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autore

FERNANDO ESPUELAS

titolo

MADRE MATERIA

editore

MARINOTTI EDIZIONI

luogo

MILANO

anno

2009

 

 

lingua

ITALIANO

 

 

 

 

Argomento e tematiche affrontate

Il libro di Espuelas affronta la tematica della materia nei vari ambiti della sua analisi, oscillando tra architettura e filosofia. Il testo può essere letto come si vuole, in quanto i capitoli non si susseguono in modo temporale, ma ognuno riparte da zero intraprendendo il suo percorso, che porta all'analisi della materia sotto l'aspetto della forma, dei materiali, del tempo, dello spessore. L'autore analizza anche cosa significhi per noi la materia, e come nel tempo la sua presenza, importanza sia mutata a discapito di un'architettura meno duratura e meno importante nella vita di tutti noi, questo a causa della nascita della catena di montaggio industriale, che ha alienato il lavoratore ed ha portato ad una manovalanza meno specializzata, perdendo alcune arti nobili del passato. La materia, viene più volte ribadito, una volta finito e svolto il suo compito, che le è stato assegnato dall'uomo, voglia ritornare ad essere quello che era prima di essere trasformata, cioè natura. Per comprendere il corso storico della materia e la sua evoluzione, l'autore prende in prestito citazioni di Aristotele, Heidegger, Ruskin e le mette a confronto con alcune affermazioni di famosi architetti come Adolf Loos, Herzog & De Meuron, cercando di creare un botta a risposta tra i vari personaggi. Il libro è interessante da leggere, anche se alcuni passaggi sono un po' difficili da capire ad una prima lettura, dunque è bene leggerlo più di una volta per poter capire affondo le motivazioni che hanno spinto i personaggi sopracitati a certe affermazioni e soprattutto per poterlo rendere proprio.

  

Giudizio Complessivo: 8 (scala 1-10)

Scheda compilata da: Marucia Matteo

Corso di Architettura e Composizione Architettonica 2 a.a.2012/2013

  

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Autore

Fernando Espuelas, architetto e studioso spagnolo, insegna progettazione architettura presso la Scuola di Architettura dell'università Europea di Madrid, della quale è stato preside dal 2003 al 2006. In Italia ha pubblicato nel 2004, presso la Marinotti Edizioni, il volume Il Vuoto.Riflessioni sullo spazio in architettura. Collabora con diverse riviste diffuse in tutto il mondo. Tra le sue opere principali come progettista: l'auditorium e la biblioteca di Colmenar Viejo e la biblioteca di El Escorial.

  

Contenuto

Successione dei capitoli del libro " Madre Materia":

       I.          Identità

     II.          Linguaggio

    III.          Interno

   IV.          Materia

     V.          Forma

   VI.          Tempo

  VII.          Corpo

VIII.          Anoressia

    IX.          Morale

     X.          Lavoro.

La successione dei capitoli è stata data dall'autore solo per ordine, in quanto i temi trattati non seguono una successione, dando quindi la possibilità di leggere i capitoli a proprio piacimento.

 

1_IDENTITA'

Il termine materia deriva dal latino Mater, che indicava il legname ripulito da rami e corteccia. Con la diffusione di questo materiale nella costruzione si è indicati con il termine materia, tutto ciò che può essere utilizzato nell'edilizia. Materia indica anche, un oggetto che è possibile metterlo a confronto con un riferimento misurabile, inoltre mater ha la stessa radice di meter, il nome greco di Demetra, la dea della fertilità della terra.

In campo filosofico il concetto di materia è stato più volte messo sotto analisi, con definizioni differenti: per Vattimo l'utilizzabilità della materia è il modo più originale di concedersi, mentre Heidegger si occupa di un concetto più ampio, la Physis accostato dalla Thesis, per giungere ad una duversificazione tra reale ( ha definito in sé il proprio dominio) e la realtà ( alla quale viene negata la possibilità di comprendere la totalità). Zubiri ha una visione vicina a quella di Heidegger che tratta direttamente il concetto di materia, ribaltando la tesi aristotelica tra materia e forma. Nella sua prima accezione di materia, Zubiri la definisce come la parte che viene offerta, la punta di un iceberg, a noi e ai nostri sensi. Nella seconda accezione, definisce la materia come una funzione ausiliaria di mediazione tra uomo e natura. Michel Serres si occupa della relazione tra uomo e natura, auspicando ad una relazione di reciproco rispetto, ascolto, contemplazione e non di dominio e possesso come è ora.

