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autore

KENNETH FRAMPTON

titolo

TETTONICA E ARCHITETTURA: POETICA DELLA FORMA ARCHITETTONICA NEL XIX E XX SECOLO

editore

SKIRA

luogo

MILANO

anno

2007

 

 

lingua

ITALIANO

 

 

Titolo originale: Studies in tectonic culture: the poetics of constructions in nineteenth and twentieth century architecture.

 

 

 

Argomento e tematiche affrontate

In questo libro, l’autore, Kenneth Frampton cerca di darci una panoramica dell’evoluzione dell’architettura moderna. Lo fa  partendo dal ‘700, quando forse per la prima volta la tecnologia inizia a muovere i primi passi all’ interno dell’ universo architettonico, portando con se  oltre ad innumerevoli innovazioni anche numerosi interrogativi e criticità. Attraverso il suo sguardo critico viene analizzato il problema della convivenza di forma e costruzione in un unico oggetto architettonico. Dai lavori di Labrouste, passando per Frank Lloyd Wright, fino ad arrivare a Carlo Scarpa, Frampton ci aiuta a comprendere ed apprezzare i segreti di una buona architettura portandoci alla scoperta di nuovi punti di vista  suggestivi e mai banali.

 

Giudizio Complessivo: 8 (scala 1 - 10)

Scheda compilata da: Canzian Alessandro

Corso di Architettura e Composizione Architettonica 2 a.a.2012/2013

 

 

 

Autore

Kenneth Frampton è nato a Londra nel 1930. Ha studiato alla Architectural Association di Londra; attivo come architetto nel Regno Unito e in Israele, si è poi trasferito negli Stati Uniti (1965); dal 1972 è professore alla Columbia University. Ha curato riviste, quali Architectural design (1965-68) e Oppositions (dal 1972). Interessato all'architettura contemporanea, ha redatto le biografie di vari architetti. Tra i saggi che riguardano la storia e la teoria dell'architettura si ricordano: Modern architecture: a critical history (1980); Modern architecture and critical present (1993); American masterworks (1995); Studies in tectonic culture (1995); Latin American architecture (2001). Membro di varie commissioni, ha ricevuto anche diversi riconoscimenti internazionali quali il dottorato onorario del Royal institute of technology (Stoccolma, 1991), dell'Università di Waterloo (1995) e del California college of the arts and crafts (1999).

Kenneth Frampton

 

CAPITOLI

Capitolo 1 – Riflessioni sullo scopo della tettonica

 Questo capitolo parte con una riflessione sulla moderna concezione dello spazio. Quest’ultimo viene indissolubilmente legato al tempo, nella misura in cui una concezione di esso risulta impossibile senza immaginare lo spostamento in ogni istante del soggetto al suo interno. Questa nuova percezione dello spazio si esplica in ambito architettonico non senza creare punti critici sui quali l’autore si sofferma: “L’idea di spazio stabiliva un nuovo concetto che non solo superava l’ecclettismo ricorrendo a una relativizzazione dello stile, ma dava anche la priorità all’unità spaziale-plastica dello spazio interno ed esterno nonché alla assimilazione non gerarchica di tutte le forme strumentali in un’esperienza continua spazio temporale, senza tenere conto della loro scala o del loro modo di presentarsi. Senza voler negare il carattere volumetrico della forma architettonica, questo studio tenta di mediare e arricchire la priorità data allo spazio riconsiderando la costruzione e i metodi strutturali attraverso i quali essa deve necessariamente essere portata a compimento. Nella misura in cui la tettonica assurge a poetica della costruzione essa diventa arte… Il mio assunto è che la natura inevitabilmente terrena del costruire è tanto di carattere tettonico e tattile quanto è scenografica e visiva, anche se nessuno di questi attributi può negarne la spazialità.” Il capitolo prosegue con l’analisi di metodi costruttivi e architetture caratteristiche di alcuni paesi come esempio i metodi romani di commessure di mattoni, la casa tradizionale giapponese, fino ad arrivare ad alcuni lavori di Gaudì, riflettendo su alcune parole chiave quali etimologia, topografia e etnografia che ci aiutano a contestualizzare il costruito e quindi a capirlo.

