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autore |
GILLES
CLÉMENT |
titolo |
MANIFESTO DEL TERZO PAESAGGIO |
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editore |
QUODLIBET |
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luogo |
MACERATA |
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anno |
2005 |
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lingua |
ITALIANO |
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Titolo originale: Gilles
Clément, Manifeste du Tiers paysage,
Éditions Sujet/Objet 2004 |
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Argomento e tematiche affrontate |
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Il libro definisce,
in modo mano a mano più specifico, il concetto di Terzo Paesaggio, ovvero
l’insieme di tutti quei luoghi abbandonati dall’uomo: gli spazi ai margini
delle strade, le aiuole spartitraffico, gli spazi di risulta in un contesto
urbano, ma anche spazi più estesi, come le riserve naturali, i parchi e le
aree disabitate. Questi spazi,
diversi per forma, funzione, dimensione e statuto, hanno in comune il fatto
di essere indipendenti dall’attività umana; essi costituiscono però una
risorsa importante per il sistema biologico del pianeta, e per questo è
importante favorirne la sopravvivenza (o meglio, non provocarne la scomparsa
attraverso l’azione umana). |
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Giudizio
Complessivo: 9 (scala 1-10) |
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Scheda compilata da: Ilaria Bonfanti |
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Corso di Architettura e Composizione Architettonica 2
a.a.2012/2013 |
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Autore Gilles Clément |
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Gilles Clément (Argenton-sur-Creuse, 6 ottobre 1943) è uno scrittore, entomologo, giardiniere, architetto
paesaggista ed ingegnere agronomo francese. È insegnante all'École nationale du paysage di Versailles. Ha influenzato con le proprie
teorie e con le proprie realizzazioni (tra queste il Parc André
Citroën
e il Musée
du quai Branly, entrambi a Parigi) un’intera generazione di
paesaggisti europei. Ha pubblicato Le jardin planétaire
(catalogo della mostra alla
Villette di Parigi, 1999), La sagesse du jardinier (2004), e due
romanzi, Thomas et le voyageur (1997) e La dernière pierre (1999). In italiano
sono stati pubblicati l’antologia Il giardiniere planetario e Elogio delle vagabonde. Quodlibet ha pubblicato Manifesto del Terzo paesaggio (2005), Il giardino in movimento (2011) e Breve storia del giardino (2012). |
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Gilles Clément |
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Contenuto |
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Il libro inizia
fornendo le definizioni di alcuni termini fondamentali per la comprensione
del concetto di Terzo Paesaggio. I capitoli successivi sono invece dedicati ognuno
ad un aspetto specifico del Terzo Paesaggio (estensione, statuto, evoluzione,
rapporto con il tempo, con la società, ecc). Ogni capitolo è
organizzato per punti, ognuno dei quali tende a definire in modo sempre più
specifico il concetto di Terzo Paesaggio. |
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CAPITOLI |
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Capitolo 0– Definizioni |
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L’autore introduce alcuni vocaboli fondamentali per la comprensione del
significato di Terzo Paesaggio: - “riserva” è un luogo che non è possibile sfruttare per difficoltà
d’accesso o perché il suo sfruttamento è impossibile/troppo costoso. - “insiemi primari” sono luoghi mai sottoposti a sfruttamento (prati
alpini, tundre…) - “diversità” fa riferimento al numero di specie viventi distinte. Viene inoltre introdotto il concetto di Terzo Paesaggio, che viene
definito in tutti i suoi aspetti negli altri capitoli: “Terzo Paesaggio” è un luogo dal carattere indeciso, perché derivante
dalla non-progettazione umana; la sua evoluzione è determinata dall’insieme
degli esseri biologici che vivono al suo interno. |
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Capitolo I - Origine |
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Che origine ha il termine
“Terzo Paesaggio” e cosa indica? L’origine del termine “Terzo Paesaggio” deriva dall’analisi del
paesaggio di Vassivière, condotta nel 2002 per il Centre d’art et du paysage:
in essa è emerso il carattere artificiale di ciò che sembra “naturalmente”
presente. Se si guarda però al paesaggio che prescinde dall’attività umana, si
scoprono una serie di luoghi non progettati, indecisi, privi di una funzione
precisa a cui non è possibile attribuire un nome specifico. Questi luoghi
sono situati al margine di boschi, strade, fiumi; possono essere di
dimensioni modeste (bordo di un campo, margine di una strada), o più estesi
(terreno abbandonato dopo lo sfruttamento). Questi frammenti non hanno niente in comune fra loro, se non il fatto di
essere un rifugio per la diversità; essi costituiscono il Terzo Paesaggio. |
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Capitolo II- Estensione |
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Dove si trovano e che
estensione hanno i luoghi costitutivi del Terzo Paesaggio? Residui, Riserve ed Insiemi Primari costituiscono il Terzo Paesaggio. Mentre le riserve ed insiemi primari riguardano gli spazi naturali, i