Massa è il primo nome della materia, deriva dal greco  ed è la materia senza aggettivazioni. La massa è misurata attraverso il peso, che è la quantità d'amore cieco tra i corpi e la terra. Con il concetto di massa si è andati ad affrontare la massa degli edifici ed il loro appoggiarsi sulla terra, che sopporta instancabilmente. Un'altra relazione messa sotto analisi dall'autore in questo capitolo è il rapporto tra materia ed energia. L'energia ed il lavoro servono per modellare la materia e l'architetto svizzero Philippe Rahm risolve il dilemma tra forma e funzione affermando che "forma e funzione seguono il clima".

Descrizione: cupole

  

2_LINGUAGGIO

La parola materia è pesante, carica di significato ed è impossibile che esse venga esclusa dal dibattito contemporaneo. Per definire la materia e le sue caratteristiche abbiamo bisogno della scienza, affinché possiamo essere a conoscenza dei dati fisici, misurabili e verificati, ma allo stesso tempo ci serve anche la parte di tessuto significativo che riguarda l'arte. La materia ha un linguaggio ben definito, ma non parla, opaco, difficile da capire. Lo scopo è quello di capire e di imparare a leggere la materia, ma non bisogna assolutizzare un campo d'indagine rispetto all'altro per non perdere fondamentali proprietà. Merleau-Ponty afferma che le cose e la materia cercano in noi le parole più adeguate per esprimersi, noi prestiamo solo la voce. La proposta di Deleuze è quella di cercare un nuovo sostantivo che vada a sostituire la parola materia, attribuedoli nuovi significati. La seconda opzione consiste nel mantenere il termine materia, ma conferendogli nuovi attributi. Sulla stessa lunghezza d'onda Rorty sottolinea l'illimitata capacità di conoscenza che noi umani possiamo avere sulle cose, se queste continuino a suscitarci interesse e curiosità. Per lui l'immaginazione umana non ha limiti nel tornare a descrivere un oggetto e ricontestualizzarlo nell'arte contemporanea.

L'architettura è fonte di emozioni e significato, ogni edificio si costituisce come testo, dunque capire l'architettura diventa un dialogo con la società. Un edificio non è che una conversazione, della quale l'architetto stabilisce il tono e la prima fase, mentre la materia è il timbro della voce, l'intensità e la modulazione. Paul Valery paragona prosa e poesia rapportandola con gli edifici. Per lui la prosa è comunicativa, effimera, svanisce non appena viene comunicata ed il concetto percepito ed attuato. La poesia è espressiva, permanente, che rinasce dalle sue ceneri sempre nello stesso modo, esprimendo le stesse emozioni. L'edificio-prosa è un tipo di edificio che una volta terminata la sua attività viene dimenticato, mentre l'edificio-poesia è quello che rimane impresso nella mente, che ci ha suscitato emozione; è quell'edificio per il quale sei disposto a deviare il tuo cammino. Purtroppo con il passare del tempo, pare che la società sia cambiata, preferendo una materia meno presente, con spessore e densità fisica minori. Sono pochi gli architetti che hanno intrapreso la via della materia come mezzo di comunicazione, tra cui il duetto Herzog & De Meuron, che in ogni loro opera partono dallo studio del materiale in tutte le sue sfaccettature arrivando ad esaltarlo nell'utilizzo; ridando cos' all'architettura valori che sta lentamente perdendo nel tempo.