 

Capitolo 4 – Frank Lloyd Wright e la tettonica tessile

In prima istanza viene descritto, in questo capitolo, il contesto socio-culturale nel quale si trova ad operare Wright e dal quale egli viene condizionato. Durante l’ultima parte dell’ 800 infatti, Chicago risentiva fortemente dell’influenza della cultura tedesca. Nello specifico viene fatto riferimento a una teoria di Semper che sostiene la presenza di un inscindibile legame fra l’arte del costruire e la  produzione tessile, che l’autore pensa essere stato  il punto di partenza del pensiero architettonico di Frank Lloyd Wright. E’ proprio a partire da questa premessa che viene analizzata  tutta la sua produzione architettonica. Dall’uso del legno, modellato e levigato grazie all’utilizzo delle macchine moderne, a quello del calcestruzzo utilizzato in blocchi decorati, egli andava a definire l’intero involucro dei suoi edifici come un unico tessuto ben riconoscibile. Queste sono le parole di Wright: “Finalmente avevo trovato i mezzi meccanici semplici per produrre un edificio così come lo ha fatto la macchina , almeno nello stesso modo in cui qualsiasi tessuto deve apparire tale.”

Frampton focalizza inoltre l’attenzione su come l’architettura giapponese abbia dato il suo significativo contributo all’architettura di Wright, portando ad esempio un particolare della pagoda che sicuramente venne ripreso nella progettazione degli uffici della National Life Insurance(1925). In questo edificio infatti si riconosce una membrana centrale rigida atta a contribuire alla capacità di resistenza della torre alle scosse di terremoto ben riconoscibile anche nella sezione dell’edificio di Wright.

Il discorso si conclude con una riflessione sul piano urbanistico di Broadacre City descritto dall’autore come: “il simbolo della tettonica tessile di Wright proiettata sulla faccia della terra come una scritta impressa su un arazzo transculturale ed ecologico, in cui cultura e agricoltura sarebbero state di nuovo un tutt’uno.”

 

Capitolo 11 – La civetta di Minerva: un epilogo

Il libro si conclude trattando di quegli ostacoli che ai giorni nostri l’architettura è costretta ad affrontare. Nello specifico viene descritto il tentativo con cui la Comunità Europea tenta di minare l’autorità dell’architetto. Ciò viene fatto deregolamentando e liberalizzando la professione: infatti, essa proponeva di abbreviare il periodo di formazione dell’architetto con il pretesto di aumentare l’efficienza e ridurre i costi. Una decisione, secondo l’autore, presa con superficialità, in quanto teneva in scarsissima considerazione il tempo necessario a uno studente per l’assimilazione del bagaglio di conoscenze necessario in questo campo.

Si fa riferimento inoltre al fatto che il mondo ormai si muove secondo gli imperativi del profitto, rimanendo schiavo di un economia che dichiara guerra aperta alla cultura critica della forma architettonica.

Un’ultima riflessione riguarda la rappresentazione fotografica dell’architettura, che spesso comporta all’interno del proprio ambito, un preconcetto interamente fotogenico della forma; visto sotto questa luce il costruire  diventa più prospettico e immaginifico che non tattile e spaziale.

Glossario

Tettonica tessile: l’oggetto architettonico trattato con una coerenza d’insieme che lega tutte le sue parti, come diversi fili di uno stesso tessuto.

 

Forma transculturale: atteggiamento critico che si basa sul confronto fra diverse culture e civiltà che si risolve nell’incarnazione di una forma istituzionale all’interno di una struttura espressiva.

 

Giunto: visto da Scarpa come una sorta di condensazione tettonica. Intersezione che assorbe il tutto nella parte; strategia per integrare elementi eterogenei.

 

Monumentalità: la struttura tettonica perseguita come condizione prioritaria della forma monumentale, a discapito della volumetria e del tipo.