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autore |
VITTORIO GREGOTTI |
titolo |
IL TERRITORIO DELL’ARCHITETTURA |
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editore |
FELTRINELLI |
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luogo |
MILANO |
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anno |
1998 |
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lingua |
ITALIANO |
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Prima edizione: Milano,
1966 |
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Argomento e
tematiche affrontate |
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Nel libro “Il territorio
dell’architettura”, Gregotti si pone la domanda: "Di cosa è fatta la cosa
dell’architettura? È la forma delle nostre materie ordinate allo scopo
dell'abitare, …del produrre e rivelare luoghi come cose: suo compito è dare
significato all'intero ambiente fisico.” Per l’autore progettare significa quindi
ordinare la complessità dei sistemi di materiali di cui è composta
l'architettura. Giunge ad un'idea centrale per il modo di pensare la
progettazione: essere la struttura della progettazione di natura
fondamentalmente formale; qualunque altro aspetto stilistico, ideologico,
tecnico, economico, è solo materiale, anche se tale materiale orienta
particolarmente il processo della progettazione. Egli afferma che l’uomo non
riuscirà a cambiare mai la società per mezzo dell'architettura, ma che l’uomo
potrà rivoluzionare l'architettura: questo è il ruolo dell’architetto. |
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Giudizio Complessivo: 7 (scala 1-10) |
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Scheda
compilata da: Giovanni Battista Culmone |
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Corso
di Architettura e Composizione Architettonica 2 a.a.2012/2013 |
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Autore |
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Vittorio Gregotti (Novara, 10 agosto 1972)
è un architetto, saggista ed urbanista italiano. Si laurea in Architettura al
Politecnico di Milano nel 1952, dal 1953 al 1968 collabora con Ludovico
Meneghetti e Giotto Stoppino (Architetti Associati), nel 1974 fonda la
Gregotti Associati srl di cui è presidente. È stato professore ordinario di Composizione Architettonica presso l'Istituto
Universitario di Architettura di Venezia, ha insegnato presso le Facoltà di
Architettura di Milano e Palermo, ed è stato visiting
professor in diverse università straniere (Università di Tokyo, Buenos Aires,
San Paolo, Losanna, Harvard, Filadelfia, Princeton, Cambridge). Ha
partecipato a numerose esposizioni internazionali ed è stato responsabile
della sezione introduttiva della XIII Triennale (Milano 1964), per la quale
ha vinto il Gran premio internazionale. Dal 1974 al 1976 è stato direttore del
settore arti visive ed architettura della Biennale di Venezia. Gli è stata
conferita la laurea honoris causa dal Politecnico di Praga nel 1996 e
dalla Facoltà di Architettura del Politecnico di Bucarest nel 1999. Redattore di Casabella
dal 1953 al 1955; dal 1955 al 1963,caporedattore di Casabella-Continuità; direttore di Edilizia Moderna (1963-1965)
e di Casabella (1982-1995);dal 1992 al 1997
ha collaborato con il Corriere della Sera e dal 1997 collabora con la Repubblica. Nel maggio del 2013 dona il suo archivio al
comune di Milano (migliaia di plastici e
fotografie, centinaia di lettere scritte ad aziende e committenti in
cinquant'anni di progettazione, oltre 44mila disegni originali, fatti fra il
1953 e il 2002 ) . Tra i suoi libri: Il
disegno del prodotto industriale (Electa 1982), Questioni di architettura(Einaudi
1986), Dentro l’architettura(Bollati
Boringhieri 1991), La città visibile(Einaudi 1993), Identità e crisi dell’architettura europea(Einaudi 1999), Diciassette lettere sull’architettutura (Laterza 2000), L’architettura nell’epoca
dell’incessante(Laterza 2006). Tra le sue opere : 1969 Quartiere per 20.000 abitanti (ZEN), Palermo; 1969 Dipartimento di Scienze dell'Università di Palermo; 1985 Trasformazione area Pirelli Bicocca, Milano; 1986 Stadio di calcio e rugby, Nîmes;1986 Stadio olimpico, Barcellona; 1987 Galleria
d'Arte Moderna e Contemporanea Accademia Carrara, Bergamo; 1989 Palazzetto dello sport, Nîmes;1989 Centrale sperimentale AEM alla
Bicocca, Milano;1989Padiglione per fiere ed esposizioni, Nîmes; 1991
Risistemazione Potsdamer Platz e Leipziger Platz, Berlino; 1991
Salle des Etats e ala Denon al Louvre, Parigi;1991 Place de l'Etoile, Strasburgo; 1994 Dipartimenti umanistici alla Bicocca, Milano;
994 Dipartimenti umanistici alla Bicocca, Milano 1994 ;Residenze via Sesto San Giovanni alla Bicocca,
Milano;1994 Torre per il terziario alla Bicocca, Milano;1994 Dipartimenti
scientifica alla Bicocca, Milano;1994 Centro ricerche Pirelli alla Bicocca,
Milano;1994 Residenze "Esplanade P" alla
Bicocca, Milano;1994 Residenze "Esplanade
O" alla Bicocca, Milano;1994 Sede Gruppo Siemens alla Bicocca, Milano;
2008 Chiesa di San Massimiliano Kolbe, Bergamo. |
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Vittorio
Gregotti |
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Contenuto |
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CAPITOLI |
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PARTE PRIMA – I MATERIALI DELL’ARCHITETTURA. |
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Nella parte prima del
libro l’autore ripone la sua attenzione principalmente sulla figura dell’architetto,
in quanto è colui che opera, e su quella dell’architettura in quanto essenza,
attività e prodotto.