Descrizione: barcellona

 

3_INTERNO

Il desiderio di abitare e vivere all'interno della materia  per sentirla meno lontana e sperimentare il suo raccoglimento. In questo modo l'architetto può attenuare le sue perplessità nella fase di progetto. La materia dei nostri edifici è stata sottoposta a lavorazione, dunque non è uguale alla materia prima, ma è qualcosa che ha subito una trasformazione e che ci consente, nel vivere a contatto, di esserle amici, capire come si comporta. La materia, anche dopo la lavorazione, continua a vivere, produce dei rumori che a volte inquietano, non è mai asservita completamente, ha sempre una vita propria che dura nel tempo. Non sempre i rumori della materia hanno un carattere minaccioso, in Giappone quei rumori hanno un nome proprio e sono interpretati come la voce della casa. Numerosi sono stati gli approcci verso l'interno della materia, per esempio Matta- Clark si è addentrato nelle profondità dei canali fognari di Parigi per portare alla luce dei resti, reperti; una spiegazione più probabile di tale comportamento è che il suo agire sia unicamente dipeso dalla voglia di trovarsi in quei luoghi in solitudine. Il legame con l'interno ha ispirato molti artisti, come Salcedo nel restauro del Tate Modern di Londra. Gli architetti hanno il privilegio di abitare gli edifici per primi; prima della loro costruzione, poi una volta costruiti è la materia ad abitarci e a dare combinazioni, proporzioni e posizionamento. Per capire la materia è necessario annullare la distanza, poichè ella si dà quando la distanza è zero. Matta-Clark sente il bisogno di contrapporre l'azione del distruggere ( arte) al costruire ( architettura) e lo fa togliendo parti, ritagliandole, senza però che gli edifici crollino. In questo modo ci mette di fronte ad una materia vulnerabile, liberata dagli scopi che le erano stati assegnati. A differenza di Matta-Clark, Adolf Loos ci parla della bellezza dei materiali, bellezza che è intrinseca per il fatto stesso di essere natura. Per Loos la materia deve essere deificata, perché i materiali sono sostanze misteriose. Il suo ragionamento porta alla negazione dell'ornamento, in quanto egli preferisce apprezzare la materia nuda e ammirare la bellezza.

Descrizione: untitled houseDescrizione: tate modern

4_MATERIA/LI

La materia è come una preda che aspetta uno sguardo simile a quello di un predatore della savana per essere "cacciata". Essa si offre in molteplici manifestazioni, caratterizzata dalla sua natura e dalle sue prestazioni: sono i materiali. Il nome dei materiali è solitamente la sostantivazione dell'aggettivo che descrive la sua miglior qualità. Se il materiale ha un nome antico, ce ne appropriamo, se è un materiale nuovo lo nominiamo con la sua migliore qualità. I materiali naturali subiscono delle lavorazioni affinché possano diventare utili per l'architettura. Nel passato le opere architettoniche erano esempi di esaltazione di un solo materiale, che aveva sia funzione strutturale che decorativa, dimostrando la duttilità del materiale stesso. Con il progresso e l'innovazione industriale i materiali cosiddetti " progettati" svolgono una sola funzione, dunque l'architettura è un insieme di materiali. Nel corso dello sviluppo architettonico si è cercato un materiale  che avesse tutte le proprietà per essere l'unico utilizzato per costruire, ed era stato selezionato il cemento. Ma con la crescente importanza del riciclaggio dei materiali, il cemento ha un po' perso il ruolo di leader indiscusso dell'architettura. Man mano che lo sviluppo ha migliorato le caratteristiche dei materiali, ci si è rivolti verso un'architettura high-tech, solo che i progettisti erano più preoccupati dell'immagine tecnologica, che delle tecnologia costruttiva utilizzata. La crescita esponenziale della popolazione, favorita dalle migliori condizioni di vita, sta determinando incontrollate trasformazioni a livello planetario che saranno di disturbo all'intera umanità. Il crescente numero della popolazione ed il benessere producono un'enorme quantità di materia di scarto, spazzatura che occupa spazi sempre più grandi.  La società post-industriale è caratterizzata dall'accelerazione dei processi, che vanno ad influire sulla vita degli oggetti, che hanno una vita talmente breve da poter essere considerati spazzatura poco dopo la loro nascita. La breve durata di questi oggetti è anche data dall'apprezzamento che noi diamo alle cose. I resti e le rovine antiche hanno esaurito la loro attività, perdendo quasi del tutto i segni della mano dell'uomo e tornando alla natura, divenendo una Neonatura. Una delle maggior capacità e qualità dell'architettura è quella di poter utilizzare qualsiasi materiale durevole e stabile per costruire, chiari esempi sono le favelas e le abitazioni che utilizzano materiali improvvisati. Samuel Mockber ha fondato insieme a 10 suoi alunni un gruppo che progettava case con materiali improbabili, dopo la crisi del 29, riuscendo a dare all'abitazione una certa dignità.