residui possono derivare da qualsiasi spazio (urbano, agricolo, industriale,
turistico…); essi sono frutto di un modo di gestire lo spazio: ogni
organizzazione razionale dello spazio provoca inevitabilmente la formazione
di residui. In ambito agricolo i residui sono costituiti dagli spazi di
risulta derivanti dall’organizzazione del territorio (confini dei campi,
bordi delle strade, ecc); in uno spazio rurale maggiore è il rilievo,
maggiore è la quantità di residui. In ambito urbano i residui corrispondono a terreni in attesa di
essere sfruttati o in attesa dell’esecuzione di progetti in sospeso; in uno
spazio urbano più il tessuto è rado, maggiore è la quantità di residui
(piccoli e rari nel centrocittà, più vasti e frequenti in periferia). Il rilievo, sia in ambito rurale che urbano, favorisce la presenza di
diversità, quindi di Terzo Paesaggio. MANIFESTO: ·
Creare vasti spazi di Terzo
Paesaggio ·
Accostare residui e riserve
per favorire la continuità biologica Sviluppo del tessuto urbano
per figure concentriche. All’interno, la diversa distribuzione di residui. |
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Capitolo III - Carattere |
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Quali caratteristiche hanno
gli spazi-rifugio per la diversità? Il Terzo paesaggio costituisce un rifugio per le specie viventi
(animali, vegetali o esseri semplici) che non trovano posto altrove: sono
quindi esclusi dal T. P. (Terzo paesaggio) le specie la cui esistenza dipende
dall’attività umana (piante coltivate, animali da allevamento). Gli insiemi primari evolvono lentamente o per nulla. Le specie
che vi si insediano e sviluppano sono quelle ottimali per le condizioni
dell’ambiente. Nonostante la forte diversità presente al loro interno, gli
insiemi primari presentano un carattere unitario. La flora degli insiemi
primari è esclusiva ed è impedito l’accesso alle specie esogene. I residui, derivanti dall’abbandono di un’attività, evolvono
naturalmente verso un paesaggio secondario, che a sua volta sarà interessato
da trasformazioni (successione di specie “pioniere” instabili), fino al
raggiungimento di un equilibrio (specie stabili). La flora dei residui è
costituita non solo da specie indigene, ma anche da specie esotiche
compatibili con l’ambiente. La sopravvivenza degli insiemi primari è garantita da un loro isolamento
geografico; in generale il numero di specie presenti sulla Terra è
direttamente proporzionato al numero di superfici isolate. L’attività umana,
però, accelera gli scambi e i processi di incontro, riducendo il numero di
superfici isolate, e quindi di insiemi primari. MANIFESTO: ·
Considerare la commistione di
specie nei residui (“mescolanza planetaria”) come un punto di partenza per
l’evoluzione ·
Utilizzare le precauzioni
necessarie per lo sfruttamento di un territorio |
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Capitolo IV- Statuto |
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Quale statuto vige nel Terzo
Paesaggio? MANIFESTO: ·
Preservare l’assenza di
regolamentazione sociale e politica del Terzo Paesaggio ·
Pensare al Terzo Paesaggio non come un patrimonio da
proteggere inalterato, bensì come lo spazio del futuro, in contniua
evoluzione |
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Capitolo V– Sfide |
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Quali “sfide” condizionano e
stravolgono l’esistenza e l’evoluzione delle diversità? La diversità è espressa attraverso il numero di specie sul pianeta e la
varietà dei comportamenti (per esempio per l’uomo la varietà di comportamenti
si dispiega all’interno di un’unica specie, l’Homo Sapiens). Le traformazioni che condizionano la sopravvivenza delle specie sono di
tipo catastrofico (meteorite, guerre, antropizzazione) o lento (glaciazione):
le prime inducono una riduzione improvvisa del numero di specie, le seconde
ne inducono invece un cambiamento progressivo. In questo quadro, il T. P. si configura come un territorio di rifugio
per la diversità (situazione passiva) o come un territorio di invenzione biologica
(situazione attiva). L’attività umana induce ad effetti simili a quelli della catastrofe; la
sopravvivenza del T. P. dipende quindi dal numero umano e dalle attività
svolte da questo numero. MANIFESTO ·
Conservare o aumentare la
diversità attraverso la non-organizzazione del territorio ·
Considerare una politica che
non diminuisca i frammenti di T. P. esistenti |
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Capitolo VI - Mobilità |
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Come cambia la configurazione
del T. P. nel corso del tempo? -
Scambi interni: evoluzione
naturale per giungere ad un equilibrio stabile; -
Scambi con l’ambiente
circostante: forte influenza dell’ambiente antropizzato circostante (perdita
di diversità) o influenza esterna debola/assente dell’ambiente circostante
(diversità in equilibrio) -
Influenza di fattori economici
e politici, come il recupero di aree abbandonate (perdita di diversità) o
l’abbandono di aree (aumento della diversità) MANIFESTO ·
Facilitare gli scambi con
l’ambiente circostante Scambi naturali tra Terzo
Paesaggio e Territorio Antropizzato. Da sinistra: situazione di
equilibrio; pressione forte del T.A. (perdita di diversità); pressione debole del T.A.
