanto nascevano da un’assoluta novità: l’industria. La grande città ha infatti determinate caratteristiche economiche, è creatura del sistema capitalistico, non è più solo mera consistenza demografica ma accumulazione di capitali. Richiede perciò esigenze e necessità diverse che devono essere soddisfatte attraverso un nuovo piano urbanistico adeguato.