Descrizione: ricola

 

5_FORMA

La forma è ciò che ci seduce, ci spaventa, ci tranquillizza. Il mondo è invaso dalle forme, che sono dei limiti, cioè una separazione con l'esterno, che ha come mezzo di comunicazione la forma. La Relazione tra forma e materia è stata da sempre oggetto di mille discussioni per i filosofi, che ne hanno dato varie interpretazioni, ma con Aristotele si ha una più chiara idea: la materia è ausiliaria alla forma. Le forme e la materia variano nel tempo e talvolta l'una perdura a discapito dell'altra. Gli architetti hanno da sempre a che fare con forma e materia. La materia prima della forma è la fantasia, questa capacità umana ha dato la possibilità di pensare forme inimmaginabili nei tempi passati. Con lo sviluppo di nuove tecniche, l'architettura ha ampliato il catalogo delle forme, ma il desiderio di tutti gli architetti e ingegneri è quello di poter controllare la forma a priori. Questa possibilità è stata data dalla fase progettuale di un edificio, che grazie all'ausilio di mezzi e programmi informatici hanno realizzato progetti perfetti. Ma quando si lavora con la materia bisogna tener conto delle sue proprietà e caratteristiche, poiché essa non è malleabile come si vorrebbe ed il costruito potrebbe sembrare la copia brutta del progetto informatico.

Un discorso a parte va fatto per la fotografia, che cerca di ricreare le opere in precisi istanti, come se potesse far durare quell'istante per sempre. L'arte fotografica è molto criticata da Adolf Loos, che vuole far vivere gli spazi agli uomini, farli mettere in contatto con la materia, per provocare emozioni sensoriali che la fotografia di architettura, che si affanna nel fissare l'edificio in un paradiso di carta patinata, non potrà mai dare.  A partire dagli anni 90, si è inaugurato un nuovo modo di progettare, caratterizzato dalla ricerca della massima asepsi, dalla negazione di qualsiasi gestualità personale. Per fare ciò bisognerebbe far venire meno la presenza dell'architetto, che progetta l'edificio basandosi su esperienze personali.

Descrizione: le corbusier                Descrizione: ise

  