(aumento di diversità) |
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Capitolo VII- Evoluzione |
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Come si evolve il territorio
del Terzo Paesaggio? MANIFESTO ·
Organizzare il territorio con
maglie larghe e permeabili ·
Creare porte per far
comunicare i frammenti |
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Capitolo IX –Rappresentazione dei limiti |
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Quali sono i limiti del Terzo
Paesaggio? Che importanza hanno? I limiti del Terzo Paesaggio diventano visibili al confine tra residuo e
territorio sfruttato dall’uomo. I limiti costituiscono un importante territorio biologico, e contengono
talvolta più specie di quelle presenti nei territori che separano. MANIFESTO ·
Considerare i limiti come uno
spessore, non come un semplice tratto ·
Considerare il limite come un
punto di incontro tra ambienti differenti |
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Capitolo X- Rapporto con il tempo |
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Qual è il rapporto tra
l’evoluzione del T. P. ed il tempo? Le scadenze e la tempistica delle trasformazioni che avvengono nel Terzo
Paesaggio sono imprevedibili; è possibile studiarle ed approssimare una
sequenza evolutiva ricorrente, ma è impossibile fissarne i tempi con
precisione; le trasformazioni dipendono infatti dalle necessità di
adattamento all’ambiente e queste non obbediscono a regole temporali precise. L’evoluzione può avvenire in modo costante (per adattamento, cambiamenti
rapidi e violenti) o incostante (per adattamenti progressivi, cambiamenti
lenti). La prima –processo darwiniano-
presenta rischi di crisi (processo selettivo), la seconda –processo
lamarckiano- è una garanzia di resistenza nel tempo, poiché il sistema biologico
si adatta progressivamente alle modificazioni dell’ambiente, cercando nuove
soluzioni di vita. MANIFESTO ·
Lasciare al T. P. la
possibilità di cambiare attraverso un processo evolutivo incostante, cioè
attraverso un riadattamento progressivo alle mutazione dell’ambiente |
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Capitolo XI- Rapporto con la società |
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Qual è il rapporto tra il T.
P. e la società? La società può porsi in due modi diversi nei confronti del Terzo
Paesaggio: -
Considerandolo spazio naturale
da proteggere, si assume la responsabilità della sua cura e lo pone sotto
sorveglianza. Questa soluzione comporta la scomparsa del Terzo Paesaggio,
poiché il regime di protezione prevede di mantenere il territorio inalterato
e quindi di rinunciare all’evoluzione propria del T. P. -
Considerandolo come
improduttivo, se ne disinteressa. Questa soluzione rende possibile
l’esistenza e l’evoluzione del T.P. MANIFESTO ·
Valorizzare l’improduttività |
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Epilogo- Manifesto |
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Imparare, abituarsi al non-fare,
così come si impara e ci si abitua al fare ·
Valorizzare l’indecisione ·
Valorizzare la
non-organizzazione |
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GLOSSARIO |
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Residuo – derivato dall’abbandono di un’attività o luogo di risulta, derivato dall’organizzazione
razionale dello spazio. |
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Riserva – Luogo protetto e salvaguardato dall’attività umana perché giudicati
fragili, rari, scari o abitati da una diversità a rischio. |
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Insieme primario - Pragonabile alle riserve, sono spazi le riserve ed
insiemi primari riguardano gli spazi naturali mai sottoposti a sfruttamento
(prati alpini, tundre…). Nonostante la varietà di specie al
loro interno, presentano carattere unitario. |
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Terzo Paesaggio - Terzo Paesaggio” è un luogo
dal carattere indeciso e non progettato perché non sfruttato dall’uomo. È
costituito da residui, riserve ed insiemi primari ed è per questo frammentato
e discontinuo. I frammenti che lo compongono sono
diversi per forma, sfruttamento e grandezza; sono però tutti rifugio per la
diversità. Il Terzo paesaggio costituisce un
rifugio per le specie viventi (animali, vegetali o esseri semplici) che non
trovano posto altrove. |