Gregotti inizia col
considerare i numerosi interrogativi che investono il primo soggetto circa il
suo ruolo nel passato, nel presente, e i risvolti possibili legati al suo
avvenire. Infatti l’evidente cambiamento del suo ruolo è dovuto
all’affermarsi della moderna tecnologia e delle nuove tecniche, le quali
hanno scalfito il ruolo , che aveva un tempo,
di unico artefice e responsabile delle sue creazioni. Oggi
l’affermarsi di nuovi mestieri e la ripartizione dei compiti ha sicuramente
ristretto il suo campo lavorativo. L’autore mette in evidenza che la parte
principale dell’elaborazione e la successiva realizzazione del progetto, la capacità creativa, intesa come
misto di originalità e inventiva, è ancora di competenza esclusiva
dell’architetto.
Quanto
all’architettura, invece, l’autore identifica come scopo di essa quello di ordinare razionalmente l’ambiente
circostante, al fine di migliorare qualitativamente l’assetto urbano
instaurando relazioni tra i vari elementi e le rispettive funzioni
dell’ambiente fisico. A tal fine l’architetto nella sua attività deve, di
conseguenza, attenersi ai canoni di rispetto del paesaggio esistente e bilanciare
questi ultimi con l’interesse al progressivo sviluppo che le città moderne
inseguono.
Tuttavia per l’autore costituiscono campanelli
d’allarme l’avanzato svuotamento di importanza e significato dell’architettura
stessa e delle sue creazioni. Infatti viene rilevato un profondo divario tra
le manifestazioni finite del passato e le asettiche e indifferenti
realizzazioni delle costruzioni odierne.
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PARTE SECONDA – LA FORMA DEL TERRITORIO. |
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Il libro,
in questa seconda parte, tratta il tema del rapporto tra l'architettura e l’ambiente.
Quest’ultimo è il contesto in cui l’architettura si realizza e assume una
forma. Altro tema preso in analisi è
ciò che l’architettura comunica dal punto di vista estetico e che di
conseguenza incide sull’ambiente. A tal proposito, Gregotti afferma che […]l’ambiente circostante è il prodotto degli
sforzi dell’immaginazione e della memoria collettiva che si esplicano e si
realizzano per mezzo delle opere[…] (pag 61).Nel momento in cui gli
interventi architettonici vengono in contatto con il paesaggio lo cambiano, lo modificano, lo
stravolgono e gli conferiscono un immagine nuova. L’aspetto urbano risulta
così riconfigurato ed emerge la centralità sociale della città, come luogo di
incontro degli appartenenti alla comunità sociale,di confronto e scambio
delle loro visioni individuali .Secondo l’autore […]la città rappresenta l’insieme dei segni […] operati dall’uomo
sulla superficie delle cose in un certo territorio[…] linguaggio significante
della collettività[…] forma della memoria collettiva del gruppo sociale,
della capacità di immaginazione […] (pag.72) |
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PARTE TERZA – ARCHIETETTURA E STORIA. |
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Nella terza parte, Gregotti
affronta il tema della storia dell’architettura e dei suoi materiali che sono la conseguenza di
una continua sedimentazione, di quello che ne deriva dal rapporto con il
passato e di ciò che viene considerato dalla tradizione un elemento
fondamentale. Ritiene che l’ architettura sia un documento per altre
discipline e che sia capace di fungere da testimone degli avvenimenti storici
nel corso del tempo. A tal proposito:[…]la
storicità dell’architettura non solo
come consapevolezza del proprio passato, ossia del rapporto tra progetto e
tradizione dell’architettura, ma innanzitutto considerando l’architettura
stessa come una materia storica […]L ‘architettura è materia di storia come
documento per altre discipline ed inoltre ha assunto nel suo prodursi il
compito di testimoniare l’avvenimento storico[…] (pag.114). La storia è
considerata come un prezioso bagaglio culturale soggettivo, che bisogna
lasciare nel momento di cambiare le cose ma che è utile per giungere alla
struttura delle stesse e quindi non
può essere sottoposta ad ulteriori
rivisitazioni. L’architetto deve quindi
individuare nella materia un frammento di storia, “finito” e “non finito”. Per progettare è
necessaria una conoscenza dei segni su cui si basa il progetto stesso:
geografici, spaziali e culturali; l’incontro dei suddetti segni determina la