6_TEMPO

La materia è il registro primordiale del tempo in architettura, si potrebbe dire che quest'ultima sia una modalità del tempo. La materia è caratterizzata dall'essere stabile, prevedibile, misurabile, durevole, tutte caratteristiche che fanno riferimento al tempo. La durata è l'etichetta che quantifica il tempo assegnato ad un oggetto. Il tempo con cui lavora chi si occupa di architettura è il tempo in cui la materia mantiene il proprio stato iniziale, cioè il tempo in cui la materia si presenta in uno stato appropriato alle domande che le vengono poste. A prescindere dalle nostre indicazioni tecniche, la materia in sé, trascorrerà un certo lasso di tempo come architettura, come prima è stata, e come in futuro sarà nuovamente, Natura. Dalla Grecia classica abbiamo ereditato due modi differenti di concepire il tempo: Aion e Kronos. Kronos è il tempo del concreto, mentre Aion è la verità eterna nel tempo. Aion è come il ritratto di Dorian Gray, attraverso il tempo preservando i propri tratti ideali, Kronos si fa carico delle rughe, delle crepe e delle cicatrici. Ma chi e come percepisce il tempo? Per comprendere chi percepisce il tempo dobbiamo ricorrere all'io, affermando che se qualcosa è presente o avviene nel presente significa che quel qualcosa è contemporaneo alla mia presenza. Dunque la materia che costruisce l'architettura è innanzitutto presenza, che lascia sensazione e percezioni al soggetto che le registra nella sua mente e nel suo corpo implicando il riconoscimento dell'abitudine. L'abitudine produce l'abitare, e l'abitare presuppone lo stare, l'occupare uno spazio, questo essere in un certo luogo e non in un altro caratterizza lo spazio, lo identifica e pertanto lo trasforma. Il cronogramma del tempo della materia può essere considerato come una linea spazzata formata da vari segmenti che ne descrivono il mutamento. Il primo segmento rappresenta il tempo in cui la materia è materia solo genericamente. Il secondo corrisponde all'inizio della convivenza con l'uomo. Il terzo riguarda il tempo in cui la materia è trasformata in elementi adatti alla costruzione. Il quarto è il tempo del trasporto e montaggio della costruzione vera e propria d'architettura. Il quinto comprende la fase della materia-edificio, cioè quel frammento temporale di vita utile dell'architettura. Il sesto segmento riguarda la prima decadenza della materia. Infine l'ultimo segmento è il ritorno della materia alla natura, con le tracce indelebili dell'uomo. Gli edifici in realtà non sono mai disabitati, è il tempo, unico occupante, a prendersi cura di loro, in quanto gli architetti hanno lo stesso atteggiamento degli animali con i propri cuccioli: sono pieni di attenzioni mentre crescono, se ne dimenticano una volta che essi sono diventati autosufficienti. Fino a pochi anni fa l'architettura doveva durare più a lungo possibile, la patina del tempo nobilitava i materiali. Ora si crea un'architettura di breve durata, sono edifici con la data di scadenza ( Zubiri), risultato dell'appartenenza al ciclo del riciclaggio, che sostituisce la meccanica linearità della produzione industriale. Potremmo dire che l'architetto non è più colui che si occupa delle forme, ma della strategia di deterioramento. Ci sono degli architetti come Zumthor, Herzog & De Meuron che pensano che l'architettura debba avere una lunga durata, non solo per motivi economici, ma dal punto di vista della memoria. Quando si lavora con il paradigma del restauro si eliminano le impronte lasciate da Kronos, in favore dell'estetica di Aion. Ruskin si schierò radicalmente contro il restauro, in quanto per lui la materia è l'unica depositaria della storia e della verità dell'edificio, è impossibile in architettura restaurare, come è impossibile far risorgere i morti.

 

7_CORPO

L'architettura nacque come sdoppiamento della pelle, estensione dei limiti del corpo, appropriazione degli strati d'aria più vicini. Il territorio è per gli animali e per l'uomo l'esteriorità abituale delle loro funzioni vitali. L'architettura è un frammento, un frammento condensato, modificato, costruito, in cui si sommano funzioni vitali e segni di appartenenza. L'architettura può essa stessa essere vista come un oggetto, cioè uno strumento che amplifica le nostre possibilità biologiche. L'abito è il gradi zero dell'architettura, una specie di edificio portatile. Il nomadismo è la condizione propizia per un misto tra abito e architettura. L'architettura è un abito che ci ha concesso di viverci e poterci camminare dentro. Per Adolf Loos l'architettura può essere intesa come un supporto qualitativamente adeguato per tappeti e passatoie, come se i materiali con cui si è costruito risultassero troppo duri e ruvidi al contatto con la pelle e fosse necessario un elemento di mediazione, ma non si può costruire una casa con tappeti, perché essi richiedono un telaio che li regga. Molti, troppi secoli di spiritualità religiosa e di concettualizzazioni operate dalla cultura ci hanno condotti alla rimozione del corpo, alla sua negazione o al castigo. Quando la filosofia contemporanea guarda al corpo come fonte inesauribile di conoscenza, inaugura una nuova e necessaria via epistemologica. Il corpo come ricettore di sensazioni/impressioni diviene lo strumento base per capire e spiegare il mondo. Il mondo si attiva tramite stimoli che il corpo è in grado di percepire, stimoli provocati dal contatto con la sua materia. Nel corpo si celebra la fratellanza tra il mondo e l'io, tra la carne e la materia. Il corpo in sé è la nostra esteriorità, il campo di battaglia delle forze desiderose di un luogo dove abitare, di una  superficie in cui rimanere de-scritte. McLuhan sostiene che ogni conquista tecnologica è un'"estensione dell'essere" che determina un'autoamputazione. Si riferisce alla rinuncia che un organo del corpo mette in atto quando alcune delle sue capacità funzionali vengono soppiantate da un mezzo meccanico. Le protesi non estendono le capacità del corpo, ma lo rimpiazzano dove esso non funziona. A loro volta i sensori inseriti nelle protesi inviano messaggi al corpo. Toyo Ito, vent'anni più tardi, riprende il ragionamento di McLuhan sul legame tra corpo e innovazioni tecnologiche per adattarlo al campo dell'informatica. Riflette poi su come i nuovi strumenti informatici, ad esempio il gps, producano nuove percezioni del proprio corpo. Il confine è vago e io non posso determinare quanto i confini del sé si propaghino. Nei media elettronici il tempo e lo spazio sono diversi da quelli delle nostre vite quotidiane. L'espressione architettura liquida introdotta da Toyo Ito sembra riprendere il senso metaforico del liquido di Bauman per esprimere la crescente instabilità delle relazioni nel mondo contemporaneo. L'emergere di nuovi media oscura il confine tra intero ed esterno senza che noi ce ne rendiamo conto. Il confine tra interno ed esterno è vago sia in architettura sia negli spazi urbani. Toyo Ito si fa così portavoce di una tendenza che sembra inarrestabile verso un'architettura sempre più leggera e permeabile.  Si sta producendo un cambio di paradigma, da un referente geologico stiamo passando ad un referente biologico. Il corpo che era un modello allegorico, è tornato ad essere un modello, ma ora di tipo organico - funzionale. E la materia architettonica inizia a riprodurre meccanismi propri degli organismi biologici. Il passo seguente sarà utilizzare materia biologica attiva, ovvero materia viva per fare architettura. La casa non è una macchina, ma un organismo vivente, epidermide del corpo umano.

  

8_ANORESSIA

Leggero, più leggero. Questo è il principio ineludibile che permea l'architettura di oggi. La perdita di massa appare come consustanziale all'efficacia, e quindi alla modernità. Denso, duro , pesante sono percepiti come rigido, inefficace e obsoleto. Il desiderio di un'architettura più leggera spinge le tecniche costruttive a cambiare radicalmente, con una minore quantità di materiale utilizzato per conformare lo spazio abitabile. Questa progressiva perdita di massa è il senso generale della linea evolutiva della questione della costruzione, che tuttavia ha conosciuto anche momenti, nel corso della storia dell'Architettura, di involuzione. La Rivoluzione industriale si è dimostrata decisiva per la materialità in architettura con l'utilizzo di materiali innovativi come acciaio e vetro. I nuovi ideali di rinnovamento etico della società aderiscono entusiasticamente ad una architettura che coniuga la perfezione del cristallo con la diafanità del vetro. Il Movimento Moderno si diede come obiettivo quello di trasferire nuovi paradigmi estetici dell'arte in campo architettonico; un'architettura che quindi avrebbe dovuto essere più astratta verso l'ineludibile dematerializzazione. La leggerezza è un obiettivo che non solo risponde alla libertà compositiva richiesta dall'astrazione plastica e poco compatibile con la pesantezza, ma anche il miglioramento dei processi tecnici fa convergere i propri sforzi nella medesima direzione, quella cioè di alleggerire la materialità dell'architettura. Questo processo di alleggerimento non è solo di ordine fisico, ma risponde anche alla volontà di ridurre drasticamente ogni evento architettonico. La sostituzione della figura dell'architetto inventore con quella dell'architetto che assembla ha tre risvolti: la messa in crisi dell'autorità, la dissoluzione del carattere oggettuale di un'architettura come pezzo unico, ed infine, il risparmio di tempo e fatica.  Bisogna pensare alla semplicità e leggerezza come strumenti per abolire la sofferenza umana. L'architettura serve per preservare la propria privacy, in quanto l'intimità si crea, mentre la privacy riguarda inequivocabilmente lo spazio e la sua fisicità. Il privato come dominio su un luogo avviene dopo aver connotato quel luogo come ambito confidenziale. L'incontro con se stessi può avvenire solo in un luogo sicuro, un luogo che non solo ci faccia entrare, ma che ci consegni a noi, un luogo che possediamo.  L'intimità due persone la provano per il fatto di condividere una storia, quindi questo può avvenire in qualsiasi posto, che esso sia chiuso od aperto. L'aria, fino ad oggi intesa come contrappunto alla materia, non è più solo un materiale, ma un materiale di vitale importanza che non va solo trattato ma progettato. Da ambiente inerte l'aria è stata trasformata in bene inerme. E anche in un materiale attivo con cui fare architettura. Aria, luce ed energia come un'applicazione simbolica della teoria della relatività, rendono normale la propria interscambiabilità einsteniana.