scelta e il progetto costituisce parte della sedimentazione storica. L’orizzonte storico può
essere distinto in base a tre schemi di giudizio: - poetico, che consiste
nella lettura degli elementi significanti; - teorico, dalla
trattatistica classica alle teorie artistiche; - di interpretazione, che
comprende la percezione dell’intero mondo; Esiste poi un tipo di
lettura che tende a categorizzare per contrapposizione: classico/romantico,
fantasia/ragione, organicità/astrazione, utopia/realtà …la cui alternanza
potrebbe essere fatale. |
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PARTE QUARTA – TIPO,USO E SIGNIFICATO. |
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L’ultima parte
tratta del tipo, del suo significato e del suo utilizzo. lo definisce […]come modello da cui si traggono copie e
schemi di comportamento o come insieme di tratti che ci permettono una sua
classificazione.[…]. Gregotti suggerisce che la “crisi semantica”
dell’architettura moderna si era verificata in parte in relazione alla tipologia. Facendo
riferimento agli architetti del XVIII secolo, in particolare Ledoux ,Gregotti sosteneva che essi, con i loro progetti
per edifici pubblici in contesti urbani, intendevano mettere “il problema
della semantica del tipo” sotto controllo. Il
modernismo architettonico aveva rifiutato tutti gli schemi del
significato e aveva fatto precipitare la “crisi semantica del tipo” .I due rimedi
a questa situazione sono la rivalutazione del tipo e la configurazione dell’ambiente come
parte dell’architettura. In ultima
analisi, l’autore afferma che il mestiere dell’architetto risponde al bisogno
più sottile dei cittadini, quindi non quello di realizzare un miglioramento
funzionale o puramente estetico del contesto in cui questi sono inseriti,
bensì quello di reperire strutture in grado di configurarsi come strumento di semplice servizio, per
le più comuni esigenze e per le aspettative del futuro. |
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GLOSSARIO |
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Progetto- […]è il modo in cui vengono organizzati e fissati , in senso
architettonico,gli elementi di un certo problema. Questi sono scelti, elaborati ed intenzionati, attraverso il
processo della composizione. […] (Pagina 11) |
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Progetto utopico-[…]il progetto utopico si dà come non realizzabile;non è
rimasto sulla carta per sbaglio, ma per decisione progettuale[…] indica una
direzione di trasformazione. […] (pagina18-19) |
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Progetto architettonico- […] il progetto
architettonico non è architettura , ma solo un insieme di simboli coi quali
cerchiamo di fissare e comunicare la nostra intenzione architettonica […]
(pagina 12) |
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Architettura
- L’architettura[…]risposta significativa, ossia
poetica, ad un problema quello dell’abitare, attraverso al progetto e
costruire l’intero ambiente.[…] (pagina 45) |
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Paesaggio -[…]come materiale operabile per l’architettura che superi la
nozione di “giardino”,[…]natura,[…] come un elemento dialettico alla
costruzione che deve proporsi in sé come operabile. (pagina74/75) |
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Città - […]rappresenta
lo sforzo più notevole da parte della civiltà umana di una trasformazione
completa dell’ambiente naturale, il passaggio più radicale dallo stato di
natura allo stato di cultura […] (pagina 65) |
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Tipo edilizio - […]”tipo
edilizio” cioè una certa serie di funzioni dell’abitare umano[…]legate
secondo una certa aggregazione[…] un insieme di funzioni[..] costituenti un servizio
o più servizi legati tra loro da rapporti di continuità spaziale. (pag. 149) |
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Tipo - […] il concetto di tipo è volto ad ordinare l’esperienza secondo
schemi che ne permettano l’operabilità […] riducendo ad un numeri finito di
casi[…] l’infinito dei fenomeni possibili. […] Per ciò che riguarda l’architettura vi è
una nozione […] più vicino all’idea di classificazione di relazioni
instituite, più lontano invece all’idea di forma. (pag.145) […] l’importanza semantica del tipo non
solo dal punto di vista della sua utenza, ma dal significato che esso assume
dal suo elemento di riferimento della vita sociale . (pag 154) |