Descrizione: pantheon

 

9_MORALE

La morale, l'etica, nacque in risposta ad una profonda necessità di codificazione dei modi di comportamento che facilitasse le relazioni sociali, o, per lo meno, le rendesse più sopportabili. L'etica implica la responsabilità personale e si occupa di temi che ogni essere umano può capire e sui quali può decidere. Alla materia dobbiamo rivolgere un'attenzione nuova, che la trasformi in soggetto di diritto, fatto questo implica una sua diversa comprensione che andrà conciliata con la conoscenza oggettiva dei suoi attributi fisici e misurabili. Anche l'architettura dovrà trovare il proprio ruolo all'interno di questa concezione sulla base del quale stabilire un proprio impegno. Il ritorno alle origini influì in maniera decisiva sul nuovo modo di concepire l'architettura sorto con l'illuminismo.  Già dal XIX secolo si alzano voci che invocano in modo chiaro una nuova architettura, fatta a partire da sincerità e naturalità. Ruskin prende l'insieme della tradizione artistica Occidentale e la filtra con la sensibilità pittoresca del Romanticismo. La voce di Ruskin, pur intrisa di un'accesa retorica, si alza in favore di un'architettura veritiera, dell'espressività dei materiali e contro ogni rivestimento falsificatore o imitazione industrializzata. Thoreau si propone di dimostrare che è possibile vivere in un modo diverso, che gli uomini devono svegliarsi e ritrovare se stessi, che vanno liberati dalla schiavitù e da quella piccola schiavitù che è il lavoro. Per lui costruire è un piacere al quale nessun uomo dovrebbe rinunciare. L'architettura deve rispecchiare una vita autentica, deve apparire nuda, mostrare i materiali in tutta la loro nobiltà, senza ornamenti, senza nulla di aggiunto oltre ciò che è necessario alla quotidianità dei suoi occupanti. La casa sognata da Thoreau rifugge la gabbia degli stili, contesta la distribuzione convenzionale in tanti piccoli locali, prescinde l'aggiunta di ornamenti e si avvale esclusivamente di materiali nudi e durevoli. La sua casa pone l'accento sulle sensazioni e lascia in sospeso la questione degli obblighi. Egli utilizza l'architettura per veicolare una nuova etica che senza enfasi mette in crisi le più importanti istituzioni sociali: famiglia, lavoro e ogni altra dipendenza coatta. in effetti Loos è si architetto, ma in un'accezione del termine molto più ampia di quella comunemente in uso all'epoca. Per lui il suo lavoro, l'architettura nel suo senso più ampio, non si limita agli edifici ma si estende a tutti gli aspetti del contesto fisico, che è artificiale, utilitaristico e durevole. Loos dà nuovo valore ai materiali con cui si realizzano oggetti e architetture, vede nella qualità della materia una manifestazione di bellezza, a prescindere dagli ornamenti e dalla stessa forma. La battaglia di Loos contro l'ornamento è un ulteriore passo contro la trivialità e le menzogne della borghesia del XIX secolo. La sua posizione nei confronti della casa è tuttavia molto conservatrice " la casa deve piacere a tutti a differenza dell'opera d'arte, che non ha bisogno di piacere a nessuno. L'opera d'arte non è responsabile verso nessuno, la casa verso tutti". L'atteggiamento democratico di Loos intuisce che quel piacere a tutti è più facile da ottenere con la materia che con la forma: certi valori della materia, la durevolezza, le sue infinite variazioni, la sua capacità di persuasione, sono tutti aspetti che arrivano in maniera più diretta rispetto alle possibili famiglie di forme, che necessariamente fanno riferimento a contesti culturali e stilistici predeterminati. dare valore al materiale è per Loos segno di modernità, il materiale prezioso è un miracolo divino. i materiali che Loos definisce nobili sono davvero materiali naturali: marmo, legno, argento. Forse allora l'eleganza invocata da Loos consiste nel saper scegliere, nel prendere una materia già presente, in natura, e la cui funzione originaria è un'altra. La materia ha una storia precedente che vuole esprimere. La pietra narra delle profondità e della pressione, il legno narra del clima e della luce del bosco da cui viene. Per Zumthor " dire la verità" significa che attraverso il processo del fare architettura si possono conferire all'edificio maggiori o minori attributi di realtà.

 

10_LAVORO

Il lavoro è il prezzo da pagare dall'uomo per possedere la materia, per trasformarla, per addomesticarla. Rispetto ad altre attività, l'architettura fissa la propria azione nella materia su cui interviene. La comparsa dei prodotti e delle pratiche per formarli hanno reso l'uomo indipendente dalla natura, che così non ha più avuto il monopolio sulla trasformazione della materia. Attraverso il lavoro ci è stato concesso di conoscere la materia e le sue proprietà e nello stesso tempo, di venire a contatto con la natura. La divisione del lavoro che è avvenuta con lo sviluppo dell'industria, impedisce al lavoratore di comprendere il suo lavoro come parte di un processo. La professionalità è sostituita dalla specializzazione, il lavoro artigianale implicava un controllo del lavoratore sia sul processo sia sul risultato. La specializzazione introdotta dalla rivoluzione industriale mutò radicalmente il rapporto tra lavoratore e prodotto del suo lavoro, determinando la comparsa della routine. In questo nuovo modo di lavorare si sono espressi pareri contrastanti, per esempio Diderot nella sua Enciclopedia afferma che il lavoro specializzato rende l'operaio in grado di gestirsi e migliorare nuove tecniche. Di parere discordante è Smith, che vede nella specializzazione del lavoro l'alienazione dell'operaio, che perde le sue innumerevoli capacità di inventore, per diventare un anello della catena di montaggio industriale. Anche l'architettura, nonostante sia spesso refrattaria alla produzione di massa, ha subito il processo industriale, non come progettazione, ma come scelta del materiale da utilizzare in cantiere. Su questa scelta vi è una presa di posizione da parte di alcuni architetti, che non vogliono mettersi in linea con l'industria, definendo l'architettura come qualcosa di unico, che non rispetta routine e protocolli. C'è poi chi invece pensa che l'architettura debba rinunciare a qualsiasi eroicità, con l'intento di deproblemizzare la costruzione, senza rinunciare alla bellezza. Una nuova attività in risposta alla catena industriale è il bricolage, che lavora con materiali di recupero e attrezzi standard, creando ogni volta oggetti unici nel proprio genere. A differenza dell'ingegnere che utilizza materiali studiati ed elabora un progetto, cercando di dare una risposta alle domande della società, il bricoleur vive ai margini della società e il suo lavoro dipende esclusivamente dalla disponibilità dei materiali che ha. La scomparsa del lavoro artigianale ha mutato drasticamente il modo in cui diamo valore alla fatica che ci vuole per costruire un edificio.

 

GLOSSARIO

Concetto chiave – Materia

In una accezione di Zubiri è la funzione che mette in relazione l'uomo con il mondo.

Concetto chiave  – Corpo

E' il mezzo con il quale la materia comunica, noi prestiamo la nostra voce.

Concetto chiave  – Architettura

E' definita come un abito che ci ha concesso di viverci e poterci camminare all'interno.

Concetto chiave  –  Durata

E' caratterizzato come il tempo di vita dell'architettura.

Concetto chiave  –  NeoNatura

Sono le rovine o i resti degli edifici non più considerati dall'uomo, che sperano in un ritorno alla natura, perdendo tutte le tracce della mano umana.

Concetto chiave – Edificio-Poesia

E' la similitudine che Valery ci pone nel libro, definendo gli edifici del passato come poesia, dal carattere duraturo e significativo, in grado di far deviare il corso del nostro cammino.

Concetto chiave – Lavoro

Viene inteso come lo sforzo dell'uomo per poter possedere la materia. Il lavoro viene analizzato prima e dopo la Rivoluzione industriale.

Concetto chiave – Ornamento

E' considerato come un modo per mascherare la materia, per far venire meno la propria forza. Loos e Ruskin lo considerano come una finzione al pari della borghesia del XIX secolo.